Mese: Ottobre 2024 Pagina 1 di 20

Regione Siciliana. 12 milioni per le aziende dell’acquacoltura sostenibile

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Regione Siciliana. 12 milioni per le aziende dell’acquacoltura sostenibile – Altri dodici milioni di euro dalla Regione Siciliana per promuovere la competitività delle attività di acquacoltura sostenibile. Un altro bando, dopo quello di tre milioni pubblicato qualche giorno fa sugli investimenti sulla sicurezza per migliorare le apparecchiature di produzione a bordo delle imbarcazioni di servizio, sempre a cura del dipartimento regionale della Pesca Mediterranea destinato alle aziende ittiche siciliane.

Questo secondo bando contribuisce all’attuazione dell’Azione 5 “Resilienza, sviluppo e transizione ambientale, economica e sociale del settore acquacoltura ” del Pn Feampa (Programma nazionale Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura) 2021-2027 che prevede il rafforzamento della competitività della produzione e la sostenibilità delle attività sotto il profilo ambientale nel lungo termine.

«Il governo della Regione è al fianco del settore della pesca con fatti concreti per rendere sempre più competitive e al passo con i tempi le nostre aziende», dice l’assessore regionale all’Agricoltura, Salvatore Barbagallo.

Ogni progetto approvato potrà essere finanziato con un massimo di 4 milioni di euro. Il termine ultimo per presentare le domande è di novanta giorni a decorrere dalla data di pubblicazione dell’estratto del bando sulla Gazzetta ufficiale della Regione Siciliana. Il bando completo è consultabile qui.

Regione Siciliana. 12 milioni per le aziende dell’acquacoltura sostenibile

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ANCIT: “Nessun rischio per la salute. Sicurezza alimentare una priorità per i conservieri ittici”

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ANCIT: “Nessun rischio per la salute. Sicurezza alimentare una priorità per i conservieri ittici” “Qualità, sicurezza alimentare e salubrità del tonno in scatola sono un’assoluta priorità per l’industria italiana delle conserve ittiche. Ripristiniamo la realtà dei fatti, non c’è nessun rischio di non conformità da mercurio nel tonno in scatola commercializzato sul mercato italiano”. Questo il commento di ANCIT (Associazione Nazionale Conservieri Ittici e delle Tonnare) al recente rapporto pubblicato in Francia dalle Organizzazioni non governative (ONG) Bloom e Foodwatch, secondo cui il tonno in scatola di diversi Paesi europei sarebbe significativamente contaminato da mercurio. “Il tonno in scatola sul mercato italiano, rispetta la legislazione dell’Unione Europea in materia di sicurezza alimentare e per la possibile presenza del mercurio risponde ai requisiti di legge imposti dall’Unione Europea”.

Il mercurio è un metallo rilasciato nell’ambiente sia da fonti naturali, sia in conseguenza dell’attività dell’uomo. Di conseguenza, tracce di mercurio (inclusa la sua forma organica, denominata metil-mercurio), possono essere presenti nei prodotti ittici, come in altri prodotti alimentari. Per quanto concerne il muscolo di diverse specie ittiche, tra le quali il tonno, i tenori massimi ammessi dall’Unione europea (quindi dall’Italia), sono fissati dal Regolamento UE 915/2023 in 1 mg di mercurio per kg di peso fresco. Tali limiti sono più restrittivi di quelli stabiliti a livello internazionale dal Codex Alimentarius per il tonno (1,2 mg/kg per il solo metilmercurio).

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) afferma che “un consumo di pesce nel range di 2-4 porzioni settimanali fornisce benefici netti per la salute, indipendentemente dal rischio derivante dall’esposizione al metilmercurio”. A tal proposito, ricordiamo che il tonno in scatola, sott’olio o al naturale, costituisce una delle più importanti fonti di selenio per l’alimentazione degli italiani (35 microgrammi per 100 grammi), e che il selenio – oltre a possedere indiscutibili proprietà benefiche – svolge un ruolo di primario antagonista nei confronti del mercurio, contrastandone il possibile assorbimento da parte dell’organismo umano, come confermato da molti studi scientifici.

Inoltre, la SSICA, Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari di Parma è impegnata ad effettuare routinariamente campagne di monitoraggio dei valori di mercurio presente nel tonno confezionato a livello industriale presente in Italia e prelevato presso la rete commerciale, come attività collegata alle proprie finalità. “Dal 2019 al 2023 abbiamo condotto campagne di campionamento riferite ai limiti di mercurio (Hg) fissati nel Regolamento CE 1881/2006, sostituito nel frattempo dal Regolamento UE 915/2023 (1 mg/kg) e che hanno interessato numerosi campioni di tonno in scatola prelevati in comuni punti vendita della GDO – afferma Paolo Cozzolino, Direttore Generale della SSICA – Nessuno di questi campioni ha superato il limite del regolamento e il valore medio riscontrato è inferiore a 0,2 mg/Kg, quindi meno di un quinto del valore massimo tollerabile”.

Infine, il rispetto della legislazione è garantito dai controlli ufficiali effettuati dalle Autorità pubbliche italiane e comunitarie, lungo tutta la filiera – dalla cattura alla commercializzazione – tali da garantire livelli di salubrità e sicurezza massimi. Inoltre, le aziende di ANCIT adottano una politica di approvvigionamento molto accorta che consente di selezionare le materie prime migliori per evitare che queste contengano contaminanti o sostanze che presentano rischi per il consumatore. L’industria italiana del tonno in scatola privilegia infatti specie di tonno (quali il pinne gialle e il tonnetto striato) che vivono in ambienti poco inquinati, quali gli oceani tropicali, e tutte le materie prime utilizzate sono sottoposte a rigorosi e frequenti controlli analitici.

ANCIT ribadisce quindi l’assenza di qualsivoglia rischio per la salute del consumatore, confermando il consumo di tonno in scatola come ricco di benefici in una dieta sana ed equilibrata come da linee guida indicate dall’EFSA.

ANCIT: “Nessun rischio per la salute. Sicurezza alimentare una priorità per i conservieri ittici”

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Un team di scienziati sulle tracce degli squali bianchi nel Mediterraneo

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Un team di scienziati sulle tracce degli squali bianchi nel Mediterraneo – I grandi squali bianchi (Carcharodon carcharias) sono predatori iconici che solcano gli oceani, ma nel Mar Mediterraneo si trovano tra le popolazioni più rare e minacciate al mondo. Storicamente presenti in abbondanza, oggi gli squali bianchi mediterranei sono quasi scomparsi, una situazione che si è aggravata negli ultimi secoli a causa di pratiche di pesca intensiva e dello sviluppo industriale delle zone costiere. La loro sopravvivenza è a rischio critico, e la comunità scientifica sta facendo grandi sforzi per comprendere come preservare questi giganti del mare prima che sia troppo tardi.

Perché la loro situazione è così preoccupante? Secondo l’IUCN, il grande squalo bianco nel Mediterraneo è classificato come Criticamente Minacciato, il livello più alto di rischio prima dell’estinzione. Le conoscenze su quanti squali bianchi siano rimasti e su come vivano in questa area, però, sono limitate, e questa mancanza di informazioni rende difficile pianificare una protezione adeguata. La frammentazione dell’habitat e le poche fonti di cibo hanno isolato questa popolazione, riducendo il suo numero a livelli preoccupanti.

Tra il 2021 e il 2023, un team di scienziati ha organizzato spedizioni nel Canale di Sicilia per trovare e monitorare questi squali. Durante le spedizioni, sono stati raccolti 159 campioni di DNA ambientale (eDNA) e utilizzate tecniche come le videocamere esche per attrarre e filmare eventuali squali e altre specie. Sebbene non ci siano stati avvistamenti diretti, il DNA degli squali bianchi è stato trovato in quattro aree chiave, il che suggerisce che ci sono ancora alcuni individui presenti e attivi.

Questa scoperta, riportatat sul Frontiers of Marine Science, è stata fondamentale: ha permesso di individuare uno degli ultimi rifugi per questa popolazione e di avviare un programma multi-istituzionale per la conservazione degli squali bianchi nel Mediterraneo. Le iniziative previste includono monitoraggi a lungo termine per stimare quanti squali bianchi rimangano e comprendere meglio la loro ecologia, dalla migrazione alla distribuzione. Queste informazioni saranno fondamentali per progettare un piano di gestione e conservazione efficace, che permetta alla popolazione mediterranea di squali bianchi di sopravvivere.

Proteggere questa specie carismatica è importante non solo per la biodiversità del Mediterraneo, ma anche per la salute complessiva del nostro ecosistema marino. Salvaguardare i grandi predatori come lo squalo bianco significa mantenere l’equilibrio di tutte le specie marine, promuovendo un mare più sano e resiliente per le future generazioni.

Un team di scienziati sulle tracce degli squali bianchi nel Mediterraneo

 

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Benefici ambientali dell’eolico offshore

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Benefici ambientali dell’eolico offshore – L’energia eolica offshore rappresenta una delle tecnologie più promettenti non solo per la produzione di energia pulita, ma anche per i suoi significativi benefici ambientali. In un momento storico in cui la lotta contro i cambiamenti climatici è diventata una priorità globale, l’eolico offshore si distingue come una delle soluzioni più efficaci per ridurre le emissioni di gas serra e minimizzare l’impatto ambientale dell’approvvigionamento energetico. In Sicilia, grazie alle sue caratteristiche geografiche e climatiche, l’eolico offshore potrebbe giocare un ruolo cruciale nel contribuire alla transizione energetica sostenibile dell’isola.

Riduzione delle emissioni di CO₂ e gas serra

Uno dei principali vantaggi ambientali dell’eolico offshore è la significativa riduzione delle emissioni di gas serra. Ogni megawatt di energia prodotto da turbine eoliche offshore evita l’utilizzo di combustibili fossili, che sono tra le principali fonti di emissioni di CO₂. Le emissioni di anidride carbonica derivanti dalla produzione di energia elettrica sono una delle cause principali del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici.
Le turbine eoliche offshore offrono una produzione energetica costante e pulita, che non genera emissioni dirette. A differenza delle centrali termoelettriche a gas o carbone, che immettono nell’atmosfera grandi quantità di CO₂ e altre sostanze inquinanti, l’eolico offshore sfrutta il vento, una risorsa naturale e inesauribile, per generare energia. Secondo l’International Energy Agency (IEA), ogni gigawattora (GWh) di energia prodotto dall’eolico offshore può evitare l’emissione di circa 500 tonnellate di CO₂, a seconda della fonte fossile sostituita.
Nel contesto siciliano, dove la produzione di energia da fonti fossili è ancora prevalente, l’adozione dell’eolico offshore potrebbe contribuire in modo sostanziale al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni stabiliti dalla Strategia Energetica Nazionale e dagli accordi internazionali sul clima.

Impatto limitato sull’ecosistema marino

Un’altra questione fondamentale legata all’energia eolica offshore è il suo impatto sull’ecosistema marino. Sebbene la costruzione e l’installazione di parchi eolici offshore possano avere effetti sull’ambiente marino, recenti progressi tecnologici hanno permesso di minimizzare tali impatti. Studi scientifici hanno dimostrato che, rispetto ad altre forme di sfruttamento del mare, come la pesca intensiva o l’estrazione di petrolio e gas, l’eolico offshore è molto meno invasivo.
Le moderne tecniche di installazione, come l’utilizzo di fondazioni galleggianti e metodi di ancoraggio a basso impatto, riducono significativamente il disturbo ai fondali marini. Inoltre, le turbine vengono generalmente installate in aree distanti dalle rotte migratorie delle specie marine, minimizzando così l’interferenza con la fauna ittica e i mammiferi marini. Le misure di mitigazione, come il monitoraggio acustico e visivo delle attività marine durante la fase di costruzione, contribuiscono a limitare i danni alla fauna locale.
È interessante notare che in alcuni casi, le strutture delle turbine possono persino fungere da habitat per la fauna marina. Le fondamenta delle turbine offshore, infatti, possono agire come barriere artificiali che favoriscono lo sviluppo di ecosistemi marini locali, con la crescita di coralli e altre specie bentoniche che trovano rifugio nelle strutture sottomarine.

Contributo alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e acustico

Oltre a ridurre le emissioni di CO₂, l’eolico offshore contribuisce in modo significativo alla riduzione dell’inquinamento atmosferico. La produzione di energia da combustibili fossili non solo rilascia grandi quantità di gas serra, ma anche altri inquinanti, come ossidi di zolfo (SOx), ossidi di azoto (NOx) e particolato fine (PM2.5), che sono dannosi per la salute umana e per l’ambiente. Questi inquinanti sono legati a una serie di problemi di salute pubblica, tra cui malattie respiratorie e cardiovascolari.
L’energia eolica, essendo una fonte completamente priva di emissioni, contribuisce a migliorare la qualità dell’aria, riducendo il rischio di patologie legate all’inquinamento atmosferico. In particolare, in regioni come la Sicilia, dove le emissioni derivanti dal traffico e dalle centrali a combustibili fossili sono rilevanti, l’eolico offshore potrebbe giocare un ruolo importante nel migliorare la qualità dell’aria.
In termini di inquinamento acustico, le turbine offshore sono generalmente installate a distanze sufficienti dalla costa da non rappresentare una fonte di disturbo per le comunità costiere. A differenza delle turbine onshore, che possono generare rumore percepibile nelle vicinanze, quelle offshore operano lontano dalle aree abitate, riducendo al minimo l’impatto acustico sulle persone.

Supporto alla biodiversità e conservazione degli habitat naturali

L’energia eolica offshore può avere un ruolo positivo nella conservazione degli habitat naturali. Come accennato, le fondamenta delle turbine possono agire come barriere artificiali che stimolano lo sviluppo di nuove forme di vita marina. In molti casi, le aree intorno ai parchi eolici offshore diventano riserve protette non ufficiali, poiché le attività umane come la pesca vengono limitate per proteggere le infrastrutture energetiche.
Questo fenomeno crea “zone di esclusione” che favoriscono il ripopolamento ittico e la crescita della biodiversità. La creazione di nuovi habitat marini intorno alle turbine potrebbe, quindi, contribuire a migliorare la salute complessiva dell’ecosistema marino locale, fornendo rifugio a specie in pericolo o vulnerabili.
Un altro importante vantaggio per l’ambiente marino è la riduzione del rischio di incidenti legati allo sfruttamento di risorse fossili, come gli sversamenti di petrolio, che possono causare gravi danni agli ecosistemi marini. L’energia eolica offshore, non utilizzando risorse estratte dal sottosuolo, elimina questi rischi, contribuendo alla protezione delle acque e delle coste.

Mitigazione dei cambiamenti climatici

Uno dei benefici più ampi e significativi dell’energia eolica offshore è il suo contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici. L’eolico offshore, essendo una fonte di energia rinnovabile, aiuta a ridurre la dipendenza dalle fonti fossili, che sono tra le principali cause dell’aumento delle temperature globali.
In Sicilia, regione particolarmente vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici, lo sviluppo dell’energia eolica offshore potrebbe giocare un ruolo decisivo nel prevenire fenomeni climatici estremi come ondate di calore, siccità prolungate e l’innalzamento del livello del mare, che minacciano l’ecosistema e l’economia locale.
L’eolico offshore offre anche una soluzione a lungo termine per la produzione di energia sostenibile, poiché le risorse eoliche marine sono inesauribili e non dipendono dalle fluttuazioni di prezzo o dalle disponibilità dei combustibili fossili. Questo garantisce una fornitura di energia sicura e pulita nel tempo, contribuendo a costruire un futuro energetico resiliente ai cambiamenti climatici.

Un’opportunità per promuovere l’educazione ambientale

L’espansione dell’eolico offshore in Sicilia rappresenta un’opportunità unica per promuovere l’educazione ambientale e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza delle energie rinnovabili. Le scuole, le università e i centri di ricerca siciliani potrebbero sfruttare questa opportunità per educare le nuove generazioni sui benefici ambientali dell’energia eolica e su come la transizione verso un futuro più sostenibile possa essere realizzata.
Inoltre, l’eolico offshore potrebbe diventare un esempio tangibile di come la Sicilia può conciliare lo sviluppo economico con la protezione dell’ambiente, ispirando altre regioni e nazioni a seguire l’esempio.

In sintesi, l’energia eolica offshore offre una vasta gamma di benefici ambientali che vanno dalla riduzione delle emissioni di gas serra alla conservazione degli ecosistemi marini. In Sicilia, dove le risorse naturali sono abbondanti e la necessità di una transizione energetica sostenibile è urgente, l’eolico offshore rappresenta una soluzione concreta per affrontare le sfide ambientali della nostra epoca.
La sua capacità di produrre energia pulita, ridurre l’inquinamento e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici ne fanno una tecnologia cruciale per il futuro della regione. Con il giusto supporto politico, istituzionale e sociale, l’energia eolica offshore potrebbe trasformare la Sicilia in un leader nel settore delle energie rinnovabili, contribuendo a proteggere l’ambiente per le generazioni future.

Fonte: Offshore Wind Outlook 2019 – IEA​(IEA)
World Economic Forum – Offshore Wind Energy​(World Economic Forum)

Attraverso il bando regionale “Sicilia che Piace”, promosso dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Siciliana, In Rete SRL ha sviluppato il progetto “Eolico Offshore Sicilia”, un’iniziativa articolata e innovativa che esplora l’energia rinnovabile, con un focus sull’eolico offshore in Sicilia. Questo progetto multidimensionale è strutturato per informare e sensibilizzare il pubblico sui vantaggi delle energie sostenibili, attraverso un approccio multimediale che integra articoli, documentari, e piattaforme online.

Benefici ambientali dell’eolico offshore

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Scozia: record di sopravvivenza dei salmoni dal 2020

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Scozia: record di sopravvivenza dei salmoni dal 2020 – Nello scorso mese di settembre, l’acquacoltura del salmone in Scozia ha fatto registrare risultati eccezionali, con un tasso di sopravvivenza del 98,18%. Questo mese è solitamente considerato impegnativo per la salute dei salmoni, ma i dati pubblicati da Salmon Scotland mostrano un netto miglioramento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando il caldo aveva causato un aumento della mortalità dovuto alle fioriture di micromeduse. Quest’anno, invece, i numeri riflettono un’efficace strategia di gestione.

Per tutto il 2024, i tassi di sopravvivenza del salmone scozzese sono rimasti alti, raggiungendo addirittura il 99,03% a giugno. Salmon Scotland spiega che questi risultati positivi derivano dai milioni di sterline investiti ogni anno per migliorare la salute dei pesci e il loro benessere. Il piano di investimento prevede, a partire dal 2028, circa 975 milioni di sterline in nuove tecnologie, come navi equipaggiate con sistemi di acqua dolce per combattere i parassiti come i pidocchi e altri strumenti per ridurre il tempo che i salmoni trascorrono in mare. Questo impegno include anche la formazione del personale e l’adozione di sistemi di monitoraggio per rispondere prontamente alle sfide naturali, come l’aumento della temperatura del mare o le fioriture di meduse.

Nelle acque della costa occidentale e delle isole scozzesi, i salmoni d’allevamento trascorrono fino a 18 mesi con tassi di sopravvivenza molto elevati, a differenza dei loro parenti selvatici che, nell’ambiente naturale, affrontano sfide ben maggiori e registrano tassi di sopravvivenza molto bassi, tra l’1 e il 2%.

Scozia: record di sopravvivenza dei salmoni dal 2020

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