Mese: Settembre 2024 Pagina 4 di 19

Giovani pescatori in rete: focus sulle nuove professioni dell’ittico e la sicurezza del lavoro

Giovani pescatori in rete: focus sulle nuove professioni dell’ittico e la sicurezza del lavoro

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Confsal pesca e agroalimentare, grazie al MASAF ed in collaborazione con Ebiasp, Fueb e Mutua Mba “porta” a Gaeta, presso “Villa Irlanda Grand Hotel”, due appuntamenti riguardanti la sicurezza del lavoro marittimo e il futuro delle imprese nel settore ittico.

Venerdì 27 settembre infatti, dalle ore 09.30, si susseguiranno interventi e relazioni in tema con: il segretario nazionale Confsal pesca Bruno Mariani, il presidente di Aifos Rocco Vitale (che presenterà un manuale sulla sicurezza), Mario Gallo del MLPS e docente di diritto del lavoro marittimo, Paolo Pignalosa – senior expert fisheries, Alessio Zambetti di Oceanis, il presidente della XI commissione in Regione Lazio Enrico TieroPierpaolo Pontecorvo – esperto Esg sostenibilità, il Consigliere di amministrazione di Fueb Gennaro Scognamiglio, la formatrice Globalform Alessia Martino, il segretario provinciale di Latina Confsal pesca Davide Tomei, la vice segretaria nazionale Confsal pesca Flaminia Mariani, la dirigente scolastica della scuola secondaria ‘Caboto’ di Gaeta Maria Rosa Valente, il resp. della segreteria del presidente dell’XI commissione Regione Lazio Marco Di Vasta, il sindaco di Gaeta Cristian LecceseRemigio Spinello di Conflavoro Pmi, Erminio Di Nora già consulente del ministro delle politiche agricole ed il Segretario generale Confsal Angelo Raffaele Margiotta.

La giornata strutturata con due convegni dal titolo “Formazione, sicurezza del lavoro marittimo e tutela dei lavoratori in mare” nella sessione mattutina e “Orientamento giovani – uno sguardo al futuro delle start-up nel settore ittico” nella sessione pomeridiana, è il frutto conclusivo del un progetto, “Giovani pescatori in rete”, che ha avuto la capacità di avvicinare e interessare giovani e scolaresche alle nuove professioni della pesca grazie alla organizzazione di workshop mirati e imprenditori che hanno avuto e illustrato idee di business innovative per la creazione di start up nell’ittico e promosso la conoscenza delle opportunità lavorative sviluppando conoscenze teoriche e pratiche, etc.

L’interessamento verso queste nuove professioni, verso tutte le fasi della pesca ed il futuro del comparto – hanno spiegato gli organizzatori della Confal pesca e agroalimentare– è stato alla base del progetto che a partire dalle scuole ha visto la costituzione di un gruppo di lavoro con i rappresentanti delle stesse e con associazioni di pesca, enti locali ed esperti ambientali e del settore. Il progetto ha poi approfondito i temi della qualità, sicurezza e ambiente, con particolare riguardo al benessere dell’ecosistema marino, alla sostenibilità ambientale. Giovani che seppur non vicini a tale mondo, si sono avvicinati al mercato del lavoro e alle innovative competenze richieste in ambito pesca e acquacoltura, come lo specialista in pesca sostenibile, l’analista di dati per la pesca o il tecnico di automazione e robotica”. 

L’appuntamento è a libero ingresso. Al termine dei lavori verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

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Eolico offshore e pesca: dalla Nuova Scozia al Mediterraneo

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Eolico offshore e pesca: dalla Nuova Scozia al Mediterraneo – Con la crescente spinta globale verso le energie rinnovabili, trovare un equilibrio tra la preservazione ecologica e la crescita economica diventa una questione cruciale, in particolare nei settori della pesca e dell’acquacoltura. L’espansione rapida dell’industria eolica offshore in Nuova Scozia mette in luce queste tensioni, soprattutto per quanto riguarda la protezione di Georges Bank, uno dei più ricchi banchi di pesca della regione, mentre i pescatori esprimono preoccupazioni per l’impatto potenziale delle turbine offshore.

Il disegno di legge 471, attualmente in revisione presso il legislatore della Nuova Scozia, mira a facilitare lo sviluppo di progetti eolici offshore ampliando i mandati regolatori. Tuttavia, leader del settore come Ian McIsaac, presidente della Seafood Producers Association of Nova Scotia, sostengono che il disegno di legge ignora il moratorio di lunga data che protegge Georges Bank. Dal 1980, l’area è stata protetta dallo sviluppo petrolifero grazie alla sua importanza ecologica ed economica, supportando un’industria della pesca fiorente, con specie come pesci demersali, aragoste e capesante.

Georges Bank genera un valore socio-economico significativo per il sud-ovest della Nuova Scozia, contribuendo a oltre l’11 percento dell’occupazione nella regione, con un valore di sbarco del pesce pari a 145 milioni di dollari solo nel 2020. I pescatori sono comprensibilmente cauti riguardo all’introduzione di infrastrutture eoliche su larga scala in un’area così vitale. Essi chiedono emendamenti alla legge che garantiscano che il banco rimanga intoccato dai progetti eolici, simile alle sue protezioni contro l’esplorazione petrolifera.

Il ministro provinciale delle risorse naturali e dell’energia rinnovabile, Tory Rushton, riconosce l’importanza del banco e assicura che i piani attuali escludono le turbine eoliche dalla zona. Tuttavia, il disegno di legge non menziona esplicitamente questa questione, sollevando interrogativi sulle garanzie legali a lungo termine. Rushton mira a superare il sistema dei moratori temporanei, cercando soluzioni permanenti, anche se il meccanismo regolatorio esatto rimane non definito.

Con la crescente domanda globale di energie rinnovabili, regioni come la Nuova Scozia sono chiamate a trovare percorsi sostenibili che preservino ecosistemi cruciali, soddisfacendo al contempo le esigenze energetiche. Il destino di Georges Bank rappresenta un caso di prova cruciale per bilanciare questi interessi concorrenti.

La questione sollevata dai pescatori della Nuova Scozia rispetto alla protezione di Georges Bank si riflette anche nel Mediterraneo, dove gli impianti eolici offshore incontrano resistenze simili. Anche qui, i pescatori esprimono preoccupazioni per l’impatto delle turbine sull’ecosistema marino e sulle risorse ittiche, essenziali per la loro sopravvivenza economica. Recentemente, durante il G7 Agricoltura Pesca ancora in corso a Siracusa, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha riconosciuto queste preoccupazioni, affermando che l’installazione di impianti offshore deve essere bilanciata con la tutela delle attività tradizionali, come la pesca, e con la protezione dell’ambiente marino.

Il Mediterraneo, come Georges Bank, rappresenta una zona cruciale per le risorse ittiche, e la sfida resta quella di conciliare le esigenze di sviluppo energetico con la necessità di preservare ecosistemi marini vulnerabili. Le dichiarazioni del ministro Pichetto Fratin, che ha sottolineato l’importanza di una pianificazione accurata e di un dialogo continuo con le comunità locali, mostrano la consapevolezza di quanto sia delicato questo equilibrio. La gestione di queste sfide, sia nel Mediterraneo che nell’Atlantico, offrirà una lezione importante su come integrare efficacemente energie rinnovabili e protezione degli ecosistemi marini, evitando impatti negativi per il settore della pesca.

Eolico offshore e pesca: dalla Nuova Scozia al Mediterraneo

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Rivitalizzare le comunità costiere

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Rivitalizzare le comunità costiere – Negli ultimi anni, il Giappone ha avviato una strategia innovativa per rivitalizzare i propri borghi di pesca costieri, trasformandoli in hub di turismo marittimo. Questi sforzi, guidati dall’Agenzia giapponese per la pesca, sono una risposta alle difficoltà economiche causate dalla diminuzione delle risorse ittiche e dall’invecchiamento rapido della popolazione in molte di queste località costiere. Concentrandosi sulla promozione del turismo legato al mare e sulla diversificazione delle attività economiche, l’approccio giapponese rappresenta un modello interessante per l’Italia, dove condizioni socio-economiche simili minacciano il futuro delle comunità di pesca.

L’iniziativa giapponese, denominata “umigyo” o business marittimo, evidenzia l’importanza di integrare il turismo con le attività ittiche tradizionali. Dodici distretti, tra cui Suttsu, nella prefettura di Hokkaido, sono stati selezionati come aree pilota per questi progetti. Le iniziative mirano a creare infrastrutture turistiche sostenibili, come strutture per immersioni subacquee, esperienze di raccolta di alghe e crociere in barca, oltre a mercati del pesce e strutture ricettive. L’approccio non si limita a promuovere il turismo, ma favorisce anche collaborazioni con le cooperative di pesca locali, permettendo a turismo e pesca di coesistere in maniera equilibrata.

In molti di questi villaggi giapponesi, la dipendenza dalla pesca è diventata insostenibile a causa dell’aumento delle temperature marine e della conseguente migrazione delle specie ittiche. Le basse rese delle catture hanno aggravato le difficoltà economiche, causando una riduzione sia della popolazione che dell’industria. L’intervento del governo giapponese si concentra sul ripristino della vitalità economica, attirando le giovani generazioni in questi borghi grazie al turismo marittimo e alle attività di acquacoltura. Questi sforzi puntano a creare posti di lavoro, generare entrate attraverso esperienze legate ai prodotti ittici e preservare i legami culturali con il mare, modernizzando al contempo l’infrastruttura che sostiene le economie locali.

Anche l’Italia si trova di fronte a una realtà simile, in particolare nelle regioni meridionali e insulari, dove borghi di pesca un tempo fiorenti oggi affrontano il declino dovuto alla sovrappesca, ai cambiamenti climatici e alla concorrenza internazionale. In luoghi le pescherie tradizionali lottano contro una crisi che rispecchia quella giapponese. Le risorse ittiche sono diminuite e molti giovani italiani emigrano verso le città in cerca di opportunità lavorative più stabili, lasciando una forza lavoro sempre più anziana e ridotta.

La ricca storia costiera dell’Italia e il profondo legame tra le sue comunità e il mare offrono un contesto ideale per un cambio di rotta verso il turismo marittimo. Così come accade in Giappone, integrare il turismo nell’economia locale potrebbe portare nuova linfa vitale ai borghi di pesca italiani. Lo sviluppo dell’eco-turismo, di ristoranti specializzati in prodotti ittici e di esperienze dirette, come tour di pesca guidati e raccolta di alghe, potrebbe offrire diverse fonti di reddito. Strutture ricettive costiere e esperienze culinarie – incentrate sulle rinomate tradizioni gastronomiche italiane legate ai prodotti del mare – potrebbero aumentare sia il reddito locale che la conservazione culturale.

L’Italia potrebbe trarre ispirazione dalla ristrutturazione dei quadri giuridici del Giappone per sostenere queste iniziative. Rivedendo le leggi legate alla gestione portuale, l’Italia potrebbe sbloccare nuove opportunità economiche per le proprie comunità costiere, consentendo al turismo marittimo e alla pesca di prosperare insieme. Lo sviluppo di strutture condivise, le joint venture tra operatori turistici e cooperative di pesca e i programmi di formazione supportati dal governo getterebbero le basi per una sostenibilità a lungo termine.

Inoltre, l’integrazione delle nuove generazioni in questa economia marittima è essenziale. Programmi di formazione ed educazione incentrati sulle industrie del mare, sull’ospitalità e sull’acquacoltura sostenibile potrebbero essere fondamentali per attirare nuovi talenti nel settore. Le antiche tradizioni gastronomiche italiane, unite alla crescente domanda di esperienze turistiche autentiche e sostenibili, rendono questo cambiamento non solo fattibile, ma anche promettente.

Il modello giapponese offre spunti preziosi su come i borghi di pesca costieri italiani potrebbero reinventarsi. Abbracciando il turismo, promuovendo i prodotti ittici locali e sviluppando attività marittime eco-sostenibili, l’Italia può affrontare le sfide economiche e sociali che minacciano le sue comunità costiere. Questo cambiamento non solo rivitalizzerebbe questi borghi dal punto di vista economico, ma permetterebbe anche di preservare il loro ricco patrimonio culturale e marittimo per le generazioni future.

Rivitalizzare le comunità costiere

 

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Unci AgroAlimentare, Scognamiglio: sulla pesca necesssario cambio rotta Ue

Unci AgroAlimentare, Scognamiglio: sulla pesca necesssario cambio rotta Ue

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“Al di là delle iniziative positive del governo, servono alleanze programmatiche in Europa per evitare l’isolamento dell’Italia nelle politiche della pesca e imprimere una svolta, archiviando la strategia di Bruxelles che ha soltanto danneggiato il settore”.

E’ quanto ha sostenuto Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale di Unci AgroAlimetare, durante l’incontro tra il governo e le rappresentanze della categoria, nell’ambito del G7 Agricoltura, a Siracusa, alla presenza dei ministri dell’Agricoltura, Lollobrigida, dell’Ambiente, Pichetto Fratin, e del Lavoro, Calderone.

“La pesca è da anni in sofferenza – ha proseguito il numero uno dell’associazione del mondo cooperativistico –, a causa delle misure restrittive imposte dall’Ue e della scarsa attenzione ricevuta in passato dalla classe politica nazionale, che non ha posto alcun argine a provvedimenti che hanno penalizzato in modo particolare il nostro Paese, criminalizzando quasi l’attività e addossando alle imprese e ai lavoratori colpe non loro, per i problemi ambientali del mare, esigendo una riduzione delle catture fino al 40%, mentre per altri Paesi i tagli si sono fermati alla soglia del 12%.

Adesso quindi occorre innanzitutto un riequilibrio: il dialogo è possibile se l’Italia recupera i crediti vantati, con provvedimenti equitativi che pongano tutti sullo stesso piano. E’ necessario però cambiare completamente rotta. E’ impensabile, infatti, che si possa costruire una prospettiva per la filiera ittica con continue e progressive limitazioni alle giornate di pesca e ai prelievi. La risorsa naturale, la biodiversità si tutelano soltanto con la collaborazione dei pescatori, che sono i veri custodi del mare e considerano le specie ittiche un bene da preservare, perchè rappresentano il loro futuro.

I pescatori sono ormai stanchi delle vessazioni subite e delle innumerevoli difficoltà incontrate, rispetto alle quali soprattutto negli ultimi anni si sono sempre messi in gioco, puntando in maniera decisa sulla sostenibilità, che però non è soltanto ambientale, ma anche sociale ed economica e riguarda non soltanto gli addetti ai lavori. Ma le sorti della pesca interessano anche i cittadini e i consumatori, perchè se non si tutelano le marinerie italiane, sulle tavole delle famiglie rischiano di arrivare pesce e prodotti del mare che non offrono adeguate garanzie di qualità”.

“In una situazione simile – ha concluso Scognamiglio – è impossibile un ricambio generazionale. Attendiamo quindi risposte concrete, con misure strutturali sul piano nazionale. Non basta il fondo per le dismissioni delle vecchie imbarcazioni per creare opportunità e occupazione per i giovani. Servono incentivi veri e politiche di settore, insieme a un investimento sull’innovazione, per aumentare la resa. I ministri italiani però non possono essere lasciati da soli nella battaglia che va condotta in Europa. La politica deve assumersi le proprie responsabilità. Vanno determinate le condizioni per giungere alla massima coesione tra i Paesi del Mediterraneo, con l’obiettivo di delineare un nuovo percorso”.

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Agrifish. Possibilità di pesca per il 2024 e il 2025

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Agrifish. Possibilità di pesca per il 2024 e il 2025 – Il Consiglio “Agricoltura e Pesca” del 23 settembre 2024 ha visto la partecipazione dei ministri della pesca dei Paesi dell’UE per discutere argomenti chiave sulla gestione degli stock ittici condivisi e sulle prospettive per il 2025. Al centro del dibattito, le consultazioni con il Regno Unito e la Norvegia per coordinare la gestione delle risorse ittiche nei rispettivi bacini marittimi.

Dialogo con il Regno Unito: gestione degli stock ittici condivisi

Uno dei temi centrali dell’Afrifish ha riguardato il confronto con il Regno Unito sulla gestione di 81 stock ittici condivisi. Le consultazioni bilaterali, che si terranno tra ottobre e dicembre 2024, mirano a definire le modalità di pesca per l’anno successivo. La cooperazione tra UE e Regno Unito resta fondamentale per preservare la sostenibilità degli ecosistemi marini, soprattutto in vista delle opportunità di pesca per il 2025.

Consultazioni trilaterali con Norvegia e Regno Unito

In parallelo, il Consiglio ha avviato le discussioni sulle imminenti consultazioni con la Norvegia. Questo processo, previsto tra ottobre e dicembre, riguarderà lo scambio di quote e l’accesso alle acque, con l’obiettivo di armonizzare gli interessi economici e ambientali dei tre attori principali: UE, Norvegia e Regno Unito. La gestione degli stock ittici, in particolare quelli dell’Atlantico nord-orientale, rappresenta una priorità assoluta per garantire un equilibrio tra la sostenibilità delle risorse e le esigenze delle flotte europee.

Consultazioni annuali: focus sugli stock dell’Atlantico nord-orientale

Le consultazioni annuali con gli Stati costieri, previste per ottobre, determineranno i totali ammissibili di cattura (TAC) per specie di grande rilevanza commerciale, come sgombro, melù e aringa atlantico-scandinava. Queste decisioni influenzeranno le opportunità di pesca del 2025, fornendo un quadro strategico per la gestione delle risorse ittiche in un’area altamente competitiva.

Sostenibilità ambientale, economica e sociale

Uno dei pilastri del dibattito del Consiglio è stato il bilanciamento tra sostenibilità ambientale, economica e sociale. I ministri hanno fornito alla Commissione europea orientamenti per garantire che le trattative con il Regno Unito e la Norvegia tengano conto di questi tre aspetti. La salvaguardia degli ecosistemi marini deve infatti andare di pari passo con la tutela delle comunità costiere, che dipendono economicamente dal settore della pesca.

Opportunità di pesca e pareri scientifici

Il Consiglio ha valutato le proposte della Commissione europea per l’aggiornamento delle possibilità di pesca per il 2024 e il 2025. Questa proposta si basa su dati scientifici aggiornati e su analisi approfondite della sostenibilità delle risorse ittiche. Tra i temi più discussi, la situazione dell’acciuga nelle acque iberiche dell’Atlantico ha sollevato preoccupazioni, sottolineando l’importanza di un confronto tra i ministri per adottare le misure adeguate.

La posizione dell’Italia e il ruolo del Mediterraneo

Il ministro italiano Francesco Lollobrigida a margine dell’incontro ha evidenziato la “desertificazione delle marinerie” in Europa, con una particolare attenzione al Bel Paese. L’Italia ha subito una riduzione del 40% delle proprie marinerie, ben al di sopra della media europea del 18%.

La concorrenza di flotte extraeuropee, spesso non conformi alle normative dell’UE, rappresenta una minaccia per la sostenibilità del settore in Italia.

Lollobrigida ha sottolineato la necessità di politiche che proteggano la pesca mediterranea, mantenendo al contempo un equilibrio tra esigenze economiche e tutela ambientale.

L’Agrifish di ieri ha rappresentato un momento cruciale per la definizione delle strategie di gestione degli stock ittici del 2025. Le prossime consultazioni con Regno Unito, Norvegia e Stati costieri saranno decisive per trovare soluzioni equilibrate che garantiscano la sostenibilità delle risorse marine e il benessere economico delle comunità costiere europee, con un’attenzione particolare alle sfide del Mediterraneo.

Agrifish. Possibilità di pesca per il 2024 e il 2025

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