Mese: Giugno 2024

Rapporto ISMEA e Italmercati “I mercati all’ingrosso nella filiera agroalimentare”

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Rapporto ISMEA e Italmercati “I Mercati all’ingrosso nella filiera agroalimentare” – Snodi centrali nel commercio di prodotti freschi e freschissimi, con un importante ruolo nella valorizzazione delle produzioni locali e stagionali, nella tracciabilità di filiera e nella sicurezza igienico-sanitaria, i mercati all’ingrosso stanno evolvendo verso un modello di hub multifunzionale capace di offrire una molteplicità di servizi in aggiunta alla tradizionale funzione di intermediazione commerciale, logistica e stoccaggio delle merci.

Secondo l’indagine “I Mercati all’Ingrosso nella Filiera Agroalimentare” condotta da ISMEA presso il network di riferimento di Italmercati, partner dell’iniziativa, in Italia operano 137 strutture (numero sei volte superiore a quello di Spagna e Francia) da cui transita circa il 50% dell’offerta ortofrutticola complessiva, il 33% di quella ittica e il 10% delle carni, quote che, ad eccezione dell’ortofrutta, risultano significativamente inferiori a quelle di analoghe realtà di altri paesi Ue. Il sistema italiano dei mercati all’ingrosso, come emerge dal Rapporto presentato oggi al Cnel, è una realtà molto composita e frammentata, dove alla maggiore densità di strutture rispetto ai partner europei corrisponde un giro d’affari più contenuto, ma con un potenziale ruolo cruciale nel favorire un riequilibrio nella distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare.

“In una congiuntura difficile per le imprese, con ricadute soprattutto sulla tenuta dei redditi, schiacciati dagli alti costi di produzione, – ha commentato il Direttore Generale di ISMEA Maria Chiara Zaganellii mercati all’ingrosso possono assumere un importante ruolo di stimolo per favorire un processo virtuoso, indirizzato a una più equa ripartizione del valore lungo la filiera e meno penalizzante per le imprese agricole, l’anello strutturalmente più debole. Su questo fronte la nostra indagine ha messo in evidenza i fattori di criticità che non consentono di garantire la presenza diretta degli agricoltori nei mercati all’ingrosso. Rispetto a questa esigenza i mercati potrebbero fornire servizi di supporto e di facilitazione ai piccoli produttori, anche con una diversa programmazione degli orari di apertura, un aspetto, quest’ultimo, segnalato anche da altri operatori.”

Lo studio di ISMEA presso il network di Italmercati, costituito da una rete di 22 strutture, distribuite in 14 regioni italiane, quantifica un giro d’affari di 115 milioni di euro, un valore che raggiunge la ragguardevole cifra di 11 miliardi se si considerano anche le attività delle 4.000 realtà economiche operative nei mercati, tra distributori, aziende agricole, bar, ristoranti, facility provider e servizi accessori, con il coinvolgimento quotidiano di 26 mila addetti.

Come si evince dall’indagine, un asset strategico delle strutture aderenti a Italmercati è la loro ubicazione rispetto agli snodi logistici: tutte operano nelle immediate vicinanze di uno svincolo autostradale, oltre la metà nei pressi di un aeroporto, il 50% vicino a uno scalo merci ferroviario, quasi un quinto in prossimità di un porto commerciale. Una collocazione favorevole anche rispetto alle produzioni commercializzate, con molte strutture che operano all’interno di distretti agroalimentari o di areali di produzione di qualità riconosciuta (a marchio Dop-Igp), a riprova dello stretto legame con le imprese del settore primario.

L’origine del prodotto che transita da questi hub commerciali è prevalentemente nazionale, con una quota rilevante di produzioni locali, provenienti cioè da una distanza massima di 100 km, ad eccezione delle carni, costituite per lo più da prodotti d’importazione. Più in dettaglio, le merci locali sono oltre la metà dei prodotti florovivaistici, un terzo degli orticoli e degli ittici, un quinto della frutta.

Queste realtà, accanto alle attività strettamente connesse al core business, contribuiscono anche alla produzione di energia rinnovabile, con il 60% delle strutture che ha investito in questo settore con l’installazione di impianti in parte finanziati dal PNRR. La previsione è di arrivare, entro il 2026, a una quota di energia autoprodotta pari a quasi la metà del fabbisogno. La sostenibilità è ulteriormente rafforzata dal comune impegno nella lotta agli sprechi, attraverso il recupero di prodotti invenduti, donazioni a enti caritatevoli e vendita diretta ai cittadini

Tra i clienti dei mercati, la quota più consistente è rappresentata dai dettaglianti del circuito tradizionale (37%), seguiti dai retailer della distribuzione moderna (18%) e dei mercati rionali (17%). Rilevante anche la partecipazione di intermediari ed esportatori nazionali (11%) ed esteri (7%) e operatori del canale Horeca (6%), in particolare ristoratori, questi ultimi in crescita insieme a quelli della distribuzione moderna.

“La frammentazione del settore dei mercati all’ingrosso in Italia ha portato molte di queste strutture a perdere rilevanza e strategicità per il Paese e ha fatto perdere la visione d’insieme del settore. La rete di Italmercati nasce proprio dalla sentita esigenza di porre rimedio a tale frammentazione, per fare sistema e lavorare in sinergia con medesime caratteristiche e visione futura” dichiara il Presidente di Italmercati Fabio Massimo Pallottini. “Per uno sviluppo del settore, è fondamentale infatti che le azioni politiche investano nei mercati all’ingrosso strategici del Paese: la nostra proposta cerca di individuare un numero – magari ridotto – di Mercati strategici che garantiscano un sistema più efficace ed efficiente, non tralasciando i principali requisiti alla base di queste strutture: garantire ai consumatori servizi di tracciabilità e sicurezza alimentare”, conclude il Presidente Pallottini.

Lo sviluppo futuro dei mercati, infatti, deve essere accompagnato da un percorso di aggregazione delle realtà esistenti in strutture moderne, più grandi ed efficienti, con evidenti ricadute positive, quali un efficientamento della catena logistica e una minor dispersione degli investimenti, come indicato anche dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare e delle foreste.

Inoltre, in un contesto in cui gli strumenti della attuale PAC non bastano più ad assicurare un adeguato sostegno agli agricoltori, diventa cruciale il ruolo equilibratore dei Mercati all’Ingrosso nell’ambito della filiera agroalimentare per renderla più efficiente più equa e meno penalizzante per i produttori agricoli.

Da queste premesse nasce la proposta illustrata nel corso della giornata dal Presidente di Italmercati Fabio Massimo Pallottini, già pronta ad essere implementata e condivisa con le Istituzioni ed in particolar modo con il MASAF:

● Creare un network con cui condividere le Politiche di settore sia a livello regionale che nazionale che possa accedere a linee di finanziamento che ne garantiscano l’evoluzione, sia delle strutture stesse che di chi ne opera all’interno.

● Rafforzare il ruolo dei Mercati come operatori della filiera, aumentando coinvolgimento e integrazione nel Sistema della Grande Distribuzione Organizzata e la loro collaborazione con le Organizzazioni di Produttori.

● Aprire un tavolo di lavoro sulla logistica.

● Potenziare il settore ittico in sofferenza dal momento che, a differenza di altri Paesi europei, il legame tra Mercati all’Ingrosso ed il mondo della pesca in Italia risulta inefficiente.

Le relazioni di ISMEA e Italmercati sono state introdotte dal video messaggio del Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida e dai saluti del Presidente del Cnel Renato Brunetta.

Rapporto di ISMEA e Italmercati “I Mercati all’ingrosso nella filiera agroalimentare”

 

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Passo storico della Gracia per la tutela degli oceani

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Passo storico della Gracia per la tutela degli oceani – Con l’annuncio del primo ministro Kyriakos Mitsotakis di un divieto alla pesca a strascico nelle aree marine protette, la Grecia ha compiuto un passo decisivo verso la protezione dei suoi ecosistemi marini. La dichiarazione è stata fatta durante la conferenza Our Ocean dello scorso aprile, segnando un’importante svolta nella politica ambientale del paese.

Il premier greco ha dichiarato che entro il 2026 la pesca a strascico sarà vietata in tutti i parchi marini nazionali, con un’estensione del divieto a tutte le aree oceaniche protette entro il 2030. Questo rende la Grecia la prima nazione europea a prendere una misura così decisa per la conservazione marina. Mitsotakis ha anche annunciato un investimento di 780 milioni di euro per la protezione della biodiversità marina, con l’obiettivo di salvaguardare il 30% delle acque territoriali entro il 2030.

La Grecia ha istituito due nuovi parchi marini nazionali, uno nello Ionio e uno nel Mar Egeo, che copriranno rispettivamente circa il 12% e il 6,61% delle acque greche. Questi santuari marini saranno cruciali per la protezione di specie vulnerabili. La creazione di questi parchi non solo contribuirà alla preservazione degli habitat marini, ma sarà anche un passo significativo nella lotta globale contro la crisi climatica.

La pesca a strascico è una pratica altamente distruttiva che danneggia i fondali marini e rilascia carbonio nell’oceano e nell’atmosfera. Vietando questa tecnica nelle aree protette, la Grecia si unisce ad altri paesi impegnati nella salvaguardia degli oceani e nella promozione della biodiversità.

La decisione della Grecia non è stata priva di controversie. La Turchia, attraverso il primo ministro Recep Tayyip Erdogan, ha espresso preoccupazioni riguardo alla sovranità nazionale e ai diritti marittimi turchi. Ankara ha accusato Atene di minacciare la sovranità turca sulle acque internazionali e ha manifestato timori per le concessioni di esplorazione e sfruttamento degli idrocarburi nella Fossa Ellenica. La Grecia ha infatti assegnato diritti di esplorazione su un’area marina di oltre 50.000 chilometri quadrati, sovrapponendosi a uno degli habitat più ricchi del Mediterraneo. Questo ha sollevato timori economici per la Turchia, la cui economia dipende in parte dall’estrazione di petrolio e gas naturale. La creazione di parchi marini potrebbe ostacolare queste attività, influendo negativamente sull’economia turca.

Passo storico della Gracia per la tutela degli oceani

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Sempre più vongole vietnamite nei nostri piatti

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Sempre più vongole vietnamite nei nostri piatti – In estate, non c’è nulla di più delizioso che gustare un piatto di spaghetti con le vongole in riva al mare. Ma vi siete mai chiesti da dove provengano le vongole che arricchiscono i nostri piatti? Sorprendentemente, una parte significativa non proviene dai mari italiani, ma da paesi come il Vietnam, che ha visto una notevole crescita nelle esportazioni di vongole negli ultimi anni.

Dopo un leggero calo nei mesi di febbraio e marzo 2024, le esportazioni di vongole del Vietnam sono tornate a crescere ad aprile, registrando un aumento del 27% rispetto allo stesso periodo del 2023. Nei primi quattro mesi del 2024, il valore totale delle esportazioni di vongole vietnamite ha superato i 26 milioni di dollari, segnando un incremento dell’1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Principali mercati di esportazione

Vongole e prodotti a base di vongole del Vietnam, vengono esportate in oltre 30 mercati in tutto il mondo. Tra questi, l’Unione Europea, gli Stati Uniti e la Cina sono i principali importatori, rappresentando il 91% del fatturato totale delle esportazioni di vongole vietnamite. Tuttavia, mentre l’UE e gli Stati Uniti hanno mantenuto stabili le loro importazioni, con una leggera riduzione da parte degli USA, la Cina e Hong Kong hanno mostrato una crescita impressionante del 508% nello stesso periodo.

Il mercato dei bivalvi nell’Asia-Pacifico è il più grande al mondo, con la Cina al primo posto come mercato di consumo. Seguono il Giappone e l’India, che rappresentano una parte significativa della domanda regionale. La crescente popolazione, l’aumento dei redditi e una maggiore consapevolezza dei benefici per la salute associati al consumo di prodotti ittici stanno guidando questa domanda. Il mercato europeo dei bivalvi è il secondo più grande a livello globale, contribuendo significativamente alle esportazioni vietnamite.

La certificazione conta

Le vongole Ben Tre del Vietnam hanno ricevuto per la terza volta la certificazione di conformità agli standard di pesca sostenibile dall’International Marine Stewardship Council (MSC). Questa certificazione è particolarmente significativa in un contesto in cui la domanda di prodotti ittici certificati è in aumento, specialmente nel mercato dell’UE. La certificazione MSC non solo garantisce pratiche di pesca sostenibile, ma aumenta anche il valore dei prodotti esportati, posizionando il Vietnam come un leader nella sostenibilità ittica.

L’aumento della domanda globale di prodotti ittici sostenibili rappresenta un’opportunità significativa per il Vietnam. Con il riconoscimento internazionale delle sue pratiche di pesca sostenibile e una crescente presenza nei mercati globali, il Vietnam è ben posizionato per aumentare ulteriormente le sue esportazioni di vongole di alto valore. Questo non solo contribuisce alla crescita economica del paese, ma aiuta anche a soddisfare la domanda globale di prodotti ittici sostenibili.

La prossima volta che vi godrete un piatto di spaghetti con le vongole, ricordatevi che dietro quel sapore delizioso c’è un complesso intreccio di commercio globale e, a volte, di sostenibilità.

Sempre più vongole vietnamite nei nostri piatti

 

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CIBBRiNA: un progetto per ridurre le catture accessorie di specie protette

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CIBBRiNA: un progetto per ridurre le catture accessorie di specie protette – Il progetto CIBBRiNA (Coordinated Development and Implementation of Best Practice in Bycatch Reduction in the North-East Atlantic, Baltic and Mediterranean Regions), finanziato da LIFE dell’UE, ha avviato un programma collaborativo volto a minimizzare le catture accessorie di specie in pericolo, minacciate e protette (ETP) come mammiferi marini, uccelli marini, tartarughe, squali e razze.e

CIBBRiNA unisce stakeholder provenienti da 13 paesi europei, utilizzando la collaborazione transfrontaliera e intersettoriale per stabilire programmi di mitigazione, monitoraggio e valutazione delle attività di pesca a rischio. Queste attività di pesca si trovano nelle regioni dell’Atlantico nordorientale, del Baltico e del Mediterraneo. Dal suo avvio nel settembre 2023, il progetto ha gettato solide basi per perseguire interessanti risultati, uno dei primi, la strategia di coinvolgimento e comunicazione delle parti interessate, elaborata con il contributo di membri del settore della pesca, scienziati e altri partner. Questa strategia, insieme al Codice di condotta di CIBBRiNA, promuove un ambiente di lavoro partecipativo basato su fiducia, rispetto e cooperazione.

Il cuore di CIBBRiNA sono i suoi otto casi studio, che coprono una varietà di operazioni di pesca, da piccola a grande scala, e utilizzano diversi tipi di attrezzi, tra cui reti da posta, palangari, reti da traino pelagiche e reti a strascico.

Ridurre le catture accessorie di specie ETP non solo preserva ecosistemi sani e ricchi di biodiversità, ma offre anche vantaggi sociali ed economici. Ad esempio, aiuta a prevenire danni alle reti e contribuisce alla sicurezza dei pescatori.

Per garantire l’efficacia delle misure di riduzione delle catture accessorie, i partner di CIBBRiNA metteranno in comune le loro conoscenze e competenze, lavorando a stretto contatto con i pescatori per perfezionare e testare le misure più promettenti. Il progetto mira a fornire strumenti pratici che possano essere utilizzati in acqua e che soddisfino gli obiettivi politici per la gestione della pesca europea, promuovendo al contempo le migliori pratiche internazionali.

Niels Hintzen, Chief Science Officer presso la Pelagic Freezer-trawler Association (PFA), uno dei partner di CIBBRiNA, ha evidenziato come l’industria della pesca sia già attiva nel trovare modi per ridurre le catture accessorie di specie ETP, testando miglioramenti degli attrezzi e imparando l’uno dall’altro. CIBBRiNA offre un’opportunità unica di cooperare in modo equo con tutte le parti interessate, basandosi su rapporti di fiducia.

CIBBRiNA è stato lanciato il 7 settembre 2023 e durerà fino alla fine di agosto 2029. Il progetto è coordinato dal Ministero olandese dell’Agricoltura, della Natura e della Qualità Alimentare (LNV) e coinvolge 45 partner, tra cui industrie della pesca, ministeri, istituti di ricerca e ONG.

CIBBRiNA: un progetto per ridurre le catture accessorie di specie protette

 

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L’EFCA coordina la campagna di controllo della pesca del tonno rosso

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L’EFCA coordina la campagna di controllo della pesca del tonno rosso – La conservazione del tonno rosso è una priorità cruciale per l’Unione Europea, e l’Agenzia Europea di Controllo della Pesca (EFCA) sta giocando un ruolo fondamentale in questo sforzo. A partire dalla fine di maggio e fino alla fine della stagione, l’EFCA coordina una campagna di controllo della pesca del tonno rosso, nell’ambito del suo piano di attuazione congiunto (JDP). Questo impegno collettivo vede la partecipazione attiva degli Stati membri (SM) e dell’EFCA stessa, con l’obiettivo di garantire il rispetto delle norme internazionali e comunitarie adottate per la conservazione di questa preziosa specie.

L’obiettivo principale della campagna di controllo è assicurare che le normative vigenti per la conservazione del tonno rosso siano rigorosamente rispettate. Queste normative sono essenziali per proteggere gli stock e garantire una pesca sostenibile a lungo termine. Per raggiungere questo obiettivo, l’EFCA ha fornito supporto agli Stati membri dell’UE nella formazione dei loro ispettori nazionali, preparando così il terreno per una campagna di controllo efficace e coordinata.

Coordinamento delle attività di controllo

L’EFCA non solo coordina le attività di controllo all’interno dell’UE, ma estende il suo raggio d’azione anche ai pescherecci di paesi terzi nelle acque internazionali. Questo avviene nell’ambito del programma congiunto di ispezione internazionale della Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tunnidi dell’Atlantico (ICCAT). Le attività congiunte di controllo, ispezione e sorveglianza sono gestite dal centro EFCA di Vigo, in Spagna, con la partecipazione di esperti provenienti da otto Stati membri coinvolti nella pesca del tonno rosso: Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo e Spagna.

Strategia di ispezione e sorveglianza

La strategia di ispezione e sorveglianza dell’EFCA è costruita su una solida base di dati e informazioni raccolte dalle autorità nazionali e dall’ICCAT. Ogni giorno, raccomandazioni specifiche vengono formulate in base alle informazioni più recenti, garantendo che le operazioni di controllo siano sempre mirate ed efficaci. Questo approccio data-driven permette di ottimizzare le risorse e massimizzare l’impatto delle attività di sorveglianza.

La campagna di controllo del tonno rosso non sarebbe possibile senza una stretta collaborazione internazionale. Gli Stati membri dell’UE e altri paesi collaborano per condividere risorse, conoscenze e competenze. Questa sinergia è fondamentale per affrontare le sfide della pesca illegale e garantire che le pratiche di pesca siano sostenibili e conformi alle normative.

L’EFCA coordina la campagna di controllo della pesca del tonno rosso

 

 

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