Mese: Agosto 2024 Pagina 2 di 17

Il polpo fondamentale nel controllo delle specie invasive nel Mediterraneo

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Il polpo fondamentale nel controllo delle specie invasive nel Mediterraneo – Un recente studio condotto dall’Istituto di Scienze Marine (ICM-CSIC) ha rivelato dettagli inediti sulla dieta del giovane polpo comune (Octopus vulgaris), gettando nuova luce sul suo ruolo ecologico nel Mediterraneo. Questa ricerca, sviluppata nell’ambito dei progetti OCTOSET ed ECOPHYN State Plan, ha identificato per la prima volta le esigenze alimentari dei polpi nelle prime fasi della loro vita sul fondale marino, una conoscenza fondamentale per la gestione sostenibile di una delle specie ittiche più apprezzate e sfruttate.

Analisi della dieta del giovane polpo

I giovani polpi appena insediati sul fondale marino si nutrono principalmente di anfipodi, un gruppo di piccoli crostacei che include la specie invasiva Jassa slatteryi. Questo aspetto, evidenziato dallo studio, suggerisce che i polpi possano svolgere un ruolo significativo nella regolazione di questa specie aliena, ormai diffusa nel Mediterraneo. I risultati mostrano che il 90% degli stomaci analizzati conteneva resti di Jassa slatteryi, indicando una preferenza alimentare che potrebbe avere un impatto positivo sull’ecosistema locale, limitando la proliferazione di questa specie invasiva.

Tecnologie molecolari per una maggiore precisione

La ricerca ha utilizzato avanzate tecniche molecolari per identificare con precisione le prede consumate dai giovani polpi, superando le limitazioni delle tecniche tradizionali basate sull’analisi morfologica. Queste tecnologie hanno permesso di rilevare che, oltre agli anfipodi, gli idrozoi costituiscono il secondo gruppo più frequente nella dieta di questi cefalopodi. Questo livello di dettaglio non sarebbe stato possibile con metodi convenzionali, che non avrebbero potuto identificare resti di prede composte principalmente da acqua, come gli idrozoi.

Implicazioni per la gestione sostenibile delle popolazioni di polpo

Lo studio ha utilizzato un innovativo raccoglitore di polpi giovanili, brevettato come modello di utilità, che ha permesso di catturare gli esemplari necessari per l’analisi. Questo strumento ha già suscitato l’interesse di gruppi di ricerca internazionali, aprendo la strada a future collaborazioni e alla possibile replica degli esperimenti in diversi contesti marini.

Il campionamento, durato tre anni nella zona di pesca di Vilanova i la Geltrú (Barcellona), ha consentito di acquisire dati preziosi sulle modalità di insediamento e reclutamento delle popolazioni di polpo, fornendo informazioni cruciali per una gestione più efficace e sostenibile della specie.

Prospettive future: microbioma e conservazione marina

I ricercatori intendono proseguire le loro indagini sull’ecologia trofica del polpo comune, focalizzandosi in particolare su come le variazioni nella dieta possano influenzare la composizione del microbioma nel tratto digestivo del cefalopode. Questo aspetto, ancora poco esplorato, potrebbe offrire nuove prospettive non solo sulla salute e il benessere del polpo, ma anche sul suo potenziale biotecnologico nella produzione di enzimi e composti bioattivi.

Inoltre, la comprensione del microbioma del polpo potrebbe rivelarsi cruciale per la conservazione degli ecosistemi marini, fornendo indizi precoci sugli squilibri ecologici e sulla diversità microbica, oltre a contribuire alla valutazione dell’impatto dei cambiamenti climatici sugli habitat marini.

La dieta del giovane polpo comune, svelata per la prima volta da questo studio, rappresenta un tassello fondamentale per comprendere meglio l’ecologia del Mediterraneo e per sviluppare strategie di gestione sostenibile. Le nuove tecniche e gli strumenti innovativi utilizzati nella ricerca aprono la strada a future scoperte e collaborazioni internazionali, con importanti ricadute per la conservazione della biodiversità marina e la sostenibilità delle risorse ittiche.

Il polpo fondamentale nel controllo delle specie invasive nel Mediterraneo

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Da UE 126,9 milioni di euro per ripristinare oceani e acque

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Da UE 126,9 milioni di euro per ripristinare oceani e acque – La Commissione Europea ha recentemente annunciato un investimento significativo di 126,9 milioni di euro destinato a finanziare 26 nuovi progetti nell’ambito della missione “Ripristiniamo i nostri oceani e le nostre acque“. Questo sforzo rientra nel programma Horizon Europe 2021-2027 e punta a proteggere e ripristinare la salute degli oceani e delle acque entro il 2030, contribuendo alla transizione verso un’economia blu sostenibile e alla neutralità climatica.

I nuovi progetti coinvolgono 346 beneficiari provenienti da 37 paesi, tra cui piccole e medie imprese, istituti di ricerca, autorità locali, e aziende, in collaborazione con 26 Stati membri dell’UE e 9 paesi associati. Le azioni si estendono su una vasta area geografica, dal Baltico al Mar del Nord, dal Danubio al Mar Nero, fino al Mediterraneo e all’Atlantico. Questa ampia copertura geografica sottolinea l’approccio olistico e interconnesso della missione europea.

I benefici attesi sono molteplici e si riflettono in varie aree di intervento. Tra questi, spicca la gestione sostenibile dei sedimenti nel fiume Danubio, un’azione che non solo migliorerà la qualità delle acque fluviali, ma contribuirà anche alla protezione degli ecosistemi locali. Altre iniziative mirano alla tutela e al ripristino della biodiversità nei bacini marini dell’Atlantico e dell’Artico, zone critiche per la conservazione della fauna marina.

Un altro tema centrale è la lotta contro l’inquinamento delle acque e del suolo nel bacino del Mediterraneo e nelle aree limitrofe, una sfida che ha implicazioni dirette sulla salute umana e sulla sicurezza alimentare. Anche gli ecosistemi lacustri naturali europei saranno oggetto di interventi mirati, con l’obiettivo di preservare e ripristinare questi ambienti delicati e vitali.

Uno degli aspetti innovativi della missione è l’attenzione alla capacità di ritenzione idrica del paesaggio su scala regionale, un approccio che potrebbe avere un impatto significativo sulla gestione delle risorse idriche e sulla prevenzione di fenomeni estremi come le alluvioni.

I progetti verranno gestiti principalmente dall’Agenzia esecutiva europea per il clima, le infrastrutture e l’ambiente (CINEA) e dall’Agenzia esecutiva per la ricerca (REA), in un’ottica di coordinamento tra le diverse missioni dell’UE, che includono non solo l’oceano, ma anche il suolo e il clima.

Il lancio di questa missione, avvenuto a settembre 2021, rappresenta una risposta concreta e ambiziosa alle sfide ambientali che l’Europa e il mondo intero si trovano ad affrontare. Entro il 2030, l’UE si propone di raggiungere obiettivi tangibili grazie alla sinergia tra ricerca, innovazione e partecipazione attiva dei cittadini. La missione non solo promuove la sostenibilità, ma rafforza il ruolo chiave degli oceani e delle acque nel raggiungimento della neutralità climatica e nel ripristino della natura.

Da UE 126,9 milioni di euro per ripristinare oceani e acque

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Appello di Guterres su innalzamento degli oceani

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Appello di Guterres su innalzamento degli oceani – L’aumento delle temperature oceaniche nel Pacifico sta scatenando una crisi senza precedenti, con implicazioni devastanti per le isole che popolano questa vasta regione. Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, ha recentemente sollevato il sipario su una realtà allarmante: il tasso di innalzamento delle temperature in queste acque è tre volte superiore alla media globale, con effetti potenzialmente catastrofici per le comunità insulari.

Le temperature oceaniche più elevate causano l’espansione termica dell’acqua, che contribuisce significativamente all’innalzamento del livello del mare. Questo fenomeno rappresenta una minaccia esistenziale per le isole del Pacifico, dove la maggior parte delle infrastrutture si trova a pochi metri dal mare. La combinazione di questi fattori sta rendendo le comunità costiere particolarmente vulnerabili, esponendole a mareggiate più frequenti, inondazioni costiere e l’erosione delle risorse naturali essenziali per la sopravvivenza quotidiana.

Negli ultimi trent’anni, alcune aree del Pacifico hanno registrato un innalzamento del livello del mare di circa 15 centimetri, ben oltre la media globale di 9,4 centimetri. Questa crescita sproporzionata rappresenta un campanello d’allarme per la necessità di azioni immediate e coordinate a livello globale.

Guterres non ha esitato a puntare il dito contro i gas serra, principalmente generati dalla combustione di combustibili fossili, come principali responsabili di questa crisi climatica. La sua richiesta di un impegno globale per ridurre drasticamente le emissioni e per sostenere i paesi più vulnerabili è un appello urgente che non può essere ignorato.

Durante il Pacific Islands Forum, Guterres ha sottolineato l’urgenza di incrementare gli investimenti per l’adattamento climatico nelle nazioni insulari del Pacifico. Questi paesi, con infrastrutture già messe a dura prova da eventi climatici estremi, rischiano di essere sopraffatti da una sequenza continua di disastri naturali se non si agisce con rapidità. Gli impegni finanziari presi dalle nazioni sviluppate devono essere rispettati e potenziati, garantendo che le risorse raggiungano coloro che ne hanno più bisogno.

Il tempo stringe. Se le emissioni globali non verranno ridotte in modo significativo, le proiezioni indicano che il livello del mare potrebbe aumentare di ulteriori 15 centimetri entro il 2050, esponendo le isole del Pacifico a oltre 30 giorni di inondazioni costiere ogni anno. Questi scenari catastrofici non solo mettono a rischio la vita delle comunità insulari, ma minacciano anche la stabilità economica e sociale dell’intera regione.

In un contesto globale in cui i cambiamenti climatici stanno accelerando, l’appello di Guterres risuona come un avvertimento chiaro e inconfutabile: salvare il Pacifico significa salvaguardare il futuro dell’intero pianeta.

Appello di Guterres su innalzamento degli oceani

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Partecipazione da record al Seafood Expo Asia 2024

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Partecipazione da record al Seafood Expo Asia 2024 – Il Seafood Expo Asia 2024, organizzato da Diversified Communications, si appresta a diventare l’evento più rilevante del settore ittico a livello globale. Dal 4 al 6 settembre, il Sands Expo Convention Centre di Singapore ospiterà una rappresentanza internazionale senza precedenti, con espositori provenienti da 46 paesi, pronti a mostrare le ultime innovazioni e tendenze del settore.

L’edizione di quest’anno vedrà la partecipazione di nuove nazioni, tra cui Azerbaigian, Brasile, Danimarca, Marocco, Nuova Caledonia, Qatar, Scozia, Sri Lanka e Venezuela, che contribuiranno a rendere questo evento ancora più ricco di contenuti e opportunità. Inoltre, saranno presenti nuovi padiglioni regionali e nazionali da Giappone, Marocco e Arabia Saudita, segnando un ulteriore passo avanti nella diversificazione e nell’internazionalizzazione dell’Expo.

L’importanza strategica di questo evento è evidenziata dalla partecipazione di aziende leader nel settore ittico e della lavorazione, come AquaChile, Blumar Seafoods e Hofseth International AS, solo per citarne alcune. Queste aziende metteranno in luce le loro migliori pratiche in materia di sostenibilità e innovazione, in grado di rispondeere alle esigenze sempre crescenti del mercato globale.

Uno degli aspetti distintivi del Seafood Expo Asia 2024 sarà il programma di business matchmaking, un’opportunità unica per gli acquirenti di grandi volumi di entrare in contatto diretto con i principali fornitori di pesce e tecnologie per l’acquacoltura. Tra i partecipanti a questo programma spiccano nomi di rilievo come Big C Supercenter Co., Ltd e CJ Freshway, segno dell’interesse crescente per soluzioni efficienti e sostenibili nel settore.

Le tecnologie d’avanguardia giocheranno un ruolo centrale, con aziende come Alpha Aqua A/S, che presenterà i suoi sistemi di acquacoltura a ricircolo (RAS), e FrostiX Co., Ltd., che introdurrà la tecnologia di congelamento HybridICE, studiata per migliorare la qualità e la sicurezza alimentare a livello cellulare.

Oltre alle esposizioni, il Seafood Expo Asia 2024 offrirà una serie di eventi speciali, tra cui la Young Chef Challenge e l’Oyster Challenge, che metteranno alla prova le abilità culinarie dei partecipanti in sfide creative e competitive. Non mancheranno i premi, con i Seafood Excellence Asia Awards che riconosceranno i migliori nuovi prodotti ittici dell’anno.

Questo evento si conferma così come una tappa obbligata per professionisti del settore ittico, distributori, ristoratori e decision makers, che potranno esplorare nuove tendenze, stabilire contatti strategici e scoprire innovazioni che definiranno il futuro del mercato.

Partecipazione da record al Seafood Expo Asia 2024

 

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Dalla Commissione UE le proposte di pesca nel Mar Baltico

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Dalla Commissione UE le proposte di pesca nel Mar Baltico – La Commissione europea ha presentato la sua proposta per le opportunità di pesca nel Mar Baltico per il 2025, un documento cruciale che delinea i Totali Ammissibili di Cattura (TAC) e le quote per nove dei dieci stock gestiti dall’Unione Europea in questa area marina. Questa proposta, basata sui migliori pareri scientifici del Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare (CIEM), risponde all’urgenza di affrontare il declino di diverse specie ittiche in un ambiente già gravemente compromesso da molteplici fattori di stress.

Aumenti e riduzioni delle quote: un equilibrio delicato

Tra le principali raccomandazioni, la Commissione propone un aumento significativo delle quote per l’aringa del Baltico centrale (+108%) e per l’aringa nel Golfo di Riga (+10%), segnalando un lieve miglioramento di questi stock. Tuttavia, la cautela rimane la parola d’ordine per altre specie, con drastici tagli alle quote di pesca per il salmone nel bacino principale (-36%) e nel Golfo di Finlandia (-20%), così come per lo spratto (-42%). La pesca della platessa resterà invariata, ma le catture accessorie di merluzzo bianco del Baltico occidentale e orientale subiranno riduzioni rispettivamente del 73% e del 68%, riflettendo la preoccupazione per lo stato critico di questi stock.

La sfida della gestione sostenibile degli stock ittici

Il piano della Commissione si basa sul principio della sostenibilità a lungo termine, cercando di rispettare il rendimento massimo sostenibile (MSY) concordato nella politica comune della pesca dell’UE. Nonostante le misure di protezione implementate dal 2019, lo stato del merluzzo nel Mar Baltico non è migliorato in modo significativo, rendendo necessarie ulteriori restrizioni per prevenire un ulteriore deterioramento.

Per l’aringa del Baltico occidentale, la situazione è altrettanto preoccupante, con lo stock che rimane ben al di sotto dei livelli minimi. Per questo motivo, la Commissione propone di eliminare l’esenzione per la pesca costiera su piccola scala e di limitare il TAC alle sole catture accessorie inevitabili.

L’impatto ambientale e la necessità di azioni concertate

Il Mar Baltico rappresenta uno degli ecosistemi più vulnerabili d’Europa, segnato da una biodiversità in declino, cambiamenti climatici, eutrofizzazione e livelli elevati di contaminanti. La proposta della Commissione non solo mira a proteggere gli stock ittici, ma anche a preservare l’equilibrio ecologico di questo mare, che continua a subire le conseguenze di pratiche di pesca non sostenibili e dell’inquinamento.

Gli stati membri dell’UE saranno ora chiamati a prendere una decisione definitiva su queste proposte durante la riunione del Consiglio prevista per ottobre 2024. Sarà essenziale un approccio concertato che non solo rispetti le quote proposte, ma che sia accompagnato da un rafforzamento delle politiche di protezione ambientale e da un impegno concreto per la sostenibilità delle attività di pesca nel lungo termine.

La proposta della Commissione europea per le opportunità di pesca nel Mar Baltico per il 2025 è una risposta necessaria e ponderata alla complessa situazione degli stock ittici in questa regione. Mentre alcuni stock mostrano segnali di ripresa, altri necessitano di una protezione rigorosa per evitare un collasso irreversibile. Il futuro della pesca nel Mar Baltico dipenderà dalla capacità degli stati membri dell’UE di implementare efficacemente queste raccomandazioni, con l’obiettivo comune di garantire la sostenibilità ambientale e il benessere delle comunità costiere.

Dalla Commissione UE le proposte di pesca nel Mar Baltico

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