Mese: Luglio 2024 Pagina 13 di 20

Danish Fishers PO si unisce a Europêche

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Danish Fishers PO si unisce a Europêche – La cooperazione e l’azione unitaria sono fondamentali per affrontare le sfide globali e promuovere uno sviluppo sostenibile. Questo è particolarmente vero per l’industria della pesca, dove la collaborazione tra i diversi attori può garantire non solo la sostenibilità ambientale, ma anche la prosperità economica delle comunità costiere. In quest’ottica, Europêche, l’organo rappresentativo principale per l’industria della pesca in Europa, ha recentemente accolto con entusiasmo il Danish Fishers PO (DFPO) come suo nuovo membro.

Durante l’Assemblea Generale tenutasi a Bruxelles, Europêche ha ufficialmente approvato l’inclusione del DFPO, segnando una tappa significativa nel rafforzamento della voce della pesca europea. Con oltre 550 pescherecci sotto la sua rappresentanza, il DFPO gioca un ruolo cruciale nelle comunità costiere danesi, supportando 16.000 posti di lavoro e generando un’attività economica di 1,8 miliardi di euro.

Il ruolo del DFPO nell’industria ittica danese

La pesca è un’attività tradizionale profondamente radicata nella cultura e nell’identità delle comunità costiere dell’UE. Il DFPO, noto per il suo impegno verso pratiche di pesca sostenibili, innovazione e benessere dei pescatori, rappresenta una parte significativa dell’industria ittica danese. Questa organizzazione supporta una vasta gamma di pescatori, da quelli costieri a quelli industriali, comprendendo attività di fondo, di scampi e di cozze, e includendo sia piccole che grandi imbarcazioni.

Kenn Skau Fischer, amministratore delegato di DFPO, ha espresso entusiasmo per questa nuova alleanza: “Siamo entusiasti di diventare membri di Europêche. Questi sono tempi difficili per i nostri pescatori e questa adesione ci fornirà una piattaforma più solida per esprimere le preoccupazioni e le aspirazioni dei pescatori danesi a livello europeo. La nostra competenza ed esperienza saranno inestimabili nelle iniziative in corso di Europêche per sostenere politiche che supportino il settore della pesca, garantendo al contempo la salute a lungo termine degli ecosistemi marini. Non vediamo l’ora di contribuire e trarre vantaggio dalla conoscenza e dall’esperienza collettive dei membri di Europêche”.

Anche Daniel Voces, amministratore delegato di Europêche, ha sottolineato l’importanza di questa nuova partnership: “Siamo entusiasti di dare il benvenuto a DFPO nella famiglia Europêche. L’impegno di DFPO per pratiche di pesca sostenibili e il suo approccio proattivo nel rappresentare i pescatori danesi in tutto il mondo si allineano perfettamente con la nostra missione. Questa partnership migliorerà senza dubbio i nostri sforzi collettivi nel promuovere un approccio equilibrato e sostenibile alla gestione della pesca in Europa”.

Un futuro sostenibile per la pesca europea

L’inclusione del DFPO in Europêche non rappresenta solo un rafforzamento delle fila dell’organizzazione, ma anche un passo avanti verso un futuro più sostenibile per l’industria della pesca in Europa. Attraverso questa collaborazione, le competenze e le esperienze condivise contribuiranno a sviluppare politiche che bilanciano la sostenibilità economica, ambientale e sociale. Questo nuovo approccio, sostenuto dall’impegno congiunto di tutti i membri, garantirà la salute a lungo termine degli ecosistemi marini e la prosperità delle comunità costiere.

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Dl Agricoltura, Maretti: valutazione positiva ma subito commissario granchio blu

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Dl Agricoltura, Maretti: valutazione positiva ma subito commissario granchio blu – “Sul dl Agricoltura approvato dalla Camera dei Deputati esprimiamo una valutazione positiva su tutti i capitoli di spesa legati alle varie emergenze sperando che nell’applicazione dei provvedimenti non insorgano problemi tecnici. Concludere con successo l’approvazione di questo provvedimento è anche un segnale di vicinanza al settore che purtroppo si confronta con i rischi di nuove calamità come la mucillagine e il vermocane”. È il commento di Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare sul decreto appena varato dal Parlamento.

Maretti continua: “Apprezziamo i miglioramenti apportati dal passaggio parlamentare che ha inserito delle questioni rilevanti per delle produzioni importanti del made in Italy. Resistere in questi momenti così difficili è la precondizione per riuscire a ragionare di percorsi strategici in futuro. Che per noi devono basarsi su una nuova stagione di aggregazione e di riforme strategiche”.

Buone notizie per le cooperative. “Siamo inoltre soddisfatti  – continua Maretti – del fatto che siano stati accolte le proposte di inserire i danni derivati dalle frane dovute dall’alluvione e che nei parametri di calcolo per i danni alle cooperative sia stato preso come riferimento anche la riduzione del conferimento dei soci e non solo il calo del fatturato”.

Arrivare ad una rapida nomina del Commissario per il granchio blu. Il presidente di Legacoop Agroalimetare, tuttavia, sollecita “una rapida nomina del commissario per il granchio blu. Auspichiamo anche che nonostante la nomina passi attraverso il ministero dell’Ambiente, il Masaf venga coinvolto in maniera attiva. Magari individuando una cabina di regia interministeriale e con il coinvolgimento delle organizzazioni della pesca”.

Dl Agricoltura, Maretti: valutazione positiva ma subito commissario granchio blu

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Lollobrigida, il settore della pesca asset stategico per l’Italia

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Lollobrigida, il settore della pesca asset stategico per l’Italia – Il settore della pesca, al pari di quello agricolo, rappresenta un asset strategico per l’Italia. Il governo Meloni è impegnato a valorizzarlo con diverse misure mirate. Durante il question time alla Camera dei Deputati, il Ministro Francesco Lollobrigida ha illustrato le iniziative adottate per sostenere i pescatori, con particolare riferimento all’acquisto del carburante e alle agevolazioni fiscali.

Credito d’imposta ed esenzione delle accise sul carburante

La legge di Bilancio 2023 ha introdotto un credito d’imposta del 20% per le spese sostenute dalle imprese di pesca per l’acquisto di carburante, utilizzabile fino al 31 dicembre 2023. Nonostante i vincoli di bilancio abbiano impedito il rinnovo di questa misura per il 2024, il governo ha mantenuto l’esenzione totale delle accise sul carburante per il settore della pesca. Questo incentivo, difeso con forza anche a livello europeo, è visto non come un privilegio ma come un supporto essenziale alla produzione e alla sostenibilità economica del comparto ittico.

Sostenibilità e innovazione

L’obiettivo del governo è superare la dicotomia tra pesca e ambiente, promuovendo un equilibrio tra sostenibilità economica, ambientale e sociale. Questo approccio è evidente nella nuova gestione del Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP). Una delle misure chiave è l’arresto definitivo delle unità da pesca, concentrandosi sulla demolizione delle imbarcazioni vecchie per favorire il rinnovo della flotta.

Pari opportunità tra pescatori e agricoltori

Con la recente Legge di Bilancio e il decreto legislativo 102 del 2004, rinnovato, i pescatori possono ora accedere alle stesse agevolazioni riservate agli agricoltori in caso di calamità. Questo rappresenta un passo significativo verso il riconoscimento dell’importanza del settore ittico e delle sfide che deve affrontare.

Le iniziative del governo Meloni – ha sostanzialmente detto Lollobrigida, che nel corso del suo intervento ha ricordato il G7 della Pesca previsto a Siracusa nel settembre 2024 – mirano a costruire un futuro sostenibile per il comparto ittico italiano, bilanciando esigenze produttive e tutela ambientale. Il supporto al settore della pesca è cruciale per mantenere viva una tradizione che è parte integrante dell’economia e della cultura italiana.

Lollobrigida, il settore della pesca asset stategico per l’Italia

 

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FAO, i rischi climatici potrebbero avere un impatto sulla biomassa ittica

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FAO, i rischi climatici potrebbero avere un impatto sulla biomassa ittica – Nuove proiezioni evidenziano potenziali rischi climatici per la biomassa ittica sfruttabile in quasi tutte le regioni degli oceani del mondo, compresi i principali paesi produttori e quelli con un’elevata dipendenza dagli alimenti acquatici. A delineare chiaramente questo profilo è un report pubblicato recentemente dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO).

Le proiezioni globali della biomassa ittica sfruttabile mostrano cali di oltre il 10 percento, in particolare nello scenario ad alte emissioni, entro la metà del secolo per molte regioni del mondo, è quanto emerge dal documento Rischi del cambiamento climatico per gli ecosistemi marini e la pesca: proiezioni fino al 2100 del Fisheries and Marine Ecosystem Model Intercomparison Project.

Entro la fine del secolo, nello scenario ad alte emissioni, che prevede un riscaldamento globale di 3-4,0 °C, i cali peggioreranno fino al 30 percento o più in 48 paesi e territori.

Al contrario, nello scenario a basse emissioni, che prevede un riscaldamento globale di 1,5-2 °C, i cambiamenti si stabilizzano tra zero e una diminuzione del 10 percento o meno in 178 paesi e territori entro la fine del secolo.

Tra i cali più significativi si segnalano quelli registrati nei principali paesi produttori di pesce, che peggiorano verso la fine del secolo nello scenario ad alte emissioni, ad esempio del 37,3% per le zone economiche esclusive del Perù e del 30,9% per quelle della Cina, ma si stabilizzano nello scenario a basse emissioni.

Il report è stato prodotto dall’Ecosystem Model Intercomparison Project (FishMIP), una rete internazionale di ricercatori che collabora con la FAO per comprendere gli impatti a lungo termine del cambiamento climatico sugli ecosistemi marini e sulla pesca attraverso una serie di modelli numerici all’avanguardia. Il documento è stato presentato durante la trentaseiesima sessione del Committee on Fisheries (COFI36) in corso a Roma fino a domani 12 luglio 2024 presso la sede centrale della FAO.

Il report segue l’ultima edizione di The State of World Fisheries and Aquaculture (SOFIA), che ha mostrato che la produzione mondiale di pesca e acquacoltura ha raggiunto un nuovo massimo di 223,2 milioni di tonnellate nel 2022.

Riduzione dei pericoli per gli ecosistemi marini

“Comprendere i potenziali impatti del cambiamento climatico sugli ecosistemi marini e sulla loro pesca, nonché le relative incertezze, è fondamentale per progettare programmi di adattamento su scala adeguata”, ha affermato Manuel Barange, Direttore generale aggiunto della FAO e Direttore della Divisione Pesca e acquacoltura.

“Le emissioni più basse riducono significativamente le perdite di biomassa di fine secolo per quasi tutti i paesi e territori rispetto allo scenario ad alte emissioni. Ciò evidenzia i benefici delle misure di mitigazione del cambiamento climatico per la pesca e gli alimenti acquatici”, ha aggiunto.

Confrontando le perdite previste in entrambi gli scenari entro la fine del secolo, emerge che la riduzione delle emissioni ha comportato notevoli benefici per quasi tutti i paesi e i territori.

Ciò include i piccoli stati insulari in via di sviluppo, dove le persone dipendono fortemente dalla pesca per cibo e reddito e dove i rischi ecologici e socioeconomici posti dal cambiamento climatico sono più elevati. Ad esempio, tra gli stati delle isole del Pacifico, il 68-90 percento delle perdite estreme di fine secolo previste in condizioni di emissioni elevate vengono evitate dallo scenario di basse emissioni per gli stati federati di Micronesia, Nauru, Palau, Isole Salomone e Tuvalu.

Raggiungere la Trasformazione Blu

Il rapporto ha inoltre sottolineato che, per aiutare i paesi a realizzare la visione della Trasformazione Blu della FAO di sistemi alimentari acquatici più resilienti, equi e sostenibili, la futura ricerca FishMIP dovrà comprendere altri utilizzi oceanici e costieri oltre alla pesca.

Ciò otterrebbe una visione più olistica della gestione delle risorse naturali marine di fronte al cambiamento climatico e informerebbe i compromessi tra i settori, tra cui la gestione adattativa della pesca e le più ampie politiche agroalimentari, allineate con le priorità della strategia della FAO sui cambiamenti climatici e del suo piano d’azione. Affronterebbe anche i collegamenti con l’uso di risorse di acqua dolce e terrestri, ad esempio la dipendenza dell’acquacoltura da sistemi sia marini che terrestri, per aiutare a supportare le direzioni politiche al nesso tra cambiamento climatico, biodiversità, sicurezza idrica e alimentare e salute.

Una rete internazionale di ricercatori

FishMIP è stato lanciato ufficialmente nel 2013. Fornisce conoscenze all’industria e ai governi per supportare una pianificazione efficace per settori ittici adattivi e resilienti nel contesto del cambiamento climatico.

Nel 2024 è stato istituito FishMIP2.0 per aumentare l’affidabilità delle proiezioni di modellizzazione e rispondere a una serie più ampia di questioni politiche rilevanti per la sicurezza alimentare e la gestione delle risorse marine, con il cambiamento climatico che rimane il tema principale.

FAO, i rischi climatici potrebbero avere un impatto sulla biomassa ittica

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Pesca eccessiva: impatti, cause e cosa fare

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Pesca eccessiva: impatti, cause e cosa fare – L’oceano copre oltre il 70% della superficie terrestre, fornendo cibo a oltre 3 miliardi di persone e lavoro a circa 300 milioni. Genera benefici economici nell’ordine dei trilioni di dollari ed è una parte importante del ciclo del carbonio. Un oceano sano è fondamentale sia per gli ecosistemi terrestri che per l’economia globale.

Tuttavia, decenni di attività di pesca scarsamente regolamentate hanno impoverito le riserve ittiche globali e spinto alcune specie sull’orlo dell’estinzione. Inoltre, il cambiamento climatico sta riscaldando le acque dei nostri oceani, deteriorando habitat critici come le barriere coralline e le mangrovie, influenzando negativamente la vita marina.

Un recente articolo pubblicato su Delivery Rank, esplorera dettagliatamente l’impatto della pesca eccessiva, le cause principali, le soluzioni proposte e come i consumatori possono contribuire.

L’impatto della pesca eccessiva

Secondo la FAO, il numero di stock sovrasfruttati nel 2019 è più che triplicato rispetto ai 45 anni precedenti. La percentuale di stock pescati a un livello biologicamente insostenibile è passata dal 10% nel 1974 al 35,5% nel 2019. L’Oceano Pacifico sudorientale ha registrato il rapporto più elevato di stock pescati a livelli insostenibili, pari al 66,7%.

Se non controllata, la pesca eccessiva avrà impatti catastrofici che si estenderanno oltre gli oceani, influenzando le industrie della pesca, del turismo e la sicurezza alimentare globale.

Impatti ambientali della pesca eccessiva

1. Perdita di biodiversità: la pesca eccessiva interrompe l’equilibrio tra predatore e preda, causando perdite significative lungo tutta la catena alimentare.
2. Specie in pericolo: molte specie marine, come il storione e il pesce spatola, sono ora in pericolo critico a causa della pesca eccessiva.
3. Catture accessorie: gli animali catturati involontariamente spesso muoiono o sono gravemente feriti, rappresentando circa il 10,8% del bottino della pesca marina.
4. Crescita eccessiva delle alghe: la rimozione dei pesci erbivori contribuisce a fioriture algali che soffocano la vita marina.
5. Danno alle barriere coralline: la pesca eccessiva e distruttiva danneggia le barriere coralline, essenziali per molte specie marine.
6. Riscaldamento globale: la pesca eccessiva interrompe il ciclo del carbonio, contribuendo al riscaldamento globale.

Impatti sociali ed economici

1. Sicurezza alimentare globale: la pesca eccessiva mette a rischio la principale fonte di proteine per milioni di persone nei paesi in via di sviluppo.
2. Perdita di mezzi di sostentamento: i piccoli produttori non possono competere con i produttori industriali, rischiando la povertà e la malnutrizione.
3. Disuguaglianza tra paesi: i sussidi governativi nei paesi ricchi permettono la pesca nelle acque di paesi poveri, aumentando la disuguaglianza economica.
4. Disoccupazione e calo delle entrate: la pesca eccessiva minaccia la stabilità socioeconomica di chi dipende dagli oceani e dall’acqua dolce.

Cause della pesca eccessiva

1. Domanda di prodotti ittici: la crescente domanda spinge verso pratiche di acquacoltura non sostenibili.
2. Sussidi governativi dannosi: i sussidi incentivano la pesca eccessiva, distorcendo la domanda e l’offerta.
3. Pesca illegale, non regolamentata e non dichiarata (INN): le attività INN contribuiscono significativamente alla pesca eccessiva.
4. Cultura della ricerca del profitto e corruzione: le pratiche corrotte e la ricerca del profitto alimentano la crisi.

Soluzioni proposte

1. Divieti temporanei e locali sulla pesca: proteggere gli stock ittici con divieti temporanei e accordi internazionali.
2. Controllare la pesca INN: migliorare le misure di monitoraggio, controllo e sorveglianza.
3. Ridurre o eliminare i sussidi dannosi: promuovere sussidi vantaggiosi per pratiche di pesca sostenibili.
4. Ampliare le aree marine protette. designare più aree come AMP per proteggere la biodiversità.
5. Ridurre le catture accessorie: modificare le tecniche di pesca per ridurre le catture accidentali.
6. Implementare la gestione basata sui diritti: regolamentare l’accesso alle zone di pesca per una gestione sostenibile.
7. Passare a pratiche di pesca sostenibili: adottare tecniche che mantengano le popolazioni ittiche a livelli sostenibili.
8. Gestire le acquacolture in modo sostenibile: ridurre l’uso di sostanze chimiche nocive e prevenire la fuga di pesci.

La pesca eccessiva è una seria minaccia che richiede un’azione collettiva da parte dei governi, del settore della pesca e dei consumatori. Attraverso una combinazione di regolamentazione, sforzi di conservazione e pratiche sostenibili, possiamo proteggere i nostri oceani e garantire un futuro sostenibile per le generazioni future.

Pesca eccessiva: impatti, cause e cosa fare

 

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