Mese: Febbraio 2024 Pagina 17 di 75

Cancro contagioso nei mitili: allarme nei porti francesi

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Cancro contagioso nei mitili: allarme nei porti francesi – Un recente studio del CNRS ha fatto luce su un fenomeno preoccupante che riguarda i mitili nei porti francesi: la diffusione di un cancro contagioso. La ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista Proceedings of the Royal Society B, ha evidenziato come il biofouling, ovvero l’imbrattamento biologico delle superfici sommerse come gli scafi delle navi, giochi un ruolo chiave nella trasmissione della malattia.

I porti della Vandea e della Bretagna sono stati identificati come principali focolai di contagio di una rara forma di cancro, nota come neoplasia bivalve trasmissibile (BTN), che può trasferirsi da un mollusco all’altro tramite il contatto diretto con le cellule tumorali. Finora, sono state scoperte quattordici linee genetiche di questo cancro, undici delle quali affliggono i bivalvi, inclusi gli mitili. La ricerca si è concentrata su una di queste linee, denominata MtrBTN2, capace di infettare otto diverse specie del genere Mytilus.

Le cellule tumorali proliferano con una velocità allarmante

Il team di ricerca ha scoperto che le cellule tumorali proliferano con una velocità allarmante, raddoppiando la popolazione colpita in soli tre giorni. Questa distribuzione patogena si verifica principalmente nei porti, luoghi confinati e stagnanti che favoriscono una prolungata esposizione al patogeno, a differenza degli ambienti naturali o degli allevamenti di mitili, dove la malattia è meno diffusa nonostante l’alta densità di popolazione.

Lo studio ha analizzato 76 popolazioni lungo le coste della Bretagna e della Vandea, sottolineando come i porti possano effettivamente funzionare come centri di diffusione della malattia. Le navi, attraccando e partendo, trasportano mitili infetti in nuove località, ampliando così il raggio di azione del cancro contagioso. Questo meccanismo di trasmissione non trova riscontro nei mitili selvatici e in quelli allevati, poiché sono stazionari e non soggetti ai movimenti tipici del traffico marittimo.

Maggiori controlli

Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di regolamentare e controllare il fenomeno del biofouling su banchine e scafi delle navi per limitare la diffusione di MtrBTN2. Questa ricerca non solo evidenzia un problema sanitario per le popolazioni di mitili ma solleva anche questioni più ampie riguardanti la salute degli ecosistemi marini e l’importanza delle pratiche di navigazione sostenibili.

Cancro contagioso nei mitili: allarme nei porti francesi

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Cancro contagioso nei mitili: allarme nei porti francesi

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Cancro contagioso nei mitili: allarme nei porti francesi – Un recente studio del CNRS ha fatto luce su un fenomeno preoccupante che riguarda i mitili nei porti francesi: la diffusione di un cancro contagioso. La ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista Proceedings of the Royal Society B, ha evidenziato come il biofouling, ovvero l’imbrattamento biologico delle superfici sommerse come gli scafi delle navi, giochi un ruolo chiave nella trasmissione della malattia.

I porti della Vandea e della Bretagna sono stati identificati come principali focolai di contagio di una rara forma di cancro, nota come neoplasia bivalve trasmissibile (BTN), che può trasferirsi da un mollusco all’altro tramite il contatto diretto con le cellule tumorali. Finora, sono state scoperte quattordici linee genetiche di questo cancro, undici delle quali affliggono i bivalvi, inclusi gli mitili. La ricerca si è concentrata su una di queste linee, denominata MtrBTN2, capace di infettare otto diverse specie del genere Mytilus.

Le cellule tumorali proliferano con una velocità allarmante

Il team di ricerca ha scoperto che le cellule tumorali proliferano con una velocità allarmante, raddoppiando la popolazione colpita in soli tre giorni. Questa distribuzione patogena si verifica principalmente nei porti, luoghi confinati e stagnanti che favoriscono una prolungata esposizione al patogeno, a differenza degli ambienti naturali o degli allevamenti di mitili, dove la malattia è meno diffusa nonostante l’alta densità di popolazione.

Lo studio ha analizzato 76 popolazioni lungo le coste della Bretagna e della Vandea, sottolineando come i porti possano effettivamente funzionare come centri di diffusione della malattia. Le navi, attraccando e partendo, trasportano mitili infetti in nuove località, ampliando così il raggio di azione del cancro contagioso. Questo meccanismo di trasmissione non trova riscontro nei mitili selvatici e in quelli allevati, poiché sono stazionari e non soggetti ai movimenti tipici del traffico marittimo.

Maggiori controlli

Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di regolamentare e controllare il fenomeno del biofouling su banchine e scafi delle navi per limitare la diffusione di MtrBTN2. Questa ricerca non solo evidenzia un problema sanitario per le popolazioni di mitili ma solleva anche questioni più ampie riguardanti la salute degli ecosistemi marini e l’importanza delle pratiche di navigazione sostenibili.

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Manodopera straniera, paradosso della mitilicoltura italiana

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Manodopera straniera, paradosso della mitilicoltura italiana – Nel cuore produttivo dell’Italia, nelle acque che bagnano le coste da Venezia a Taranto, si nasconde un paradosso che merita la nostra attenzione: il settore della mitilicoltura, pur rappresentando un’eccellenza del “Made in Italy”, si trova a fare i conti con una realtà lavorativa in cui la maggior parte dei lavoratori sono stranieri. Questo dato emerge con prepotenza dalla ricerca “Il lavoro nel settore della mitilicoltura in Italia”, un’indagine approfondita che getta luce su un aspetto spesso trascurato del settore ittico nazionale.

La mitilicoltura italiana, con le sue tradizioni radicate e la qualità inconfondibile dei suoi prodotti, potrebbe essere descritta come una medaglia al valore del territorio nazionale. Tuttavia, dietro le quinte di questa medaglia si cela una sfida demografica e sociale: il settore si regge sulle spalle di lavoratori provenienti da oltre i confini nazionali. Dal Lido di Venezia a La Spezia, passando per le storiche mitilicolture di Taranto, la manodopera straniera è diventata una colonna portante di un’industria che lotta contro criticità ambientali, cambiamenti climatici e una concorrenza internazionale talvolta sleale.

Il rischio di un mancato ricambio generazionale si fa sentire, nonostante la mitilicoltura sia un’eredità culturale e professionale nelle regioni come l’Emilia-Romagna e le Marche. I lavoratori stranieri, con la loro dedizione e il loro lavoro, stanno sostenendo un settore che altrimenti sarebbe in difficoltà, fronteggiando non solo le orate e il granchio blu, ma anche la complessità di un mercato globale.

Tanti gli interrogativi

Questa realtà solleva questioni importanti riguardo l’identità e il futuro della mitilicoltura italiana: come possiamo garantire la continuità di un settore così vitale per la nostra economia e la nostra cultura gastronomica? Come possiamo valorizzare e integrare i lavoratori stranieri che tanto contribuiscono alla nostra eccellenza nazionale? E come possiamo attrarre nuove generazioni verso questa professione antica ma ancora così attuale?

È tempo di riflettere e agire per assicurare che il marchio “Made in Italy” sia sinonimo non solo di qualità, ma anche di inclusività e sostenibilità sociale. La mitilicoltura italiana si trova a un bivio e la direzione che sceglieremo ora determinerà il futuro di questo settore fondamentale.

Manodopera straniera, paradosso della mitilicoltura italiana

 

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Granchio blu, esteso alle imprese colpite l’accesso al Fondo di solidarietà nazionale

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Granchio blu, esteso alle imprese colpite l’accesso al Fondo di solidarietà nazionale – “Bene le nuove disposizioni del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare che estendono agli acquacoltori colpiti dai danni provocati dal granchio blu l’accesso ai fondi di indennizzo previsti dal decreto legislativo 102/2004 e l’avvio delle procedure per l’attivazione del Fondo di solidarietà nazionale. Noi siamo già pronti a procedere con le delimitazioni delle aree per il conteggio dei danni non appena il Ministero metterà a disposizione i decreti attuativi che illustrano le modalità di raccolta dei danni”.

Così l’assessore regionale all’Agricoltura, Caccia e Pesca, Alessio Mammi, commenta la comunicazione del Ministero alle Regioni Emilia-Romagna e Veneto sulle nuove disposizioni di modifica della legge 102/2004 introdotte dalla legge 213/2023 per contribuire a far fronte ai danni alle produzioni della pesca e dell’acquacoltura causati dal granchio blu.

“E in attesa dei necessari decreti attuativi- aggiunge Mammi- abbiamo messo a disposizione delle imprese un milione di euro ulteriore per il 2024, per indennizzare i pescatori che raccolgono il granchio blu a 1,5 euro. Continua anche così il nostro impegno al fianco degli imprenditori e dei lavoratori di un comparto strategico per la nostra economia”.

Granchio blu, esteso alle imprese colpite l’accesso al Fondo di solidarietà nazionale

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Granchio blu, esteso alle imprese colpite l’accesso al Fondo di solidarietà nazionale – “Bene le nuove disposizioni del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare che estendono agli acquacoltori colpiti dai danni provocati dal granchio blu l’accesso ai fondi di indennizzo previsti dal decreto legislativo 102/2004 e l’avvio delle procedure per l’attivazione del Fondo di solidarietà nazionale. Noi siamo già pronti a procedere con le delimitazioni delle aree per il conteggio dei danni non appena il Ministero metterà a disposizione i decreti attuativi che illustrano le modalità di raccolta dei danni”.

Così l’assessore regionale all’Agricoltura, Caccia e Pesca, Alessio Mammi, commenta la comunicazione del Ministero alle Regioni Emilia-Romagna e Veneto sulle nuove disposizioni di modifica della legge 102/2004 introdotte dalla legge 213/2023 per contribuire a far fronte ai danni alle produzioni della pesca e dell’acquacoltura causati dal granchio blu.

“E in attesa dei necessari decreti attuativi- aggiunge Mammi- abbiamo messo a disposizione delle imprese un milione di euro ulteriore per il 2024, per indennizzare i pescatori che raccolgono il granchio blu a 1,5 euro. Continua anche così il nostro impegno al fianco degli imprenditori e dei lavoratori di un comparto strategico per la nostra economia”.

Granchio blu, esteso alle imprese colpite l’accesso al Fondo di solidarietà nazionale

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