Mese: Maggio 2024 Pagina 34 di 36

I cambiamenti climatici riorientano la distribuzione di specie marine nel Mediterraneo

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Uno studio recente dell’Istituto Spagnolo di Oceanografia (IEO-CSIC) ha esplorato i cambiamenti nella distribuzione spaziale di 102 specie demersali nel Mediterraneo negli ultimi 25 anni, mettendo in luce come questi movimenti siano strettamente correlati alle variazioni climatiche.

Pubblicato sulla rivista Ecological Indicators, lo studio rivela che 42 di queste specie hanno alterato la loro distribuzione nel periodo considerato. Il Mediterraneo, noto per essere uno degli ecosistemi più vulnerabili al mondo a causa di vari impatti antropici, compreso l’alto rischio climatico, sta subendo cambiamenti significativi nell’ecologia delle specie marine.

Sorprendentemente, 26 delle 42 specie analizzate si sono spostate in direzioni inaspettate. Contrariamente alle aspettative che vedrebbero le specie migrare verso nord alla ricerca di condizioni più temperate – un fenomeno noto come meridionalizzazione – alcune di esse si sono invece mosse verso sud e sud-ovest, dirigendosi verso acque mediamente più calde. Questo schema insolito è stato associato all’elevata velocità dei cambiamenti climatici, indicando che le specie stanno cercando aree dove il riscaldamento è più lento per adattarsi meglio.

I ricercatori hanno osservato che, mentre le aree a nord stanno riscaldandosi molto rapidamente, diventando quasi inospitali per alcune specie, le regioni a sud mostrano un riscaldamento meno intenso, diventando rifugi più accoglienti. Questo spiega perché il movimento non segue le previsioni tradizionali basate solo sui cambiamenti della temperatura media, ma è influenzato dalla velocità del riscaldamento – un concetto che esamina come le temperature cambiano spazialmente e temporalmente.

Tra le specie che hanno mostrato significativi cambiamenti nei loro modelli di distribuzione ci sono il rombo quattrocchi (Lepidorhombus boscii), lo zerro (Spicara smaris) e il gattuccio (Scyliorhinus canicula), che non solo si sono spostati verso sud-ovest verso acque più calde, ma hanno anche cercato acque meno profonde e più vicine alla costa. Questi spostamenti verso il sud comportano anche un graduale spostamento verso zone meno profonde, adattandosi alle nuove condizioni ambientali.

Questi dati offrono spunti cruciali per la gestione delle risorse ittiche, suggerendo la necessità di integrare strategie di adattamento ai cambiamenti climatici nei piani di gestione. L’adattamento di queste strategie è essenziale per sostenere la resilienza delle specie marine e delle comunità che dipendono da esse.

Il progetto ha beneficiato del supporto di vari programmi e fondi, tra cui la Fondazione Biodiversità del Ministero per la Transizione Ecologica e la Sfida Demografica, l’AXA Research Fund, e l’Agenzia di Ricerca Spagnola, dimostrando l’importanza di una collaborazione multisettoriale per affrontare le sfide ambientali emergenti nel Mediterraneo.

L’articolo I cambiamenti climatici riorientano la distribuzione di specie marine nel Mediterraneo proviene da Pesceinrete.

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I cambiamenti climatici riorientano la distribuzione di specie marine nel Mediterraneo

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Uno studio recente dell’Istituto Spagnolo di Oceanografia (IEO-CSIC) ha esplorato i cambiamenti nella distribuzione spaziale di 102 specie demersali nel Mediterraneo negli ultimi 25 anni, mettendo in luce come questi movimenti siano strettamente correlati alle variazioni climatiche.

Pubblicato sulla rivista Ecological Indicators, lo studio rivela che 42 di queste specie hanno alterato la loro distribuzione nel periodo considerato. Il Mediterraneo, noto per essere uno degli ecosistemi più vulnerabili al mondo a causa di vari impatti antropici, compreso l’alto rischio climatico, sta subendo cambiamenti significativi nell’ecologia delle specie marine.

Sorprendentemente, 26 delle 42 specie analizzate si sono spostate in direzioni inaspettate. Contrariamente alle aspettative che vedrebbero le specie migrare verso nord alla ricerca di condizioni più temperate – un fenomeno noto come meridionalizzazione – alcune di esse si sono invece mosse verso sud e sud-ovest, dirigendosi verso acque mediamente più calde. Questo schema insolito è stato associato all’elevata velocità dei cambiamenti climatici, indicando che le specie stanno cercando aree dove il riscaldamento è più lento per adattarsi meglio.

I ricercatori hanno osservato che, mentre le aree a nord stanno riscaldandosi molto rapidamente, diventando quasi inospitali per alcune specie, le regioni a sud mostrano un riscaldamento meno intenso, diventando rifugi più accoglienti. Questo spiega perché il movimento non segue le previsioni tradizionali basate solo sui cambiamenti della temperatura media, ma è influenzato dalla velocità del riscaldamento – un concetto che esamina come le temperature cambiano spazialmente e temporalmente.

Tra le specie che hanno mostrato significativi cambiamenti nei loro modelli di distribuzione ci sono il rombo quattrocchi (Lepidorhombus boscii), lo zerro (Spicara smaris) e il gattuccio (Scyliorhinus canicula), che non solo si sono spostati verso sud-ovest verso acque più calde, ma hanno anche cercato acque meno profonde e più vicine alla costa. Questi spostamenti verso il sud comportano anche un graduale spostamento verso zone meno profonde, adattandosi alle nuove condizioni ambientali.

Questi dati offrono spunti cruciali per la gestione delle risorse ittiche, suggerendo la necessità di integrare strategie di adattamento ai cambiamenti climatici nei piani di gestione. L’adattamento di queste strategie è essenziale per sostenere la resilienza delle specie marine e delle comunità che dipendono da esse.

Il progetto ha beneficiato del supporto di vari programmi e fondi, tra cui la Fondazione Biodiversità del Ministero per la Transizione Ecologica e la Sfida Demografica, l’AXA Research Fund, e l’Agenzia di Ricerca Spagnola, dimostrando l’importanza di una collaborazione multisettoriale per affrontare le sfide ambientali emergenti nel Mediterraneo.

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I cambiamenti climatici riorientano la distribuzione di specie marine nel Mediterraneo

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Uno studio recente dell’Istituto Spagnolo di Oceanografia (IEO-CSIC) ha esplorato i cambiamenti nella distribuzione spaziale di 102 specie demersali nel Mediterraneo negli ultimi 25 anni, mettendo in luce come questi movimenti siano strettamente correlati alle variazioni climatiche.

Pubblicato sulla rivista Ecological Indicators, lo studio rivela che 42 di queste specie hanno alterato la loro distribuzione nel periodo considerato. Il Mediterraneo, noto per essere uno degli ecosistemi più vulnerabili al mondo a causa di vari impatti antropici, compreso l’alto rischio climatico, sta subendo cambiamenti significativi nell’ecologia delle specie marine.

Sorprendentemente, 26 delle 42 specie analizzate si sono spostate in direzioni inaspettate. Contrariamente alle aspettative che vedrebbero le specie migrare verso nord alla ricerca di condizioni più temperate – un fenomeno noto come meridionalizzazione – alcune di esse si sono invece mosse verso sud e sud-ovest, dirigendosi verso acque mediamente più calde. Questo schema insolito è stato associato all’elevata velocità dei cambiamenti climatici, indicando che le specie stanno cercando aree dove il riscaldamento è più lento per adattarsi meglio.

I ricercatori hanno osservato che, mentre le aree a nord stanno riscaldandosi molto rapidamente, diventando quasi inospitali per alcune specie, le regioni a sud mostrano un riscaldamento meno intenso, diventando rifugi più accoglienti. Questo spiega perché il movimento non segue le previsioni tradizionali basate solo sui cambiamenti della temperatura media, ma è influenzato dalla velocità del riscaldamento – un concetto che esamina come le temperature cambiano spazialmente e temporalmente.

Tra le specie che hanno mostrato significativi cambiamenti nei loro modelli di distribuzione ci sono il rombo quattrocchi (Lepidorhombus boscii), lo zerro (Spicara smaris) e il gattuccio (Scyliorhinus canicula), che non solo si sono spostati verso sud-ovest verso acque più calde, ma hanno anche cercato acque meno profonde e più vicine alla costa. Questi spostamenti verso il sud comportano anche un graduale spostamento verso zone meno profonde, adattandosi alle nuove condizioni ambientali.

Questi dati offrono spunti cruciali per la gestione delle risorse ittiche, suggerendo la necessità di integrare strategie di adattamento ai cambiamenti climatici nei piani di gestione. L’adattamento di queste strategie è essenziale per sostenere la resilienza delle specie marine e delle comunità che dipendono da esse.

Il progetto ha beneficiato del supporto di vari programmi e fondi, tra cui la Fondazione Biodiversità del Ministero per la Transizione Ecologica e la Sfida Demografica, l’AXA Research Fund, e l’Agenzia di Ricerca Spagnola, dimostrando l’importanza di una collaborazione multisettoriale per affrontare le sfide ambientali emergenti nel Mediterraneo.

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Pubblicato sulla rivista Ecological Indicators, lo studio rivela che 42 di queste specie hanno alterato la loro distribuzione nel periodo considerato. Il Mediterraneo, noto per essere uno degli ecosistemi più vulnerabili al mondo a causa di vari impatti antropici, compreso l’alto rischio climatico, sta subendo cambiamenti significativi nell’ecologia delle specie marine.

Sorprendentemente, 26 delle 42 specie analizzate si sono spostate in direzioni inaspettate. Contrariamente alle aspettative che vedrebbero le specie migrare verso nord alla ricerca di condizioni più temperate – un fenomeno noto come meridionalizzazione – alcune di esse si sono invece mosse verso sud e sud-ovest, dirigendosi verso acque mediamente più calde. Questo schema insolito è stato associato all’elevata velocità dei cambiamenti climatici, indicando che le specie stanno cercando aree dove il riscaldamento è più lento per adattarsi meglio.

I ricercatori hanno osservato che, mentre le aree a nord stanno riscaldandosi molto rapidamente, diventando quasi inospitali per alcune specie, le regioni a sud mostrano un riscaldamento meno intenso, diventando rifugi più accoglienti. Questo spiega perché il movimento non segue le previsioni tradizionali basate solo sui cambiamenti della temperatura media, ma è influenzato dalla velocità del riscaldamento – un concetto che esamina come le temperature cambiano spazialmente e temporalmente.

Tra le specie che hanno mostrato significativi cambiamenti nei loro modelli di distribuzione ci sono il rombo quattrocchi (Lepidorhombus boscii), lo zerro (Spicara smaris) e il gattuccio (Scyliorhinus canicula), che non solo si sono spostati verso sud-ovest verso acque più calde, ma hanno anche cercato acque meno profonde e più vicine alla costa. Questi spostamenti verso il sud comportano anche un graduale spostamento verso zone meno profonde, adattandosi alle nuove condizioni ambientali.

Questi dati offrono spunti cruciali per la gestione delle risorse ittiche, suggerendo la necessità di integrare strategie di adattamento ai cambiamenti climatici nei piani di gestione. L’adattamento di queste strategie è essenziale per sostenere la resilienza delle specie marine e delle comunità che dipendono da esse.

Il progetto ha beneficiato del supporto di vari programmi e fondi, tra cui la Fondazione Biodiversità del Ministero per la Transizione Ecologica e la Sfida Demografica, l’AXA Research Fund, e l’Agenzia di Ricerca Spagnola, dimostrando l’importanza di una collaborazione multisettoriale per affrontare le sfide ambientali emergenti nel Mediterraneo.

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Pubblicato sulla rivista Ecological Indicators, lo studio rivela che 42 di queste specie hanno alterato la loro distribuzione nel periodo considerato. Il Mediterraneo, noto per essere uno degli ecosistemi più vulnerabili al mondo a causa di vari impatti antropici, compreso l’alto rischio climatico, sta subendo cambiamenti significativi nell’ecologia delle specie marine.

Sorprendentemente, 26 delle 42 specie analizzate si sono spostate in direzioni inaspettate. Contrariamente alle aspettative che vedrebbero le specie migrare verso nord alla ricerca di condizioni più temperate – un fenomeno noto come meridionalizzazione – alcune di esse si sono invece mosse verso sud e sud-ovest, dirigendosi verso acque mediamente più calde. Questo schema insolito è stato associato all’elevata velocità dei cambiamenti climatici, indicando che le specie stanno cercando aree dove il riscaldamento è più lento per adattarsi meglio.

I ricercatori hanno osservato che, mentre le aree a nord stanno riscaldandosi molto rapidamente, diventando quasi inospitali per alcune specie, le regioni a sud mostrano un riscaldamento meno intenso, diventando rifugi più accoglienti. Questo spiega perché il movimento non segue le previsioni tradizionali basate solo sui cambiamenti della temperatura media, ma è influenzato dalla velocità del riscaldamento – un concetto che esamina come le temperature cambiano spazialmente e temporalmente.

Tra le specie che hanno mostrato significativi cambiamenti nei loro modelli di distribuzione ci sono il rombo quattrocchi (Lepidorhombus boscii), lo zerro (Spicara smaris) e il gattuccio (Scyliorhinus canicula), che non solo si sono spostati verso sud-ovest verso acque più calde, ma hanno anche cercato acque meno profonde e più vicine alla costa. Questi spostamenti verso il sud comportano anche un graduale spostamento verso zone meno profonde, adattandosi alle nuove condizioni ambientali.

Questi dati offrono spunti cruciali per la gestione delle risorse ittiche, suggerendo la necessità di integrare strategie di adattamento ai cambiamenti climatici nei piani di gestione. L’adattamento di queste strategie è essenziale per sostenere la resilienza delle specie marine e delle comunità che dipendono da esse.

Il progetto ha beneficiato del supporto di vari programmi e fondi, tra cui la Fondazione Biodiversità del Ministero per la Transizione Ecologica e la Sfida Demografica, l’AXA Research Fund, e l’Agenzia di Ricerca Spagnola, dimostrando l’importanza di una collaborazione multisettoriale per affrontare le sfide ambientali emergenti nel Mediterraneo.

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