Mese: Agosto 2023 Pagina 9 di 74

Acquacoltura. Nelle api il potenziale per combattere agenti patogeni

 

Acquacoltura. Nelle api il potenziale per combattere agenti patogeni  – L’incalzante sfida rappresentata dalla resistenza agli antibiotici nell’ambito dell’acquacoltura ha catalizzato la ricerca di nuove alternative antimicrobiche. In questo scenario, è emerso un habitat insolito come fonte di potenziali agenti antimicrobici: l’intestino delle api adulte Apis mellifera. Un gruppo di studiosi egiziani si è concentrato su questa inesplorata risorsa in cerca di soluzioni.

Un recente studio pubblicato su BMC Microbiology ha rivelato che i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e Pesca (NIOF) e del Dipartimento di Botanica e Microbiologia dell’Università di Alessandria hanno isolato e purificato dodici ceppi di batteri lattici (LAB) presenti nell’intestino delle api adulte. L’obiettivo principale era valutare la produzione di esopolisaccaridi (EPS), molecole con potenziali proprietà antimicrobiche. Tra i ceppi isolati, uno in particolare, chiamato BE11, ha dimostrato un notevole potenziale. Attraverso analisi approfondite sia a livello biochimico che molecolare, il ceppo BE11 è stato identificato come appartenente al genere Enterococcus.

Una svolta su scala microscopica: produzione di EPS

BE11 si è contraddistinto non solo per l’identificazione, ma anche per la sua capacità di produrre quantità significative di EPS. Questi esopolisaccaridi sono noti per le loro straordinarie caratteristiche fisico-chimiche. L’analisi ha rivelato che il BE11-EPS contiene un sorprendente 87% di carboidrati, mentre ulteriori indagini hanno individuato la presenza di galattosio e residui di glucosio nella sua struttura. La combinazione eterogenea di monosaccaridi conferisce a queste molecole la loro distintiva peculiarità

Tuttavia, il vero punto di forza risiede nell’azione antimicrobica del BE11. Sia il surnatante privo di cellule (CFS) del BE11 che il suo EPS hanno dimostrato un’attività estremamente promettente. Inoltre, il gruppo di ricerca ha testato entrambi contro noti patogeni dell’acquacoltura, tra cui Pseudomonas fluorescens, Streptococcus agalactiae, Aeromonas hydrophila, Vibrio sp. e Staphylococcus epidermidis. I risultati, espressi in termini di diametro delle zone di inibizione, hanno evidenziato un notevole intervallo da 1,3 a 1,7 cm per il CFS e da 1,2 a 1,8 cm per l’EPS.

Una nuova frontiera nella lotta contro gli agenti patogeni nei pesci

I risultati di questo studio rivelano un potenziale rivoluzionario nella sfida contro gli agenti patogeni nell’acquacoltura. Il ceppo BE11, ospitato nell’intestino delle api, rappresenta una speranza concreta per contrastare i patogeni che minacciano la salute dei pesci e la produttività dell’intero settore acquicolo. Questo approccio innovativo non solo caratterizza e profila chimicamente un EPS prodotto dal microbiota intestinale delle api, ma suggerisce anche la sua possibile efficacia come agente inibitore nei confronti dei patogeni in ambiente acquatico. L’enigma delle api sembra avere la chiave per un futuro più sano in acquacoltura.

Acquacoltura. Nelle api il potenziale per combattere agenti patogeni 

Leggi anche: Skretting e HIPRA uniscono le loro competenze per affrontare un’importante malattia delle trote 

L’articolo Acquacoltura. Nelle api il potenziale per combattere agenti patogeni proviene da Pesceinrete.

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Acquacoltura. Nelle api il potenziale per combattere agenti patogeni

 

Acquacoltura. Nelle api il potenziale per combattere agenti patogeni  – L’incalzante sfida rappresentata dalla resistenza agli antibiotici nell’ambito dell’acquacoltura ha catalizzato la ricerca di nuove alternative antimicrobiche. In questo scenario, è emerso un habitat insolito come fonte di potenziali agenti antimicrobici: l’intestino delle api adulte Apis mellifera. Un gruppo di studiosi egiziani si è concentrato su questa inesplorata risorsa in cerca di soluzioni.

Un recente studio pubblicato su BMC Microbiology ha rivelato che i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e Pesca (NIOF) e del Dipartimento di Botanica e Microbiologia dell’Università di Alessandria hanno isolato e purificato dodici ceppi di batteri lattici (LAB) presenti nell’intestino delle api adulte. L’obiettivo principale era valutare la produzione di esopolisaccaridi (EPS), molecole con potenziali proprietà antimicrobiche. Tra i ceppi isolati, uno in particolare, chiamato BE11, ha dimostrato un notevole potenziale. Attraverso analisi approfondite sia a livello biochimico che molecolare, il ceppo BE11 è stato identificato come appartenente al genere Enterococcus.

Una svolta su scala microscopica: produzione di EPS

BE11 si è contraddistinto non solo per l’identificazione, ma anche per la sua capacità di produrre quantità significative di EPS. Questi esopolisaccaridi sono noti per le loro straordinarie caratteristiche fisico-chimiche. L’analisi ha rivelato che il BE11-EPS contiene un sorprendente 87% di carboidrati, mentre ulteriori indagini hanno individuato la presenza di galattosio e residui di glucosio nella sua struttura. La combinazione eterogenea di monosaccaridi conferisce a queste molecole la loro distintiva peculiarità

Tuttavia, il vero punto di forza risiede nell’azione antimicrobica del BE11. Sia il surnatante privo di cellule (CFS) del BE11 che il suo EPS hanno dimostrato un’attività estremamente promettente. Inoltre, il gruppo di ricerca ha testato entrambi contro noti patogeni dell’acquacoltura, tra cui Pseudomonas fluorescens, Streptococcus agalactiae, Aeromonas hydrophila, Vibrio sp. e Staphylococcus epidermidis. I risultati, espressi in termini di diametro delle zone di inibizione, hanno evidenziato un notevole intervallo da 1,3 a 1,7 cm per il CFS e da 1,2 a 1,8 cm per l’EPS.

Una nuova frontiera nella lotta contro gli agenti patogeni nei pesci

I risultati di questo studio rivelano un potenziale rivoluzionario nella sfida contro gli agenti patogeni nell’acquacoltura. Il ceppo BE11, ospitato nell’intestino delle api, rappresenta una speranza concreta per contrastare i patogeni che minacciano la salute dei pesci e la produttività dell’intero settore acquicolo. Questo approccio innovativo non solo caratterizza e profila chimicamente un EPS prodotto dal microbiota intestinale delle api, ma suggerisce anche la sua possibile efficacia come agente inibitore nei confronti dei patogeni in ambiente acquatico. L’enigma delle api sembra avere la chiave per un futuro più sano in acquacoltura.

Acquacoltura. Nelle api il potenziale per combattere agenti patogeni 

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Potenziali terapeutici delle microalghe sul diabete mellito

 

Potenziali terapeutici delle microalghe sul diabete mellito – Il diabete mellito, una condizione metabolica caratterizzata da alti livelli di zucchero nel sangue, è diventato un’enorme preoccupazione per la salute globale. Gli esperti prevedono un aumento costante dei casi di diabete: nel 2019, circa 463 milioni di persone tra i 20 e i 79 anni ne erano affette, un numero destinato a salire a 578 milioni entro il 2030 e 700 milioni entro il 2045. Si tratta di un’emergenza che richiede soluzioni innovative.

In questo contesto emergono le microalghe come potenziali alleate. Le microalghe e i cianobatteri, organismi unicellulari fotosintetici, stanno attirando l’attenzione della ricerca scientifica per le loro proprietà bioattive. Le evidenze suggeriscono che le microalghe possano migliorare la sensibilità all’insulina, un ormone cruciale per la regolazione dei livelli di zucchero nel sangue, grazie alle loro proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e protettive per le cellule pancreatiche produttrici di insulina.

Sebbene esistano farmaci antidiabetici tradizionali, molti cercano alternative naturali per evitare gli effetti collaterali. Le microalghe potrebbero rispondere a questa esigenza. Non solo vengono utilizzate in alimentazione e integratori, ma dimostrano anche potenziali terapeutici nei laboratori e negli studi sull’uomo.

Nonostante le prove promettenti, manca una panoramica completa delle loro potenzialità. Una ricerca pubblicata su MDPI ha colmato questa lacuna, sintetizzando i risultati di vari studi e analizzando il modo in cui le microalghe affrontano il diabete e i meccanismi coinvolti.

La Spirulina

La Spirulina, una microalga posta sotto la lente di ingrandimento, sembra promettente. Recenti studi indicano che può influenzare positivamente i livelli di zucchero nel sangue e la sensibilità all’insulina grazie alla sua composizione ricca di proteine, acidi grassi essenziali, minerali, vitamine e antiossidanti come la ficocianina.

La Clorella

La Clorella, un’altra microalga, offre spunti interessanti per il metabolismo del glucosio e la resistenza all’insulina.

Specie come la Nannocloropsis oculata e la Porphyridium purpureum dimostrano potenziale nell’inibire gli enzimi legati al diabete e nel contrastare lo stress ossidativo, fattore che contribuisce alla progressione della malattia.

Una scoperta chiave è che gli estratti di microalghe inibiscono un enzima chiamato α-amilasi, che favorisce l’assorbimento degli zuccheri. L’inibizione di questo enzima aiuta a ridurre i picchi glicemici postprandiali.

Bisogna comunque considerare che ogni specie di microalga agisce con modalità differenti, anche se le proprietà antiossidanti sono comuni. Le microalghe offrono potenziali promettenti per ulteriori ricerche e applicazioni nel trattamento del diabete, ma rimane necessario un lavoro approfondito.

Mentre risultati preliminari sono positivi, ulteriori studi clinici sull’uomo sono indispensabili per comprendere appieno il potenziale delle microalghe. La variazione individuale nella risposta al loro consumo è rilevante, pertanto la consultazione con un operatore sanitario è fondamentale prima di adottare integratori.

La ricerca futura potrebbe sfruttare la tecnologia omica per individuare biomarcatori, bersagli terapeutici e vie di regolazione chiave. Mentre l’attuale comprensione suggerisce che le microalghe attenuino il diabete attraverso le loro proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, ulteriori studi e ottimizzazione delle condizioni di coltura sono necessari per tradurre questo potenziale in benefici concreti.

Potenziali terapeutici delle microalghe sul diabete mellito

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Potenziali terapeutici delle microalghe sul diabete mellito

 

Potenziali terapeutici delle microalghe sul diabete mellito – Il diabete mellito, una condizione metabolica caratterizzata da alti livelli di zucchero nel sangue, è diventato un’enorme preoccupazione per la salute globale. Gli esperti prevedono un aumento costante dei casi di diabete: nel 2019, circa 463 milioni di persone tra i 20 e i 79 anni ne erano affette, un numero destinato a salire a 578 milioni entro il 2030 e 700 milioni entro il 2045. Si tratta di un’emergenza che richiede soluzioni innovative.

In questo contesto emergono le microalghe come potenziali alleate. Le microalghe e i cianobatteri, organismi unicellulari fotosintetici, stanno attirando l’attenzione della ricerca scientifica per le loro proprietà bioattive. Le evidenze suggeriscono che le microalghe possano migliorare la sensibilità all’insulina, un ormone cruciale per la regolazione dei livelli di zucchero nel sangue, grazie alle loro proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e protettive per le cellule pancreatiche produttrici di insulina.

Sebbene esistano farmaci antidiabetici tradizionali, molti cercano alternative naturali per evitare gli effetti collaterali. Le microalghe potrebbero rispondere a questa esigenza. Non solo vengono utilizzate in alimentazione e integratori, ma dimostrano anche potenziali terapeutici nei laboratori e negli studi sull’uomo.

Nonostante le prove promettenti, manca una panoramica completa delle loro potenzialità. Una ricerca pubblicata su MDPI ha colmato questa lacuna, sintetizzando i risultati di vari studi e analizzando il modo in cui le microalghe affrontano il diabete e i meccanismi coinvolti.

La Spirulina

La Spirulina, una microalga posta sotto la lente di ingrandimento, sembra promettente. Recenti studi indicano che può influenzare positivamente i livelli di zucchero nel sangue e la sensibilità all’insulina grazie alla sua composizione ricca di proteine, acidi grassi essenziali, minerali, vitamine e antiossidanti come la ficocianina.

La Clorella

La Clorella, un’altra microalga, offre spunti interessanti per il metabolismo del glucosio e la resistenza all’insulina.

Specie come la Nannocloropsis oculata e la Porphyridium purpureum dimostrano potenziale nell’inibire gli enzimi legati al diabete e nel contrastare lo stress ossidativo, fattore che contribuisce alla progressione della malattia.

Una scoperta chiave è che gli estratti di microalghe inibiscono un enzima chiamato α-amilasi, che favorisce l’assorbimento degli zuccheri. L’inibizione di questo enzima aiuta a ridurre i picchi glicemici postprandiali.

Bisogna comunque considerare che ogni specie di microalga agisce con modalità differenti, anche se le proprietà antiossidanti sono comuni. Le microalghe offrono potenziali promettenti per ulteriori ricerche e applicazioni nel trattamento del diabete, ma rimane necessario un lavoro approfondito.

Mentre risultati preliminari sono positivi, ulteriori studi clinici sull’uomo sono indispensabili per comprendere appieno il potenziale delle microalghe. La variazione individuale nella risposta al loro consumo è rilevante, pertanto la consultazione con un operatore sanitario è fondamentale prima di adottare integratori.

La ricerca futura potrebbe sfruttare la tecnologia omica per individuare biomarcatori, bersagli terapeutici e vie di regolazione chiave. Mentre l’attuale comprensione suggerisce che le microalghe attenuino il diabete attraverso le loro proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, ulteriori studi e ottimizzazione delle condizioni di coltura sono necessari per tradurre questo potenziale in benefici concreti.

Potenziali terapeutici delle microalghe sul diabete mellito

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Potenziali terapeutici delle microalghe sul diabete mellito

 

Potenziali terapeutici delle microalghe sul diabete mellito – Il diabete mellito, una condizione metabolica caratterizzata da alti livelli di zucchero nel sangue, è diventato un’enorme preoccupazione per la salute globale. Gli esperti prevedono un aumento costante dei casi di diabete: nel 2019, circa 463 milioni di persone tra i 20 e i 79 anni ne erano affette, un numero destinato a salire a 578 milioni entro il 2030 e 700 milioni entro il 2045. Si tratta di un’emergenza che richiede soluzioni innovative.

In questo contesto emergono le microalghe come potenziali alleate. Le microalghe e i cianobatteri, organismi unicellulari fotosintetici, stanno attirando l’attenzione della ricerca scientifica per le loro proprietà bioattive. Le evidenze suggeriscono che le microalghe possano migliorare la sensibilità all’insulina, un ormone cruciale per la regolazione dei livelli di zucchero nel sangue, grazie alle loro proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e protettive per le cellule pancreatiche produttrici di insulina.

Sebbene esistano farmaci antidiabetici tradizionali, molti cercano alternative naturali per evitare gli effetti collaterali. Le microalghe potrebbero rispondere a questa esigenza. Non solo vengono utilizzate in alimentazione e integratori, ma dimostrano anche potenziali terapeutici nei laboratori e negli studi sull’uomo.

Nonostante le prove promettenti, manca una panoramica completa delle loro potenzialità. Una ricerca pubblicata su MDPI ha colmato questa lacuna, sintetizzando i risultati di vari studi e analizzando il modo in cui le microalghe affrontano il diabete e i meccanismi coinvolti.

La Spirulina

La Spirulina, una microalga posta sotto la lente di ingrandimento, sembra promettente. Recenti studi indicano che può influenzare positivamente i livelli di zucchero nel sangue e la sensibilità all’insulina grazie alla sua composizione ricca di proteine, acidi grassi essenziali, minerali, vitamine e antiossidanti come la ficocianina.

La Clorella

La Clorella, un’altra microalga, offre spunti interessanti per il metabolismo del glucosio e la resistenza all’insulina.

Specie come la Nannocloropsis oculata e la Porphyridium purpureum dimostrano potenziale nell’inibire gli enzimi legati al diabete e nel contrastare lo stress ossidativo, fattore che contribuisce alla progressione della malattia.

Una scoperta chiave è che gli estratti di microalghe inibiscono un enzima chiamato α-amilasi, che favorisce l’assorbimento degli zuccheri. L’inibizione di questo enzima aiuta a ridurre i picchi glicemici postprandiali.

Bisogna comunque considerare che ogni specie di microalga agisce con modalità differenti, anche se le proprietà antiossidanti sono comuni. Le microalghe offrono potenziali promettenti per ulteriori ricerche e applicazioni nel trattamento del diabete, ma rimane necessario un lavoro approfondito.

Mentre risultati preliminari sono positivi, ulteriori studi clinici sull’uomo sono indispensabili per comprendere appieno il potenziale delle microalghe. La variazione individuale nella risposta al loro consumo è rilevante, pertanto la consultazione con un operatore sanitario è fondamentale prima di adottare integratori.

La ricerca futura potrebbe sfruttare la tecnologia omica per individuare biomarcatori, bersagli terapeutici e vie di regolazione chiave. Mentre l’attuale comprensione suggerisce che le microalghe attenuino il diabete attraverso le loro proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, ulteriori studi e ottimizzazione delle condizioni di coltura sono necessari per tradurre questo potenziale in benefici concreti.

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