Mese: Maggio 2024 Pagina 20 di 36

L’Arabia Saudita punta a raddoppiare la produzione ittica

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L’Arabia Saudita punta a raddoppiare la produzione ittica – Il Ministero della Pesca dell’Arabia Saudita ha stabilito l’ambizioso obiettivo di aumentare la produzione ittica nazionale a 230.000 tonnellate entro il 2024, per ridurre il crescente divario tra l’offerta e la domanda di prodotti ittici nel paese. Nonostante un significativo aumento nel 2023, con una produzione stimata in 214.600 tonnellate, il consumo di pesce in Arabia Saudita continua a superare la produzione, rendendo il paese fortemente dipendente dalle importazioni.

Tre anni fa, il consumo di pesce era di 250.000 tonnellate, mentre la produzione interna era soltanto di 99.000 tonnellate. In risposta a questa sfida, il governo saudita ha intrapreso iniziative per potenziare la produzione ittica, inclusa l’accelerazione dello sviluppo di 16 porti di pesca lungo le coste del Golfo Persico e del Mar Rosso. Questi porti sono fondamentali per sostenere l’industria ittica marina del paese, che rappresenta una quota significativa della produzione ittica nazionale.

Per raggiungere questi obiettivi, il Ministero dell’Ambiente, dell’Acqua e dell’Agricoltura sta incentivando gli investimenti del settore privato. Il governo offre sostanziali incentivi finanziari, coprendo fino al 75% dei costi di capitale per i progetti di pesca, oltre a fornire prestiti a interesse zero e sconti sull’acquisto di attrezzature. Queste misure sono progettate per attrarre investimenti privati e assistere i pescatori con servizi di supporto come previsioni meteo-marine accurate.

Inoltre, il piano di autosufficienza ittica include un focus particolare sull’acquacoltura, specialmente con varietà di pesce ad alto rendimento. Un esempio emblematico di questo impegno è il progetto OXAGON nella futuristica città di NEOM, situata sulla costa occidentale del Mar Rosso. Questo progetto di acquacoltura prevede la produzione di oltre 50.000 tonnellate di pesce all’anno, utilizzando tecnologie avanzate in stagni sia interni che esterni.

L’Arabia Saudita punta a raddoppiare la produzione ittica

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L’Arabia Saudita punta a raddoppiare la produzione ittica – Il Ministero della Pesca dell’Arabia Saudita ha stabilito l’ambizioso obiettivo di aumentare la produzione ittica nazionale a 230.000 tonnellate entro il 2024, per ridurre il crescente divario tra l’offerta e la domanda di prodotti ittici nel paese. Nonostante un significativo aumento nel 2023, con una produzione stimata in 214.600 tonnellate, il consumo di pesce in Arabia Saudita continua a superare la produzione, rendendo il paese fortemente dipendente dalle importazioni.

Tre anni fa, il consumo di pesce era di 250.000 tonnellate, mentre la produzione interna era soltanto di 99.000 tonnellate. In risposta a questa sfida, il governo saudita ha intrapreso iniziative per potenziare la produzione ittica, inclusa l’accelerazione dello sviluppo di 16 porti di pesca lungo le coste del Golfo Persico e del Mar Rosso. Questi porti sono fondamentali per sostenere l’industria ittica marina del paese, che rappresenta una quota significativa della produzione ittica nazionale.

Per raggiungere questi obiettivi, il Ministero dell’Ambiente, dell’Acqua e dell’Agricoltura sta incentivando gli investimenti del settore privato. Il governo offre sostanziali incentivi finanziari, coprendo fino al 75% dei costi di capitale per i progetti di pesca, oltre a fornire prestiti a interesse zero e sconti sull’acquisto di attrezzature. Queste misure sono progettate per attrarre investimenti privati e assistere i pescatori con servizi di supporto come previsioni meteo-marine accurate.

Inoltre, il piano di autosufficienza ittica include un focus particolare sull’acquacoltura, specialmente con varietà di pesce ad alto rendimento. Un esempio emblematico di questo impegno è il progetto OXAGON nella futuristica città di NEOM, situata sulla costa occidentale del Mar Rosso. Questo progetto di acquacoltura prevede la produzione di oltre 50.000 tonnellate di pesce all’anno, utilizzando tecnologie avanzate in stagni sia interni che esterni.

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Tre anni fa, il consumo di pesce era di 250.000 tonnellate, mentre la produzione interna era soltanto di 99.000 tonnellate. In risposta a questa sfida, il governo saudita ha intrapreso iniziative per potenziare la produzione ittica, inclusa l’accelerazione dello sviluppo di 16 porti di pesca lungo le coste del Golfo Persico e del Mar Rosso. Questi porti sono fondamentali per sostenere l’industria ittica marina del paese, che rappresenta una quota significativa della produzione ittica nazionale.

Per raggiungere questi obiettivi, il Ministero dell’Ambiente, dell’Acqua e dell’Agricoltura sta incentivando gli investimenti del settore privato. Il governo offre sostanziali incentivi finanziari, coprendo fino al 75% dei costi di capitale per i progetti di pesca, oltre a fornire prestiti a interesse zero e sconti sull’acquisto di attrezzature. Queste misure sono progettate per attrarre investimenti privati e assistere i pescatori con servizi di supporto come previsioni meteo-marine accurate.

Inoltre, il piano di autosufficienza ittica include un focus particolare sull’acquacoltura, specialmente con varietà di pesce ad alto rendimento. Un esempio emblematico di questo impegno è il progetto OXAGON nella futuristica città di NEOM, situata sulla costa occidentale del Mar Rosso. Questo progetto di acquacoltura prevede la produzione di oltre 50.000 tonnellate di pesce all’anno, utilizzando tecnologie avanzate in stagni sia interni che esterni.

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Unci AgroAlimentare, Scognamiglio: “Regolamentare pesca sportiva per non penalizzare settore professionale”

Unci AgroAlimentare, Scognamiglio: “Regolamentare pesca sportiva per non penalizzare settore professionale”

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“Consideriamo utile ed opportuna una regolamentazione della pesca sportiva e ricreativa, soprattutto con un monitoraggio delle catture, su cui oggi ci sono evidenti distorsioni. La sostenibilità ambientale non può essere una preoccupazione da imputare soltanto alla pesca professionale, che da tempo sta adeguando metodi e strumenti delle proprie attività”.

Così Gennaro Scognamiglio, al termine della riunione del tavolo istituzionale, svolta a Roma, con il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ed il sottosegretario, Patrizio Giacomo La Pietra.

“Su questo versante – ha proseguito il dirigente dell’associazione di settore del mondo cooperativistico – siamo in piena sintonia con gli esponenti del governo nazionale, che intendono predisporre un decreto per la gestione oculata della pesca con il sistema dei palamiti, su cui si sono registrate diverse criticità. Da parte nostra, proponiamo un confronto con le associazioni della pesca sportiva, per individuare soluzioni idonee, con la piena assunzione di responsabilità di tutti, nel preservare gli stock ittici, proteggere la biodiversità marina e salvaguardare la risorsa mare, come patrimonio e bene comune. Il comparto della pesca professionale è stato fin troppo penalizzato dalle politiche dell’Unione europea, che in maniera iniqua e contraddittoria hanno scaricato sul settore l’intero peso degli squilibri dell’ecosistema, rendendo quasi impraticabile l’attività, soprattutto per le piccole realtà, senza porsi alcuna preoccupazione sulle gravi ricadute occupazionali o sulle conseguenze per i consumatori sulla qualità del pescato, mentre non si spende una parola sui processi di inquinamento delle acque e su ciò che c’è a monte o sullo sversamento di rifiuti da terra, che nuociono gravemente alla salute del mare. Apprezziamo, quindi, la scelta dei rappresentanti istituzionali italiani di presentare un ricorso alla Corte di Giustizia contro le nuove misure di controllo introdotte da Bruxelles, che criminalizzano lavoratori ed imprese, gravando con spese e procedure burocratiche asfissianti”.

“Lo sforzo che si sta compiendo in queste settimane – ha concluso Scognamiglio – ed il confronto avviato sono una pietra miliare di un percorso virtuoso, che potrà risultare fruttuoso, coniugando la difesa delle attività di pesca con la sostenibilità ambientale, garantendo un’armonica regolamentazione a trecentosessanta gradi e costruendo le condizioni per garantire una prospettiva a imprese e lavoratori”.

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Fedagripesca: 7 pescatori su 10 scelgono mestiere per tradizione di famiglia, ma il 40% non prosegue l’attività

Fedagripesca: 7 pescatori su 10 scelgono mestiere per tradizione di famiglia, ma il 40% non prosegue l’attività

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Sette pescatori su dieci scelgono la pesca come mestiere per tradizione familiare. E poi c’è un 40% delle giovani generazioni che pur vendo un nonno o un padre pescatore, decidono di dedicarsi ad altro.

È quanto emerge da una indagine Confcooperative Fedagripesca che evidenzia come nell’ultimo decennio il settore ha visto fuoriuscire il 16% dei pescatori imbarcati che oggi sono circa 22mila, di cui circa 19.000 a tempo pieno, a fronte dei 30mila di dieci anni fa, mentre quelli che operano a terra sono oltre 100mila, per un totale che si aggira attorno ai 125mila lavoratori escluso l’indotto.

E per questo, secondo Paolo Tiozzo vicepresidente Confcooperative Fedagripesca, “si fa sempre più fatica a formare gli equipaggi, occorre un ricambio generazionale quanto mai necessario. Riteniamo fondamentale investire nella formazione con corsi di studio dedicati all’economia del mare. In quest’ottica è stata molto apprezzata la recente convenzione tra il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste e l’Università Politecnica delle Marche per l’istituzione del corso di laurea triennale ‘Management per la valorizzazione sostenibile delle aziende e delle risorse ittiche’. Noi come associazione continueremo a portare pescatori e biologi nelle scuole per avvicinare gli studenti al nostro mondo”.

E di spazio per i giovani, non solo a bordo dei pescherecci, c’è. “Basta sapere intercettare il potenziale dell’economia del mare che in Italia dà lavoro a quasi 914mila persone e dove il settore ittico rappresenta circa il 14% del tessuto imprenditoriale del segmento”, conclude Tiozzo.

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