Mese: Dicembre 2024 Pagina 1 di 2

Studio di ricercatori greci sull’etichettatura errata dei cefalopodi

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Studio di ricercatori greci sull’etichettatura errata dei cefalopodi – Un recente studio condotto da ricercatori greci, torna a far luce sull’etichettatura errata dei prodotti ittici, un fenomeno globale che interessa anche il mercato greco, in particolare per i cefalopodi, considerati una prelibatezza nella cultura gastronomica locale. Nonostante l’introduzione di normative stringenti a livello europeo e locale, la sostituzione di specie e l’imprecisione nelle informazioni etichettate sono ancora problemi diffusi. La recente ricerca ha analizzato i tassi di etichettatura errata di cefalopodi venduti in diverse città greche, evidenziando come pratiche scorrette e, talvolta, negligenza possano compromettere la fiducia dei consumatori e ostacolare la sostenibilità del commercio ittico.

La ricerca ha raccolto 156 campioni di cefalopodi da pescherie, mercati, ristoranti e supermercati in quattro città greche. Attraverso il sequenziamento genetico di due geni mitocondriali – il COI (subunità I della citocromo ossidasi) e il 16S (RNA ribosomiale) – è stata identificata con successo la specie nel 93,58% dei campioni. Tuttavia, il dato più significativo riguarda le discrepanze tra l’etichetta e la specie identificata, riscontrate nel 40,41% dei casi.

I risultati dimostrano che, nonostante le norme dell’UE sull’etichettatura dei prodotti ittici (Regolamento 1379/2013), che richiedono informazioni obbligatorie come nome comune e scientifico, metodo di produzione e zona di origine, persistono alti tassi di sostituzione. Tali pratiche possono essere attribuite sia a frodi intenzionali per ragioni economiche che a errori derivanti da negligenza o scarsa consapevolezza della normativa da parte dei rivenditori.

Implicazioni economiche, sanitarie e ambientali

La sostituzione delle specie non è solo un problema di trasparenza, ma ha anche conseguenze economiche e sanitarie. L’etichettatura errata può mascherare la vendita di prodotti di qualità inferiore a prezzi più alti, rappresentando una frode economica. Inoltre, alcune specie di cefalopodi possono contenere tossine o allergeni pericolosi per la salute umana, evidenziando l’importanza di una corretta identificazione.

A livello ambientale, le frodi possono favorire la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN), minando gli sforzi di conservazione delle risorse ittiche. Anche se le popolazioni di cefalopodi sembrano in aumento negli ultimi decenni, grazie a fattori come la diminuzione dei predatori naturali, la gestione sostenibile degli stock rimane una priorità.

Il ruolo del DNA barcoding nella lotta alla frode alimentare

Il DNA barcoding si è rivelato uno strumento efficace per identificare specie ittiche e contrastare le frodi alimentari. Questa tecnica consente di analizzare piccole regioni genetiche e confrontarle con database esistenti, offrendo risultati rapidi e affidabili. Tuttavia, l’implementazione su larga scala richiede investimenti significativi e una maggiore consapevolezza lungo tutta la filiera produttiva.

Un appello alla trasparenza nel commercio ittico

Questo studio sottolinea l’urgenza di monitorare costantemente i prodotti ittici disponibili sul mercato. Oltre a rafforzare i controlli, è essenziale educare i rivenditori e i consumatori sulla legislazione vigente e sull’importanza di pratiche commerciali etiche. Solo attraverso un impegno collettivo sarà possibile garantire trasparenza e sostenibilità in un settore vitale come quello ittico.

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Nuovo report ISSF sullo stato della pesca mondiale del tonno

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Nuovo report ISSF sullo stato della pesca mondiale del tonno – Con una produzione annua di 5,2 milioni di tonnellate (dato 2022), la pesca del tonno rappresenta una delle attività ittiche più rilevanti a livello globale. Secondo il report ISSF 2024-07 Status of the World Fisheries for Tuna, il settore continua a crescere, ma affronta sfide significative legate alla sostenibilità e alla gestione delle risorse. La suddivisione della cattura vede il tonno skipjack in testa con il 57%, seguito da pinna gialla (30%), obeso (7%) e alalunga (5%), mentre i tonni rossi rappresentano solo l’1%.

La salute degli stock di tonno

Il report evidenzia un panorama globale misto: il 65% degli stock è considerato in buono stato, il 22% a livelli intermedi e il 13% sovrasfruttato. Tuttavia, l’87% degli stock globali non è attualmente soggetto a sovrasfruttamento. Questo risultato positivo deriva in gran parte dalle misure di gestione implementate dalle principali Organizzazioni Regionali per la Gestione della Pesca (RFMO), che includono limiti di cattura, regole di controllo e strategie di gestione avanzate.

Nonostante i dati complessivamente incoraggianti, alcune aree geografiche e specie restano vulnerabili. Gli stock di tonno obeso, pinna gialla e rosso mostrano segni di stress in regioni specifiche come l’Oceano Indiano e il Pacifico orientale. Queste aree richiedono interventi più incisivi, inclusa l’adozione di misure di conservazione più rigorose e il miglioramento della raccolta dei dati.

Negli ultimi anni, le RFMO hanno introdotto innovazioni significative, come l’uso di tecnologie per il monitoraggio dei pescherecci e la regolamentazione delle attività legate ai dispositivi di concentrazione del pesce (FAD). Tuttavia, il numero crescente di set sui FAD solleva preoccupazioni per l’aumento della mortalità da pesca, evidenziando la necessità di un equilibrio tra innovazione tecnologica e sostenibilità.

Opportunità future per una pesca sostenibile

Il report ISSF sottolinea l’importanza di politiche integrate che combinino pratiche di pesca responsabili, gestione adattiva e collaborazione internazionale. Investire in ricerca scientifica e sviluppare ulteriori strategie di gestione basate su dati aggiornati saranno elementi cruciali per garantire la sostenibilità a lungo termine delle risorse ittiche.

L’industria del tonno ha l’opportunità di fungere da modello per la pesca sostenibile a livello globale, adottando approcci innovativi che proteggano gli ecosistemi marini e soddisfino la crescente domanda di prodotti ittici di qualità.

Nuovo report ISSF sullo stato della pesca mondiale del tonno

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La Norvegia massimizza le risorse ittiche con la produzione di salsa di pesce

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La Norvegia massimizza le risorse ittiche con la produzione di salsa di pesce – Gli scienziati di Nofima hanno fatto un importante passo avanti nello sviluppo sostenibile dell’industria ittica norvegese, creando una salsa di pesce di alta qualità utilizzando pesci pelagici, come il melù, e residui di aringa. Questo progetto rappresenta una significativa innovazione nel settore alimentare in grado di offrire una soluzione per valorizzare le materie prime e i sottoprodotti dell’industria della pesca, con potenziali vantaggi economici e ambientali.

La salsa di pesce prodotta attraverso questo progetto, realizzata con il contributo dell’azienda Noumami, soddisfa gli standard qualitativi internazionali. Grazie a un processo di fermentazione durato dieci mesi, è stato possibile ottenere un prodotto con un contenuto proteico di quasi il 50% e un profilo aromatico complesso, caratterizzato da sapori umami, note di fermentato e accenti tostati.

Questo approccio non solo assicura un sapore distintivo e un aroma invitante, ma contribuisce anche a promuovere un uso sostenibile delle risorse ittiche. Utilizzare sottoprodotti come materia prima rappresenta infatti un passo significativo verso un’economia circolare, riducendo gli sprechi e aumentando il valore aggiunto dell’industria.

Uno dei prodotti di punta di questo progetto, la salsa di pesce Jadarr di Noumami, ha già conquistato il mercato e ottenuto riconoscimenti prestigiosi, arrivando tra i finalisti al concorso Det norske måltid 2025. Questo traguardo dimostra come l’innovazione possa essere premiata non solo dal punto di vista economico, ma anche da esperti e appassionati di gastronomia.

Una visione globale per un prodotto tradizionale

La salsa di pesce è un prodotto con un vasto potenziale nel mercato alimentare globale, stimato a oltre 15 miliardi di dollari. Il fatto che sia ora possibile produrla con materie prime norvegesi e con un elevato standard qualitativo pone l’industria ittica norvegese in una posizione strategica per conquistare nuovi mercati.

Secondo gli scienziati e i partner del progetto, tra cui l’azienda Pelagia, il processo di fermentazione ottimizzato apre a molteplici applicazioni future, sia nel mercato domestico che in quello internazionale. L’uso del sale marino, combinato con un lungo periodo di fermentazione, conferisce alla salsa di pesce norvegese un sapore unico, ideale per arricchire piatti caldi e freddi con una profondità di gusto inimitabile.

Il progetto Fish Sauce, finanziato da FHF – Fishery and Aquaculture Industry Research Funding, rappresenta un esempio virtuoso di come la ricerca possa guidare lo sviluppo sostenibile. Grazie alla collaborazione tra Nofima, Noumami e Pelagia, l’industria ittica norvegese può ora puntare a diversificare i propri prodotti e valorizzare sottoprodotti che altrimenti avrebbero scarso utilizzo.

Le potenzialità di questa innovazione non si limitano alla produzione alimentare. La combinazione di sostenibilità, qualità e innovazione potrebbe rappresentare un nuovo pilastro per il settore ittico norvegese, garantendo competitività sui mercati globali e contribuendo a un uso più efficiente delle risorse.

La Norvegia massimizza le risorse ittiche con la produzione di salsa di pesce

 

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L’UE rafforza la protezione ambientale nel Mar Baltico

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L’UE rafforza la protezione ambientale nel Mar Baltico – L’Unione Europea ha recentemente compiuto un importante passo avanti nella tutela dell’ecosistema marino, adottando misure innovative per proteggere cinque siti Natura 2000 situati nella Zona Economica Esclusiva (ZEE) tedesca del Mar Baltico. L’iniziativa, promossa dalla Germania e sostenuta unanimemente dai paesi baltici dell’UE, segna un progresso significativo nella conservazione degli habitat marini vulnerabili e nella gestione sostenibile delle risorse ittiche.

Le misure vietano l’uso di attrezzi mobili a contatto con il fondo marino in alcune delle aree più sensibili del Baltico, tra cui Fehmarnbelt, Kadetrinne, Pommersche Bucht mit Oderbank, Westliche Rönnebank e Adlergrund. Questa decisione si rivolge alla salvaguardia di ecosistemi preziosi come i banchi di sabbia e le barriere coralline, essenziali per molte specie marine e per il mantenimento dell’equilibrio ecologico.

Un successo del processo di regionalizzazione della PCP

L’adozione di queste misure rappresenta un successo per la Politica Comune della Pesca (PCP) e il suo processo di regionalizzazione. La loro implementazione deriva da una raccomandazione congiunta avanzata dai paesi baltici dell’UE alla Commissione Europea, dimostrando come la cooperazione regionale possa favorire la protezione ambientale in modo efficace.

Le restrizioni mirano a ripristinare lo stato di conservazione delle specie e degli habitat marini, affrontando il deterioramento ambientale che minaccia l’ecosistema del Baltico. Queste azioni sono state accolte positivamente dal Comitato Scientifico, Tecnico ed Economico per la Pesca (STECF), che ne ha evidenziato la coerenza con le principali politiche ambientali europee.

Contributo agli obiettivi del Green Deal europeo

Le misure adottate riflettono un impegno concreto verso il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo e della strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030. Inoltre, esse contribuiscono all’attuazione della legge sul ripristino della natura, della direttiva Habitat e della direttiva quadro sulla strategia marina (MSFD). Questi strumenti normativi sono fondamentali per la salvaguardia degli ecosistemi e per garantire che la pesca europea si svolga in modo sostenibile, rispettando gli equilibri naturali.

L’iniziativa, che si allinea agli standard più elevati di protezione ambientale, non solo tutela la biodiversità, ma rafforza anche la resilienza delle risorse marine, offrendo benefici a lungo termine sia per l’ambiente che per le comunità costiere.

Un modello per il futuro della pesca sostenibile

Queste misure dimostrano come un approccio integrato e scientifico alla gestione delle risorse marine possa portare a risultati tangibili. La protezione rafforzata dei siti Natura 2000 nel Mar Baltico costituisce un esempio di eccellenza per altri Stati membri e per le aree marine protette a livello globale.

L’impegno collettivo dei paesi baltici sottolinea l’importanza di una collaborazione transnazionale per affrontare le sfide ambientali e promuovere una pesca sostenibile. Mentre il Mar Baltico beneficia di queste misure innovative, il loro impatto positivo potrebbe estendersi ben oltre, contribuendo a una maggiore consapevolezza ambientale e a una gestione sostenibile delle risorse marine in tutta Europa.

L’UE rafforza la protezione ambientale nel Mar Baltico

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Istamina: una minaccia controllata nella filiera ittica

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Istamina: una minaccia controllata nella filiera ittica – L’istamina, comunemente nota come scombrotossina, è una tossina alimentare che può svilupparsi nel pesce, in particolare nelle specie appartenenti alle famiglie Scombridae e Scomberesocidae, come sgombri e tonni. Questa sostanza si forma naturalmente attraverso la trasformazione dell’amminoacido istidina, presente nei tessuti del pesce, in seguito all’azione di specifici batteri. Sebbene in passato fosse una problematica diffusa, oggi il rischio associato all’istamina è stato significativamente ridotto grazie ai progressi tecnologici e alle rigorose normative in vigore in Europa.

La formazione dell’istamina è strettamente legata alle condizioni di conservazione del pesce. Se il pescato non viene immediatamente refrigerato o congelato a temperature inferiori a 4°C, l’attività enzimatica promossa da batteri naturalmente presenti nei tessuti può portare a un accumulo di istamina. Questo rischio si manifesta in modo particolare nei pesci ricchi di istidina libera, come il tonno e lo sgombro. Tuttavia, l’industria europea ha implementato soluzioni all’avanguardia per prevenire tale fenomeno, rendendo il consumo di questi prodotti ittici sicuro per il pubblico.

Grazie alle moderne tecniche di refrigerazione e congelamento, il livello di istamina nei prodotti ittici disponibili sul mercato europeo è oggi estremamente basso. Ad esempio, nel tonno in scatola, i livelli di istamina sono generalmente compresi tra 1 e 30 ppm (parti per milione), ben al di sotto dei limiti di sicurezza fissati dall’Unione Europea, che consentono un massimo di 50 ppm. Tali livelli sono monitorati attraverso controlli rigorosi lungo tutta la filiera, dalla pesca alla lavorazione e alla distribuzione. L’industria ha adottato standard ancora più stringenti, con soglie che spesso si attestano al di sotto dei limiti normativi per garantire una tolleranza anche durante i processi di lavorazione.

L’avvelenamento da istamina, noto come sindrome sgombrotossica, è una rara forma di intossicazione alimentare che si manifesta rapidamente dopo il consumo di pesce contaminato. I sintomi, che possono includere vampate, mal di testa, nausea e rash cutanei, sono generalmente di breve durata e si risolvono autonomamente entro 24 ore. Tuttavia, episodi significativi di questa intossicazione sono ormai limitati a contesti dove le infrastrutture di refrigerazione e le pratiche igieniche sono carenti. Nei paesi europei, i casi registrati sono diventati sporadici, grazie alle misure preventive e agli alti standard di sicurezza alimentare.

È importante sottolineare che una volta formatasi, l’istamina non può essere eliminata tramite cottura o sterilizzazione. Per questo motivo, la prevenzione è cruciale. Le imbarcazioni moderne sono dotate di sistemi di refrigerazione avanzati, che mantengono il pesce fresco sin dal momento della cattura. Durante le fasi di lavorazione, le aziende seguono protocolli stringenti che includono test regolari per verificare i livelli di istamina e garantire il rispetto delle normative europee.

Nonostante i progressi compiuti, il problema dell’istamina persiste in alcune aree del mondo, dove le condizioni igieniche e le infrastrutture di conservazione sono inadeguate. In questi contesti, l’assenza di una catena del freddo efficiente può favorire lo sviluppo di livelli pericolosi di istamina. Questo sottolinea l’importanza di una continua sensibilizzazione sull’importanza della corretta gestione del pescato, non solo per proteggere la salute dei consumatori, ma anche per promuovere la qualità e la sicurezza dei prodotti ittici a livello globale.

In Europa, la combinazione di normative rigorose, innovazione tecnologica e impegno dell’industria garantisce che il rischio legato all’istamina sia oggi estremamente ridotto. I consumatori possono quindi acquistare e consumare prodotti ittici con fiducia, certi che dietro ogni confezione ci siano anni di ricerca, prevenzione e controlli volti a tutelare la loro salute.

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