Mese: Aprile 2024 Pagina 68 di 71

Un passo avanti nella lotta contro la pesca distruttiva

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Un passo avanti nella lotta contro la pesca distruttiva – In un mondo che cerca sempre più di abbracciare la sostenibilità, la questione della pesca distruttiva si impone con urgenza. Riconosciuta da molteplici quadri internazionali – tra cui gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite – la necessità di contrastare le pratiche di pesca dannose è più sentita che mai. Tuttavia, fino ad oggi, la mancanza di una definizione precisa ha reso difficile misurare e combattere efficacemente questo problema.

Una svolta significativa arriva da un ampio lavoro collaborativo che ha visto coinvolti 80 esperti di pesca da oltre 30 paesi. Dopo un’intensa consultazione, è stata finalmente proposta una nuova definizione operativa di “pesca distruttiva”. Questa chiarificazione era attesa con impazienza, poiché permette di identificare con precisione le pratiche da evitare per preservare l’integrità degli ecosistemi marini.

Secondo il dottor Arlie McCarthy, uno dei principali autori dello studio, comprendere esattamente cosa sia la pesca distruttiva è fondamentale. Solo così possiamo realmente valutare i progressi fatti verso la sua eliminazione. La definizione recentemente formulata identifica la pesca distruttiva come ogni pratica che degrada irreversibilmente l’habitat marino, causa un impatto ambientale negativo significativo, provoca il declino delle specie target e non, e danneggia i mezzi di sussistenza delle comunità che dipendono dal mare.

Questo nuovo punto di riferimento, pubblicato sulla rivista Conservation Letters, nasce da un processo consultivo approfondito. Utilizzando la tecnica Delphi, un metodo anonimo e iterativo, gli esperti hanno raggiunto un consenso che ora guiderà le discussioni politiche internazionali, offrendo ai paesi uno strumento fondamentale per proibire le pratiche di pesca dannose.

Hannah Richardson, a capo del progetto, sottolinea l’importanza di questa definizione per la sicurezza alimentare globale e la salute degli oceani. Senza una linea guida chiara, diventa quasi impossibile implementare politiche efficaci a livello internazionale.

La collaborazione internazionale tra istituzioni accademiche e organizzazioni ambientaliste ha dimostrato come, unendo le forze, sia possibile fare passi da gigante verso la conservazione marina. Ora, l’obiettivo è lavorare con i politici per rendere questa definizione universalmente accettata e utilizzata per tutelare i nostri oceani.

Chris McOwen, uno scienziato marino coinvolto nel progetto, evidenzia l’importanza di continuare a lavorare con i governi e l’industria per affinare la definizione e adattarla alle diverse necessità. L’impegno futuro si concentrerà su come ampliare la comprensione della pesca distruttiva, includendo anche gli impatti sociali ed economici.

Grazie al sostegno di varie fondazioni, il progetto ha potuto illuminare un’area precedentemente oscura del dibattito sulla conservazione marina. Questa definizione di pesca distruttiva rappresenta non solo un traguardo scientifico ma anche un passo avanti verso un futuro più sostenibile per gli oceani del nostro pianeta.

Un passo avanti nella lotta contro la pesca distruttiva

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Un passo avanti nella lotta contro la pesca distruttiva

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Un passo avanti nella lotta contro la pesca distruttiva – In un mondo che cerca sempre più di abbracciare la sostenibilità, la questione della pesca distruttiva si impone con urgenza. Riconosciuta da molteplici quadri internazionali – tra cui gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite – la necessità di contrastare le pratiche di pesca dannose è più sentita che mai. Tuttavia, fino ad oggi, la mancanza di una definizione precisa ha reso difficile misurare e combattere efficacemente questo problema.

Una svolta significativa arriva da un ampio lavoro collaborativo che ha visto coinvolti 80 esperti di pesca da oltre 30 paesi. Dopo un’intensa consultazione, è stata finalmente proposta una nuova definizione operativa di “pesca distruttiva”. Questa chiarificazione era attesa con impazienza, poiché permette di identificare con precisione le pratiche da evitare per preservare l’integrità degli ecosistemi marini.

Secondo il dottor Arlie McCarthy, uno dei principali autori dello studio, comprendere esattamente cosa sia la pesca distruttiva è fondamentale. Solo così possiamo realmente valutare i progressi fatti verso la sua eliminazione. La definizione recentemente formulata identifica la pesca distruttiva come ogni pratica che degrada irreversibilmente l’habitat marino, causa un impatto ambientale negativo significativo, provoca il declino delle specie target e non, e danneggia i mezzi di sussistenza delle comunità che dipendono dal mare.

Questo nuovo punto di riferimento, pubblicato sulla rivista Conservation Letters, nasce da un processo consultivo approfondito. Utilizzando la tecnica Delphi, un metodo anonimo e iterativo, gli esperti hanno raggiunto un consenso che ora guiderà le discussioni politiche internazionali, offrendo ai paesi uno strumento fondamentale per proibire le pratiche di pesca dannose.

Hannah Richardson, a capo del progetto, sottolinea l’importanza di questa definizione per la sicurezza alimentare globale e la salute degli oceani. Senza una linea guida chiara, diventa quasi impossibile implementare politiche efficaci a livello internazionale.

La collaborazione internazionale tra istituzioni accademiche e organizzazioni ambientaliste ha dimostrato come, unendo le forze, sia possibile fare passi da gigante verso la conservazione marina. Ora, l’obiettivo è lavorare con i politici per rendere questa definizione universalmente accettata e utilizzata per tutelare i nostri oceani.

Chris McOwen, uno scienziato marino coinvolto nel progetto, evidenzia l’importanza di continuare a lavorare con i governi e l’industria per affinare la definizione e adattarla alle diverse necessità. L’impegno futuro si concentrerà su come ampliare la comprensione della pesca distruttiva, includendo anche gli impatti sociali ed economici.

Grazie al sostegno di varie fondazioni, il progetto ha potuto illuminare un’area precedentemente oscura del dibattito sulla conservazione marina. Questa definizione di pesca distruttiva rappresenta non solo un traguardo scientifico ma anche un passo avanti verso un futuro più sostenibile per gli oceani del nostro pianeta.

Un passo avanti nella lotta contro la pesca distruttiva

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L’Argentina registra un record nelle esportazioni ittiche

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L’Argentina registra un record nelle esportazioni ittiche – Nel panorama economico globale, l’Argentina si distingue come un colosso emergente nel settore ittico, segnando un’inizio d’anno 2024 strepitoso. Gennaio ha visto un’impennata nelle esportazioni di prodotti del mare, con incrementi significativi sia in termini di volume che di valore, riflettendo la crescente domanda internazionale e l’efficienza produttiva argentina.

In dettaglio, il paese ha esportato 29.236 tonnellate di prodotti ittici, accumulando un valore di 139,4 milioni di dollari, segnando rispettivamente aumenti del 25% e del 35% rispetto allo stesso periodo del 2023. Un dato sorprendente emerge dal segmento dei calamari, le cui esportazioni sono balzate a 2.183 tonnellate per un valore di 5,3 milioni di dollari, registrando una crescita esplosiva del 143% in volume e del 194% in valore. Questo fenomeno è riconducibile a un significativo aumento del prezzo medio di vendita, attestandosi a 2,44 dollari al kg.

Parallelamente, il settore ha registrato performance positive anche per altri prodotti di punta come i gamberi rossi e il merluzzo. In particolare, i gamberi rossi hanno visto le loro esportazioni salire a 8.920 tonnellate, con un valore di 89,3 milioni di dollari, aumentando del 51% in volume e del 45% in valore. Nonostante questo successo, il valore medio all’esportazione ha subito una lieve flessione del 4%. Per il merluzzo, invece, le esportazioni hanno raggiunto le 8.260 tonnellate per un valore di 21,4 milioni di dollari, incrementando del 36% in volume e del 27% in valore, sebbene anche qui si registri una riduzione del 7% nel prezzo medio.

Uno sguardo ai principali mercati di destinazione rivela che la Spagna si posiziona al primo posto, assorbendo il 17% delle esportazioni totali argentine di prodotti ittici, seguita da Cina e Brasile. La Spagna, in particolare, ha importato 5.074 tonnellate di prodotti ittici argentini per un valore di 25,8 milioni di dollari, registrando aumenti del 74% e 71% rispettivamente in volume e valore rispetto all’anno precedente. Le esportazioni verso la Cina e il Brasile hanno anch’esse mostrato notevoli progressi, con incrementi che riflettono la solida domanda in questi mercati.

Tuttavia, non tutti i mercati hanno mostrato trend positivi: le esportazioni verso gli Stati Uniti e la Russia hanno riscontrato dinamiche miste, con aumenti in volume ma diminuzioni in valore, evidenziando sfide e opportunità diverse a seconda delle destinazioni.

L’impresa argentina nel settore ittico, a inizio 2024, non solo riafferma l’importanza strategica delle esportazioni marine per l’economia nazionale, ma sottolinea anche l’abilità del paese di navigare con successo nei fluttuanti mercati globali, consolidando la sua posizione come fornitore chiave di prodotti del mare di alta qualità. Questi risultati promettenti pongono le basi per un anno di prosperità e crescita ulteriore, con l’Argentina pronta a sfruttare le correnti favorevoli del commercio internazionale.

L’Argentina registra un record nelle esportazioni ittiche

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L’Argentina registra un record nelle esportazioni ittiche

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L’Argentina registra un record nelle esportazioni ittiche – Nel panorama economico globale, l’Argentina si distingue come un colosso emergente nel settore ittico, segnando un’inizio d’anno 2024 strepitoso. Gennaio ha visto un’impennata nelle esportazioni di prodotti del mare, con incrementi significativi sia in termini di volume che di valore, riflettendo la crescente domanda internazionale e l’efficienza produttiva argentina.

In dettaglio, il paese ha esportato 29.236 tonnellate di prodotti ittici, accumulando un valore di 139,4 milioni di dollari, segnando rispettivamente aumenti del 25% e del 35% rispetto allo stesso periodo del 2023. Un dato sorprendente emerge dal segmento dei calamari, le cui esportazioni sono balzate a 2.183 tonnellate per un valore di 5,3 milioni di dollari, registrando una crescita esplosiva del 143% in volume e del 194% in valore. Questo fenomeno è riconducibile a un significativo aumento del prezzo medio di vendita, attestandosi a 2,44 dollari al kg.

Parallelamente, il settore ha registrato performance positive anche per altri prodotti di punta come i gamberi rossi e il merluzzo. In particolare, i gamberi rossi hanno visto le loro esportazioni salire a 8.920 tonnellate, con un valore di 89,3 milioni di dollari, aumentando del 51% in volume e del 45% in valore. Nonostante questo successo, il valore medio all’esportazione ha subito una lieve flessione del 4%. Per il merluzzo, invece, le esportazioni hanno raggiunto le 8.260 tonnellate per un valore di 21,4 milioni di dollari, incrementando del 36% in volume e del 27% in valore, sebbene anche qui si registri una riduzione del 7% nel prezzo medio.

Uno sguardo ai principali mercati di destinazione rivela che la Spagna si posiziona al primo posto, assorbendo il 17% delle esportazioni totali argentine di prodotti ittici, seguita da Cina e Brasile. La Spagna, in particolare, ha importato 5.074 tonnellate di prodotti ittici argentini per un valore di 25,8 milioni di dollari, registrando aumenti del 74% e 71% rispettivamente in volume e valore rispetto all’anno precedente. Le esportazioni verso la Cina e il Brasile hanno anch’esse mostrato notevoli progressi, con incrementi che riflettono la solida domanda in questi mercati.

Tuttavia, non tutti i mercati hanno mostrato trend positivi: le esportazioni verso gli Stati Uniti e la Russia hanno riscontrato dinamiche miste, con aumenti in volume ma diminuzioni in valore, evidenziando sfide e opportunità diverse a seconda delle destinazioni.

L’impresa argentina nel settore ittico, a inizio 2024, non solo riafferma l’importanza strategica delle esportazioni marine per l’economia nazionale, ma sottolinea anche l’abilità del paese di navigare con successo nei fluttuanti mercati globali, consolidando la sua posizione come fornitore chiave di prodotti del mare di alta qualità. Questi risultati promettenti pongono le basi per un anno di prosperità e crescita ulteriore, con l’Argentina pronta a sfruttare le correnti favorevoli del commercio internazionale.

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In Messico è record di produzione di gamberi

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In Messico è record di produzione di gamberi  – Il Messico segna un traguardo impressionante nel settore dell’acquacoltura, proiettandosi verso un record di produzione di gamberi per il 2023 con 243.400 tonnellate, equivalente a circa 1,4 miliardi di dollari. Questo balzo produttivo non solo cimenta la posizione del Messico come secondo produttore in America Latina e settimo a livello mondiale, ma promette anche di stabilizzare l’offerta di fronte a una domanda sempre più crescente.

Nel corso degli ultimi anni, precisamente dal 2019, la produzione di gamberi in Messico ha registrato una crescita costante del 4,9%. Questa espansione è frutto dell’innovativo approccio degli acquacoltori messicani all’allevamento di gamberi d’acqua salmastra, che integra lo sfruttamento di quelli selvatici nelle acque del Golfo del Messico, del Mar dei Caraibi e dell’Oceano Pacifico.

Il gambero si è affermato come uno dei prodotti ittici di punta nel consumo messicano, con un apporto pro capite annuo di 2 kg e rappresentando il 12,9% del consumo totale di prodotti ittici del paese. Parallelamente, anche le esportazioni hanno visto una significativa impennata, garantendo una fornitura stabile per tutto l’anno.

Dal punto di vista della produzione, il Messico eccelle nella cattura di gamberi selvatici, con oltre 50.800 tonnellate che generano un fatturato di circa 4 milairdi di dollari. Di queste, la quota catturata offshore ammonta a 20.600 tonnellate, con un valore di circa 1,8 miliardi, mentre la pesca costiera contribuisce con 30.200 tonnellate, equivalente a circa 2,2 miliardi. L’allevamento di gamberi, d’altra parte, domina con 192.600 tonnellate, per un valore impressionante di circa 19,8 miliardi di dollari.

Il Ministero dell’Agricoltura messicano sottolinea il ruolo di leader della provincia di Sinaloa nella produzione di gamberi, con un totale di 22.700 tonnellate divise tra catture offshore e costiere. La provincia di Sonora segue con 11.200 tonnellate, mentre Tamaulipas si posiziona terza con 8.200 tonnellate.

Questi numeri non solo evidenziano l’importanza del settore dei gamberi per l’economia messicana, ma riflettono anche un crescente impegno verso pratiche di pesca e acquacoltura più sostenibili. Il modello messicano di produzione, che combina innovazione e tradizione, si prospetta come un esempio da seguire, offrendo spunti preziosi per il futuro dell’acquacoltura globale.

Con una strategia che mira all’autosufficienza e alla sostenibilità, il Messico naviga verso un futuro in cui il gambero non solo rappresenta una delizia culinaria, ma anche un simbolo di progresso ecologico ed economico.

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