Mese: Marzo 2024 Pagina 14 di 81

Le alghe marine al centro di un futuro sostenibile

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Le alghe marine al centro di un futuro sostenibile – In un mondo alla costante ricerca di soluzioni sostenibili, le alghe marine emergono come vere e proprie eroine verdi dell’economia oceanica. Un recente studio dell’UNCTAD, l’organismo intergovernativo sul commercio e lo sviluppo creato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha fatto chiarezza sul potenziale incredibile di questo settore, ancora troppo spesso sottovalutato. Intitolato Un oceano di opportunità: il potenziale delle alghe marine per promuovere le dimensioni alimentari, ambientali e di genere degli SDGs, lo studio svela come la coltivazione, la raccolta, la lavorazione e il commercio delle alghe possano essere la chiave per una crescita sostenibile entro il 2030.

Con un approccio multidisciplinare, l’UNCTAD ha esplorato le numerose facce del settore delle alghe, mettendo in evidenza non solo il suo contributo alla sicurezza alimentare e nutrizionale, ma anche il ruolo fondamentale che può giocare nell’emancipazione femminile e nella protezione ambientale. Attraverso un’analisi dettagliata, supportata da esperti internazionali e organizzazioni come la FAO e la Global Seaweed Coalition, lo studio evidenzia come i paesi in via di sviluppo siano al centro di questa rivoluzione verde, con un’enfasi particolare sul contributo vitale delle donne in ogni fase della catena del valore delle alghe.

Lo studio si concentra su casi pratici dalla Repubblica Unita di Tanzania, Kenya e Portogallo, dimostrando come l’inclusione femminile nel settore non solo promuova l’empowerment economico delle donne, ma anche incoraggi pratiche sostenibili che possono trasformare l’intero settore. Identifica inoltre sfide e opportunità per un futuro in cui il settore delle alghe sia sostenibile e inclusivo di genere, evidenziando le lacune attuali nella ricerca che necessitano di ulteriori indagini.

Grazie alla sua analisi dettagliata, completa di dati sui flussi commerciali e sulla partecipazione femminile, sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati, lo studio dell’UNCTAD fornisce una visione complessiva dello stato attuale dell’industria delle alghe, sottolineando l’urgenza e l’importanza di sfruttare appieno questo settore per il bene del nostro pianeta e delle sue comunità.

Lo studio in questione non è solo una lettura obbligatoria per chi opera nel settore dell’acquacoltura e dello sviluppo sostenibile, ma anche un campanello d’allarme per il mondo intero. Le alghe marine, con il loro immenso potenziale di promuovere la sostenibilità ambientale, la sicurezza alimentare e l’equità di genere, rappresentano una risorsa inestimabile nella lotta contro i cambiamenti climatici e nella ricerca di un futuro più verde e giusto per tutti.

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Le alghe marine al centro di un futuro sostenibile – In un mondo alla costante ricerca di soluzioni sostenibili, le alghe marine emergono come vere e proprie eroine verdi dell’economia oceanica. Un recente studio dell’UNCTAD, l’organismo intergovernativo sul commercio e lo sviluppo creato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha fatto chiarezza sul potenziale incredibile di questo settore, ancora troppo spesso sottovalutato. Intitolato Un oceano di opportunità: il potenziale delle alghe marine per promuovere le dimensioni alimentari, ambientali e di genere degli SDGs, lo studio svela come la coltivazione, la raccolta, la lavorazione e il commercio delle alghe possano essere la chiave per una crescita sostenibile entro il 2030.

Con un approccio multidisciplinare, l’UNCTAD ha esplorato le numerose facce del settore delle alghe, mettendo in evidenza non solo il suo contributo alla sicurezza alimentare e nutrizionale, ma anche il ruolo fondamentale che può giocare nell’emancipazione femminile e nella protezione ambientale. Attraverso un’analisi dettagliata, supportata da esperti internazionali e organizzazioni come la FAO e la Global Seaweed Coalition, lo studio evidenzia come i paesi in via di sviluppo siano al centro di questa rivoluzione verde, con un’enfasi particolare sul contributo vitale delle donne in ogni fase della catena del valore delle alghe.

Lo studio si concentra su casi pratici dalla Repubblica Unita di Tanzania, Kenya e Portogallo, dimostrando come l’inclusione femminile nel settore non solo promuova l’empowerment economico delle donne, ma anche incoraggi pratiche sostenibili che possono trasformare l’intero settore. Identifica inoltre sfide e opportunità per un futuro in cui il settore delle alghe sia sostenibile e inclusivo di genere, evidenziando le lacune attuali nella ricerca che necessitano di ulteriori indagini.

Grazie alla sua analisi dettagliata, completa di dati sui flussi commerciali e sulla partecipazione femminile, sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati, lo studio dell’UNCTAD fornisce una visione complessiva dello stato attuale dell’industria delle alghe, sottolineando l’urgenza e l’importanza di sfruttare appieno questo settore per il bene del nostro pianeta e delle sue comunità.

Lo studio in questione non è solo una lettura obbligatoria per chi opera nel settore dell’acquacoltura e dello sviluppo sostenibile, ma anche un campanello d’allarme per il mondo intero. Le alghe marine, con il loro immenso potenziale di promuovere la sostenibilità ambientale, la sicurezza alimentare e l’equità di genere, rappresentano una risorsa inestimabile nella lotta contro i cambiamenti climatici e nella ricerca di un futuro più verde e giusto per tutti.

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Con un approccio multidisciplinare, l’UNCTAD ha esplorato le numerose facce del settore delle alghe, mettendo in evidenza non solo il suo contributo alla sicurezza alimentare e nutrizionale, ma anche il ruolo fondamentale che può giocare nell’emancipazione femminile e nella protezione ambientale. Attraverso un’analisi dettagliata, supportata da esperti internazionali e organizzazioni come la FAO e la Global Seaweed Coalition, lo studio evidenzia come i paesi in via di sviluppo siano al centro di questa rivoluzione verde, con un’enfasi particolare sul contributo vitale delle donne in ogni fase della catena del valore delle alghe.

Lo studio si concentra su casi pratici dalla Repubblica Unita di Tanzania, Kenya e Portogallo, dimostrando come l’inclusione femminile nel settore non solo promuova l’empowerment economico delle donne, ma anche incoraggi pratiche sostenibili che possono trasformare l’intero settore. Identifica inoltre sfide e opportunità per un futuro in cui il settore delle alghe sia sostenibile e inclusivo di genere, evidenziando le lacune attuali nella ricerca che necessitano di ulteriori indagini.

Grazie alla sua analisi dettagliata, completa di dati sui flussi commerciali e sulla partecipazione femminile, sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati, lo studio dell’UNCTAD fornisce una visione complessiva dello stato attuale dell’industria delle alghe, sottolineando l’urgenza e l’importanza di sfruttare appieno questo settore per il bene del nostro pianeta e delle sue comunità.

Lo studio in questione non è solo una lettura obbligatoria per chi opera nel settore dell’acquacoltura e dello sviluppo sostenibile, ma anche un campanello d’allarme per il mondo intero. Le alghe marine, con il loro immenso potenziale di promuovere la sostenibilità ambientale, la sicurezza alimentare e l’equità di genere, rappresentano una risorsa inestimabile nella lotta contro i cambiamenti climatici e nella ricerca di un futuro più verde e giusto per tutti.

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Con un approccio multidisciplinare, l’UNCTAD ha esplorato le numerose facce del settore delle alghe, mettendo in evidenza non solo il suo contributo alla sicurezza alimentare e nutrizionale, ma anche il ruolo fondamentale che può giocare nell’emancipazione femminile e nella protezione ambientale. Attraverso un’analisi dettagliata, supportata da esperti internazionali e organizzazioni come la FAO e la Global Seaweed Coalition, lo studio evidenzia come i paesi in via di sviluppo siano al centro di questa rivoluzione verde, con un’enfasi particolare sul contributo vitale delle donne in ogni fase della catena del valore delle alghe.

Lo studio si concentra su casi pratici dalla Repubblica Unita di Tanzania, Kenya e Portogallo, dimostrando come l’inclusione femminile nel settore non solo promuova l’empowerment economico delle donne, ma anche incoraggi pratiche sostenibili che possono trasformare l’intero settore. Identifica inoltre sfide e opportunità per un futuro in cui il settore delle alghe sia sostenibile e inclusivo di genere, evidenziando le lacune attuali nella ricerca che necessitano di ulteriori indagini.

Grazie alla sua analisi dettagliata, completa di dati sui flussi commerciali e sulla partecipazione femminile, sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati, lo studio dell’UNCTAD fornisce una visione complessiva dello stato attuale dell’industria delle alghe, sottolineando l’urgenza e l’importanza di sfruttare appieno questo settore per il bene del nostro pianeta e delle sue comunità.

Lo studio in questione non è solo una lettura obbligatoria per chi opera nel settore dell’acquacoltura e dello sviluppo sostenibile, ma anche un campanello d’allarme per il mondo intero. Le alghe marine, con il loro immenso potenziale di promuovere la sostenibilità ambientale, la sicurezza alimentare e l’equità di genere, rappresentano una risorsa inestimabile nella lotta contro i cambiamenti climatici e nella ricerca di un futuro più verde e giusto per tutti.

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L’alimentazione alternativa nell’acquacoltura richiede un approccio complementare

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L’alimentazione alternativa nell’acquacoltura richiede un approccio complementare – Un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Reviews in Fisheries Science and Aquaculture mette in luce la sfida di trovare fonti proteiche alternative per ridurre la dipendenza dell’alimentazione acquatica dagli ingredienti marini. La ricerca, guidata dal Dr. Brett Glencross, Direttore Tecnico dell’IFFO, l’Organizzazione Internazionale per gli Ingredienti Marini, insieme a un team di ricercatori, esplora un’ampia gamma di fonti proteiche attualmente utilizzate nei mangimi per acquacoltura.

Le opzioni esaminate comprendono ingredienti marini tradizionali, proteine animali trasformate da sottoprodotti della produzione di cibo per umani, farine di insetti e vermi, proteine unicellulari come quelle ottenute da batteri e microalghe, e varie fonti di origine vegetale come cereali, semi oleosi e legumi. Quest’ultime rappresentano il grosso della produzione globale di mangimi acquatici e vengono utilizzate sia in forma grezza che lavorata.

Il Dr. Glencross sottolinea che l’analisi dimostra come ogni ingrediente presenti vantaggi e svantaggi specifici. Attraverso l’identificazione di sinergie tra i diversi ingredienti, è possibile scoprire opportunità di complementarità che potrebbero ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili. Ad esempio, mentre la soia offre vantaggi in termini di disponibilità e costanza della qualità, potrebbe non essere appetibile per molte specie acquatiche. Al contrario, la farina di pesce, sebbene disponibile in quantità limitate, è altamente appetibile e può essere combinata efficacemente con la soia per sfruttarne i reciproci punti di forza.

Le raccomandazioni principali dello studio per il settore includono l’ottimizzazione della gestione delle risorse esistenti per incrementarne la produttività, una maggiore enfasi sul riutilizzo e la minimizzazione degli sprechi, e l’esplorazione di nuove risorse non in competizione con la produzione alimentare umana.

Un aspetto cruciale evidenziato da Glencross è l’importanza di riconoscere i punti di forza e di debolezza di ciascun ingrediente per migliorare l’adattabilità e la sostenibilità del settore nel lungo termine. Nonostante i progressi tecnologici abbiano migliorato la capacità di lavorare con una varietà più ampia di ingredienti, la ricerca sottolinea che vi è ancora molto lavoro da fare per sviluppare fonti proteiche alternative che possano contribuire significativamente all’alimentazione acquatica.

In conclusione, il percorso verso un settore dell’acquacoltura meno dipendente dagli ingredienti marini è complesso e richiede un approccio olistico che consideri l’integrazione di diverse fonti proteiche. L’industria dell’alimentazione acquatica si trova di fronte alla sfida di bilanciare sostenibilità, disponibilità e necessità nutrizionali in un contesto in continua evoluzione, ma le ricerche come quella condotta dal Dr. Glencross e il suo team forniscono direzioni preziose per il futuro.

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