Mese: Gennaio 2023 Pagina 6 di 8

Ruolo e impatto della Cina sulla pesca e l’acquacoltura mondiali

 

Ruolo e impatto della Cina sulla pesca e l’acquacoltura mondiali – Il prossimo 24 gennaio l’Unità tematica per le politiche strutturali e di coesione presenterà un nuovo studio dal titolo Ruolo e impatto della Cina sulla pesca e l’acquacoltura mondiali“.

Lo studio analizza meticolosamente la maricoltura e la pesca marittima della Cina, con particolare attenzione ai sussidi che le flotte che operano in acque lontane (DWF) ricevono dal loro governo. L’attenzione dell studio in questione è posta poi sulle catture e le pratiche illegali, la pesca non dichiarata e non regolamentata, ed ancora sulle sfide che la Cina rappresenta per gli accordi internazionali e per le flotte concorrenti dell’UE, in particolare in sei paesi: Mauritania, Senegal, Madagascar, Mauritius, Ecuador e Isole Salomone. Le flotte cinesi che operano in Mauritania e Senegal hanno ricevuto alti livelli di sussidi dal governo cinese, mentre su quelle che operano in Madagascar, Mauritius, Ecuador e Isole Salomone sembra esservi poca chiarezza. Ciò suggerisce che la trasparenza è un problema non solo per quanto riguarda lo spiegamento delle flotte e le relative catture, ma anche per quanto riguarda le sovvenzioni. Anche il commercio di prodotti cinesi della pesca e della maricoltura, mangimi compresi, sono posti all’attenzione dello studio commissionato dalla commissione PECH. 

C’è una grande discrepanza e incertezza nel numero di navi delle flotte cinesi di acque lontane (DWF). Si stima che le navi “visibili” siano circa 900 si  presuppone che a queste debbano essere aggiunte circa 2000 navi “invisibili”. Tuttavia, la discrepanza potrebbe risiedere nel fatto che il numero maggiore include navi che operano in acque vicine alla Cina, ad esempio in Corea.

L’industria della maricoltura cinese ha raggiunto 16 milioni di tonnellate (mt) in 2020, e genera circa 52 euro miliardi all’anno, la maggior parte dei quali derivano dalla produzione di bivalvi.

Una delle più importanti conseguenze ambientali della flotta peschereccia cinese sulle attività di pesca in acque UE è l’esaurimento degli stock ittici, che è associato al degrado ambientale e si traduce in una ridotta disponibilità di risorse per tutti gli attori coinvolti. Inoltre, la pesca illegale mina qualsiasi forma di buon governo che l’UE potrebbe sperare di vedere introdotta.

La principale conseguenza della pesca illegale è la concorrenza diretta con la pesca legale a tutti i livelli e lungo l’intera catena di approvvigionamento, che rappresenta una forma di concorrenza sleale per l’UE e altri soggetti interessati. In termini di conseguenze per la flotta peschereccia per l’UE, lo studio evidenzia l’impatto sulle comunità locali nei paesi ospitanti; il ridotto accesso alle risorse; la concorrenza sleale e la ridotta disponibilità di prodotti esportati.

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Federpesca apre il canale Telegram

 

Federpesca apre il canale Telegram – Per offrire un canale di comunicazioni agile, veloce e pratico ai propri associati, Federpesca apre il canale Telegram, completando così la sua offerta informativa social.

L’obiettivo è quello di garantire la massima circolazione di informazioni in tempo reale e in qualsiasi momento, anche tramite il proprio smartphone. Verranno tempestivamente condivise le notizie del settore, la pubblicazione di decreti, circolari e provvedimenti, nonché la normativa europea.

Federpesca mira a supportare le imprese attraverso azioni di ordinaria assistenza e consulenza, oltre che tramite iniziative specifiche volte a proiettarle su uno scenario di maggiore efficienza e competitività. Il canale Telegram si inserisce dunque in quest’ottica, garantendo che le imprese ittiche siano sempre informate per poter esercitare al meglio la propria attività.

Federpesca invita i propri associati ad entrare nel Canale Telegram attraverso il seguente link: https://bit.ly/3WvetV6

 

Leggi anche: Federpesca audita in senato segnala crisi del settore.

Lo scorso 16 gennaio 2023, la Direttrice di Federpesca, Francesca Biondo, ha preso parte all’audizione informale dinanzi all’Ufficio di Presidenza delle Commissioni riunite 1ª e 5ª (Affari costituzionali e Bilancio) del Senato, in relazione al disegno di legge Mille proroghe, che interviene con una serie di proroghe dei termini legislativi, in relazione a diversi ambiti, relativi a imprese e famiglie.

Federpesca è stata l’unica associazione del settore pesca ad essere audita e ha segnalato la necessità di prorogare il contributo sotto forma di credito di imposta per i mesi successivi al primo trimestre 2023 così come la necessità di aumentare la percentuale prevista dal 20 al 40%, in conseguenza del perdurare della situazione determinata dalla crisi del prezzo dell’energia e dei carburanti sulla pesca italiana, la quale non risulta superata ma anzi ha causato una perdita di profitti non indifferenti e sta avendo effetti devastanti per le imprese anche in questi primi giorni dell’anno 2023.

È ovvio che andando avanti con questi indicatori, in assenza di adeguati interventi di compensazione, la situazione economica e finanziaria delle imprese ne risulterebbe seriamente compromessa, con disinvestimenti, fallimenti e riduzioni di personale nel comparto della pesca che resta un settore strategico per il nostro Paese e sul quale risulta più che opportuno trovare misure di breve e lungo termine volte a fronteggiare la minaccia del caro energia.
Federpesca ha infatti richiesto di intervenire con una modifica volta a prorogare il contributo previsto dall’articolo 1, commi 45 a 50, della Legge di Bilancio 2023 anche per le spese sostenute nel secondo trimestre solare dell’anno 2023.

“Dopo il successo della norma inserita in Legge di Bilancio era fondamentale impegnarsi nuovamente fin da subito per garantire che questa misura possa essere prorogata anche per i successivi mesi del 2023, che purtroppo si prospetta un anno molto difficile.” – ha dichiarato la Direttrice Biondo. “Già in questi giorni molte imprese hanno nuovamente sospeso la propria attività, per questo era nostro dovere essere qui oggi e chiedere di rinnovare l’attenzione per un settore così importante” – ha così concluso la Direttrice Biondo al termine dell’audizione.

“Da parte delle Commissioni riunite abbiamo trovato grande attenzione e disponibilità.” – ha commentato la Direttrice Biondo a seguito dell’audizione. “Tale proroga andrebbe a fornire una parziale ma fondamentale risposta alle problematiche che il comparto sta vivendo, evitando un fermo dei pescherecci e il conseguente pericolo di lasciare che il prodotto italiano venga sostituito da quello importato, favorendo la valorizzazione delle imprese italiane e garantendo che il settore possa operare in condizioni tali da soddisfare la domanda interna dei prodotti. Auspichiamo pertanto che la proposta di modifica formulata possa essere condivisa e possa trovare accoglimento nel corso dell’esame dei prossimi giorni.”

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Guida alle Buone Pratiche per la raccolta e il riciclaggio di rifiuti plastici provenienti dalla pesca

Guida alle Buone Pratiche per la raccolta e il riciclaggio di rifiuti plastici provenienti dalla pesca – Tra le azioni contemplate nel progetto europeo INdIGO, che ha come obiettivo la riduzione dei rifiuti in plastica provenienti dall’industria della pesca che potrebbe finire in mare, c’è anche la Guida alle Buone Pratiche volta ad assistere il pubblico, le organizzazioni e i gruppi di volontari nelle buone abitudini di riciclaggio.

La guida è stata prodotta dall’Università di Plymouth, partner chiave di questo importante progetto ed è un semplice opuscolo informativo, illustrato e di facile lettura per tutti, bambini compresi, per far conoscere gli effetti devastanti dei rifiuti in plastica che finiscono negli oceani, le strutture di raccolta disponibili, le diverse fasi di riciclaggio delle attrezzature da pesca e la capacità di realizzare nuovi prodotti dalla plastica riciclata.

La nuova Guida alle Buone Pratiche informa il pubblico sui pericoli della plastica che inquina gli oceani, i vantaggi del riciclaggio per creare un’economia circolare, i processi necessari per raccogliere, smistare, trasportare e riciclare la plastica, nonché le azioni che tutti noi possiamo adottare per contribuire a ridurre il problema.

Il volantino informa anche sull’app Fish and Click che consente ai pulitori di spiaggia di registrare gli attrezzi da pesca scartati come parte della ricerca INdIGO Citizen Science. La nuova guida fornisce anche dettagli sulle nuove reti da pesca biodegradabili che sono state sviluppate da ricercatori e partner industriali del progetto, per fornire un futuro più sostenibile alle attività di pesca.

La pagina web fornisce anche informazioni sui prodotti attualmente realizzati con reti da pesca riciclate, tra cui tavole da surf, leggings, tazze da caffè e pialle.

Guida alle Buone Pratiche per la raccolta e il riciclaggio di rifiuti plastici provenienti dalla pesca

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Alleanza Cooperative denuncia aumento +25% canoni demaniali marittimi

Alleanza Cooperative aumento +25% canoni demaniali marittimi– Tempi duri per le imprese di acquacoltura e per le cooperative di pesca che operano sul suolo demaniale. Per il 2023 è previsto un adeguamento dei canoni per le concessioni demaniali marittime che segnano un aumento del +25,15%. Lo rende noto l’Alleanza delle Cooperative pesca nell’esprimere preoccupazione per “un salasso insostenibile e ingiustificato con aumenti più del doppio rispetto all’inflazione che sfiora il 12%”.

In base alle nuove tabelle, sottolinea la cooperazione, la misura minima del canone è di 3.377,50 contro i 2698.75 del 2022. Una corsa al rincaro, ricorda la cooperazione, partita già nel 2020 anno in cui si è passati da un importo minimo di 361,89 a 2500 euro.

“Occorre invertire rotta, riducendo gli aumenti dei canoni alla luce anche del peso che devono affrontare le imprese ittiche per far fronte dell’aumento dei costi energetici”, conclude l’Alleanza.

Alleanza Cooperative aumento +25% canoni demaniali marittimi

Leggi anche: Alleanza Cooperative, bene Lollobrigida su riconoscimento mare asset strategico ma occorre cambio rotta

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Pesce si, ma non in confezioni di plastica

Pesce si, ma non in confezioni di plastica – La maggior parte dei consumatori preferisce consumare del pesce che non sia in confezioni di plastica. È quanto emerge da un interessante studio condotto dal Norwegian Seafood Council (NSC) che ha coinvolto, in 15 paesi diversi, ben 15.000 consumatori.

Il 70% degli intervistati ha affermato di preferire prodotti ittici confezionati con materiali riciclabili, un buon 60% ha invece affermato di evitare l’acquisto di pesce in confezioni di plastica. Nel dettaglio in Tailandia, il 77% dei consumatori ha dichiarato di evitare l’acquisto di prodotti ittici in confezioni di plastica, il 76% in Cina, il 70% in Germania, il 58% nel Regno Unito, il 35% in Svezia, il 31% in Norvegia e il 17% in Giappone.

Cresce la consapevolezza del consumatore dell’impatto delle loro scelte sul pianeta

“Negli ultimi decenni, ci siamo rapidamente adattati ad uno stile di vita usa e getta. Tuttavia, il cambiamento climatico e i problemi con i rifiuti di plastica sono fortunatamente entrati in cima all’agenda dei leader mondiali”, ha affermato Lark Moksness, del Norwegian Seafood Council.

“I consumatori stanno riconoscendo l’impatto che la loro vita quotidiana ha sul pianeta, qualcosa che si applica sempre più alle loro scelte alimentari e alle loro scelte di pesce. Abbiamo visto un aumento positivo delle persone che pensano alla provenienza del loro pesce. E ora stanno anche considerando la confezione in cui arrivano i loro prodotti ittici, con molti che cercano di evitare pesce e frutti di mare avvolti nella plastica e cercano invece opzioni riciclabili”, ha sottolienato Moksness.

Ogni anno al mondo proodotti circa 400 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica

Secondo i dati diffusi dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), circa 400 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica vengono prodotti ogni anno in tutto il mondo. Secondo l’NSC, circa il 36% di tutta la plastica prodotta viene utilizzata negli imballaggi, compresi i prodotti in plastica monouso per contenitori per alimenti e bevande.

“Come suggerisce il nostro sondaggio, il desiderio dei consumatori di cambiare sta crescendo, tutto va nella giusta direzione ed è per questo che incoraggiamo le industrie a tenerne conto e a lavorare insieme per un futuro più verde”, ha aggiunto Moksness.

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