Mese: Febbraio 2023 Pagina 8 di 27

ISPRA : PESCATORI E RICERCATORI PROTAGONISTI DELLA SALVAGUARDIA DEL MARE

Concluso con successo il progetto Mo.Ri.net

Monitoraggio, censimento, raccolta e avvio al riciclo delle reti fantasma

Reti a strascico, attrezzi da pesca persi o abbandonati, lenze, tramagli, nasse. Questo, in parte, il triste bottino che il mare, in circa un anno e mezzo, ha restituito ai Ricercatori ISPRA, impegnati in prima fila nel progetto Mo.Ri.Net “Monitoraggio, censimento, raccolta e avvio al riciclo delle reti fantasma”, frutto di un partenariato composto da ISPRA, PolieCo, Università degli Studi di Siena, AMP Isola dell’Asinara e AMP Capo Carbonara, nato con l’intento di rimuovere i rifiuti marini, in particolare reti perse o impigliate o parti di esse, precedentemente identificati e geolocalizzati, in due aere Pilota: Area Marina Protetta del Parco dell’Asinara e nel Golfo dell’Asinara e Area Marina Protetta di Capo Carbonara in Sardegna.

Del progetto e dei suoi risultati se ne parlerà oggi nell’evento finale a Porto Torres, uno scambio di esperienze con altri progetti che si occupano del problema dei rifiuti marini in Sardegna, per tracciare nuove prospettive di sviluppo nell’ottica dell’Economia Circolare, perché i rifiuti raccolti, se idonei, possono essere avviati al processo di riciclo e valorizzazione.

Durante la prima fase del progetto, le due aree soggette a protezione sono state caratterizzate in termini di biodiversità, con la descrizione dei popolamenti presenti e l’individuazione di habitat, specie protette, zone di pregio e di rilevanza conservazionistica. Contemporaneamente, attraverso l’impiego di Multibeam e ROV (Remotely Operated Vehicle) sono stati determinati numero, tipologia e densità dei rifiuti marini per una prima valutazione dell’impatto di questi sulle comunità presenti. Sono stati, inoltre, effettuati campionamenti delle microplastiche e il prelievo di biopsie sui cetacei.

Tutti i campionamenti sono stati eseguiti a luglio e agosto 2022 nell’Area Marina Protetta dell’Isola dell’Asinara, a bordo dell’imbarcazione Vega 1 e ad ottobre 2022 nell’Area Marina Protetta di Villasimius a bordo della nave oceanografica Astrea di proprietà dell’ISPRA.

Sono state inoltre condotte campagne di pesca dei rifiuti. Nel Golfo dell’Asinara sono stati trovati mediamente 97 oggetti/km2, con un massimo di 732 oggetti/km2, ma in alcune cale (per la precisione 4 su 37) nessun rifiuto è stato rilevato. Il valore risulta basso se confrontato con altre aree italiane del Mediterraneo, dove sono stati condotti monitoraggi simili (ad esempio nel Golfo di Venezia sono stati trovati mediamente 567/576 oggetti/km2 in monitoraggi svolti tra il 2014 e il 2015. Il prelievo di diverse specie ittiche, analizzate per valutare l’ingestione di particelle di plastiche, ha anche in questo caso evidenziato percentuali più basse rispetto a quelle osservate precedentemente in altre aree del Mediterraneo sulle medesime specie.

La seconda, e più importante fase, ha permesso di rimuovere i rifiuti marini. Complessivamente, ne sono stati raccolte circa 2 tonnellate. Non soltanto reti da pesca o parti di queste, ma anche bottiglie di vetro e plastica, lattine e sacchetti. Un’operazione delicata che segue protocolli specifici al fine di non risultare dannosa per gli organismi e gli habitat.

Oltre all’ausilio del nucleo Carabinieri Subacquei di Cagliari, prezioso è stato il contributo dei pescatori che hanno collaborato al progetto, fornendo supporto logistico e raccogliendo a bordo dei pescherecci i rifiuti rimasti impigliati nelle reti durante la loro attività di pesca (attività nota come fishing for litter). Le reti perse, disincagliate dal fondo dai subacquei, sono state quindi portate in superficie tramite palloni di sollevamento e salpate dai pescherecci che hanno offerto il loro supporto. 

Purtroppo, la terza ed ultima fase, coordinata dal PolieCo, che ha riguardato la gestione del rifiuto a terra del materiale raccolto, non ha avuto l’esito sperato. I rifiuti recuperati hanno mostrato caratteristiche di non idoneità al successivo trattamento di riciclo poiché il lungo tempo di permanenza sul fondo ha determinato che fossero colonizzati da diversi organismi incrostanti, che ne hanno fatto perdere le caratteristiche tecniche idonee al corretto riciclo. Per questo motivo, i materiali raccolti hanno preso la strada dello smaltimento. 

I Ricercatori dell’ISPRA, che costantemente monitorano i fondali marini con l’ausilio del ROV, hanno osservato come i rifiuti e gli attrezzi da pesca persi interagiscano negativamente con l’ambiente marino. I danni sono riconducibili principalmente al fenomeno dell’entanglement, ovvero al ricoprimento, abrasione e/o completa copertura degli organismi. Le reti e le lenze continuando ad esercitare la loro funzione di pesca anche se ormai persi, possono infatti sradicare organismi come gorgonie e coralli, muovendosi sul fondo trascinate dalle correnti, oppure possono diventare una trappola per organismi come pesci e crostacei, che inesorabilmente incontrano la loro distruzione.

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ISPRA : PESCATORI E RICERCATORI PROTAGONISTI DELLA SALVAGUARDIA DEL MARE

Concluso con successo il progetto Mo.Ri.net

Monitoraggio, censimento, raccolta e avvio al riciclo delle reti fantasma

Reti a strascico, attrezzi da pesca persi o abbandonati, lenze, tramagli, nasse. Questo, in parte, il triste bottino che il mare, in circa un anno e mezzo, ha restituito ai Ricercatori ISPRA, impegnati in prima fila nel progetto Mo.Ri.Net “Monitoraggio, censimento, raccolta e avvio al riciclo delle reti fantasma”, frutto di un partenariato composto da ISPRA, PolieCo, Università degli Studi di Siena, AMP Isola dell’Asinara e AMP Capo Carbonara, nato con l’intento di rimuovere i rifiuti marini, in particolare reti perse o impigliate o parti di esse, precedentemente identificati e geolocalizzati, in due aere Pilota: Area Marina Protetta del Parco dell’Asinara e nel Golfo dell’Asinara e Area Marina Protetta di Capo Carbonara in Sardegna.

Del progetto e dei suoi risultati se ne parlerà oggi nell’evento finale a Porto Torres, uno scambio di esperienze con altri progetti che si occupano del problema dei rifiuti marini in Sardegna, per tracciare nuove prospettive di sviluppo nell’ottica dell’Economia Circolare, perché i rifiuti raccolti, se idonei, possono essere avviati al processo di riciclo e valorizzazione.

Durante la prima fase del progetto, le due aree soggette a protezione sono state caratterizzate in termini di biodiversità, con la descrizione dei popolamenti presenti e l’individuazione di habitat, specie protette, zone di pregio e di rilevanza conservazionistica. Contemporaneamente, attraverso l’impiego di Multibeam e ROV (Remotely Operated Vehicle) sono stati determinati numero, tipologia e densità dei rifiuti marini per una prima valutazione dell’impatto di questi sulle comunità presenti. Sono stati, inoltre, effettuati campionamenti delle microplastiche e il prelievo di biopsie sui cetacei.

Tutti i campionamenti sono stati eseguiti a luglio e agosto 2022 nell’Area Marina Protetta dell’Isola dell’Asinara, a bordo dell’imbarcazione Vega 1 e ad ottobre 2022 nell’Area Marina Protetta di Villasimius a bordo della nave oceanografica Astrea di proprietà dell’ISPRA.

Sono state inoltre condotte campagne di pesca dei rifiuti. Nel Golfo dell’Asinara sono stati trovati mediamente 97 oggetti/km2, con un massimo di 732 oggetti/km2, ma in alcune cale (per la precisione 4 su 37) nessun rifiuto è stato rilevato. Il valore risulta basso se confrontato con altre aree italiane del Mediterraneo, dove sono stati condotti monitoraggi simili (ad esempio nel Golfo di Venezia sono stati trovati mediamente 567/576 oggetti/km2 in monitoraggi svolti tra il 2014 e il 2015. Il prelievo di diverse specie ittiche, analizzate per valutare l’ingestione di particelle di plastiche, ha anche in questo caso evidenziato percentuali più basse rispetto a quelle osservate precedentemente in altre aree del Mediterraneo sulle medesime specie.

La seconda, e più importante fase, ha permesso di rimuovere i rifiuti marini. Complessivamente, ne sono stati raccolte circa 2 tonnellate. Non soltanto reti da pesca o parti di queste, ma anche bottiglie di vetro e plastica, lattine e sacchetti. Un’operazione delicata che segue protocolli specifici al fine di non risultare dannosa per gli organismi e gli habitat.

Oltre all’ausilio del nucleo Carabinieri Subacquei di Cagliari, prezioso è stato il contributo dei pescatori che hanno collaborato al progetto, fornendo supporto logistico e raccogliendo a bordo dei pescherecci i rifiuti rimasti impigliati nelle reti durante la loro attività di pesca (attività nota come fishing for litter). Le reti perse, disincagliate dal fondo dai subacquei, sono state quindi portate in superficie tramite palloni di sollevamento e salpate dai pescherecci che hanno offerto il loro supporto. 

Purtroppo, la terza ed ultima fase, coordinata dal PolieCo, che ha riguardato la gestione del rifiuto a terra del materiale raccolto, non ha avuto l’esito sperato. I rifiuti recuperati hanno mostrato caratteristiche di non idoneità al successivo trattamento di riciclo poiché il lungo tempo di permanenza sul fondo ha determinato che fossero colonizzati da diversi organismi incrostanti, che ne hanno fatto perdere le caratteristiche tecniche idonee al corretto riciclo. Per questo motivo, i materiali raccolti hanno preso la strada dello smaltimento. 

I Ricercatori dell’ISPRA, che costantemente monitorano i fondali marini con l’ausilio del ROV, hanno osservato come i rifiuti e gli attrezzi da pesca persi interagiscano negativamente con l’ambiente marino. I danni sono riconducibili principalmente al fenomeno dell’entanglement, ovvero al ricoprimento, abrasione e/o completa copertura degli organismi. Le reti e le lenze continuando ad esercitare la loro funzione di pesca anche se ormai persi, possono infatti sradicare organismi come gorgonie e coralli, muovendosi sul fondo trascinate dalle correnti, oppure possono diventare una trappola per organismi come pesci e crostacei, che inesorabilmente incontrano la loro distruzione.

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Reti a strascico, attrezzi da pesca persi o abbandonati, lenze, tramagli, nasse. Questo, in parte, il triste bottino che il mare, in circa un anno e mezzo, ha restituito ai Ricercatori ISPRA, impegnati in prima fila nel progetto Mo.Ri.Net “Monitoraggio, censimento, raccolta e avvio al riciclo delle reti fantasma”, frutto di un partenariato composto da ISPRA, PolieCo, Università degli Studi di Siena, AMP Isola dell’Asinara e AMP Capo Carbonara, nato con l’intento di rimuovere i rifiuti marini, in particolare reti perse o impigliate o parti di esse, precedentemente identificati e geolocalizzati, in due aere Pilota: Area Marina Protetta del Parco dell’Asinara e nel Golfo dell’Asinara e Area Marina Protetta di Capo Carbonara in Sardegna.

Del progetto e dei suoi risultati se ne parlerà oggi nell’evento finale a Porto Torres, uno scambio di esperienze con altri progetti che si occupano del problema dei rifiuti marini in Sardegna, per tracciare nuove prospettive di sviluppo nell’ottica dell’Economia Circolare, perché i rifiuti raccolti, se idonei, possono essere avviati al processo di riciclo e valorizzazione.

Durante la prima fase del progetto, le due aree soggette a protezione sono state caratterizzate in termini di biodiversità, con la descrizione dei popolamenti presenti e l’individuazione di habitat, specie protette, zone di pregio e di rilevanza conservazionistica. Contemporaneamente, attraverso l’impiego di Multibeam e ROV (Remotely Operated Vehicle) sono stati determinati numero, tipologia e densità dei rifiuti marini per una prima valutazione dell’impatto di questi sulle comunità presenti. Sono stati, inoltre, effettuati campionamenti delle microplastiche e il prelievo di biopsie sui cetacei.

Tutti i campionamenti sono stati eseguiti a luglio e agosto 2022 nell’Area Marina Protetta dell’Isola dell’Asinara, a bordo dell’imbarcazione Vega 1 e ad ottobre 2022 nell’Area Marina Protetta di Villasimius a bordo della nave oceanografica Astrea di proprietà dell’ISPRA.

Sono state inoltre condotte campagne di pesca dei rifiuti. Nel Golfo dell’Asinara sono stati trovati mediamente 97 oggetti/km2, con un massimo di 732 oggetti/km2, ma in alcune cale (per la precisione 4 su 37) nessun rifiuto è stato rilevato. Il valore risulta basso se confrontato con altre aree italiane del Mediterraneo, dove sono stati condotti monitoraggi simili (ad esempio nel Golfo di Venezia sono stati trovati mediamente 567/576 oggetti/km2 in monitoraggi svolti tra il 2014 e il 2015. Il prelievo di diverse specie ittiche, analizzate per valutare l’ingestione di particelle di plastiche, ha anche in questo caso evidenziato percentuali più basse rispetto a quelle osservate precedentemente in altre aree del Mediterraneo sulle medesime specie.

La seconda, e più importante fase, ha permesso di rimuovere i rifiuti marini. Complessivamente, ne sono stati raccolte circa 2 tonnellate. Non soltanto reti da pesca o parti di queste, ma anche bottiglie di vetro e plastica, lattine e sacchetti. Un’operazione delicata che segue protocolli specifici al fine di non risultare dannosa per gli organismi e gli habitat.

Oltre all’ausilio del nucleo Carabinieri Subacquei di Cagliari, prezioso è stato il contributo dei pescatori che hanno collaborato al progetto, fornendo supporto logistico e raccogliendo a bordo dei pescherecci i rifiuti rimasti impigliati nelle reti durante la loro attività di pesca (attività nota come fishing for litter). Le reti perse, disincagliate dal fondo dai subacquei, sono state quindi portate in superficie tramite palloni di sollevamento e salpate dai pescherecci che hanno offerto il loro supporto. 

Purtroppo, la terza ed ultima fase, coordinata dal PolieCo, che ha riguardato la gestione del rifiuto a terra del materiale raccolto, non ha avuto l’esito sperato. I rifiuti recuperati hanno mostrato caratteristiche di non idoneità al successivo trattamento di riciclo poiché il lungo tempo di permanenza sul fondo ha determinato che fossero colonizzati da diversi organismi incrostanti, che ne hanno fatto perdere le caratteristiche tecniche idonee al corretto riciclo. Per questo motivo, i materiali raccolti hanno preso la strada dello smaltimento. 

I Ricercatori dell’ISPRA, che costantemente monitorano i fondali marini con l’ausilio del ROV, hanno osservato come i rifiuti e gli attrezzi da pesca persi interagiscano negativamente con l’ambiente marino. I danni sono riconducibili principalmente al fenomeno dell’entanglement, ovvero al ricoprimento, abrasione e/o completa copertura degli organismi. Le reti e le lenze continuando ad esercitare la loro funzione di pesca anche se ormai persi, possono infatti sradicare organismi come gorgonie e coralli, muovendosi sul fondo trascinate dalle correnti, oppure possono diventare una trappola per organismi come pesci e crostacei, che inesorabilmente incontrano la loro distruzione.

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A Roma gli Stati Generali delle Camere di Commercio sull’Economia del Mare con i Ministri Musumeci e Urso

L’Economia del Mare vale quasi 150 miliardi di euro in termini di valore aggiunto. L’importanza di questo settore, che consente all’Italia di occupare il terzo posto a livello europeo per ricchezza prodotta, dopo Spagna e Germania, è stata al centro degli Stati Generali delle Camere di Commercio sull’Economia del Mare, in corso oggi a Roma, ai quali partecipano i Ministri per la Protezione civile e per le politiche del mare Nello Musumeci e delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.

L’iniziativa, organizzata da Unioncamere, Assonautica Italiana e Blue Forum, rappresenta un importante appuntamento che chiama a raccolta l’intero sistema camerale, con l’obiettivo di collegare sempre meglio le esigenze delle imprese e le politiche di sviluppo nazionali dell’Economia del Mare.

Un percorso iniziato nel 2013, quando ci si pose l’obiettivo di elaborare una strategia camerale comune relativa all’attivazione di una policy mirata alla Blue Economy.

“L’economia del mare, soprattutto in un Paese come il nostro con oltre 7mila km di coste, rappresenta un volano imprescindibile per la crescita economica”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “D’altronde nel settore operano oltre 220mila aziende che danno lavoro a quasi un milione di occupati. Ed è anche un’economia giovane. Infatti, nel settore ci sono oltre 21 mila imprese capitanate da giovani, pari al 9,4% delle imprese blu, contro l’8,9% dell’intero tessuto imprenditoriale nazionale”.

In una fase di rilancio del settore marittimo in tutte le sue filiere, che ha trovato legittimazione nelle scelte del nuovo Governo, le Camere di Commercio possono e devono continuare a svolgere il ruolo di riferimento del sistema imprenditoriale italiano dell’Economia del Mare, quali facilitatori e interlocutori privilegiati delle istituzioni nazionali.

Le Camere di Commercio” – ha sottolineato il Presidente di Assonautica Italiana Giovanni Acampora “nel corso degli anni, hanno sempre di più contribuito nelle proprie funzioni, a far sì che l’Economia del Mare si attestasse tra gli asset principali di sviluppo del nostro Paese. Avere finalmente un Ministero per le politiche del Mare ci consentirà di dare concretezza a questa visione che per tanti anni abbiamo sostenuto e che metteva al centro il coordinamento delle politiche del sistema mare, in una visione unitaria, trasversale rispetto alle diverse filiere e fortemente orientata alle sinergie dei territori.

Come sistema camerale continueremo ad essere in prima linea, dando il nostro contributo al Governo, impegnato nella istituzione del Comitato Interministeriale per le politiche del mare e dei comitati tecnici, con l’obiettivo di scrivere insieme il Piano triennale del Mare.

Per questo abbiamo organizzato il 2° Summit Nazionale sull’Economia del mare Blue Forum, in programma a Gaeta dal 25 al 27 maggio 2023 e intitolato “Italia Nazione di Mare”, in cui, insieme a tutti i principali stakeholder del mare contribuiremo alla costruzione della strategia marittima dell’Italia”.

Secondo il X Rapporto nazionale, realizzato del 2022 dal Centro Studi Guglielmo Tagliacarne per conto di Informare, l’Economia del Mare rappresenta più di 220.000 imprese e quasi un milione di occupati.

A chiudere i lavori, moderati dalla giornalista e conduttrice televisiva Nunzia De Girolamo, un confronto tra alcune esperienze delle Camere di Commercio italiane, che hanno condiviso l’esperienza proficua di buone pratiche e progetti di sistema nell’Economia del Mare:

Antonio Paoletti, Vice Presidente Vicario Unioncamere e Presidente Camera di commercio Venezia Giulia

Luigi Attanasio, Presidente Camera di commercio di Genova

Antonello Testa, Coordinatore “Informare” Azienda Speciale Economia del mare, Camera di commercio Frosinone Latina

Bruno Santori, per conto di Gennaro Strever, Presidente Camera di commercio Chieti, Pescara

Ivo Blandina, Presidente Camera di commercio Messina

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A Roma gli Stati Generali delle Camere di Commercio sull’Economia del Mare con i Ministri Musumeci e Urso

L’Economia del Mare vale quasi 150 miliardi di euro in termini di valore aggiunto. L’importanza di questo settore, che consente all’Italia di occupare il terzo posto a livello europeo per ricchezza prodotta, dopo Spagna e Germania, è stata al centro degli Stati Generali delle Camere di Commercio sull’Economia del Mare, in corso oggi a Roma, ai quali partecipano i Ministri per la Protezione civile e per le politiche del mare Nello Musumeci e delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.

L’iniziativa, organizzata da Unioncamere, Assonautica Italiana e Blue Forum, rappresenta un importante appuntamento che chiama a raccolta l’intero sistema camerale, con l’obiettivo di collegare sempre meglio le esigenze delle imprese e le politiche di sviluppo nazionali dell’Economia del Mare.

Un percorso iniziato nel 2013, quando ci si pose l’obiettivo di elaborare una strategia camerale comune relativa all’attivazione di una policy mirata alla Blue Economy.

“L’economia del mare, soprattutto in un Paese come il nostro con oltre 7mila km di coste, rappresenta un volano imprescindibile per la crescita economica”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “D’altronde nel settore operano oltre 220mila aziende che danno lavoro a quasi un milione di occupati. Ed è anche un’economia giovane. Infatti, nel settore ci sono oltre 21 mila imprese capitanate da giovani, pari al 9,4% delle imprese blu, contro l’8,9% dell’intero tessuto imprenditoriale nazionale”.

In una fase di rilancio del settore marittimo in tutte le sue filiere, che ha trovato legittimazione nelle scelte del nuovo Governo, le Camere di Commercio possono e devono continuare a svolgere il ruolo di riferimento del sistema imprenditoriale italiano dell’Economia del Mare, quali facilitatori e interlocutori privilegiati delle istituzioni nazionali.

Le Camere di Commercio” – ha sottolineato il Presidente di Assonautica Italiana Giovanni Acampora “nel corso degli anni, hanno sempre di più contribuito nelle proprie funzioni, a far sì che l’Economia del Mare si attestasse tra gli asset principali di sviluppo del nostro Paese. Avere finalmente un Ministero per le politiche del Mare ci consentirà di dare concretezza a questa visione che per tanti anni abbiamo sostenuto e che metteva al centro il coordinamento delle politiche del sistema mare, in una visione unitaria, trasversale rispetto alle diverse filiere e fortemente orientata alle sinergie dei territori.

Come sistema camerale continueremo ad essere in prima linea, dando il nostro contributo al Governo, impegnato nella istituzione del Comitato Interministeriale per le politiche del mare e dei comitati tecnici, con l’obiettivo di scrivere insieme il Piano triennale del Mare.

Per questo abbiamo organizzato il 2° Summit Nazionale sull’Economia del mare Blue Forum, in programma a Gaeta dal 25 al 27 maggio 2023 e intitolato “Italia Nazione di Mare”, in cui, insieme a tutti i principali stakeholder del mare contribuiremo alla costruzione della strategia marittima dell’Italia”.

Secondo il X Rapporto nazionale, realizzato del 2022 dal Centro Studi Guglielmo Tagliacarne per conto di Informare, l’Economia del Mare rappresenta più di 220.000 imprese e quasi un milione di occupati.

A chiudere i lavori, moderati dalla giornalista e conduttrice televisiva Nunzia De Girolamo, un confronto tra alcune esperienze delle Camere di Commercio italiane, che hanno condiviso l’esperienza proficua di buone pratiche e progetti di sistema nell’Economia del Mare:

Antonio Paoletti, Vice Presidente Vicario Unioncamere e Presidente Camera di commercio Venezia Giulia

Luigi Attanasio, Presidente Camera di commercio di Genova

Antonello Testa, Coordinatore “Informare” Azienda Speciale Economia del mare, Camera di commercio Frosinone Latina

Bruno Santori, per conto di Gennaro Strever, Presidente Camera di commercio Chieti, Pescara

Ivo Blandina, Presidente Camera di commercio Messina

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