Mese: Marzo 2024 Pagina 17 di 81

L’alimentazione alternativa nell’acquacoltura richiede un approccio complementare

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L’alimentazione alternativa nell’acquacoltura richiede un approccio complementare – Un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Reviews in Fisheries Science and Aquaculture mette in luce la sfida di trovare fonti proteiche alternative per ridurre la dipendenza dell’alimentazione acquatica dagli ingredienti marini. La ricerca, guidata dal Dr. Brett Glencross, Direttore Tecnico dell’IFFO, l’Organizzazione Internazionale per gli Ingredienti Marini, insieme a un team di ricercatori, esplora un’ampia gamma di fonti proteiche attualmente utilizzate nei mangimi per acquacoltura.

Le opzioni esaminate comprendono ingredienti marini tradizionali, proteine animali trasformate da sottoprodotti della produzione di cibo per umani, farine di insetti e vermi, proteine unicellulari come quelle ottenute da batteri e microalghe, e varie fonti di origine vegetale come cereali, semi oleosi e legumi. Quest’ultime rappresentano il grosso della produzione globale di mangimi acquatici e vengono utilizzate sia in forma grezza che lavorata.

Il Dr. Glencross sottolinea che l’analisi dimostra come ogni ingrediente presenti vantaggi e svantaggi specifici. Attraverso l’identificazione di sinergie tra i diversi ingredienti, è possibile scoprire opportunità di complementarità che potrebbero ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili. Ad esempio, mentre la soia offre vantaggi in termini di disponibilità e costanza della qualità, potrebbe non essere appetibile per molte specie acquatiche. Al contrario, la farina di pesce, sebbene disponibile in quantità limitate, è altamente appetibile e può essere combinata efficacemente con la soia per sfruttarne i reciproci punti di forza.

Le raccomandazioni principali dello studio per il settore includono l’ottimizzazione della gestione delle risorse esistenti per incrementarne la produttività, una maggiore enfasi sul riutilizzo e la minimizzazione degli sprechi, e l’esplorazione di nuove risorse non in competizione con la produzione alimentare umana.

Un aspetto cruciale evidenziato da Glencross è l’importanza di riconoscere i punti di forza e di debolezza di ciascun ingrediente per migliorare l’adattabilità e la sostenibilità del settore nel lungo termine. Nonostante i progressi tecnologici abbiano migliorato la capacità di lavorare con una varietà più ampia di ingredienti, la ricerca sottolinea che vi è ancora molto lavoro da fare per sviluppare fonti proteiche alternative che possano contribuire significativamente all’alimentazione acquatica.

In conclusione, il percorso verso un settore dell’acquacoltura meno dipendente dagli ingredienti marini è complesso e richiede un approccio olistico che consideri l’integrazione di diverse fonti proteiche. L’industria dell’alimentazione acquatica si trova di fronte alla sfida di bilanciare sostenibilità, disponibilità e necessità nutrizionali in un contesto in continua evoluzione, ma le ricerche come quella condotta dal Dr. Glencross e il suo team forniscono direzioni preziose per il futuro.

L’alimentazione alternativa nell’acquacoltura richiede un approccio complementare

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L’alimentazione alternativa nell’acquacoltura richiede un approccio complementare – Un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Reviews in Fisheries Science and Aquaculture mette in luce la sfida di trovare fonti proteiche alternative per ridurre la dipendenza dell’alimentazione acquatica dagli ingredienti marini. La ricerca, guidata dal Dr. Brett Glencross, Direttore Tecnico dell’IFFO, l’Organizzazione Internazionale per gli Ingredienti Marini, insieme a un team di ricercatori, esplora un’ampia gamma di fonti proteiche attualmente utilizzate nei mangimi per acquacoltura.

Le opzioni esaminate comprendono ingredienti marini tradizionali, proteine animali trasformate da sottoprodotti della produzione di cibo per umani, farine di insetti e vermi, proteine unicellulari come quelle ottenute da batteri e microalghe, e varie fonti di origine vegetale come cereali, semi oleosi e legumi. Quest’ultime rappresentano il grosso della produzione globale di mangimi acquatici e vengono utilizzate sia in forma grezza che lavorata.

Il Dr. Glencross sottolinea che l’analisi dimostra come ogni ingrediente presenti vantaggi e svantaggi specifici. Attraverso l’identificazione di sinergie tra i diversi ingredienti, è possibile scoprire opportunità di complementarità che potrebbero ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili. Ad esempio, mentre la soia offre vantaggi in termini di disponibilità e costanza della qualità, potrebbe non essere appetibile per molte specie acquatiche. Al contrario, la farina di pesce, sebbene disponibile in quantità limitate, è altamente appetibile e può essere combinata efficacemente con la soia per sfruttarne i reciproci punti di forza.

Le raccomandazioni principali dello studio per il settore includono l’ottimizzazione della gestione delle risorse esistenti per incrementarne la produttività, una maggiore enfasi sul riutilizzo e la minimizzazione degli sprechi, e l’esplorazione di nuove risorse non in competizione con la produzione alimentare umana.

Un aspetto cruciale evidenziato da Glencross è l’importanza di riconoscere i punti di forza e di debolezza di ciascun ingrediente per migliorare l’adattabilità e la sostenibilità del settore nel lungo termine. Nonostante i progressi tecnologici abbiano migliorato la capacità di lavorare con una varietà più ampia di ingredienti, la ricerca sottolinea che vi è ancora molto lavoro da fare per sviluppare fonti proteiche alternative che possano contribuire significativamente all’alimentazione acquatica.

In conclusione, il percorso verso un settore dell’acquacoltura meno dipendente dagli ingredienti marini è complesso e richiede un approccio olistico che consideri l’integrazione di diverse fonti proteiche. L’industria dell’alimentazione acquatica si trova di fronte alla sfida di bilanciare sostenibilità, disponibilità e necessità nutrizionali in un contesto in continua evoluzione, ma le ricerche come quella condotta dal Dr. Glencross e il suo team forniscono direzioni preziose per il futuro.

L’alimentazione alternativa nell’acquacoltura richiede un approccio complementare

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L’alimentazione alternativa nell’acquacoltura richiede un approccio complementare

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L’alimentazione alternativa nell’acquacoltura richiede un approccio complementare – Un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Reviews in Fisheries Science and Aquaculture mette in luce la sfida di trovare fonti proteiche alternative per ridurre la dipendenza dell’alimentazione acquatica dagli ingredienti marini. La ricerca, guidata dal Dr. Brett Glencross, Direttore Tecnico dell’IFFO, l’Organizzazione Internazionale per gli Ingredienti Marini, insieme a un team di ricercatori, esplora un’ampia gamma di fonti proteiche attualmente utilizzate nei mangimi per acquacoltura.

Le opzioni esaminate comprendono ingredienti marini tradizionali, proteine animali trasformate da sottoprodotti della produzione di cibo per umani, farine di insetti e vermi, proteine unicellulari come quelle ottenute da batteri e microalghe, e varie fonti di origine vegetale come cereali, semi oleosi e legumi. Quest’ultime rappresentano il grosso della produzione globale di mangimi acquatici e vengono utilizzate sia in forma grezza che lavorata.

Il Dr. Glencross sottolinea che l’analisi dimostra come ogni ingrediente presenti vantaggi e svantaggi specifici. Attraverso l’identificazione di sinergie tra i diversi ingredienti, è possibile scoprire opportunità di complementarità che potrebbero ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili. Ad esempio, mentre la soia offre vantaggi in termini di disponibilità e costanza della qualità, potrebbe non essere appetibile per molte specie acquatiche. Al contrario, la farina di pesce, sebbene disponibile in quantità limitate, è altamente appetibile e può essere combinata efficacemente con la soia per sfruttarne i reciproci punti di forza.

Le raccomandazioni principali dello studio per il settore includono l’ottimizzazione della gestione delle risorse esistenti per incrementarne la produttività, una maggiore enfasi sul riutilizzo e la minimizzazione degli sprechi, e l’esplorazione di nuove risorse non in competizione con la produzione alimentare umana.

Un aspetto cruciale evidenziato da Glencross è l’importanza di riconoscere i punti di forza e di debolezza di ciascun ingrediente per migliorare l’adattabilità e la sostenibilità del settore nel lungo termine. Nonostante i progressi tecnologici abbiano migliorato la capacità di lavorare con una varietà più ampia di ingredienti, la ricerca sottolinea che vi è ancora molto lavoro da fare per sviluppare fonti proteiche alternative che possano contribuire significativamente all’alimentazione acquatica.

In conclusione, il percorso verso un settore dell’acquacoltura meno dipendente dagli ingredienti marini è complesso e richiede un approccio olistico che consideri l’integrazione di diverse fonti proteiche. L’industria dell’alimentazione acquatica si trova di fronte alla sfida di bilanciare sostenibilità, disponibilità e necessità nutrizionali in un contesto in continua evoluzione, ma le ricerche come quella condotta dal Dr. Glencross e il suo team forniscono direzioni preziose per il futuro.

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Le opzioni esaminate comprendono ingredienti marini tradizionali, proteine animali trasformate da sottoprodotti della produzione di cibo per umani, farine di insetti e vermi, proteine unicellulari come quelle ottenute da batteri e microalghe, e varie fonti di origine vegetale come cereali, semi oleosi e legumi. Quest’ultime rappresentano il grosso della produzione globale di mangimi acquatici e vengono utilizzate sia in forma grezza che lavorata.

Il Dr. Glencross sottolinea che l’analisi dimostra come ogni ingrediente presenti vantaggi e svantaggi specifici. Attraverso l’identificazione di sinergie tra i diversi ingredienti, è possibile scoprire opportunità di complementarità che potrebbero ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili. Ad esempio, mentre la soia offre vantaggi in termini di disponibilità e costanza della qualità, potrebbe non essere appetibile per molte specie acquatiche. Al contrario, la farina di pesce, sebbene disponibile in quantità limitate, è altamente appetibile e può essere combinata efficacemente con la soia per sfruttarne i reciproci punti di forza.

Le raccomandazioni principali dello studio per il settore includono l’ottimizzazione della gestione delle risorse esistenti per incrementarne la produttività, una maggiore enfasi sul riutilizzo e la minimizzazione degli sprechi, e l’esplorazione di nuove risorse non in competizione con la produzione alimentare umana.

Un aspetto cruciale evidenziato da Glencross è l’importanza di riconoscere i punti di forza e di debolezza di ciascun ingrediente per migliorare l’adattabilità e la sostenibilità del settore nel lungo termine. Nonostante i progressi tecnologici abbiano migliorato la capacità di lavorare con una varietà più ampia di ingredienti, la ricerca sottolinea che vi è ancora molto lavoro da fare per sviluppare fonti proteiche alternative che possano contribuire significativamente all’alimentazione acquatica.

In conclusione, il percorso verso un settore dell’acquacoltura meno dipendente dagli ingredienti marini è complesso e richiede un approccio olistico che consideri l’integrazione di diverse fonti proteiche. L’industria dell’alimentazione acquatica si trova di fronte alla sfida di bilanciare sostenibilità, disponibilità e necessità nutrizionali in un contesto in continua evoluzione, ma le ricerche come quella condotta dal Dr. Glencross e il suo team forniscono direzioni preziose per il futuro.

L’alimentazione alternativa nell’acquacoltura richiede un approccio complementare

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L’alimentazione alternativa nell’acquacoltura richiede un approccio complementare – Un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Reviews in Fisheries Science and Aquaculture mette in luce la sfida di trovare fonti proteiche alternative per ridurre la dipendenza dell’alimentazione acquatica dagli ingredienti marini. La ricerca, guidata dal Dr. Brett Glencross, Direttore Tecnico dell’IFFO, l’Organizzazione Internazionale per gli Ingredienti Marini, insieme a un team di ricercatori, esplora un’ampia gamma di fonti proteiche attualmente utilizzate nei mangimi per acquacoltura.

Le opzioni esaminate comprendono ingredienti marini tradizionali, proteine animali trasformate da sottoprodotti della produzione di cibo per umani, farine di insetti e vermi, proteine unicellulari come quelle ottenute da batteri e microalghe, e varie fonti di origine vegetale come cereali, semi oleosi e legumi. Quest’ultime rappresentano il grosso della produzione globale di mangimi acquatici e vengono utilizzate sia in forma grezza che lavorata.

Il Dr. Glencross sottolinea che l’analisi dimostra come ogni ingrediente presenti vantaggi e svantaggi specifici. Attraverso l’identificazione di sinergie tra i diversi ingredienti, è possibile scoprire opportunità di complementarità che potrebbero ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili. Ad esempio, mentre la soia offre vantaggi in termini di disponibilità e costanza della qualità, potrebbe non essere appetibile per molte specie acquatiche. Al contrario, la farina di pesce, sebbene disponibile in quantità limitate, è altamente appetibile e può essere combinata efficacemente con la soia per sfruttarne i reciproci punti di forza.

Le raccomandazioni principali dello studio per il settore includono l’ottimizzazione della gestione delle risorse esistenti per incrementarne la produttività, una maggiore enfasi sul riutilizzo e la minimizzazione degli sprechi, e l’esplorazione di nuove risorse non in competizione con la produzione alimentare umana.

Un aspetto cruciale evidenziato da Glencross è l’importanza di riconoscere i punti di forza e di debolezza di ciascun ingrediente per migliorare l’adattabilità e la sostenibilità del settore nel lungo termine. Nonostante i progressi tecnologici abbiano migliorato la capacità di lavorare con una varietà più ampia di ingredienti, la ricerca sottolinea che vi è ancora molto lavoro da fare per sviluppare fonti proteiche alternative che possano contribuire significativamente all’alimentazione acquatica.

In conclusione, il percorso verso un settore dell’acquacoltura meno dipendente dagli ingredienti marini è complesso e richiede un approccio olistico che consideri l’integrazione di diverse fonti proteiche. L’industria dell’alimentazione acquatica si trova di fronte alla sfida di bilanciare sostenibilità, disponibilità e necessità nutrizionali in un contesto in continua evoluzione, ma le ricerche come quella condotta dal Dr. Glencross e il suo team forniscono direzioni preziose per il futuro.

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