Mese: Marzo 2024 Pagina 26 di 81

Alleanza Cooperative pronti a lavorare con Masaf a fermo più flessibile

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Alleanza Cooperative pronti a lavorare con Masaf a fermo più flessibile – “In una cornice europea che impone all’Italia sempre minor giorni di pesca e quantitativi di cattura per molte specie ittiche, apprezziamo la proposta del Sottosegretario Masaf La Pietra di trovare soluzioni diverse per il fermo pesca all’insegna di una maggiore sostenibilità soprattutto economica e sociale. Lavoreremo insieme al ministero a soluzioni condivise con i nostri pescatori”.

Così l’Alleanza delle Cooperative Pesca e Acquacoltura sull’ipotese di una riformulazione del fermo pesca annunciata dal sottosegretario La Pietra nel corso del tavolo pesca. A fronte di un tetto di giornate massime assegnate dall’Europa all’Italia per i diversi mestieri di pesca, evidenzia la cooperazione, le imprese potrebbero fruire di maggiore libertà nella programmazione delle uscite a mare quotidiane, secondo le esigenze del mercato. Rimane invece invariato il periodo di fermo continuativo obbligatorio secondo un calendario che dovrebbe ricalcare quello dello scorso anno.

“Abbiamo apprezzato la proposta ministeriale di mettere mano al sistema delle sanzioni, davvero troppo onerose per le imprese di pesca. Bene anche l’accelerazione sul bando per le demolizioni dei pescherecci che possono contare su un plafond di 70milioni di euro. Stiamo lavorando affinché nel DDL lavoro vengono previsti degli sgravi contributivi per chi assume pescatori imbarcati su pescherecci che vengono demoliti”, conclude l’Alleanza.

Alleanza Cooperative pronti a lavorare con Masaf a fermo più flessibile

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Unci AgroAlimentare, Scognamiglio: meno vincoli, pesca più dinamica. Bene proposta La Pietra

Unci AgroAlimentare, Scognamiglio: meno vincoli, pesca più dinamica. Bene proposta La Pietra

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“Finalmente ai tavoli istituzionali si parla di innovazione della pesca, con l’obiettivo di tutelare e rilanciare un comparto così importante, a lungo trascurato dai Palazzi, e rafforzare la produzione italiana, tenendo conto della sostenibilità ambientale”.

Così Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale di Unci AgroAlimentare, all’indomani della riunione tecnica convocata al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e della Forestazione, con le organizzazioni di categoria, alla presenza del sottosegretario, senatore Patrizio La Pietra, oltre che del direttore generale, Saverio Abate, e del capo dipartimento, Marco Lupo.

“Il superamento di inutili vincoli – ha proseguito il numero uno dell’associazione di settore del mondo cooperativistico –, annunciato dall’esponente di governo, in merito alla programmazione delle attività in mare, consente di valorizzare il lavoro degli operatori e di promuovere la filiera nazionale, senza però incidere sullo sforzo di pesca.

Fatte salve le giornate di fermo biologico e nel pieno rispettto delle norme nazionali ed europee, insomma, si vuole modificare l’attività dei nostri pescherecci, permettendo ai lavoratori di scegliere in autonomia le giornate in cui uscire in mare, in modo da poter ottimizzare sforzi e risorse, migliorando i risultati.

Assolutamente condivisibile, poi, la redazione di un protocollo per l’adozione di un marchio che identifichi il pescato italiano fresco e lavorato, garantendo origine e qualità.

Anche per quel che riguarda l’ammodernamento del parco imbarcazioni, l’atteso arresto definitivo delle vecchie unità, non comporterà una riduzione degli addetti, ma soltanto del numero di imbarcazioni”.

“Alla luce dei riscontri che stiamo avendo – ha concluso Scognamiglio – possiamo sostenere che la linea adottata dal ministro Lollobrigida e dal sottosegretario La Pietra ha inquadrato la pesca in un’ottica differente rispetto al passato. Un settore che si è sempre dimostrato capace di affrontare e superare le tante difficoltà che si sono presentate nel tempo e sempre pronto a nuove sfide, ha colto con favore l’idea di una pesca dinamica, in grado di soddisfare le esigenze dei consumatori e di rispondere alle tendenze del mercato”.

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Monitoraggio del salmone scozzese: 60 anni di raccolta dati

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Monitoraggio del salmone scozzese: 60 anni di raccolta dati – Uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Aberdeen consente di condividere scoperte fondamentali sul salmone atlantico, una specie a rischio che lotta per sopravvivere negli habitat colpiti dal cambiamento climatico. Il salmone, che necessita di acque marine e fluviali per il suo ciclo di vita, è stato quindi oggetto di questo studio minuzioso a Girnock Burn, Royal Deeside, nel cuore della Scozia.

Dal 1966, sono stati immagazzinati dati in questa valle fluviale, facendo luce su cambiamenti critici nei tassi di ritorno dei salmoni e nello stato ambientale del fiume. Queste informazioni sono state ora pubblicate sulla rivista Hydrological Processes.

La ricerca, condotta con il supporto del governo scozzese e dell’Istituto Leibniz tedesco, ha tracciato la storia dei cosiddetti salmoni “primaverili”, pesci di alto valore che ritornano in acqua dolce dopo più di un anno in mare.

Gli scienziati si sono concentrati su come le variazioni climatiche hanno influenzato il numero dei salmoni e hanno osservato un calo preoccupante dei pesci che fanno ritorno dal mare, un trend allarmante visto anche in molti altri fiumi della Scozia.

Il Professor Chris Soulsby, che studia il Girnock da oltre tre decenni, sottolinea che sebbene il cambiamento climatico abbia impattato negativamente sulle sopravvivenze marine, anche gli habitat fluviali ne sono stati colpiti. I risultati mostrano la necessità di adottare misure come la piantumazione di alberi lungo le rive per ridurre le temperature dell’acqua. Allo stesso tempo, avverte che interventi di ingegneria fluviale per “creare” habitat non saranno efficaci dato che l’habitat giovanile non limita la popolazione.

L’importanza di proteggere i salmoni è cruciale non solo per la biodiversità ma anche per l’economia rurale e l’occupazione in Scozia. Con il cambiamento climatico che minaccia di intensificare inondazioni e siccità, la ricerca continua è essenziale per fornire basi scientifiche affidabili a sostegno delle politiche e delle strategie di gestione future.

Il professor Doerthe Tetzlaff, coautore dello studio, ribadisce l’importanza di dati scientifici a lungo termine per comprendere gli ecosistemi e per influenzare positivamente le politiche e la gestione di specie che indicano lo stato di salute dell’ambiente a livello globale e locale. La ricerca dell’Università di Aberdeen gioca così un ruolo chiave nella fornitura di scienza a supporto della salvaguardia del salmone atlantico.

Monitoraggio del salmone scozzese: 60 anni di raccolta dati

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Monitoraggio del salmone scozzese: 60 anni di raccolta dati

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Monitoraggio del salmone scozzese: 60 anni di raccolta dati – Uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Aberdeen consente di condividere scoperte fondamentali sul salmone atlantico, una specie a rischio che lotta per sopravvivere negli habitat colpiti dal cambiamento climatico. Il salmone, che necessita di acque marine e fluviali per il suo ciclo di vita, è stato quindi oggetto di questo studio minuzioso a Girnock Burn, Royal Deeside, nel cuore della Scozia.

Dal 1966, sono stati immagazzinati dati in questa valle fluviale, facendo luce su cambiamenti critici nei tassi di ritorno dei salmoni e nello stato ambientale del fiume. Queste informazioni sono state ora pubblicate sulla rivista Hydrological Processes.

La ricerca, condotta con il supporto del governo scozzese e dell’Istituto Leibniz tedesco, ha tracciato la storia dei cosiddetti salmoni “primaverili”, pesci di alto valore che ritornano in acqua dolce dopo più di un anno in mare.

Gli scienziati si sono concentrati su come le variazioni climatiche hanno influenzato il numero dei salmoni e hanno osservato un calo preoccupante dei pesci che fanno ritorno dal mare, un trend allarmante visto anche in molti altri fiumi della Scozia.

Il Professor Chris Soulsby, che studia il Girnock da oltre tre decenni, sottolinea che sebbene il cambiamento climatico abbia impattato negativamente sulle sopravvivenze marine, anche gli habitat fluviali ne sono stati colpiti. I risultati mostrano la necessità di adottare misure come la piantumazione di alberi lungo le rive per ridurre le temperature dell’acqua. Allo stesso tempo, avverte che interventi di ingegneria fluviale per “creare” habitat non saranno efficaci dato che l’habitat giovanile non limita la popolazione.

L’importanza di proteggere i salmoni è cruciale non solo per la biodiversità ma anche per l’economia rurale e l’occupazione in Scozia. Con il cambiamento climatico che minaccia di intensificare inondazioni e siccità, la ricerca continua è essenziale per fornire basi scientifiche affidabili a sostegno delle politiche e delle strategie di gestione future.

Il professor Doerthe Tetzlaff, coautore dello studio, ribadisce l’importanza di dati scientifici a lungo termine per comprendere gli ecosistemi e per influenzare positivamente le politiche e la gestione di specie che indicano lo stato di salute dell’ambiente a livello globale e locale. La ricerca dell’Università di Aberdeen gioca così un ruolo chiave nella fornitura di scienza a supporto della salvaguardia del salmone atlantico.

Monitoraggio del salmone scozzese: 60 anni di raccolta dati

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Monitoraggio del salmone scozzese: 60 anni di raccolta dati

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Monitoraggio del salmone scozzese: 60 anni di raccolta dati – Uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Aberdeen consente di condividere scoperte fondamentali sul salmone atlantico, una specie a rischio che lotta per sopravvivere negli habitat colpiti dal cambiamento climatico. Il salmone, che necessita di acque marine e fluviali per il suo ciclo di vita, è stato quindi oggetto di questo studio minuzioso a Girnock Burn, Royal Deeside, nel cuore della Scozia.

Dal 1966, sono stati immagazzinati dati in questa valle fluviale, facendo luce su cambiamenti critici nei tassi di ritorno dei salmoni e nello stato ambientale del fiume. Queste informazioni sono state ora pubblicate sulla rivista Hydrological Processes.

La ricerca, condotta con il supporto del governo scozzese e dell’Istituto Leibniz tedesco, ha tracciato la storia dei cosiddetti salmoni “primaverili”, pesci di alto valore che ritornano in acqua dolce dopo più di un anno in mare.

Gli scienziati si sono concentrati su come le variazioni climatiche hanno influenzato il numero dei salmoni e hanno osservato un calo preoccupante dei pesci che fanno ritorno dal mare, un trend allarmante visto anche in molti altri fiumi della Scozia.

Il Professor Chris Soulsby, che studia il Girnock da oltre tre decenni, sottolinea che sebbene il cambiamento climatico abbia impattato negativamente sulle sopravvivenze marine, anche gli habitat fluviali ne sono stati colpiti. I risultati mostrano la necessità di adottare misure come la piantumazione di alberi lungo le rive per ridurre le temperature dell’acqua. Allo stesso tempo, avverte che interventi di ingegneria fluviale per “creare” habitat non saranno efficaci dato che l’habitat giovanile non limita la popolazione.

L’importanza di proteggere i salmoni è cruciale non solo per la biodiversità ma anche per l’economia rurale e l’occupazione in Scozia. Con il cambiamento climatico che minaccia di intensificare inondazioni e siccità, la ricerca continua è essenziale per fornire basi scientifiche affidabili a sostegno delle politiche e delle strategie di gestione future.

Il professor Doerthe Tetzlaff, coautore dello studio, ribadisce l’importanza di dati scientifici a lungo termine per comprendere gli ecosistemi e per influenzare positivamente le politiche e la gestione di specie che indicano lo stato di salute dell’ambiente a livello globale e locale. La ricerca dell’Università di Aberdeen gioca così un ruolo chiave nella fornitura di scienza a supporto della salvaguardia del salmone atlantico.

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