Mese: Febbraio 2024 Pagina 8 di 75

Nuovo studio sull’inquinamento da plastica

 [[{“value”:”

Nuovo studio sull’inquinamento da plastica – Un recente studio pubblicato su Nature Scientific Reports ha identificato i principali fattori che guidano l’adozione di regolamentazioni severe sugli inquinanti: principalmente, la presenza di alternative adeguate e il pericolo che rappresentano per l’ambiente, piuttosto che le implicazioni per la salute umana. Questa scoperta apre nuove strade per affrontare la crescente sfida dell’inquinamento da plastica, che si è affermata come un problema globale che richiede un’azione collettiva.

Nicola Beaumont

Il team di ricerca, guidato dal Prof. Nicola Beaumont della Plymouth Marine Laboratory (PML), ha esaminato le lezioni apprese da precedenti successi nel controllo degli inquinanti a livello globale, come il Protocollo di Montreal sui CFC e la Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti (POP). Analizzando questi casi, gli scienziati hanno identificato elementi cruciali che possono influenzare il successo di un nuovo trattato internazionale per ridurre drasticamente l’inquinamento da plastica.

L’elemento sorprendente emerso dallo studio è che le preoccupazioni ambientali hanno giocato un ruolo più significativo delle questioni legate alla salute umana nel passato successo delle normative sugli inquinanti. Inoltre, la decisione di limitare o eliminare l’uso di certe sostanze pericolose è stata fortemente influenzata dalla disponibilità di sostituti adeguati.

Questa constatazione suggerisce che la lotta contro l’inquinamento da plastica non dovrebbe essere rallentata dalla mancanza di ricerca sugli effetti della plastica sulla salute umana. Piuttosto, dovrebbe concentrarsi sull’evidenziare i danni ambientali causati dalla plastica e sull’importanza di trovare e utilizzare sostituti validi.

Il Prof. Beaumont sottolinea che anche i sostituti “deboli“, che non offrono una soluzione perfetta, possono comunque contribuire a una regolamentazione più stringente delle sostanze inquinanti. Lo studio enfatizza che prendere esempio dai successi di accordi ambientali internazionali passati, come il Protocollo di Montreal, può offrire un modello efficace per ridurre l’uso di plastica inquinante.

In conclusione, puntare sulla necessità di sostituti e sull’importanza di proteggere l’ambiente potrebbe essere la chiave per un futuro con meno plastica. Questo approccio non solo contribuirà a preservare il nostro pianeta, ma guiderà anche lo sviluppo e l’attuazione di strategie efficaci per combattere l’inquinamento da plastica.

L’articolo Nuovo studio sull’inquinamento da plastica proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Nuovo studio sull’inquinamento da plastica

 [[{“value”:”

Nuovo studio sull’inquinamento da plastica – Un recente studio pubblicato su Nature Scientific Reports ha identificato i principali fattori che guidano l’adozione di regolamentazioni severe sugli inquinanti: principalmente, la presenza di alternative adeguate e il pericolo che rappresentano per l’ambiente, piuttosto che le implicazioni per la salute umana. Questa scoperta apre nuove strade per affrontare la crescente sfida dell’inquinamento da plastica, che si è affermata come un problema globale che richiede un’azione collettiva.

Nicola Beaumont

Il team di ricerca, guidato dal Prof. Nicola Beaumont della Plymouth Marine Laboratory (PML), ha esaminato le lezioni apprese da precedenti successi nel controllo degli inquinanti a livello globale, come il Protocollo di Montreal sui CFC e la Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti (POP). Analizzando questi casi, gli scienziati hanno identificato elementi cruciali che possono influenzare il successo di un nuovo trattato internazionale per ridurre drasticamente l’inquinamento da plastica.

L’elemento sorprendente emerso dallo studio è che le preoccupazioni ambientali hanno giocato un ruolo più significativo delle questioni legate alla salute umana nel passato successo delle normative sugli inquinanti. Inoltre, la decisione di limitare o eliminare l’uso di certe sostanze pericolose è stata fortemente influenzata dalla disponibilità di sostituti adeguati.

Questa constatazione suggerisce che la lotta contro l’inquinamento da plastica non dovrebbe essere rallentata dalla mancanza di ricerca sugli effetti della plastica sulla salute umana. Piuttosto, dovrebbe concentrarsi sull’evidenziare i danni ambientali causati dalla plastica e sull’importanza di trovare e utilizzare sostituti validi.

Il Prof. Beaumont sottolinea che anche i sostituti “deboli“, che non offrono una soluzione perfetta, possono comunque contribuire a una regolamentazione più stringente delle sostanze inquinanti. Lo studio enfatizza che prendere esempio dai successi di accordi ambientali internazionali passati, come il Protocollo di Montreal, può offrire un modello efficace per ridurre l’uso di plastica inquinante.

In conclusione, puntare sulla necessità di sostituti e sull’importanza di proteggere l’ambiente potrebbe essere la chiave per un futuro con meno plastica. Questo approccio non solo contribuirà a preservare il nostro pianeta, ma guiderà anche lo sviluppo e l’attuazione di strategie efficaci per combattere l’inquinamento da plastica.

L’articolo Nuovo studio sull’inquinamento da plastica proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Nuovo studio sull’inquinamento da plastica

 [[{“value”:”

Nuovo studio sull’inquinamento da plastica – Un recente studio pubblicato su Nature Scientific Reports ha identificato i principali fattori che guidano l’adozione di regolamentazioni severe sugli inquinanti: principalmente, la presenza di alternative adeguate e il pericolo che rappresentano per l’ambiente, piuttosto che le implicazioni per la salute umana. Questa scoperta apre nuove strade per affrontare la crescente sfida dell’inquinamento da plastica, che si è affermata come un problema globale che richiede un’azione collettiva.

Nicola Beaumont

Il team di ricerca, guidato dal Prof. Nicola Beaumont della Plymouth Marine Laboratory (PML), ha esaminato le lezioni apprese da precedenti successi nel controllo degli inquinanti a livello globale, come il Protocollo di Montreal sui CFC e la Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti (POP). Analizzando questi casi, gli scienziati hanno identificato elementi cruciali che possono influenzare il successo di un nuovo trattato internazionale per ridurre drasticamente l’inquinamento da plastica.

L’elemento sorprendente emerso dallo studio è che le preoccupazioni ambientali hanno giocato un ruolo più significativo delle questioni legate alla salute umana nel passato successo delle normative sugli inquinanti. Inoltre, la decisione di limitare o eliminare l’uso di certe sostanze pericolose è stata fortemente influenzata dalla disponibilità di sostituti adeguati.

Questa constatazione suggerisce che la lotta contro l’inquinamento da plastica non dovrebbe essere rallentata dalla mancanza di ricerca sugli effetti della plastica sulla salute umana. Piuttosto, dovrebbe concentrarsi sull’evidenziare i danni ambientali causati dalla plastica e sull’importanza di trovare e utilizzare sostituti validi.

Il Prof. Beaumont sottolinea che anche i sostituti “deboli“, che non offrono una soluzione perfetta, possono comunque contribuire a una regolamentazione più stringente delle sostanze inquinanti. Lo studio enfatizza che prendere esempio dai successi di accordi ambientali internazionali passati, come il Protocollo di Montreal, può offrire un modello efficace per ridurre l’uso di plastica inquinante.

In conclusione, puntare sulla necessità di sostituti e sull’importanza di proteggere l’ambiente potrebbe essere la chiave per un futuro con meno plastica. Questo approccio non solo contribuirà a preservare il nostro pianeta, ma guiderà anche lo sviluppo e l’attuazione di strategie efficaci per combattere l’inquinamento da plastica.

L’articolo Nuovo studio sull’inquinamento da plastica proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

La sostenibilità è anche questione di packaging

 [[{“value”:”

La sostenibilità è anche questione di packaging – La sostenibilità del packaging è per Skretting un tema prioritario, per questo il nostro team è sempre alla ricerca di nuove opportunità in grado di ridurre la nostra impronta ambientale, in linea con la Sustainability Roadmap 2025. Ridurre il consumo di plastica, in particolare di plastica vergine, è stato quindi oggetto di un progetto che negli ultimi anni ci ha portato a collaborare con i nostri fornitori.

Dopo aver verificato la conformità alle normative e aver effettuato una valutazione del rischio approvata dalle autorità di controllo veterinario, nel 2022 Skretting Italia ha introdotto i primi sacchi in PE con almeno il 50% di contenuto riciclato post-industriale (PIR) proveniente da fonti rintracciabili. Nell’ottobre del 2023 abbiamo poi compiuto un ulteriore passo, ordinando i primi sacchi con minimo il 60% di PIR.
Per abbassare ulteriormente l’impatto ambientale del packaging abbiamo poi lavorato in parallelo sulla diminuzione della quantità di materiale plastico impiegato, arrivando a diminuire, a parità di prestazioni, lo spessore del sacco di quasi il 40% rispetto ai primi anni 2000.

Adamo Caldori, Responsabile Acquisti di Skretting Italia sottolinea: “Sulla base dei consumi attesi nel 2024, stimiamo che con la riduzione dello spessore dei sacchi e l’aumento del contenuto in PIR avremo un risparmio di circa 16 tonnellate di plastica totale e di circa 10 tonnellate di plastica vergine. Ci auguriamo di continuare questo lavoro e ci poniamo come obiettivo ultimo quello di riuscire ad arrivare a realizzare un sacco con l’85% di PIR”.

Il percorso verso la sostenibilità è lungo e pieno di sfide, ma siamo orgogliosi dei traguardi che stiamo raggiungendo grazie all’impegno costante del nostro team e alla collaborazione dei nostri fornitori.

La sostenibilità è anche questione di packaging

L’articolo La sostenibilità è anche questione di packaging proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Cancro contagioso nei mitili: allarme nei porti francesi

 [[{“value”:”

Cancro contagioso nei mitili: allarme nei porti francesi – Un recente studio del CNRS ha fatto luce su un fenomeno preoccupante che riguarda i mitili nei porti francesi: la diffusione di un cancro contagioso. La ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista Proceedings of the Royal Society B, ha evidenziato come il biofouling, ovvero l’imbrattamento biologico delle superfici sommerse come gli scafi delle navi, giochi un ruolo chiave nella trasmissione della malattia.

I porti della Vandea e della Bretagna sono stati identificati come principali focolai di contagio di una rara forma di cancro, nota come neoplasia bivalve trasmissibile (BTN), che può trasferirsi da un mollusco all’altro tramite il contatto diretto con le cellule tumorali. Finora, sono state scoperte quattordici linee genetiche di questo cancro, undici delle quali affliggono i bivalvi, inclusi gli mitili. La ricerca si è concentrata su una di queste linee, denominata MtrBTN2, capace di infettare otto diverse specie del genere Mytilus.

Le cellule tumorali proliferano con una velocità allarmante

Il team di ricerca ha scoperto che le cellule tumorali proliferano con una velocità allarmante, raddoppiando la popolazione colpita in soli tre giorni. Questa distribuzione patogena si verifica principalmente nei porti, luoghi confinati e stagnanti che favoriscono una prolungata esposizione al patogeno, a differenza degli ambienti naturali o degli allevamenti di mitili, dove la malattia è meno diffusa nonostante l’alta densità di popolazione.

Lo studio ha analizzato 76 popolazioni lungo le coste della Bretagna e della Vandea, sottolineando come i porti possano effettivamente funzionare come centri di diffusione della malattia. Le navi, attraccando e partendo, trasportano mitili infetti in nuove località, ampliando così il raggio di azione del cancro contagioso. Questo meccanismo di trasmissione non trova riscontro nei mitili selvatici e in quelli allevati, poiché sono stazionari e non soggetti ai movimenti tipici del traffico marittimo.

Maggiori controlli

Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di regolamentare e controllare il fenomeno del biofouling su banchine e scafi delle navi per limitare la diffusione di MtrBTN2. Questa ricerca non solo evidenzia un problema sanitario per le popolazioni di mitili ma solleva anche questioni più ampie riguardanti la salute degli ecosistemi marini e l’importanza delle pratiche di navigazione sostenibili.

Cancro contagioso nei mitili: allarme nei porti francesi

L’articolo Cancro contagioso nei mitili: allarme nei porti francesi proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Pagina 8 di 75

Made with & by Matacotti Design

Privacy & Cookie Policy