Mese: Giugno 2024 Pagina 3 di 14

L’Irlanda chiede una valutazione della PCP che tenga conto delle priorità del paese

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L’Irlanda chiede una valutazione della PCP che tenga conto delle priorità del paese  – Al Consiglio dei ministri dell’Agricoltura e della Pesca dell’UE, il ministro irlandese dell’Agricoltura, dell’Alimentazione e dell’Ambiente Marino, Charlie McConalogue, ha delineato le questioni fondamentali per la prossima valutazione della Politica Comune della Pesca (PCP). Questa valutazione dovrà tenere in particolare considerazione l’impatto dei trasferimenti di quote ai sensi dell’accordo commerciale e di cooperazione, nonché le azioni unilaterali da parte di paesi terzi.

McConalogue ha evidenziato l’importanza di considerare i cambiamenti ambientali avvenuti negli ultimi anni. Questi cambiamenti dovranno essere integrati nella valutazione per migliorare la fiducia tra gli attori della catena del valore della pesca. Rafforzare il legame economico tra la flotta dell’UE e i trasformatori europei è essenziale per garantire un futuro economico sostenibile per il settore ittico.

Il Consiglio ha offerto agli Stati membri l’opportunità di definire le proprie priorità nei negoziati per stabilire le quote entro il 2024. McConalogue ha sottolineato la necessità di una strategia di pesca globale e integrata nell’Atlantico nordorientale, che tenga conto dell’accesso al mercato unico dell’UE. Questa strategia è cruciale per negoziare accordi di pesca esterni in modo efficace e sostenibile.

Il ministro irlandese ha riconosciuto gli sforzi considerevoli compiuti da tutte le parti interessate per migliorare la sostenibilità degli stock ittici. Il prossimo passo in questo processo sarà garantire un approvvigionamento sostenibile per i trasformatori irlandesi, assicurando così la continuità e la prosperità del settore ittico irlandese.

La valutazione della Politica Comune della Pesca è un’opportunità cruciale per l’UE e gli Stati membri di adattare le loro politiche alle nuove realtà ambientali ed economiche. L’Irlanda, con le sue proposte, mira a rafforzare il legame economico tra la flotta e i trasformatori, migliorando la fiducia nella catena di approvvigionamento e garantendo un futuro sostenibile per il settore della pesca.

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La maggior parte dei cittadini dell’UE vuole che i leader politici diano priorità alla protezione degli oceani

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La maggior parte dei cittadini dell’UE vuole che i leader politici diano priorità alla protezione degli oceani – Un recente sondaggio condotto da Sapience per conto di Oceana Europe e Seas at Risk ha rivelato che la maggior parte dei cittadini dell’Unione Europea vuole che i leader politici diano priorità alla protezione degli oceani e vietino la pesca a strascico nelle aree marine protette (AMP). Questi risultati mostrano un significativo divario tra l’opinione pubblica europea sulla protezione dell’ambiente marino e la realtà attuale.

Secondo il documento, quasi 9 cittadini su 10 (86%) intervistati in sette paesi dell’UE (Svezia, Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi, Spagna, Portogallo e Germania) si aspettano che i loro leader politici mettano la protezione della biodiversità marina al primo posto. Inoltre, il 97% dei partecipanti al sondaggio considera essenziale salvaguardare le specie marine in via di estinzione, il 96% sottolinea l’importanza della protezione degli habitat marini e il 93% ritiene fondamentale bloccare la pesca eccessiva.

Il 90% dei cittadini ritiene che le AMP siano necessarie per conservare la biodiversità marina. Nei sette paesi esaminati, l’82% degli intervistati crede in una regolamentazione più rigorosa della pesca a strascico, con un sostegno che varia dal 75% nei Paesi Bassi al 93% in Portogallo. Inoltre, il 73% dei cittadini è favorevole al divieto della pesca a strascico nelle AMP dell’UE.

Un report pubblicato da Oceana, Seas At Risk e Marine Conservation Society ha evidenziato che la pesca a strascico continua a devastare gli habitat e le specie nelle AMP offshore dell’UE. Tra il 2015 e il 2023, nelle AMP dei sette paesi esaminati sono state effettuate 4,4 milioni di ore di pesca a strascico, minacciando la biodiversità che queste aree dovrebbero proteggere.

Reazione dei Governi e azioni future

Gli annunci dei governi greco e svedese di vietare la pesca a strascico nelle AMP, insieme al forte sostegno pubblico per una protezione marina più rigorosa, dovrebbero innescare una tendenza positiva verso azioni concrete nel nuovo ciclo politico dell’UE. La necessità di una legislazione più rigorosa è evidente, con una maggiore conoscenza delle AMP che corrisponde a un maggiore sostegno per misure più severe.

La protezione degli oceani è una priorità urgente per i cittadini europei. Le nuove politiche dell’UE dovranno riflettere questa esigenza, implementando misure che vietino la pesca distruttiva nelle AMP e promuovano la sostenibilità marina. Queste azioni non solo preservano l’ambiente, ma sostengono anche le comunità che dipendono dagli oceani, inclusi i pescatori.

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Acli Terra istituisce la Commissione nazionale “Lagune d’Italia”

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Acli Terra istituisce la Commissione nazionale “Lagune d’Italia” – È stata deliberata ieri, durante la riunione del Comitato nazionale di Acli Terra, l’istituzione della Commissione nazionale “Lagune d’Italia“.
L’iniziativa, fortemente volauta dal Presidente nazionale Nicola Tavoletta, nasce a seguito di una proposta di legge sulla tutela e lo sviluppo delle lagune Italiane, avanzata nel 2018 e purtroppo non andata avanti a causa del termine di quella legislatura.

L’importanza delle lagune però è di particolare rilevanza, soprattutto per l’associazione professionale, che ha deciso di nominare la commissione per procedere a un lavoro preciso e attuale sulla proposta di legge in parola, adeguandola alla realtà attuale e provando a fare divulgazione sul tema, coinvolgendo le realtà locali che sono realtà vive di Acli Terra.

“Le coste Italiane sono ricche di lagune – ha dichiarato Nicola Tavoletta – che, nella loro specificità, hanno la caratteristica di far coesistere tre interessi diversi, quello urbano, quello marittimo e quello agricolo. Queste sono le tre realtà tipiche italiane che son in stretto legame tra loro. Le lagune rivestono un ruolo di importanza nazionale e il nostro impegno sarà quello di studiarle e valorizzarle”.

La commissione è così composta: Fabiola Nucifora per la Laguna di Santa Gilla (Cagliari), Franco Sabatini per la Laguna di Iscrixedda nel Comune di Lotzorai (Nuoro), Vania Statzu per la Laguna di Mistras (Oristano), Sergio Urtis per Laguna del Calich (Sassari), Nicola Genna per la Laguna dello Stagnone di Marsala (Trapani), Pierluigi Piro per la Laguna di Orbetello e Claudio Brinati per il Lago di Sabaudia (Latina).

La commissione sarà coordinata da Pierluigi Piro, dirigente di Cooperativa, e sarà presto completata con i rappresentanti delle restanti lagune del nostro territorio.

Acli Terra istituisce la Commissione nazionale “Lagune d’Italia”

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Cooperazione come modello di sviluppo sostenibile dei territori, anche quelli svantaggiati

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Cooperazione come modello di sviluppo sostenibile dei territori, anche quelli svantaggiati – La salvaguardia economica e sociale passa attraverso la cooperazione. Ne è dimostrazione il progetto della calabrese Cooperativa per l’industria della pesca “Giovanni Pontillo”, di Scilla (Rc) il cui progetto finalizzato a sviluppare le attività di pescaturismo e ittiturismo è stato approvato con il bando Imprese Borghi del Pnrr, misura promossa dal ministero della Cultura e gestita da Invitalia. In particolare il progetto della cooperativa Pontillo si inserisce nel piano di “rigenerazione culturale, sociale ed economica” finanziato al Comune di Scilla con il bando borghi dedicato ai piccoli Comuni.

Come sottolinea Angelo Petruzzella, vicepresidente vicario di Legacoop Agroalimentare, si tratta di «un piccolo ma emblematico esempio di come la collaborazione intersettoriale e la cooperazione tra cooperative possa stimolare e attivare azioni progettuali.Iniziative che favoriscono processi di sviluppo integrato dei territori con il coinvolgimento di beni ed eventi culturali, eccellenze agroittico alimentari. Questo oltre a interventi di valorizzazione e fruizione dell’ambiente, servizi sociali innovativi e ospitalità diffusa di qualità».

Per Petruzzella si tratta di «processi di integrazione che possono diventare precise coordinate per uno sviluppo sostenibile dei nostri territori anche di quelli più svantaggiati. Una sfida dunque che può essere vinta solo se supportata da una adeguata e coerente strategia delle istituzioni pubbliche e private; una sfida però che il sistema cooperativo ha dimostrato di essere pronto ad affrontare».

Cooperazione come modello di sviluppo sostenibile dei territori, anche quelli svantaggiati

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Fedagripesca: “Serve nuovo patto tra Ue e produttori per salvare il mare e la pesca”

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Fedagripesca: “Serve nuovo patto tra Ue e produttori per salvare il mare e la pesca” -Occorre un nuovo patto tra Unione europea e i produttori ittici per salvare il mare e la pesca. A chiederlo è il vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca Paolo Tiozzo nell’apprezzare l’intervento del sottosegretario Masaf D’Eramo in occasione del Consiglio Agrifish in svolgimento in Lussemburgo.

Secondo Tiozzo “Occorre ripensare l’approccio alla gestione della pesca affinché gli sforzi fatti fin qui siano efficaci senza addossare alle cooperative ed alle imprese una responsabilità che sono stanche di avere. Per questo è importante rivedere anche la politica strutturale per consentire interventi a favore di una flotta troppo vecchia, con una età media dei pescherecci di 31 anni, che non riesce sempre a garantire sicurezza e che necessita di innovare anche per ridurre emissioni e consumi”.

Per l’associazione demonizzare alcuni mestieri di pesca, come lo strascico, non è la strada giusta. Così come serve una maggiore attenzione per la pesca artigianale.

“Per evitare che la pesca perda i suoi protagonisti, ovvero i pescatori, occorre cambiare rotta. Nell’ultimo decennio il settore ha visto fuoriuscire il 16% dei pescatori imbarcati che oggi sono circa 22 mila, di cui circa 19.000 a tempo pieno, a fronte dei 30 mila di dieci anni fa, mentre quelli che operano a terra sono oltre 100 mila, per un totale che si aggira attorno ai 125 mila lavoratori escluso l’indotto”, conclude Tiozzo.

Fedagripesca: “Serve nuovo patto tra Ue e produttori per salvare il mare e la pesca”

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