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“Un ruolo di assoluto rilievo a livello nazionale vede primeggiare il Veneto anche nell’economia del mare. È il risultato di una grande visione e di un notevole impegno dei nostri imprenditori del settore, che sono veri protagonisti di alcune specializzazioni produttive pur a fronte di un contenuto numero di imprese e occupati. Il Veneto è infatti al primo posto in Italia per numero di imprese attive e terzo per fatturato nel settore della pesca e dell’acquacoltura, al secondo posto per pescato marittimo e lagunare e per valore dell’export di prodotti ittici non lavorati, ed è primo in Italia nella produzione di caviale oltre ad eccellere in quella di vongole veraci.
Come confermato anche dai dati del ‘Libro bianco della pesca e dell’acquacoltura’ di Veneto Agricoltura, nella nostra regione le imprese riconducibili all’economia del mare sono 14.734, ovvero il 3,1% del totale di tutte quelle attive, per la maggior parte sono ditte individuali o con un numero limitato di addetti, mentre gli occupati del settore pesano appena per il 2,6% sul totale dei lavoratori”.
Questo il commento del presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, a fronte del focus realizzato da Veneto Lavoro e riguardante l’economia del mare nella nostra regione.
“Ancora una volta va un grande ringraziamento a Veneto Lavoro per la meticolosa e preziosa opera di analisi che svolge; il rapporto delinea una realtà produttiva vivace e attiva, una vera eccellenza”, aggiunge il Presidente.
“Le province della costa, Venezia e Rovigo, sono tra le prime a livello nazionale per numero di imprese e grado di specializzazione della filiera ittica oltre che nel comparto del trasporto marittimo di merci e passeggeri. Secondo dati Infocamere, le attività produttive appartenenti alla filiera ittica in Veneto sono 3.484, con le aree del Polesine riconosciute per la loro importanza nella produzione di mitili e vongole, mentre Chioggia vanta una tra le flotte più consistenti e attrezzate dell’Adriatico. La filiera del trasporto marittimo conta invece quasi 5.550 addetti e si concentra quasi esclusivamente a Venezia, che conta 1.349 imprese nel settore sulle 1.376 dell’intera filiera, due su tre specializzate nel trasporto di passeggeri”, aggiunge.
L’analisi dell’Osservatorio di Veneto Lavoro si concentra sui 38 comuni litoranei e costieri del Veneto, concentrati prevalentemente nella provincia di Venezia, che ne conta 27, in quella di Rovigo (6) e in quella di Padova (5), e sulle attività economiche appartenenti al sistema dell’economia del mare, quali filiera ittica, della cantieristica navale, delle estrazioni marine, del trasporto marittimo di merci e passeggeri, dei servizi di alloggio e ristorazione, delle attività sportive e ricreative e della ricerca, regolamentazione e tutela ambientale.
Il dettaglio territoriale si focalizza sui territori del veneziano e del rodigino per il peso che l’economia del mare riveste in questi territori benché anche la provincia di Padova coinvolga un numero marginale di imprese: 320.
Il settore risulta in forte espansione in Veneto così come in tutta l’Unione Europea. Negli ultimi quindici anni la domanda di lavoro dipendente nell’ambito dell’economia del mare si è progressivamente rafforzata con un ritmo piuttosto vivace: +40% la media in Veneto, con punte del +61% nei comuni del rodigino. In termini di filiere, la crescita è stata del +77% nel trasporto marittimo, + 37% nel turismo costiero e +36% nella filiera ittica.
Nel 2023 le assunzioni nell’ambito dell’economia del mare hanno interessato il 47% del totale dei nuovi rapporti di lavoro stipulati nei territori considerati, per un totale di 98.198 assunzioni, di cui 94.048 effettuate nel veneziano, la maggior parte delle quali nel settore del turismo (84.427), seguito da trasporto marittimo (7.869), filiera ittica (2.137), cantieristica navale (1.889) e attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale (1.668). I posti di lavoro dipendente sono aumentati di 2.500 unità nel corso dell’anno.
Coerentemente con la tipologia dell’attività lavorativa, i contratti sono prevalentemente a tempo determinato (il 50% dei quali stagionali nel turismo costiero) o in somministrazione, seguiti da apprendistato e tempo indeterminato, che nel 2023 ha interessato solo il 4% delle assunzioni. Gli accessi al tempo indeterminato risultano tuttavia in progressivo rafforzamento, soprattutto dopo l’esaurirsi dell’emergenza sanitaria. Sempre più spesso infatti anche le imprese attinenti all’economia del mare stanno attuando strategie di labour hoarding, ovvero trattenere gli occupati in eccesso anziché affrontare nei momenti di effettivo bisogno le difficoltà legate alla ricerca di personale e dovute alla carenza di lavoratori (soprattutto giovani) e a difficoltà di reperimento.
Secondo un’indagine realizzata da Unioncamere e Anpal nel 2021, le difficoltà di reperimento di figure professionali nella blue economy riguardano infatti un quarto delle entrate previste, soprattutto nell’ambito della cantieristica navale e dei trasporti marittimi. Di fronte a queste difficoltà, la Regione del Veneto, tramite Veneto Lavoro, ha promosso nei mesi scorsi un’edizione specifica dell’iniziativa di recruiting “IncontraLavoro”, organizzata dal Centro per l’impiego di Chioggia in collaborazione con l’ambito di Venezia, con l’obiettivo di facilitare l’individuazione dei fabbisogni professionali più ricercati e favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro nelle imprese dell’economia del mare. L’iniziativa ha inoltre permesso di gettare le basi per la creazione di una rete di collaborazione tra i servizi pubblici per l’impiego e le imprese del settore, favorendo l’attivazione di specifici percorsi formativi per le figure professionali dell’operatore del turismo costiero e dell’operatore della nautica.
(Pal/Labitalia)
ISSN 2465 – 1222
FONTE ADNKRONOS
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