Mese: Agosto 2024 Pagina 3 di 17

La British Columbia investe nel settore delle alghe

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La British Columbia investe nel settore delle alghe – Il North-Island College, situato nella regione della British Columbia, ha recentemente annunciato un ambizioso programma di formazione da 1,2 milioni di dollari, destinato a sviluppare una forza lavoro qualificata nel settore delle alghe. Questo progetto pilota rappresenta una significativa opportunità per i residenti locali e per l’intera economia regionale, che mira a posizionarsi come leader nell’industria emergente delle alghe.

Con l’obiettivo di preparare fino a 80 studenti, il programma coprirà una vasta gamma di competenze richieste per il futuro della coltivazione delle alghe. Dalla coltivazione sostenibile alla lavorazione e commercializzazione delle alghe, l’istituto si propone di fornire una formazione completa e all’avanguardia, in linea con le esigenze di un settore in rapida espansione.

L’iniziativa riflette un approccio lungimirante alla formazione professionale, concentrandosi non solo sulle tecniche tradizionali, ma anche su metodi sperimentali che potrebbero aprire nuove frontiere industriali. Un esempio è l’estrazione di coloranti dalle alghe, che ha potenziali applicazioni nel settore tessile, o lo sviluppo di bio-imballaggi, un campo in crescita grazie alla crescente domanda di soluzioni sostenibili.

Secondo le dichiarazioni del ministro Lisa Beare, il progetto non solo offrirà nuove opportunità di lavoro ai residenti, ma contribuirà anche a rafforzare la resilienza economica della Columbia Britannica. Questa iniziativa si inserisce in un più ampio contesto di sviluppo economico, volto a diversificare le fonti di reddito e a promuovere un’economia più verde e sostenibile.

La British Columbia investe nel settore delle alghe

 

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L’Italia il sushi, il sashimi e il pesce crudo che ha cambiato le nostre abitudini alimentari

L’Italia il sushi, il sashimi e il pesce crudo che ha cambiato le nostre abitudini alimentari

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L’Italia il sushi, il sashimi e il pesce crudo che ha cambiato le nostre abitudini alimentari – Negli ultimi anni, sushi e sashimi (fettine sottili di pesce crudo) sono riusciti a conquistare i palati degli italiani, andando ben oltre le mode del momento, collocandosi al terzo posto delle nostre preferenze culinarie da ordinare sulle piattaforme, subito dopo pizza e hamburger. Questo fenomeno è confermato dal fatto che oltre il 56% degli italiani considera, soprattutto il sushi, un piatto abituale dei loro pranzi e cene. Inoltre, un italiano su cinque ne consuma regolarmente, ogni giorno o più volte alla settimana, con una particolare incidenza nella fascia d’età tra i 25 e i 54 anni.

Questo fenomeno ha suscitato un notevole interesse tra gli operatori del settore ittico, che hanno colto l’opportunità di diversificare le proprie attività. Molti fornitori di prodotti ittici hanno iniziato a offrire ingredienti specifici per la preparazione del sushi e del sashimi, mentre altri hanno avviato nuove attività parallele alla vendita tradizionale, come l’apertura di corner dedicati nei centri commerciali o l’inserimento di uramaki e hosomaki nei menu dei ristoranti di pesce. Diverse aziende si sono anche organizzate per la produzione e distribuzione di vaschette take away, sia congelate che in ATP, che offrono ai consumatori la possibilità di gustare sushi e sashimi anche a casa. Tra le specie ittiche più richieste per la preparazione troviamo il salmone e il tonno a pinne gialle ed ancora mazzancolle, branzino, orata e ricciola.

Essendo pugliese e cresciuto lungo le coste del Mar Adriatico, mi sono sempre chiesto: è meglio mangiare sushi e sashimi o un bel piatto di crudo di mare? Ricordo ancora la mia prima esperienza con il pesce crudo: era estate, e mio nonno, con un coltellino, staccò da uno scoglio una patella e me la fece assaggiare, avevo solo cinque anni, ma quel momento rimane impresso nella mia memoria come l’inizio di una passione per i sapori del mare, un’esperienza che oggi, per diversi motivi, non sarebbe più possibile.

Oggi i ristoranti con cucina giapponese sono diffusi in tutta Italia e molti consumatori scelgono sushi e sashimi attratti anche dall’estetica orientale dei locali, ma è essenziale fare attenzione alla provenienza del pesce utilizzato nelle preparazioni, poiché un prezzo troppo basso potrebbe sollevare dubbi sulla qualità del prodotto.

Tornando al crudo di mare pugliese, si tratta di una tradizione antica che affonda le sue radici nel Neolitico, quando i primi molluschi bivalvi venivano consumati lungo la costa barese. Oggi questa specialità è apprezzata non solo nei ristoranti, ma anche nelle pescherie e, per i più avventurosi, direttamente sugli scogli. Per consumare il pesce crudo in sicurezza, è fondamentale che i prodotti siano correttamente depurati, al fine di evitare intossicazioni. Per i carpacci crudi, è altrettanto importante l’abbattimento preventivo per scongiurare il rischio di anisakis.

Sushi

Ritornando al sushi, le sue origini, risalgono al V secolo a.C., quando in Asia sudorientale si utilizzava la fermentazione del riso per conservare il pesce in salamoia. Questa tecnica arrivò in Giappone nel VII secolo d.C. grazie ai monaci che viaggiavano in Cina per studiare. Il pesce fermentato veniva inviato a Kyoto come tributo fiscale e così nacque il nare zushi, un piatto preparato con carpe salate e riso cotto che aveva una lunga conservazione e di cui si mangiava solo il pesce. Successivamente, nel XV secolo, si sviluppò il nama nari zushi, una versione che richiedeva solo un mese di fermentazione, consentendo di consumare anche il riso insieme al pesce.

Nel XVII secolo, con l’introduzione dell’aceto di riso, i tempi di preparazione del sushi si ridussero ulteriormente, portando alla nascita del hako zushi e, nel 1800, del nigiri zushi grazie a Hanaya Yohei, che lo vendette nelle bancarelle di Tokyo, anticipando il moderno fast-food.
La diffusione del sushi in Occidente iniziò nel 1953, quando il principe Akihito lo servì durante un ricevimento a Washington. Da allora, il sushi ha conquistato il mondo grazie al suo gusto unico e alle sue proprietà salutari.

Per preparare il sushi, sono necessari alcuni strumenti e ingredienti fondamentali come la stuoia (makisu), essenziale per creare i rotoli di sushi; il riso, che deve essere colloso e compatto, ma non troppo duro, con il riso Japonica come ideale; l’alga nori, ricca di proteine, vitamine, sali minerali e Omega 3; l’aceto di riso, indispensabile per condire il riso e con proprietà antibatteriche; il gari, zenzero marinato, utilizzato per pulire il palato tra un tipo di sushi e l’altro; il wasabi, una pasta verde dal sapore intenso, con proprietà antibatteriche e digestive; e la salsa di soia, perfetta per accompagnare il sushi e il sashimi.

Tra i tipi di sushi più comuni in commercio trovaiamo il futomaki, rotoli larghi con alga nori all’esterno e ripieni di pesce; hosomaki, rotoli sottili con un solo ripieno di pesce; uramaki, rotoli con alga nori all’interno e riso all’esterno, guarniti con uova di pesce o semi di sesamo; onigiri, polpette di riso con ripieno, spesso avvolte da alga nori.

Sashimi

Il sashimi è spesso servito come prima portata o piatto principale in un pranzo giapponese formale, accompagnato da riso, zuppa di miso o altre pietanze. Il pesce viene tagliato a fette sottili e adagiato su una guarnizione di daikon e foglia di perilla. Solitamente viene servito con salsa di soia e wasabi, sebbene i puristi critichino questa combinazione perché attenua il sapore del wasabi. Il wasabi e il gari, zenzero sottaceto, sono usati anche per le loro proprietà antibatteriche, specialmente con pesce crudo. Il sashimi può essere servito anche insieme al sushi.

Non smetterò mai di concludere ricordando che il consumo consapevole e sostenibile del pesce è essenziale per preservare l’equilibrio degli ecosistemi marini e garantire che le future generazioni possano continuare a godere delle meraviglie del mare spesso troppo sfruttate e trascurate. La tutela delle risorse ittiche è un dovere che non possiamo ignorare, poiché la salute del nostro pianeta dipende dalle scelte che facciamo ogni giorno.

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Cresce del 40% la produzione di farina di pesce

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Cresce del 40% la produzione di farina di pesce  – Nel primo semestre del 2024, la produzione di farina di pesce e olio di pesce ha registrato una crescita significativa a livello globale, secondo i dati rilasciati dall’IFFO (International Fishmeal and Fish Oil Organization). Questo aumento, rispettivamente del 40% e del 10%, riflette una serie di dinamiche complesse, che spaziano dall’incremento delle catture in Perù alle variazioni delle quote di pesca nell’Europa settentrionale. Tuttavia, non mancano le preoccupazioni, in particolare riguardo alla sostenibilità a lungo termine di questa crescita e all’evoluzione della domanda, soprattutto in Cina.

Produzione in aumento, ma con limitazioni regionali

L’aumento della produzione di farina e olio di pesce è stato guidato principalmente dall’incremento delle catture nella zona centro-settentrionale del Perù. Questo paese, uno dei principali produttori mondiali, ha visto un’impennata nelle catture che ha compensato parzialmente le limitazioni imposte dalle autorità locali. Attualmente, è in vigore un divieto di pesca nelle regioni settentrionali, mentre solo le zone meridionali sono aperte, con il 15% della quota annuale già sbarcata.

In Cile, la situazione appare più eterogenea: mentre il sud del paese ha registrato un calo degli sbarchi, il nord ha visto un aumento, evidenziando un andamento contrastante che riflette le differenti condizioni ambientali e gestionali delle risorse marine.

Sfide in Europa e Stati Uniti

In Europa settentrionale, il volume delle materie prime disponibili per la produzione di farina e olio di pesce è in diminuzione rispetto all’anno scorso. Questo calo era previsto, data la riduzione delle quote di pesca assegnate per il 2024. Le risorse ittiche nella regione continuano a essere gestite con attenzione, ma le limitazioni imposte dalle nuove politiche potrebbero avere un impatto sulla capacità di soddisfare la domanda crescente.

Negli Stati Uniti, le catture di menhaden (Alaccia americana), un pesce chiave per la produzione di farina e olio, continuano a progredire, ma i volumi rimangono al di sotto dei livelli del 2023. Questo suggerisce una certa stabilità nella produzione, ma anche la necessità di monitorare attentamente le risorse per evitare sovrasfruttamenti.

La situazione in Cina e le implicazioni globali

La Cina, tradizionalmente uno dei maggiori importatori e produttori di farina e olio di pesce, ha visto una diminuzione della domanda interna. Sebbene il divieto di pesca sia stato revocato a metà agosto, i produttori locali rimangono cauti riguardo ai livelli di produzione per il 2024. L’alto costo della produzione e la debole domanda di mangimi per acquacoltura stanno influenzando negativamente il mercato.

Le statistiche cinesi mostrano una riduzione annuale delle importazioni cumulative fino a giugno. Questa tendenza ribassista potrebbe perdurare fino al 2024, influenzando l’intero settore globale. Al contrario, il settore suinicolo cinese, che aveva diminuito l’uso di farina di pesce negli ultimi anni, sta mostrando segnali di ripresa, con un aumento costante dei prezzi dei suini.

Il settore della farina e dell’olio di pesce è in una fase di trasformazione influenzata da fattori geopolitici, regolamentari e di mercato. La crescita della produzione, seppur significativa, deve essere valutata alla luce delle limitazioni regionali e della domanda globale. La sostenibilità a lungo termine rimane una priorità, e sarà essenziale monitorare attentamente le dinamiche future per garantire l’equilibrio tra produzione e conservazione delle risorse marine.

Cresce del 40% la produzione di farina di pesce 

 

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Nel Mare del Nord la prima fattoria di alghe all’interno di un parco eolico

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Nel Mare del Nord la prima fattoria di alghe all’interno di un parco eolico – Nel cuore del Mare del Nord, a circa 18 chilometri dalla costa olandese, sta prendendo vita una rivoluzione sostenibile. L’autunno 2024 vedrà l’inaugurazione della prima fattoria commerciale di alghe marine al mondo all’interno di un parco eolico, un progetto che promette di cambiare il futuro dell’acquacoltura e dell’industria delle alghe. Questa innovativa iniziativa si svolgerà nel parco eolico Hollandse Kust Zuid (HKZ), situato tra L’Aia e Zandvoort, aprendo nuove strade per l’utilizzo integrato delle risorse marine.

La North Sea Farm 1, ideata da North Sea Farmers (NSF) e sostenuta dal Right Now Climate Fund di Amazon, è destinata a diventare un modello di riferimento per la coltivazione di alghe offshore. La fattoria, che si estenderà su 5 ettari, è collocata tra le turbine eoliche del parco eolico, sfruttando uno spazio fino ad ora inutilizzato per la produzione di alghe. Questo progetto pionieristico non solo mira a migliorare le tecniche di coltivazione, ma anche a esplorare il potenziale delle alghe per il sequestro del carbonio, contribuendo così a combattere i cambiamenti climatici.

Entro il primo anno, la North Sea Farm 1 prevede di produrre almeno 6.000 chilogrammi di alghe fresche, che verranno trasformate in una vasta gamma di applicazioni innovative. Dall’imballaggio sostenibile ai mangimi per animali, dai cosmetici ai potenziatori della salute delle colture, le alghe prodotte in questa fattoria promettono di trovare utilizzi in molteplici settori, contribuendo alla transizione verso un’economia circolare.

Il progetto, che coinvolge un consorzio di ricercatori scientifici e partner industriali, ha l’ambizione di fungere da catalizzatore per l’espansione del settore delle alghe in Europa e oltre. Con il Mare del Nord già ampiamente sfruttato per la produzione di energia eolica, questa iniziativa dimostra come sia possibile integrare diverse attività economiche, massimizzando l’uso dello spazio marino senza compromettere l’ecosistema.

Il parco eolico Hollandse Kust Zuid, composto da 139 turbine e in grado di alimentare 1,5 milioni di famiglie olandesi, rappresenta il contesto ideale per ospitare questo progetto. La sinergia tra energia rinnovabile e acquacoltura offre un modello di sviluppo sostenibile che potrebbe essere replicato in altri parchi eolici offshore nel mondo.

Il successo della North Sea Farm 1 potrebbe aprire la strada a una produzione annuale di un milione di tonnellate di alghe fresche entro il 2040, con un impatto significativo sulla riduzione delle emissioni di CO2. Questo progetto rappresenta un passo avanti verso un futuro più sostenibile, in cui le risorse marine vengono utilizzate in modo intelligente e integrato.

Nel Mare del Nord la prima fattoria di alghe all’interno di un parco eolico

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Il successo di un marchio passa dalle esigenze del cliente

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Il successo di un marchio passa dalle esigenze del cliente – Nel contesto del commercio al dettaglio e del settore alimentare, costruire un marchio forte e resiliente è diventato una priorità assoluta per le aziende che vogliono prosperare in un mercato sempre più competitivo. Secondo un’analisi condotta da NielsenIQ, leader mondiale nelle ricerche di mercato, il successo di un marchio non dipende solo dalla qualità dei prodotti offerti, ma soprattutto dalla capacità di creare esperienze significative per i consumatori e di comprendere a fondo le loro esigenze.

La centralità del cliente nella creazione del marchio

Per sviluppare un marchio che non solo attragga, ma fidelizzi i clienti, è essenziale comprendere a fondo le loro necessità, preferenze e motivazioni d’acquisto. Questa regola si applica a tutto il comparto retail, inclusi i prodotti ittici. I consumatori moderni, infatti, cercano marchi che rispecchino i loro valori, come la sostenibilità, la trasparenza sulla provenienza dei prodotti e un impegno reale verso l’ambiente e la salute.

L’indagine NielsenIQ rivela che i marchi che riescono a rispondere a queste esigenze e a comunicare in modo efficace questi valori possono conquistare una fetta di mercato più ampia e ottenere una maggiore lealtà da parte dei clienti. Questa tendenza è visibile non solo nel settore alimentare, ma anche in altre categorie merceologiche, dove l’attenzione alla customer experience e alla personalizzazione delle offerte gioca un ruolo cruciale.

Monitorare la salute del marchio per guidare la crescita

Misurare l’efficacia delle strategie di brand building è fondamentale per garantire il successo a lungo termine. Le aziende del settore retail e alimentare devono tenere traccia delle metriche chiave come la percezione del marchio, la fiducia del cliente e la fedeltà. Questo monitoraggio consente di identificare rapidamente eventuali punti deboli e di intervenire in modo tempestivo per migliorare l’esperienza del cliente.

Secondo i dati di NielsenIQ, i marchi che monitorano costantemente la salute del proprio brand possono ottenere un vantaggio competitivo significativo, in quanto sono in grado di adattare rapidamente le proprie strategie alle mutevoli esigenze del mercato. Questo approccio è particolarmente rilevante in settori come quello della grande distribuzione e dell’alimentare, dove le aspettative dei consumatori cambiano rapidamente in risposta a nuove tendenze e tecnologie.

L’importanza della differenziazione e dell’esperienza del cliente

Nel settore retail e alimentare, la differenziazione è essenziale per emergere in un mercato affollato. Le aziende devono offrire qualcosa di unico, che vada oltre il semplice prodotto. Questo può includere certificazioni di sostenibilità, informazioni dettagliate sulla provenienza delle materie prime o un impegno dimostrabile per il benessere ambientale e sociale. Creare un’esperienza cliente positiva in ogni punto di contatto può trasformare i consumatori occasionali in clienti fedeli e promotori del marchio.

Trasformare le intuizioni in azioni

Le informazioni dettagliate sui consumatori offrono un vantaggio competitivo significativo. Nel settore retail e alimentare, comprendere i driver di acquisto e monitorare costantemente la salute del marchio sono pratiche essenziali per mantenere e accrescere la propria quota di mercato. Le aziende che riescono a fare questo potranno non solo sopravvivere, ma prosperare in un mercato in continua evoluzione.

L’analisi di NielsenIQ mette in evidenza come la forza di un marchio sia un potente motore di crescita e resilienza a lungo termine. Le aziende che investono nella costruzione di un marchio forte e nella personalizzazione dell’esperienza cliente possono ottenere risultati significativi, sia in termini di vendite che di fidelizzazione.

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