Mese: Agosto 2024 Pagina 5 di 17

Ripristino della Natura: due anni per presentare i piani nazionali

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Ripristino della Natura: due anni per presentare i piani nazionali – La recente entrata in vigore, lo scorso 18 agosto, della Legge sul Ripristino della Natura rappresenta un passo fondamentale nella strategia dell’Unione Europea per la tutela degli ecosistemi. Questa normativa, sebbene accolta con favore dagli ambientalisti, solleva preoccupazioni significative all’interno del settore ittico e della pesca in Italia. La legge, che prevede obiettivi vincolanti per il ripristino del 20% delle aree terrestri e marine dell’UE entro il 2030, mira a invertire il degrado degli ecosistemi e a promuovere la resilienza climatica. Tuttavia, il suo impatto sul settore della pesca potrebbe essere sostanziale, soprattutto in considerazione delle possibili restrizioni alla pesca di fondo, particolarmente all’interno delle Aree Marine Protette (AMP).

Gli Stati membri, inclusa l’Italia, hanno ora il compito di sviluppare piani nazionali di ripristino che dettagliano le misure necessarie per raggiungere gli obiettivi stabiliti dalla legge. Questi piani, che dovranno essere presentati alla Commissione Europea entro due anni, delineeranno le azioni specifiche da intraprendere per il ripristino degli ecosistemi. Sarà essenziale che il governo italiano coinvolga le parti interessate, incluse le associazioni del settore ittico, nel processo di elaborazione dei piani per garantire che le esigenze del settore siano adeguatamente considerate. Un approccio trasparente e inclusivo potrebbe contribuire a mitigare le preoccupazioni del settore e a promuovere l’adozione di pratiche più sostenibili.

Opportunità per l’acquacoltura e il settore delle Alghe

Oltre alle sfide, la Legge sul Ripristino della Natura potrebbe aprire nuove opportunità per il settore acquacolturale e per lo sviluppo delle coltivazioni di alghe. L’acquacoltura sostenibile, che minimizza l’impatto ambientale e promuove la biodiversità marina, potrebbe ricevere un impulso grazie ai finanziamenti previsti nei piani nazionali di ripristino. Allo stesso modo, la coltivazione di alghe, che svolgono un ruolo cruciale nella cattura e nello stoccaggio del carbonio, potrebbe vedere una crescita significativa, contribuendo non solo alla mitigazione dei cambiamenti climatici ma anche alla diversificazione delle fonti di reddito per le comunità costiere.

Mentre la Legge Ripristino della Natura impone sfide significative al settore ittico italiano, essa rappresenta anche un’opportunità per ridefinire il futuro della pesca e dell’acquacoltura in modo più sostenibile. Con un’attenta pianificazione e un coinvolgimento attivo delle parti interessate, l’Italia potrebbe non solo rispettare gli obblighi europei, ma anche promuovere un settore ittico più resiliente e in armonia con gli obiettivi ambientali globali.

Ripristino della Natura: due anni per presentare i piani nazionali

 

 

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La tecnologia fa luce sull’impatto del cambiamento climatico sulla pesca

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La tecnologia fa luce sull’impatto del cambiamento climatico sulla pesca – Il cambiamento climatico sta alterando profondamente l’ambiente marino, influenzando la pesca e, di conseguenza, le economie locali e globali. Le acque più calde, più acide e meno ossigenate stanno cambiando le dinamiche della vita marina, mettendo a rischio la sostenibilità degli stock ittici. Per affrontare questa sfida, gli scienziati del National Center for Atmospheric Research (NSF NCAR) della National Science Foundation statunitense hanno sviluppato modelli avanzati che offrono un quadro dettagliato dell’interazione tra atmosfera e oceano e delle sue ripercussioni sulla pesca.

Implicazioni del riscaldamento globale sugli oceani

L’oceano assorbe circa il 25% delle emissioni annuali di anidride carbonica prodotte dall’uomo, un fenomeno che ha un impatto significativo sull’ecosistema marino. Il riscaldamento globale sta provocando un aumento delle temperature oceaniche e un’acidificazione delle acque, alterando la crescita del fitoplancton e dello zooplancton, fondamentali nella catena alimentare marina. Questi cambiamenti, a loro volta, influenzano la disponibilità di cibo per i pesci, con potenziali ripercussioni sulle popolazioni ittiche.

Modelli ad alta risoluzione per previsioni accurate

Gli scienziati hanno utilizzato il modello CESM2 (Community Earth System Model), in grado di simulare l’oceano con una risoluzione 100 volte superiore rispetto agli standard precedenti. Questo approccio consente di catturare dettagli cruciali, come i vortici oceanici, che influenzano la vita marina. Un elemento chiave di questo modello è la Marine Biogeochemistry Library (MARBL), che permette di simulare la crescita di diverse tipologie di fitoplancton e zooplancton, essenziali per comprendere la produttività primaria netta dell’oceano.

Un nuovo strumento per la gestione della Pesca: il modello FEISTY

Il modello FEISTY (Fisheries Size and Functional Type model) rappresenta un innovativo strumento di previsione, che simula la crescita e la riproduzione dei pesci in base alle condizioni atmosferiche e oceaniche. Questo modello suddivide i pesci in base al loro habitat (demersali e pelagici) e alla loro dimensione, permettendo una valutazione dettagliata delle popolazioni ittiche. Grazie a FEISTY, i ricercatori possono prevedere come le variazioni climatiche influenzano le comunità ittiche e, di conseguenza, la pesca.

Impatti futuri e gestione sostenibile

I risultati di queste simulazioni non solo offrono una visione più chiara di come l’oceano risponde ai cambiamenti climatici, ma rappresentano anche una base per migliorare la gestione sostenibile della pesca. Le informazioni ottenute permettono di prevedere l’impatto di fenomeni come le ondate di calore marine, l’acidificazione e i cambiamenti del ghiaccio marino sulla pesca. Queste previsioni sono fondamentali per sviluppare strategie di gestione che possano garantire la sostenibilità delle risorse marine in un futuro caratterizzato da un clima più caldo.

Il lavoro pionieristico degli scienziati del NSF NCAR dimostra come i modelli ad alta risoluzione siano essenziali per comprendere e gestire gli effetti del cambiamento climatico sugli oceani e sulla pesca. Le informazioni dettagliate fornite da questi modelli rappresentano un’opportunità unica per le comunità di ricerca e per i gestori delle risorse marine, consentendo loro di sviluppare strategie di adattamento efficaci e sostenibili.

La tecnologia fa luce sull’impatto del cambiamento climatico sulla pesca

 

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Certificazione elettronica per esportazioni ittiche dalla Russia alla Cina

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Certificazione elettronica per esportazioni ittiche dalla Russia alla Cina – Il settore ittico globale è sempre più sotto pressione per garantire pratiche sostenibili e legali, specialmente in risposta al crescente problema della pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (IUU). In questo contesto, l’introduzione di un sistema di certificazione elettronica sviluppato congiuntamente da Russia e Cina rappresenta un significativo progresso nella trasparenza e nell’efficienza delle esportazioni ittiche.

A partire dal 1° settembre, la Russia avvierà un progetto pilota per l’emissione e la verifica elettronica dei certificati di origine dei prodotti ittici destinati all’esportazione verso la Cina. Questo sistema innovativo, nato dalla cooperazione tra i due paesi, mira a semplificare il processo di certificazione, riducendo i tempi di attesa e le risorse necessarie per gli esportatori.

La certificazione elettronica offre diversi vantaggi rispetto ai metodi tradizionali. Innanzitutto, elimina la necessità di gestire documenti cartacei, riducendo il rischio di falsificazioni e perdite. Grazie all’integrazione di un sistema di codici QR, le autorità cinesi possono verificare rapidamente e in modo sicuro l’autenticità dei certificati. Inoltre, il sistema facilita un accesso immediato e sicuro ai documenti digitali, creando un ambiente commerciale più trasparente e affidabile.

Questa transizione alla certificazione digitale non è solo una risposta alle esigenze operative, ma anche una strategia chiave nel quadro dell’accordo russo-cinese contro la pesca illegale. Attraverso l’adozione di tecnologie avanzate, Russia e Cina si impegnano a garantire che i prodotti ittici rispettino gli standard internazionali di legalità e sostenibilità, promuovendo al contempo un commercio più equo e controllato.

L’implementazione di sistemi elettronici per la certificazione delle esportazioni ittiche non è una novità assoluta; analoghe iniziative sono già in uso per le esportazioni verso la Repubblica di Corea. Tuttavia, l’espansione di tali pratiche alla Cina rappresenta un significativo ampliamento della portata e dell’impatto di queste tecnologie.

Certificazione elettronica per esportazioni ittiche dalla Russia alla Cina

 

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Dalla pesca all’alimentazione: la sostenibilità del krill

Dalla pesca all’alimentazione: la sostenibilità del krill

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Dalla pesca all’alimentazione: la sostenibilità del krillQRILL Aqua di Aker BioMarine mette in evidenza due studi scientifici recentemente pubblicati che stanno alzando l’asticella per la sostenibilità nella pesca e nell’acquacoltura. Insieme, questi studi dimostrano come approcci innovativi possano portare a una maggiore efficienza e a un minor impatto per l’industria, migliorando al contempo i risultati delle performance.

Un esempio reale dalla pesca del krill di Aker BioMarine

Il primo studio, intitolato “Attività di sostenibilità in un settore difficile da decarbonizzare – un esempio reale“, è stato scritto da scienziati di Aker BioMarine. Offre un’analisi completa della sostenibilità nella pesca e nella produzione, sottolineando trasparenza, innovazione e riduzione significativa delle emissioni di CO2.

“Questo studio è unico perché dettaglia pratiche innovative e trasparenti in una pesca sostenibile basata sulle operazioni di Aker BioMarine, con esempi di iniziative come la mappatura dei punti critici di CO2 e riduzioni mirate delle emissioni di gas serra”, afferma Ragnhild Dragøy, VP Product Management and Sustainability di Aker BioMarine e una degli autori dello studio.

Lo studio mette in evidenza iniziative per una pesca sostenibile continua:

Uso sostenibile della biomassa di krill: Aker BioMarine dà priorità all’utilizzo sostenibile della biomassa di krill. Ciò significa che i prodotti vengono utilizzati sia come nutrienti omega-3 o proteine per il consumo umano sia direttamente come mangimi per l’acquacoltura, seguendo il principio del “food first” e assicurando poco o nessun spreco.

Mappatura dei punti critici di CO2: Aker BioMarine utilizza la mappatura dei punti critici di CO2 per tracciare le emissioni di CO2 lungo la catena del valore, permettendo all’azienda di individuare aree specifiche per la riduzione delle emissioni. Da questo, Aker BioMarine ha appreso che la maggior parte delle emissioni era legata alle operazioni di pesca e al trasporto da e verso il campo di pesca.

Riduzione del consumo energetico: Aker BioMarine ha introdotto diverse iniziative mirate alla riduzione delle emissioni a bordo delle navi e durante la pesca. Come parte di questo, l’azienda ha implementato un’applicazione digitale chiamata “Krillviz” per prendere decisioni migliori basate sui dati durante le operazioni di pesca, incorporando dati provenienti da droni e intelligenza artificiale per localizzare il krill.

Il ruolo dei mangimi nell’acquacoltura sostenibile

Il secondo studio, intitolato “Livello dietetico minimo e rapporto di miscelazione della farina di krill e farina di pesce per stimolare l’assunzione di mangime e le prestazioni di crescita nei giovani Penaeus vannamei“, è stato co-autore dall’Istituto di Scienze del Mare – LABOMAR e Aker BioMarine. Offre approfondimenti critici sui livelli ottimali di inclusione della farina di krill nelle diete dei gamberetti e sul ruolo degli ingredienti nello sviluppo di mangimi più sostenibili ed efficaci.

“Il mangime rappresenta una parte significativa dell’impronta di carbonio dell’acquacoltura, e utilizzare ingredienti per mangimi che siano sia efficaci che sostenibili può avere un impatto significativo sull’operazione”, afferma Lena Burri, Direttrice R&D, Nutrizione e Salute Animale di Aker BioMarine. “Quello che abbiamo appreso da questo recente trial sui mangimi per gamberetti è che la farina di krill è un ingrediente marino sostenibile che può migliorare significativamente la crescita dei gamberetti e supportare l’obiettivo più ampio di aumentare l’efficienza dell’acquacoltura.”

Risultati chiave dal trial di alimentazione per gamberetti condotto da LABOMAR e Aker BioMarine:

Livelli ottimali di inclusione per il mangime per gamberi: Lo studio conclude che l’inclusione del 1,5% di farina di krill nelle diete dei gamberi bianchi ottimizza le prestazioni di crescita. Sebbene il 1,5% sia risultato efficace in questo studio specifico, la raccomandazione generale, basata su numerosi studi, è di includere il 3% di farina di krill per garantire prestazioni di crescita costanti in diversi contesti di acquacoltura.

Riduzione dell’uso di ingredienti marini meno sostenibili: I ricercatori hanno dimostrato che altri ingredienti marini meno sostenibili possono essere ridotti fino al 75% quando combinati con la farina di krill, come mezzo per raggiungere obiettivi di sostenibilità e migliorare l’efficienza dei costi.

Profilo nutrizionale equilibrato: L’uso della farina di krill ha migliorato la qualità nutrizionale del mangime grazie al suo profilo bilanciato di amminoacidi e acidi grassi. Questo può portare a una maggiore efficienza del mangime e a migliori risultati di crescita.

Impegno per una crescita sostenibile nell’acquacoltura

La ricerca gioca un ruolo importante nel migliorare sia l’efficienza che la sostenibilità dell’acquacoltura, e Aker BioMarine ha da tempo investito per approfondire la propria conoscenza scientifica sul krill, sulla pesca e sull’ecosistema antartico che lo circonda.

“Quello che possiamo imparare da questi due studi è che risultati di performance forti e sostenibilità vanno di pari passo nella nostra industria. Questi studi evidenziano un approccio olistico alla riduzione delle emissioni di CO2, al miglior utilizzo delle risorse e a soluzioni di mangimi ottimizzate che insieme lavorano per ridurre l’impronta ambientale. La nostra speranza è che questo tipo di iniziative possa contribuire a stabilire standard più elevati per l’industria e unirci nell’impegno a proteggere le risorse oceaniche da cui dipendiamo,” afferma Ragnhild Dragøy, VP Product Management and Sustainability di Aker BioMarine.

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Effetti dell’innalzamento del suolo in Antartide sul livello del mare

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Effetti dell’innalzamento del suolo in Antartide sul livello del mare – L’Antartide, uno dei luoghi più remoti e meno abitati del pianeta, è da tempo oggetto di studio per comprendere gli effetti del cambiamento climatico. Recenti ricerche hanno rivelato una dinamica preoccupante: il sollevamento della terra sotto la calotta glaciale antartica potrebbe giocare un ruolo cruciale nell’innalzamento del livello del mare globale nei prossimi secoli.

Un team di scienziati provenienti da diverse università canadesi e statunitensi ha condotto uno studio approfondito, pubblicato su Science Advances, che esplora l’influenza del sollevamento della crosta terrestre in Antartide sul futuro innalzamento del livello del mare. Grazie all’utilizzo di un modello tridimensionale avanzato, i ricercatori hanno dimostrato come l’interazione tra il terreno solido e la calotta glaciale sia un fattore chiave per determinare il futuro del livello del mare.

Il ruolo del sollevamento della terra

Quando il ghiaccio si scioglie, la massa che gravava sulla roccia sottostante diminuisce, permettendo al terreno di sollevarsi. Questo fenomeno, noto come “rimbalzo isostatico”, è già stato osservato in varie parti del mondo, ma in Antartide avviene a un ritmo sorprendentemente rapido. Le misurazioni effettuate dal progetto Antarctic Network (ANET) del Polar Earth Observing Network (POLENET) indicano che in alcune aree, la terra si sta sollevando a una velocità di circa 5 centimetri all’anno, cinque volte più velocemente rispetto a quanto osservato in Nord America.

Questa velocità di sollevamento è determinata dalla struttura viscosa del mantello terrestre, che reagisce in modo più dinamico sotto la massa ridotta della calotta glaciale antartica. L’effetto complessivo di questo sollevamento potrebbe essere sia una riduzione che un aggravamento dell’innalzamento del livello del mare, a seconda dello scenario di emissioni di gas serra che si verificherà nei prossimi decenni.

Scenari di emissioni e impatti globali

Lo studio mette in evidenza due scenari principali. Nel caso in cui si riescano a ridurre significativamente le emissioni di gas serra, il sollevamento della terra potrebbe contribuire a limitare l’innalzamento del livello del mare fino al 40%. In uno scenario di basse emissioni, infatti, il rimbalzo isostatico rallenterebbe il flusso del ghiaccio verso l’oceano, conservando una maggiore quantità della calotta glaciale.

Al contrario, in uno scenario di business as usual, dove le emissioni continuano senza freni, il rapido scioglimento dei ghiacci potrebbe superare il sollevamento della terra, provocando un innalzamento del livello del mare molto più marcato. Questo scenario avrebbe conseguenze devastanti per le aree costiere di tutto il mondo, con circa 700 milioni di persone a rischio di alluvioni e erosione costiera entro la fine del secolo.

Il sollevamento della terra in Antartide è un fenomeno complesso, che potrebbe influenzare significativamente il futuro del livello del mare globale. Mentre le conclusioni dello studio offrono un barlume di speranza nel caso di una riduzione delle emissioni di gas serra, esse sottolineano anche la necessità urgente di interventi globali per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. L’Italia, come molte altre nazioni costiere, deve prepararsi a questi cambiamenti e adottare misure proattive per proteggere le sue coste e le comunità che vi abitano.

Effetti dell’innalzamento del suolo in Antartide sul livello del mare

 

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