Mese: Maggio 2024 Pagina 8 di 36

Progressi e sfide verso l’uguaglianza di genere nel settore marittimo

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Progressi e sfide verso l’uguaglianza di genere nel settore marittimo – Lo scorso 18 maggio, le organizzazioni di tutto il mondo hanno celebrato la Giornata delle Donne nel Settore Marittimo, mettendo in luce i progressi delle donne in questo settore e sollecitando azioni continue per sostenere la formazione e l’uguaglianza di genere. L’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) ha celebrato la giornata con il suo 36° programma annuale, esortando l’industria a investire nel futuro garantendo parità di genere.

La situazione attuale delle donne nel settore marittimo

Secondo l’IMO, solo il 29% della forza lavoro marittima complessiva e il 20% della forza lavoro delle Autorità Marittime nazionali sono donne. Nonostante gli sforzi globali, le donne costituiscono meno del 2% dei marittimi nel mondo. Questo dato evidenzia le persistenti disuguaglianze di genere nel settore marittimo.

Un sondaggio del 2021 condotto dal gruppo commerciale del settore BIMCO e dall’International Chamber of Shipping (ICS) ha rivelato che le donne rappresentano solo l’1,2% della forza lavoro marittima globale. Sebbene si tratti di un aumento del 45,8% rispetto al 2015, questo numero rimane tra i più bassi di qualsiasi settore. È essenziale continuare a promuovere l’istruzione e lo sviluppo professionale delle donne per incrementare ulteriormente la loro presenza nel settore.

Iniziative e programmi di sostegno

Il programma “Women in Maritime” dell’IMO, avviato nel 1988, adotta un approccio triplice di “formazione-visibilità-riconoscimento” per le donne. L’istruzione e la formazione sono temi ricorrenti per molte organizzazioni. Ad esempio, l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC) ha promosso l’inclusione delle donne in uno dei settori più difficili del mondo marittimo attraverso il suo Global Maritime Crime Program (GMCP). Nell’agosto 2023, in collaborazione con la Marina dello Sri Lanka, ha condotto il primo addestramento alla navigazione Inshore Patrol Craft (IPC) per ufficiali donne nel sud-est asiatico.

Nuove opportunità nel settore marittimo

L’IMO sottolinea l’importanza delle questioni emergenti nel settore, come la digitalizzazione, l’automazione e la tecnologia verde. Questi sviluppi richiedono nuove competenze e offrono potenziali opportunità di carriera per le donne. È essenziale che l’industria marittima abbracci queste innovazioni per creare un ambiente più inclusivo e sostenibile.

Per raggiungere l’uguaglianza di genere e promuovere l’emancipazione delle donne nel settore marittimo, è fondamentale che tutte le parti interessate collaborino e investano nella formazione e nello sviluppo professionale. Solo attraverso un impegno congiunto sarà possibile migliorare le condizioni di lavoro e creare un settore marittimo più equo e sostenibile.

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Serve equità negli interventi di conservazione degli oceani

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Serve equità negli interventi di conservazione degli oceani – Un nuovo studio pubblicato su Nature Ecology & Evolution sottolinea l’importanza di integrare l’equità nella progettazione degli interventi per affrontare la crisi della biodiversità e il cambiamento climatico. I ricercatori evidenziano che, senza un trattamento equo per tutti, esiste il rischio di azioni dannose che possono compromettere la salute e il benessere umano, aumentando la vulnerabilità delle popolazioni emarginate. Questo potrebbe ostacolare il raggiungimento degli obiettivi comuni di clima, conservazione e sviluppo sostenibile.

Per realizzare le ambizioni globali di sviluppo sostenibile, cambiamento climatico e biodiversità negli spazi oceanici, è cruciale che nessuno venga lasciato indietro. Mettere l’equità in primo piano è un passo necessario per garantire il benessere di tutte le persone che utilizzano e accedono agli oceani, salvaguardando al contempo il pianeta.

Necessità di un cambiamento trasformativo

lo studio chiede un cambiamento trasformativo verso la sostenibilità degli oceani, che può avvenire solo coinvolgendo gli attori del settore in forme più inclusive ed eque di sviluppo sostenibile, adattamento al cambiamento climatico e conservazione. I punti chiave di leva proposti includono:

Partecipazione inclusiva: garantire che una gamma completa di gruppi interessati partecipi alla governance degli oceani, anche nei processi di pianificazione dello spazio marino. Questo significa invitare rappresentanti delle popolazioni indigene e delle organizzazioni di pescatori su piccola scala alle riunioni politiche e di pianificazione per affrontare le loro preoccupazioni.
Decisioni equilibrate: grandi attori come governi, ONG e aziende devono concentrarsi sull’equità nei loro processi decisionali interni, valutando se le loro azioni sono veramente inclusive ed eque per tutti i soggetti coinvolti.
Riforma delle norme e sistemi radicati: trasformare le norme e i sistemi esistenti per affrontare le ingiustizie di lunga data nelle zone costiere e negli oceani, e fornire risarcimenti nei casi in cui le azioni passate abbiano danneggiato significativamente le comunità costiere.

Coinvolgimento delle comunità locali

Centinaia di milioni di persone in tutto il mondo vivono vicino all’oceano e dipendono da esso per il loro sostentamento. È quindi essenziale che le loro voci e i loro bisogni vengano presi in considerazione nelle decisioni che influenzeranno le loro vite, inclusi lo sviluppo dell’economia blu, la creazione di aree marine protette e l’attuazione di azioni per il clima.

Per affrontare efficacemente la crisi climatica e della biodiversità, l’equità deve essere al centro della governance degli oceani. Coinvolgere tutte le parti interessate e garantire che le decisioni siano inclusive ed eque è fondamentale per promuovere uno sviluppo sostenibile che benefici tutte le comunità costiere e marine. Attraverso questi sforzi congiunti, il mondo può avanzare verso un futuro in cui gli oceani siano gestiti in modo sostenibile, garantendo il benessere umano e la salute del pianeta.

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Calo delle prestazioni nelle attività di pesca

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Calo delle prestazioni nelle attività di pesca – I recenti report della Sustainable Fisheries Partnership (SFP), pubblicati tra ottobre 2023 e ieri, evidenziano un preoccupante calo delle prestazioni nelle principali attività di pesca per il sesto anno consecutivo. Tra le attività di pesca ora classificate come “mal gestite” figurano lo sgombro cileno nel Pacifico sudorientale e il melù nell’Atlantico nordorientale. Sebbene molte attività di pesca continuino a essere gestite in modo ragionevolmente buono, le prestazioni complessive sono in declino dal 2018.

Dal 2018, le prestazioni dei settori della pesca che forniscono ingredienti marini sono in costante calo, principalmente a causa di problemi gestionali persistenti. La mancanza di una gestione precauzionale, come piani di gestione solidi e norme di controllo della raccolta, e la mancanza di accordo su strategie di gestione congiunta per gli stock transfrontalieri rappresentano le principali sfide. Per garantire che la pesca sostenibile possa soddisfare le crescenti richieste dei clienti e rimanere sana nonostante i cambiamenti climatici, è essenziale che tutte le parti interessate collaborino per sostenere i miglioramenti necessari.

Valutazioni SFP 2023

Il 2023 segna la 14ª edizione delle valutazioni SFP, che analizza le principali attività di pesca basandosi sui punteggi di sostenibilità del database FishSource. Le valutazioni sono state condotte in due fasi per allinearsi meglio ai tempi di rilascio delle principali misure di gestione e delle informazioni sugli stock ittici. Nonostante gli sforzi di miglioramento e lo stato di salute relativamente buono degli stock ittici, i problemi di gestione continuano a ostacolare le prestazioni della pesca a livello globale.

L’importanza della gestione ecosistemica

È cruciale che i gestori definiscano strategie basate sugli ecosistemi per salvaguardare gli stock ittici e le catene trofiche associate, specialmente in un contesto di cambiamento climatico. Questo approccio può aiutare a mitigare i persistenti problemi di gestione che affliggono molte attività di pesca.

Nuovi punteggi per ambiente e biodiversità

Il report di quest’anno è il primo a includere il punteggio FishSource per ambiente e biodiversità. Questo nuovo indicatore valuta le catture accessorie e l’impatto della pesca su specie in pericolo, minacciate o protette (ETP) e sugli habitat marini. Sebbene i punteggi complessivi siano buoni, evidenziano che tutte le attività di pesca valutate hanno margini di miglioramento su questi temi.

Ruolo dell’industria ittica

L’industria ittica è chiamata a giocare un ruolo chiave nel promuovere cambiamenti positivi e nel sostenere miglioramenti nella gestione delle attività di pesca. L’utilizzo delle informazioni fornite dai rapporti SFP può aiutare le aziende a identificare le aree di miglioramento e a implementare pratiche più sostenibili. Inoltre, l’aggiunta del punteggio relativo all’ambiente e alla biodiversità fornisce uno strumento prezioso per prendere decisioni più informate nelle operazioni aziendali.

Il calo delle prestazioni delle attività di pesca, come evidenziato dai rapporti SFP, rappresenta un serio allarme per la sostenibilità globale. È imperativo che l’industria ittica e tutte le parti interessate collaborino per migliorare la gestione degli stock ittici e promuovere pratiche di pesca sostenibili. Solo attraverso uno sforzo congiunto sarà possibile garantire che la pesca possa continuare a soddisfare le esigenze globali in modo sostenibile e responsabile, preservando al contempo la salute degli ecosistemi marini.

Calo delle prestazioni nelle attività di pesca

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WSense tra i 20 Blue Champions dell’Unione Europea

WSense tra i 20 Blue Champions dell’Unione Europea

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WSense tra i 20 Blue Champions dell’Unione Europea – Altro prestigioso riconoscimento internazionale per la scale-up italiana della Blue Economy, WSense. La Commissione EU e la Banca europea per gli investimenti (BEI) hanno annunciato nel corso dell’EIB AdVenture Debt Summit i venti “Campioni Blu dell’Unione europea”: riceveranno supporto per crescere più rapidamente.

Provenienti da Croazia, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Spagna, Svezia e Norvegia, i 20 Blue Champions sono impegnati in un settore, quello della Blue Economy, che è stato stimato abbia un valore di oltre 1.500 miliardi di dollari l’anno a livello globale e che si prevede raddoppierà fino a raggiungere i 3.000 miliardi di dollari entro il 2030 (FONTE: Commonwealth Blue Charter). Per l’Europa, la Blue Economy gioca un ruolo fondamentale: genera circa 667,2 miliardi di euro di fatturato e 183,9 miliardi di euro di valore aggiunto lordo, impiegando quasi 4,45 milioni di persone, con un peso quasi doppio rispetto a quello degli Stati Uniti.

In linea con la missione dell’UE per gli oceani e le acque, i Campioni Blu si propongono di ripristinare la biodiversità e gli ecosistemi marini e di acqua dolce, di prevenire ed eliminare l’inquinamento e di decarbonizzare l’economia blu. E tutti sono stati considerati sufficientemente maturi dal punto di vista tecnologico e finanziario per “scalare” nei prossimi due anni. Le loro attività vanno dalle soluzioni per l’energia mareomotrice ed eolica alla robotica subacquea, alle applicazioni di dati satellitari, alla bio-raffinazione. In questo ambito, WSense si pone al centro dell’intero ecosistema di dati oceanici, come “enabler” della filiera dell’Economia Blu: attraverso la rivoluzionaria tecnologia proprietaria, offre infatti l’infrastruttura su cui costruire un futuro ecosistema oceanico sostenibile ed interconnesso, basato sulla connettività continua e lo scambio in tempo reale di dati.

Pioniera delle reti wireless sottomarine e dell’Internet of Underwater Things, WSense è una società deep-tech nata come spinoff della “Sapienza” Università di Roma e specializzata in soluzioni “chiavi in mano” di monitoraggio e comunicazione subacquea wireless. Le sue soluzioni sono basate su tecnologie brevettate e utilizzano le onde acustiche multi-frequenza e tecnologie ottiche senza fili, che abilitano un Wi-Fi sottomarino e comunicazioni in tempo reale, affidabili e sicure, senza impattare sui fondali. I sistemi di “Internet of Things” sottomarini di WSense sono “osservatori wireless”, facilmente dispiegabili, in grado di effettuare monitoraggio in continuo, lanciare allarmi e fornendo dati in tempo reale non solo sulla colonna d’acqua in zona costiera ma anche fino a 3000m di profondità su vari aspetti e parametri – dalla biodiversità, al rumore, alla solidità delle strutture collocate in ambiente marino. Questi sistemi possono trovare applicazione in tutti gli ambiti della Blue Economy: studio e tutela della biodiversità e dei cambiamenti climatici, ottimizzazione dei processi produttivi nell’ambito della transizione energetica, monitoraggio ambientale e protezione di infrastrutture critiche.

“Attraverso i big data e la nostra capacità di acquisirli e diffonderli si può fare finalmente luce su quanto avviene in profondità. – ha commentato la CEO di WSense Chiara PetrioliCon WSense per la prima volta diamo a società, istituti di ricerca e policy maker per le politiche di protezione e mantenimento ambientale la possibilità di avere informazioni in tempo reale, con una densità di dati e parametri di osservazione senza precedenti.”

Lo scorso anno WSense era già stata premiata dal World Economic Forum come azienda più innovativa al mondo nella raccolta e gestione dei Big Data allo scopo di proteggere l’ambiente oceanico, comunicare sott’acqua e monitorare milioni di asset che sono immersi e vitali per la nostra esistenza.

Attiva dal 2017, WSense vanta oggi un team di oltre 50 professionisti, ingegneri e ricercatori – con sedi in Italia, Norvegia e Regno Unito – e annovera tra i suoi partner commerciali e clienti realtà come Fincantieri, Leonardo, Eni, Saipem, Terna, AkerBP, National Center for Wildlife, Alcatel Submarine Networks, ENEA e INGV.

WSense tra i 20 Blue Champions dell’Unione Europea
Foto copyright BEI_EIB

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Diminuiscono le scelte alimentari sane e sostenibili

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Diminuiscono le scelte alimentari sane e sostenibili – Un nuovo studio condotto su 19.642 consumatori in 18 paesi evidenzia un calo di fiducia nel settore alimentare, con meno consumatori che dichiarano di fare scelte alimentari sane e sostenibili. Il report EIT Food Trust 2024 mostra che meno della metà degli europei (45%) si fida del cibo che consuma, considerando fattori come gusto, sicurezza, salute, autenticità e sostenibilità.

La fiducia nel cibo è diminuita, con solo il 53% dei consumatori che ritiene sicuro ciò che mangia. La percentuale scende al 36% per la sostenibilità e al 44% per la salute del cibo. Questo scetticismo potrebbe ridurre le motivazioni a condurre stili di vita sostenibili. Dal 2020, la percentuale di consumatori che desiderano vivere in modo sostenibile è scesa dal 78% al 71%.

Diminuzione delle scelte alimentari sane

Il 56% dei consumatori dichiara di cercare di seguire una dieta sana, in calo rispetto al 60% del 2020 e 2021. Inoltre, solo un terzo dei consumatori (34%) è aperto a nuovi prodotti alimentari, con una maggiore apertura tra i giovani (44%) rispetto agli over 55 (24%).

Scetticismo verso la sostenibilità

Meno della metà dei consumatori (49%) considera l’impatto ambientale della propria dieta quando sceglie cosa mangiare, rispetto al 51% del 2020 e 2021. Questo scetticismo verso la sostenibilità potrebbe ostacolare ulteriormente le scelte alimentari responsabili.

La fiducia nei confronti di agricoltori, produttori, autorità, ristoranti e rivenditori è diminuita. Gli agricoltori rimangono il gruppo più fidato, con il 65% di fiducia, sebbene in calo rispetto al 67% dell’anno precedente. I rivenditori seguono con il 50%, anch’essi in calo rispetto al 52% del 2022. I ristoranti e il catering ottengono il 48%, in leggero calo rispetto al 49% dell’anno scorso.

Solo il 46% dei consumatori si fida dei produttori alimentari, mentre il 45% ripone fiducia nelle autorità alimentari, entrambi in calo rispetto al 48% del 2021. Inoltre, solo il 38% dei consumatori ritiene che i produttori alimentari si prendono cura delle loro preoccupazioni, e solo il 37% crede che siano aperti e onesti riguardo alla preparazione e vendita del cibo.

Il calo della fiducia nel settore alimentare rappresenta una sfida significativa. È necessaria una maggiore trasparenza e sostenibilità per riconquistare la fiducia dei consumatori e promuovere scelte alimentari più sane e responsabili. L’industria alimentare deve affrontare queste preoccupazioni per garantire un futuro sostenibile e salutare per tutti.

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