Mese: Febbraio 2024 Pagina 38 di 75

AquaFarm, esplicito appoggio all’acquacoltura Made in Italy

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AquaFarm, esplicito appoggio all’acquacoltura Made in Italy – Si è aperta con una sessione istituzionale molto partecipata la prima giornata di AquaFarm, l’unica manifestazione internazionale in Italia dedicata all’acquacoltura e all’industria della pesca sostenibile, in corso fino al 15 febbraio alla Fiera di Pordenone. AquaFarm, giunta alla7° edizione è una manifestazione in forte espansione: è nata nel 2017 e all’ultima edizione ha registrato una crescita del 62% rispetto al 2022 e + 25% se il valore viene confrontato all’ultima edizione pre-covid. Nel 2024 conta 130 espositori, il 35% proveniente dall’estero e quasi 7.000 mq di area espositiva nei padiglioni 5, 5 bis e ter.

Un ricco programma di conferenze con relatori di livello internazionale porta al centro del dibattito tematiche di assoluta attualità: cambiamenti climatici, ricerca e innovazione, ma anche di certificazioni di sostenibilità, benessere animale, tecnologie e alimentazione animale e umana.

Di altissimo livello il parterre del convegno di apertura della manifestazione al quale sono intervenuti Mattia Tirelli, Assessore all’ambiente del Comune di Pordenone, Michelangelo Agrusti, Vice presidente, Camera di Commercio di Pordenone e Udine, Stefano Zannier, Assessore Risorse Agroalimentari, Forestali e ittiche Regione Friuli Venezia Giulia, Rosanna Conte, Deputata al Parlamento Europeo, Matteo Zoppas, Presidente, ITA-ICE che ha commentato così il ruolo delle fiere per lo sviluppo dei mercati esteri: “Negli ultimi anni il ruolo delle piattaforme fieristiche sembrava indebolito, ma oggi possiamo dire che non è accaduto: siamo riusciti ad invertire questa tendenza. Solo nel 2023 ICE è riuscita ad organizzare 260 padiglioni nazionali a fiere estere con oltre 5.500 aziende partecipanti e a coinvolgere 11.000 buyer, agevolando quel fondamentale momento di incontro tra domanda e offerta, seppur la pandemia ha introdotto nuove tecnologie e modalità. In questo modo diamo la possibilità alle PMI di affacciarsi o di rafforzare la propria strategia di internazionalizzazione andando a cercare i mercati e i clienti più mirati. C’è un impegno forte di tutto il Governo per far crescere ancora di più l’export del Made in Italy e in particolare del Ministro Lollobrigida verso il mondo della Pesca e dell’Acquacultura. C’è una sensibilizzazione ulteriore di ICE verso questi settori tanto che a questa edizione di Aquafarm porta 30 buyer esteri, in aumento rispetto ai 22 operatori del 2022, provenienti da 10 Paesi diversi (Albania, Algeria, Bosnia Erzegovina, Germania, Israele, Libia, Marocco, Romania, Tunisia, Ungheria). Si evidenzia una grande opportunità per l’acquacoltura, sottolineata anche dalle dichiarazioni dell’ONU che, da qui al 2030, stima un aumento della domanda di prodotti ittici di almeno 40 milioni di tonnellate ogni anno, quantità che la sola pesca non potrà soddisfare. L’obiettivo è quello di promuovere non solo i nostri prodotti di eccellenza all’estero ma rendere i mercati consapevoli del lavoro di tutta la filiera del settore compresa la lavorazione, la trasformazione e la conservazione delle produzioni che in Italia sono impegnate nell’adozione di pratiche rispettose dell’ambiente e nell’investimento in tecnologie avanzate per tutelare le risorse naturali e migliorare la sostenibilità dei processi”.

Fa il punto di 5 anni di attività svolta in Parlamento Europeo per la pesca e l’acquacoltura Rosanna Conte nel suo intervento “Un lavoro importante è complesso che ha comunque dato dei risultati grazie anche al rapporto di stretta collaborazione instaurato con le associazioni di categoria e con pescatori e acquacoltori stessi. Penso, ad esempio, al nuovo FEAMPA 2021-2027, al quale ho contribuito in prima persona in quanto relatrice ombra per il mio gruppo, e dove già al nome del Fondo è stata aggiunta la A di acquacoltura per sottolineare le maggiori risorse che abbiamo chiesto di destinare a questo comparto, sul quale l’Unione Europea sta puntando sempre di più. Infatti, se le attività di pesca sono da anni bersaglio di politiche punitive e restrittive dell’UE, l’acquacoltura invece può spesso contare su un approccio molto più costruttivo e fortemente incentrato sullo sviluppo e sulla crescita da parte dell’Europa. La tendenza infatti è quella di garantire il fabbisogno e la richiesta di pesce attraverso i prodotti allevati, di modo da ridurre la pressione di pesca sugli stock ittici in mare”.

Francesco Lollobrigida, ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, da parte sua ha ribadito l’impegno del Governo e del Ministero a favore delle caratteristiche peculiari dell’economia italiana legata alle specie acquatiche. Qualità, sicurezza, legame con la tradizione ed il territorio, stretta integrazione con la cultura del cibo rappresentata dalla dieta mediterranea sono tutti punti forti dell’acquacoltura e della pesca nel nostro Paese, che ci caratterizzano in Europa e nel Mondo. Il Governo ed il Ministero basano la propria azione sulla difesa di questi valori, sia con interventi diretti che con un’azione di informazione e convincimento nei confronti dell’Unione Europea, che a volte li inquadra in categorie astratte di sostenibilità che mettono in pericolo la sostenibilità socio-economica di chi lavora nei settori.

Dagli interventi di spicco delle organizzazioni mondiali ed europee è venuto un appoggio esplicito alle politiche e alle strategie nazionali di indirizzo e sostegno all’allevamento di specie ittiche e molluschi, sia a livello di istituzioni nazionale e regionali che della filiera della produzione.

Audun Lem, vicedirettore della divisione pesca e acquacoltura della FAO, ha segnalato come la produzione da acquacoltura del bacino del Mediterraneo abbia superato ormai le 3 milioni di tonnellate, rinnovando una tradizione che da sempre vede lo sviluppo dell’economia delle specie animali d’acqua salta e dolce legata al benessere e alla prosperità delle popolazioni rivierasche e dell’interno. Per questo la FAO, attraverso la Commissione della Pesca del Mediterraneo e con la collaborazione delle autorità nazionali e le associazioni di settore annovera tra i propri progetti diverse iniziative legate al Mediterraneo, alcune delle quali operative per lunghe estensioni temporali, come il Progetto AdriMed che quest’anno gira la boa dei 25 anni.

Da una prospettiva europea Charlina Vitcheva, direttore generale degli Affari Marittimi e della Pesca della Commissione Europea, ha ricordato che i programmi della UE come FarmToFork ripongono nell’acquacoltura un ruolo primario per rendere sostenibile l’approvvigionamento di cibo sano, buono e sicuro per i cittadini dell’Unione. La UE investe molta attenzione e risorse economiche per rendere l’acquacoltura resiliente di fronte ai cambiamenti climatici, oltre che per migliorarne la sostenibilità ambientale, promuovendo la decarbonizzazione riducendo l’uso dei carburanti fossili nell’operatività degli allevamenti. Al centro dell’attenzione UE è anche la sostenibilità socioeconomica dell’acquacoltura, promuovendo sia l’autoproduzione energetica che la rimozione dei maggiori ostacoli che in tutta Europa frenano lo sviluppo del settore: la durata degli iter autorizzativi e la complessità degli adempimenti normativi da una parte, l’accesso alle aree acquatiche dall’altra. Spesso infatti gli allevamenti si trovano a ntrare in concorrenza con altri settori, come quello agricolo, la pesca e il turismo. La UE incoraggia una collaborazione e coestìistenza, con strumenti come le Zone Vocate all’Acquacoltura (AZA).

Dopo questi interventi, Taguy Chever, consulente di EUMOFA, l’Osservatorio europeo di mercato sull’acquacoltura e sulla pesca, ha fornito una panoramica sull’acquacoltura biologica nei Paesi dell’Unione a 27, da cui emerge che l’adesione dei consumatori al biologico per quanto riguarda le specie ittiche è in stallo se non in regresso. Nonostante la domanda e la consapevolezza verso il biologico sia robusta in Europa, l’aumento dei prezzi portato dall’inflazione sta avendo un impatto sulla domanda di prodotti ad alto prezzo. Inoltre il potenziale pubblico del pesce da allevamento biologico è confuso da un’informazione insufficiente e non chiara e spesso indirizzata a spingere verso succedanei vegetali, visti come schemi sostenibili equivalenti. Lo steso avviene dal punto di vista della produzione. A parte i costi più elevati, alcuni metodi ad alta sostenibilità per l’allevamento come i sistemi a ricircolo e la policoltura non sono ammessi dai regolamenti europei del biologico. Maggior crescita si riscontra invece in molluschicoltura, ma bisogna ricordare che in pratica la classificazione biologica per queste specie si basa solo sulla qualità dell’acqua e i costi aggiuntivi sono rispetto al non-biologico sono trascurabili. Queste realtà si scontrano con gli auspici della già ricordata strategia FarmToFork per una maggior percentuale di acquacoltura biologica, tant’è che i tentativi di quantificazione degli obiettivi al 2030 nei documenti ufficiali UE oscillano dal 3 al 25%, quando già nel 2020 il 4,8% dei pesci d’allevamento era biologico.

Dopo la presentazione dello studio la sessione si è chiusa con una tavola rotonda su Acquacoltura tra cambiamenti climatici e sostenibilità cui hanno partecipato Emilia Gorgallo Gonzalez, della direzione generale degli affari marittimi e della pesca della Commissione Europea, Pierantonio Salvador, presidente di API ed Eraldo Rambaldi, direttore di AMA. Quest’ultimo ha confermato che una serie di fattori, dalla proliferazione del granchio blu all’eutrofizzazione delle acque fino alle modifiche del bilancio di nutrimenti presenti nell’acqua nell’anno appena passato hanno provocato una riduzione del 50-60% della produzione di vongole. Di fronte a numeri come questi, i ristori sono necessari ma per andare oltre l’emergenza è necessario un cambio di strategia. Posizione condivisa da Salvador, che ha ricordato che è necessaria una condivisione di responsabilità tra aziende, istituzioni italiane ed europee per consentire all’acquacoltura, un settore strategico, di esprimere il suo pieno potenziale e continuare a farlo anche di fronte alle sfide dai cambiamenti ambientali. È necessario garantire all’acquacoltura l’accesso all’acqua in via prioritaria, risolvendo i blocchi burocratici che stanno spingendo il settore nella stagnazione della crescita a livello europeo. Soprattutto, occorre investire ui giovani e sulle innovazioni, valorizzando al massimo le risorse pubbliche, che sono servite e servono nell’emergenza ma hanno come obiettivo un’acquacoltura al passo con le richieste che le vengono fatte.

AquaFarm è una mostra-convegno internazionale sull’acquacoltura e l’industria della pesca sostenibile, organizzata da Pordenone Fiere in collaborazione con API, Associazione Piscicoltori Italiani. AMA, Associazione Mediterranea Acquacoltori, e con Studio Comelli – Conferences&Communication, che cura i contenuti delle conferenze e l’ufficio stampa.

AquaFarm, esplicito appoggio all’acquacoltura Made in Italy

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Da Europêche le prospettive e le sfide del settore pesca

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Da Europêche le prospettive e le sfide del settore pesca – L’Unione Europea si trova ad affrontare le ultime fasi del suo mandato legislativo (2019-2024), e in questo contesto, Europêche ha dato voce alle preoccupazioni dell’industria della pesca europea riguardo al futuro della Commissione europea e della politica comune della pesca (PCP). Gli Stati membri sono stati coinvolti in un confronto riguardo alla ristrutturazione della Commissione e alle linee guida della PCP, con un focus sull’equilibrio tra gli obiettivi socio-economici e la sicurezza alimentare, oltre alla competitività dei pescatori europei sul mercato internazionale.

In particolare, Europêche ha sollecitato una risposta decisa contro le azioni discriminatorie della Norvegia nei confronti dei diritti di pesca dell’UE, includendo il rifiuto del meccanismo finanziario SEE 2021-2028. Tale comportamento include pratiche come l’appropriazione illecita di quote di merluzzo e il divieto di metodi di pesca tradizionali nelle acque norvegesi, evidenziando una necessità di equità e rispetto reciproco nel settore ittico.

Un altro punto critico riguarda la revisione della PCP e della struttura della Commissione europea, con Europêche che sottolinea la necessità di un ritorno a politiche che pongano la produzione alimentare primaria al centro dell’agenda, separandola dalle questioni ambientali. Questa revisione, secondo Europêche, dovrebbe avvenire nel prossimo mandato della Commissione europea (2024-2029), per garantire una maggiore coerenza e sostenibilità nel settore.

Il settore ittico europeo ha anche manifestato preoccupazione riguardo alla protezione degli ecosistemi marini, criticando il piano d’azione della Commissione per la sua mancanza di solidità scientifica e di attenzione alla sicurezza alimentare. Europêche ha sottolineato l’importanza di un approccio caso per caso e di una valutazione d’impatto accurata per garantire che le politiche siano basate sulla scienza e sulle esigenze reali del settore.

Infine, Europêche ha esortato gli Stati membri a considerare attentamente l’attuazione del nuovo sistema di controllo della pesca dell’UE, affinché le misure adottate siano praticabili ed economicamente vantaggiose. Il settore si è mostrato preoccupato per alcune disposizioni che potrebbero mettere a rischio la competitività delle flotte europee, esortando a una maggiore coerenza e collaborazione tra le istituzioni europee e i vari attori del settore.

Queste questioni evidenziano la complessità e la delicatezza delle politiche relative alla pesca nell’Unione Europea, con Europêche che si pone come voce guida nel promuovere un approccio equilibrato e sostenibile per il futuro del settore ittico europeo.

Europêche è l’organismo rappresentativo dei pescatori nell’Unione europea. Rappresenta 45.000 navi, sia artigianali che di grande stazza, 80.000 pescatori e conta 16 organizzazioni membri provenienti da 10 paesi europei.

Da Europêche le prospettive e le sfide del settore pesca

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Da Europêche le prospettive e le sfide del settore pesca

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Da Europêche le prospettive e le sfide del settore pesca – L’Unione Europea si trova ad affrontare le ultime fasi del suo mandato legislativo (2019-2024), e in questo contesto, Europêche ha dato voce alle preoccupazioni dell’industria della pesca europea riguardo al futuro della Commissione europea e della politica comune della pesca (PCP). Gli Stati membri sono stati coinvolti in un confronto riguardo alla ristrutturazione della Commissione e alle linee guida della PCP, con un focus sull’equilibrio tra gli obiettivi socio-economici e la sicurezza alimentare, oltre alla competitività dei pescatori europei sul mercato internazionale.

In particolare, Europêche ha sollecitato una risposta decisa contro le azioni discriminatorie della Norvegia nei confronti dei diritti di pesca dell’UE, includendo il rifiuto del meccanismo finanziario SEE 2021-2028. Tale comportamento include pratiche come l’appropriazione illecita di quote di merluzzo e il divieto di metodi di pesca tradizionali nelle acque norvegesi, evidenziando una necessità di equità e rispetto reciproco nel settore ittico.

Un altro punto critico riguarda la revisione della PCP e della struttura della Commissione europea, con Europêche che sottolinea la necessità di un ritorno a politiche che pongano la produzione alimentare primaria al centro dell’agenda, separandola dalle questioni ambientali. Questa revisione, secondo Europêche, dovrebbe avvenire nel prossimo mandato della Commissione europea (2024-2029), per garantire una maggiore coerenza e sostenibilità nel settore.

Il settore ittico europeo ha anche manifestato preoccupazione riguardo alla protezione degli ecosistemi marini, criticando il piano d’azione della Commissione per la sua mancanza di solidità scientifica e di attenzione alla sicurezza alimentare. Europêche ha sottolineato l’importanza di un approccio caso per caso e di una valutazione d’impatto accurata per garantire che le politiche siano basate sulla scienza e sulle esigenze reali del settore.

Infine, Europêche ha esortato gli Stati membri a considerare attentamente l’attuazione del nuovo sistema di controllo della pesca dell’UE, affinché le misure adottate siano praticabili ed economicamente vantaggiose. Il settore si è mostrato preoccupato per alcune disposizioni che potrebbero mettere a rischio la competitività delle flotte europee, esortando a una maggiore coerenza e collaborazione tra le istituzioni europee e i vari attori del settore.

Queste questioni evidenziano la complessità e la delicatezza delle politiche relative alla pesca nell’Unione Europea, con Europêche che si pone come voce guida nel promuovere un approccio equilibrato e sostenibile per il futuro del settore ittico europeo.

Europêche è l’organismo rappresentativo dei pescatori nell’Unione europea. Rappresenta 45.000 navi, sia artigianali che di grande stazza, 80.000 pescatori e conta 16 organizzazioni membri provenienti da 10 paesi europei.

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Da Europêche le prospettive e le sfide del settore pesca – L’Unione Europea si trova ad affrontare le ultime fasi del suo mandato legislativo (2019-2024), e in questo contesto, Europêche ha dato voce alle preoccupazioni dell’industria della pesca europea riguardo al futuro della Commissione europea e della politica comune della pesca (PCP). Gli Stati membri sono stati coinvolti in un confronto riguardo alla ristrutturazione della Commissione e alle linee guida della PCP, con un focus sull’equilibrio tra gli obiettivi socio-economici e la sicurezza alimentare, oltre alla competitività dei pescatori europei sul mercato internazionale.

In particolare, Europêche ha sollecitato una risposta decisa contro le azioni discriminatorie della Norvegia nei confronti dei diritti di pesca dell’UE, includendo il rifiuto del meccanismo finanziario SEE 2021-2028. Tale comportamento include pratiche come l’appropriazione illecita di quote di merluzzo e il divieto di metodi di pesca tradizionali nelle acque norvegesi, evidenziando una necessità di equità e rispetto reciproco nel settore ittico.

Un altro punto critico riguarda la revisione della PCP e della struttura della Commissione europea, con Europêche che sottolinea la necessità di un ritorno a politiche che pongano la produzione alimentare primaria al centro dell’agenda, separandola dalle questioni ambientali. Questa revisione, secondo Europêche, dovrebbe avvenire nel prossimo mandato della Commissione europea (2024-2029), per garantire una maggiore coerenza e sostenibilità nel settore.

Il settore ittico europeo ha anche manifestato preoccupazione riguardo alla protezione degli ecosistemi marini, criticando il piano d’azione della Commissione per la sua mancanza di solidità scientifica e di attenzione alla sicurezza alimentare. Europêche ha sottolineato l’importanza di un approccio caso per caso e di una valutazione d’impatto accurata per garantire che le politiche siano basate sulla scienza e sulle esigenze reali del settore.

Infine, Europêche ha esortato gli Stati membri a considerare attentamente l’attuazione del nuovo sistema di controllo della pesca dell’UE, affinché le misure adottate siano praticabili ed economicamente vantaggiose. Il settore si è mostrato preoccupato per alcune disposizioni che potrebbero mettere a rischio la competitività delle flotte europee, esortando a una maggiore coerenza e collaborazione tra le istituzioni europee e i vari attori del settore.

Queste questioni evidenziano la complessità e la delicatezza delle politiche relative alla pesca nell’Unione Europea, con Europêche che si pone come voce guida nel promuovere un approccio equilibrato e sostenibile per il futuro del settore ittico europeo.

Europêche è l’organismo rappresentativo dei pescatori nell’Unione europea. Rappresenta 45.000 navi, sia artigianali che di grande stazza, 80.000 pescatori e conta 16 organizzazioni membri provenienti da 10 paesi europei.

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In particolare, Europêche ha sollecitato una risposta decisa contro le azioni discriminatorie della Norvegia nei confronti dei diritti di pesca dell’UE, includendo il rifiuto del meccanismo finanziario SEE 2021-2028. Tale comportamento include pratiche come l’appropriazione illecita di quote di merluzzo e il divieto di metodi di pesca tradizionali nelle acque norvegesi, evidenziando una necessità di equità e rispetto reciproco nel settore ittico.

Un altro punto critico riguarda la revisione della PCP e della struttura della Commissione europea, con Europêche che sottolinea la necessità di un ritorno a politiche che pongano la produzione alimentare primaria al centro dell’agenda, separandola dalle questioni ambientali. Questa revisione, secondo Europêche, dovrebbe avvenire nel prossimo mandato della Commissione europea (2024-2029), per garantire una maggiore coerenza e sostenibilità nel settore.

Il settore ittico europeo ha anche manifestato preoccupazione riguardo alla protezione degli ecosistemi marini, criticando il piano d’azione della Commissione per la sua mancanza di solidità scientifica e di attenzione alla sicurezza alimentare. Europêche ha sottolineato l’importanza di un approccio caso per caso e di una valutazione d’impatto accurata per garantire che le politiche siano basate sulla scienza e sulle esigenze reali del settore.

Infine, Europêche ha esortato gli Stati membri a considerare attentamente l’attuazione del nuovo sistema di controllo della pesca dell’UE, affinché le misure adottate siano praticabili ed economicamente vantaggiose. Il settore si è mostrato preoccupato per alcune disposizioni che potrebbero mettere a rischio la competitività delle flotte europee, esortando a una maggiore coerenza e collaborazione tra le istituzioni europee e i vari attori del settore.

Queste questioni evidenziano la complessità e la delicatezza delle politiche relative alla pesca nell’Unione Europea, con Europêche che si pone come voce guida nel promuovere un approccio equilibrato e sostenibile per il futuro del settore ittico europeo.

Europêche è l’organismo rappresentativo dei pescatori nell’Unione europea. Rappresenta 45.000 navi, sia artigianali che di grande stazza, 80.000 pescatori e conta 16 organizzazioni membri provenienti da 10 paesi europei.

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