Mese: Agosto 2024 Pagina 14 di 17

Interazione tra delfini e altre specie vulnerabili con la pesca

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Interazione tra delfini e altre specie vulnerabili con la pesca – È la Sicilia orientale la regione scelta dalla Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo (CGPM) della FAO, per implementare gli studi e sperimentazioni sulle flotte di pesca affinché le interazioni con le specie marine vulnerabili vengano ridotte.

Cetacei, squali, tartarughe e uccelli marini possono essere catturati accidentalmente dagli attrezzi da pesca utilizzati dai pescatori professionali nella ricerca di altre specie bersaglio. Questo può causare il ferimento o la morte di animali non destinati al mercato ittico, determinando al contempo un’importante perdita di biodiversità per l’ecosistema marino. In aggiunta, spesso i delfini si avvicinano ai pescherecci per predare il pesce catturato in ami e reti, provocando ingenti danni sia al pescato che agli attrezzi, nonché rischiando di restare intrappolati a loro volta. Tale fenomeno interessa maggiormente la piccola pesca artigianale, e viene definito “Depredazione”, con ripercussioni sia di tipo ambientale che economico e sociale.

Da qui, la denominazione del progetto in corso “Depredation-3“, abbreviazione del titolo “Attività di monitoraggio e misure di mitigazione per ridurre la predazione degli attrezzi da pesca artigianale ad opera dei delfini nel Mar Ionio occidentale“. Si tratta del terzo lavoro realizzato dall’Associazione Marecamp in Sicilia orientale su tale tematica, la quale negli ultimi anni ha dimostrato di avere delle importanti intuizioni nel campo della conservazione della fauna marina.

Marecamp ha attivato una rete composta da pescatori artigianali che collaborano con i ricercatori per monitorare la presenza e distribuzione di specie marine a rischio di estinzione, e testare innovativi metodi di pesca e dispositivi accessori utili per ridurre gli eventi di interazione di delfini e altre specie vulnerabili con le attività di prelievo ittico.

I “Laboratori galleggianti” in questione, rappresentati dai pescherecci, uniti alle imbarcazioni scientifiche dell’Associazione, sono il fulcro del lavoro in campo di una squadra di biologi osservatori che già da 5 mesi raccoglie informazioni sullo sforzo di pesca e i casi di depredazione e by-catch lungo tutta l’area d’azione del progetto, coinvolgendo una ventina di marinerie che vanno da Messina a Portopalo di Capo Passero.

Tra le specie maggiormente minacciate nell’area vi sono elasmobranchi come Trigoni (Dasyatis pastinaca), Verdesche (Prionace glauca), Squali capopiatto (Cetorhinus maximus), uccelli marini come Berte maggiori (Calonectris diomedea), tartarughe marine come la Comune (Caretta caretta) e la liuto (Dermochelys coriacea), e delfini come il Tursiope (Tursiops truncatus). Le sperimentazioni per ridurre o eliminare il tasso di interazione di questi gruppi vulnerabili con la pesca sono in corso nelle aree costiere del Mar Ionio occidentale, e i loro risultati saranno condivisi nei prossimi mesi in occasione di un Workshop internazionale al quale parteciperanno esperti provenienti da diversi Paesi del Mar Mediterraneo e Mar Nero che lavorano costantemente per i ridurre nel lungo termine i rischi di sopravvivenza delle specie ritenute in pericolo.

Il progetto è finanziato dalla Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo (CGPM) della FAO, e vede come partner l’Accordo sulla Conservazione dei Cetacei nel Mar Nero, Mar Mediterraneo e Aree Atlantiche Contigue (ACCOBAMS), per il quale la valutazione e la mitigazione dei conflitti delle attività di pesca con balene, delfini e focene sono di primaria importanza.

“Questo progetto rappresenta un passo cruciale verso la conservazione delle risorse marine. Desidero esprimere la mia sincera gratitudine a tutta la comunità di pescatori e ai colleghi collaboratori (Dario Garofalo, Alessandra Raffa, Helen Accolla, e Pietro di Bari in primis) per il loro impegno e dedizione nel progetto Depredation-3. Tutti i nostri sforzi sono essenziali per la protezione delle specie marine vulnerabili e la promozione di pratiche di pesca sostenibili” dichiara Clara Monaco, coordinatore del progetto.

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Economia del mare, il Veneto eccelle a livello nazionale

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Economia del mare, il Veneto eccelle a livello nazionale – “Un ruolo di assoluto rilievo a livello nazionale vede primeggiare il Veneto anche nell’economia del mare. È il risultato di una grande visione e di un notevole impegno dei nostri imprenditori del settore, che sono veri protagonisti di alcune specializzazioni produttive pur a fronte di un contenuto numero di imprese e occupati. Il Veneto è infatti al primo posto in Italia per numero di imprese attive e terzo per fatturato nel settore della pesca e dell’acquacoltura, al secondo posto per pescato marittimo e lagunare e per valore dell’export di prodotti ittici non lavorati, ed è primo in Italia nella produzione di caviale oltre ad eccellere in quella di vongole veraci. Come confermato anche dai dati del ‘Libro bianco della pesca e dell’acquacoltura’ di Veneto Agricoltura, nella nostra regione le imprese riconducibili all’economia del mare sono 14.734, ovvero il 3,1% del totale di tutte quelle attive, per la maggior parte sono ditte individuali o con un numero limitato di addetti, mentre gli occupati del settore pesano appena per il 2,6% sul totale dei lavoratori”.

Questo il commento del presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, a fronte del focus realizzato da Veneto Lavoro e riguardante l’economia del mare nella nostra regione.

“Ancora una volta va un grande ringraziamento a Veneto Lavoro per la meticolosa e preziosa opera di analisi che svolge; il rapporto delinea una realtà produttiva vivace e attiva, una vera eccellenza – aggiunge il Presidente -. Le province della costa, Venezia e Rovigo, sono tra le prime a livello nazionale per numero di imprese e grado di specializzazione della filiera ittica oltre che nel comparto del trasporto marittimo di merci e passeggeri. Secondo dati Infocamere, le attività produttive appartenenti alla filiera ittica in Veneto sono 3.484, con le aree del Polesine riconosciute per la loro importanza nella produzione di mitili e vongole, mentre Chioggia vanta una tra le flotte più consistenti e attrezzate dell’Adriatico. La filiera del trasporto marittimo conta invece quasi 5.550 addetti e si concentra quasi esclusivamente a Venezia, che conta 1.349 imprese nel settore sulle 1.376 dell’intera filiera, due su tre specializzate nel trasporto di passeggeri”.

L’analisi dell’Osservatorio di Veneto Lavoro si concentra sui 38 comuni litoranei e costieri del Veneto, concentrati prevalentemente nella provincia di Venezia, che ne conta 27, in quella di Rovigo (6) e in quella di Padova (5), e sulle attività economiche appartenenti al sistema dell’economia del mare, quali filiera ittica, della cantieristica navale, delle estrazioni marine, del trasporto marittimo di merci e passeggeri, dei servizi di alloggio e ristorazione, delle attività sportive e ricreative e della ricerca, regolamentazione e tutela ambientale. Il dettaglio territoriale si focalizza sui territori del veneziano e del rodigino per il peso che l’economia del mare riveste in questi territori benché anche la provincia di Padova coinvolga un numero marginale di imprese: 320.

Il settore risulta in forte espansione in Veneto così come in tutta l’Unione Europea. Negli ultimi quindici anni la domanda di lavoro dipendente nell’ambito dell’economia del mare si è progressivamente rafforzata con un ritmo piuttosto vivace: +40% la media in Veneto, con punte del +61% nei comuni del rodigino. In termini di filiere, la crescita è stata del +77% nel trasporto marittimo, + 37% nel turismo costiero e +36% nella filiera ittica.

Nel 2023 le assunzioni nell’ambito dell’economia del mare hanno interessato il 47% del totale dei nuovi rapporti di lavoro stipulati nei territori considerati, per un totale di 98.198 assunzioni, di cui 94.048 effettuate nel veneziano, la maggior parte delle quali nel settore del turismo (84.427), seguito da trasporto marittimo (7.869), filiera ittica (2.137), cantieristica navale (1.889) e attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale (1.668). I posti di lavoro dipendente sono aumentati di 2.500 unità nel corso dell’anno.

Coerentemente con la tipologia dell’attività lavorativa, i contratti sono prevalentemente a tempo determinato (il 50% dei quali stagionali nel turismo costiero) o in somministrazione, seguiti da apprendistato e tempo indeterminato, che nel 2023 ha interessato solo il 4% delle assunzioni. Gli accessi al tempo indeterminato risultano tuttavia in progressivo rafforzamento, soprattutto dopo l’esaurirsi dell’emergenza sanitaria. Sempre più spesso infatti anche le imprese attinenti all’economia del mare stanno attuando strategie di labour hoarding, ovvero trattenere gli occupati in eccesso anziché affrontare nei momenti di effettivo bisogno le difficoltà legate alla ricerca di personale e dovute alla carenza di lavoratori (soprattutto giovani) e a difficoltà di reperimento.

Secondo un’indagine realizzata da Unioncamere e Anpal nel 2021, le difficoltà di reperimento di figure professionali nella blue economy riguardano infatti un quarto delle entrate previste, soprattutto nell’ambito della cantieristica navale e dei trasporti marittimi. Di fronte a queste difficoltà, la Regione del Veneto, tramite Veneto Lavoro, ha promosso nei mesi scorsi un’edizione specifica dell’iniziativa di recruiting “IncontraLavoro”, organizzata dal Centro per l’impiego di Chioggia in collaborazione con l’ambito di Venezia, con l’obiettivo di facilitare l’individuazione dei fabbisogni professionali più ricercati e favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro nelle imprese dell’economia del mare. L’iniziativa ha inoltre permesso di gettare le basi per la creazione di una rete di collaborazione tra i servizi pubblici per l’impiego e le imprese del settore, favorendo l’attivazione di specifici percorsi formativi per le figure professionali dell’operatore del turismo costiero e dell’operatore della nautica.

Tutti gli approfondimenti sulle dinamiche occupazionali e le specializzazioni produttive del Veneto nell’ambito del sistema mare sono disponibili nel report “Il mercato del lavoro dipendente nell’economia del mare”.

Economia del mare, il Veneto eccelle a livello nazionale

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Fioriture algali nocive: sfide e soluzioni all’ICHA 2025

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Fioriture algali nocive: sfide e soluzioni all’ICHA 2025 – Le fioriture algali rappresentano una minaccia crescente per gli ecosistemi marini e la pesca globale. Questo tema sarà al centro della prossima edizione della Conferenza internazionale sulle alghe nocive (International Conference on Harmful Algae – ICHA), che si terrà a Punta Arenas, in Cile, dal 19 al 24 ottobre 2025.

Durante l’ICHA20, tenutosi lo scorso novembre a Hiroshima, in Giappone, è stata più volte sottolineata l’importanza di questo evento. È stato pure evidenziato la responsabilità che il Cile si assume nell’organizzazione di un incontro di tale portata, sottolineando come la scelta di Punta Arenas sia strategica per approfondire le ricerche sulle fioriture algali nocive e le tossine marine.

Le conferenze ICHA riuniscono solitamente tra le 400 e le 600 persone, provenienti da oltre 50 paesi. Si prevede che l’edizione cilena attirerà un’ampia parte della comunità scientifica nazionale e internazionale, tutti concentrati sul problema delle fioriture algali nocive. Questi fenomeni, conosciuti anche come bloom algali, possono devastare interi ecosistemi marini, influenzando negativamente la pesca, il turismo e la salute pubblica.

Il ruolo del Cile e l’IFOP

L’Istituto per lo Sviluppo della Pesca (IFOP) invita tutte le istituzioni e le persone coinvolte nella gestione delle fioriture algali nocive (FAN) a sostenere e partecipare alla progettazione e realizzazione di questo evento. L’IFOP, infatti, gioca un ruolo chiave nel coordinare gli sforzi scientifici e pratici per affrontare le sfide poste dalle alghe nocive.

Importanza della collaborazione globale

L’incontro di Punta Arenas rappresenta un’opportunità unica per condividere conoscenze, sviluppare strategie comuni e rafforzare la collaborazione internazionale. La ricerca sulle fioriture algali nocive è fondamentale non solo per proteggere la biodiversità marina, ma anche per garantire la sostenibilità del settore ittico, che è vitale per l’economia di molti paesi.

La comunità scientifica è chiamata a partecipare attivamente a ICHA 2025, non solo per presentare le proprie ricerche, ma anche per contribuire alla costruzione di un futuro più sostenibile per i nostri oceani. La lotta contro le fioriture algali nocive richiede un impegno globale, e l’evento di Punta Arenas sarà un passo cruciale in questa direzione.

In conclusione, la prossima edizione di ICHA rappresenta una piattaforma fondamentale per discutere e trovare soluzioni efficaci alle fioriture algali nocive. La partecipazione attiva e la collaborazione internazionale saranno decisive per proteggere i nostri mari e garantire la sostenibilità delle risorse ittiche.

Fioriture algali nocive: sfide e soluzioni all’ICHA 2025

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In fortissima espansione il mercato globale delle alghe

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In fortissima espansione il mercato globale delle alghe – Negli ultimi anni, il settore delle alghe ha attirato un interesse crescente a livello globale, rappresentando una delle risorse più promettenti per il futuro sostenibile del settore dei prodotti del mare. Un’analisi di Straits Research conferma le potenzialità straordinarie del settore, soprattutto in Asia e Nord America. Secondo il report, il mercato globale delle alghe raggiungerà i 12 miliardi di dollari entro il 2031.

Crescita e prospettive del mercato globale delle Alghe

Il mercato globale delle alghe commerciali ha raggiunto un valore di 9,89 miliardi di dollari nel 2022 e si prevede che crescerà del 2% annualmente fino ai prossimi sette anni, al 2031, quando il settore genererà 11,82 miliardi di dollari. Questo incremento è attribuito alla crescente domanda di alghe marine nel settore della trasformazione alimentare, che offre vantaggi significativi in termini di produzione e sostenibilità agricola.

Applicazioni e vantaggi delle Alghe

L’analisi di Straits Research sottolinea che le alghe marine sono diventate fondamentali non solo per l’alimentazione, ma anche per il settore della cura personale. La domanda di prodotti a base di alghe è in aumento grazie alle soluzioni creative e alle preferenze dei consumatori che apprezzano sempre di più i benefici di questi organismi.

Tradizionalmente consumate in Asia, le alghe sono ora popolari in tutto il mondo, grazie anche alla diaspora asiatica che ha portato con sé le proprie abitudini alimentari. In particolare, negli Stati Uniti e in Sud America, dove gli asiatici rappresentano il 5,4% della popolazione totale, si registra un incremento significativo della domanda.

Espansione regionale del mercato delle Alghe

A livello regionale, l’Asia-Pacifico domina il mercato delle alghe e si stima che continuerà a crescere a un CAGR del 9,8% durante il periodo di previsione. Il Nord America segue con una proiezione di crescita robusta, raggiungendo un valore atteso di 5.778 milioni di dollari entro il 2031, con un tasso di crescita annuo del 5,8%.

In Europa, la Germania si distingue come il paese con la crescita più rapida. Questo risultato è dovuto all’aumento delle applicazioni delle alghe nel settore alimentare e delle bevande, inclusi carne, latticini, dolciumi, prodotti da forno e bevande alcoliche.

Un futuro sostenibile

Le alghe rappresentano una risorsa chiave per un’agricoltura sostenibile e un’alimentazione sana. La loro capacità di crescere rapidamente e di assorbire grandi quantità di CO2 le rende ideali per affrontare le sfide ambientali del futuro. Inoltre, l’uso delle alghe in vari settori industriali apre nuove opportunità economiche e di sviluppo tecnologico.

In conclusione, il settore delle alghe è destinato a giocare un ruolo cruciale nel futuro sostenibile del nostro pianeta, con un potenziale di crescita che non può essere ignorato. Continuare a investire in ricerca e sviluppo in questo campo sarà essenziale per massimizzare i benefici che le alghe possono offrire, sia dal punto di vista economico che ambientale.

In fortissima espansione il mercato globale delle alghe

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Salmone affumicato, un lusso accessibile adatto a tutti i palati

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Salmone affumicato, un lusso accessibile adatto a tutti i palati – Un tempo considerato un ingrediente di lusso riservato alle occasioni speciali, il salmone affumicato è oggi un alimento di uso comune, ampiamente presente sulle nostre tavole. Tuttavia, la qualità del salmone affumicato disponibile sul mercato varia notevolmente. Diverse sono le opzioni di prezzo e anche le caratteristiche organolettiche. Spesso, si tende a preferire opzioni più economiche, che possono contenere conservanti ed altri additivi.

Scegliere un salmone affumicato di qualità

Per scegliere un salmone affumicato di qualità, è essenziale leggere attentamente l’etichetta. La dicitura “Salmone Affumicato” indica un prodotto che ha subito un autentico processo di affumicatura, mentre “Salmone al gusto Affumicato” segnala l’uso di aromi artificiali, che devono essere elencati tra gli ingredienti come richiesto dalla normativa. In generale, una lista di ingredienti più corta è segno di un prodotto meno elaborato e di qualità superiore.

Un’altra dicitura comune è “superior”, spesso presente su confezioni di salmone fresco, questa classificazione non riguarda la qualità del prodotto, ma indica l’assenza di difetti estetici, ed è spesso applicata al salmone proveniente dalla Norvegia.

Come avviene l’affumicatura del salmone?

L’affumicatura del salmone può avvenire attraverso due metodi principali: a caldo e a freddo. Nell’affumicatura a caldo i filetti sono esposti a temperature elevate, una di queste fasi è di 120°C per 20 minuti, seguita da una a 80°C per tre ore, per questo metodo, spesso, utilizzano legni come faggio o quercia per generare il fumo.
L’affumicatura a freddo, invece, avviene a temperature più basse, intorno ai 20°C, e può durare anche fino a dieci giorni. Questo processo è più delicato e consente di conservare maggiormente le caratteristiche naturali del pesce.

La salatura: aspetto cruciale

La salatura è un aspetto cruciale nella produzione del salmone affumicato, può essere effettuata a secco, metodo tradizionale che riduce l’umidità del pesce e ne esalta il sapore, o tramite iniezione di salamoia.

Dimensioni e aspetto contano

La dimensione e l’aspetto delle fette di salmone sono indicatori di qualità, le fette grandi e uniformi sono generalmente sinonimo di un prodotto migliore, mentre i ritagli o le fette piccole provengono spesso dalle parti meno pregiate. Fette troppo sottili possono rompersi facilmente, mentre quelle troppo spesse possono risultare eccessivamente intense nel sapore. La scelta migliore ricade su fette di medio spessore, di colore uniforme, senza macchie scure o bordi secchi.

Prima di acquistare, è fondamentale controllare la confezione, il prodotto deve essere conservato a una temperatura tra 0 e 4°C. Dopo l’apertura, è consigliabile consumare il salmone entro uno o due giorni, e conservarlo avvolgendolo in carta alluminio per mantenere la freschezza. La data di scadenza e la provenienza del pesce possono fornire ulteriori informazioni sulla qualità e sul metodo di allevamento.

Il salmone affumicato può appartenere a diverse specie, ciascuna con caratteristiche uniche. Il “salmone atlantico” (Salmo salar) è prevalentemente allevato e proviene dall’Atlantico o dal Cile. Il “salmone del Pacifico“, spesso etichettato come “selvaggio“, include specie come il salmone rosso, caratterizzato da una carne più asciutta e un sapore più intenso, risultato di una dieta e del loro habitat naturale.

La scelta di un salmone affumicato di qualità non è solo una questione di gusto, ogni acquisto rappresenta una decisione etica con un impatto significativo sull’ambiente. Prediligere pesci allevati in maniera sostenibile e prodotti con meno additivi aiuta a promuovere pratiche ittiche responsabili e a preservare le risorse marine. È nostro dovere sostenere metodi di produzione rispettosi dell’ambiente, riconoscendo l’importanza della biodiversità e il delicato equilibrio degli ecosistemi marini. Solo così possiamo garantire la qualità dei prodotti ittici e la sostenibilità del nostro pianeta.

Salmone affumicato, un lusso accessibile adatto a tutti i palati

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