Mese: Gennaio 2025

La Cina rimodula le tariffe sui prodotti ittici

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La Cina rimodula le tariffe sui prodotti ittici – La Cina, leader mondiale nell’import-export di prodotti ittici, ha annunciato significativi cambiamenti tariffari che entreranno in vigore nel corso del 2025. Questi aggiustamenti, che interessano gamberi, merluzzo e abalone, riflettono la strategia economica di Pechino per bilanciare il declino interno e favorire una maggiore autosufficienza produttiva. Le modifiche, pur creando nuove sfide per gli esportatori, aprono anche scenari di crescita per alcuni paesi grazie agli accordi di libero scambio.

I gamberi congelati, tra i prodotti ittici più importati dalla Cina, saranno soggetti a un aumento della tariffa della “nazione più favorita” (NPF), che passa dal 2% al 5%. Tuttavia, gli esportatori da nazioni con accordi commerciali privilegiati, come Ecuador, India e i paesi ASEAN, potranno beneficiare di aliquote ridotte, con tariffe che variano tra lo 0% e il 2,5%. L’Ecuador, in particolare, grazie all’accordo di libero scambio in vigore dal 2024, vedrà eliminata completamente la tassa sui gamberi entro i prossimi cinque anni.

Anche altri prodotti, come il merluzzo atlantico, il pollock e l’abalone, saranno interessati da modifiche tariffarie. Per il merluzzo congelato e le sue varianti, la tassa salirà dal 2% al 5%, mentre l’abalone fresco o refrigerato vedrà un aumento dal 7% al 10%. Questi incrementi, pur restando inferiori alle aliquote NPF del 7% e 10%, rappresentano un cambio di passo significativo per gli operatori del settore.

L’impatto delle nuove tariffe non sarà uniforme. Il salmone fresco importato dalla Norvegia e dalle Isole Faroe continuerà a beneficiare di una tariffa ridotta del 7%, ben al di sotto dell’aliquota standard, mentre i fornitori di Cile, Islanda e Australia vedranno azzerate le tasse grazie agli accordi di libero scambio.

Secondo l’Accademia cinese delle scienze sociali, queste modifiche sono pensate per rafforzare l’economia interna e sono conformi alle normative dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). “L’obiettivo è favorire lo sviluppo interno senza compromettere l’apertura economica,” ha dichiarato un portavoce.

Queste manovre tariffarie, che seguono un periodo di rallentamento economico globale, rappresentano una sfida per gli esportatori di prodotti ittici, che dovranno riorganizzare le proprie strategie di mercato. Al contempo, per alcuni paesi con accordi preferenziali, si prospettano opportunità di crescita, consolidando il loro ruolo di partner chiave nel commercio ittico globale.

La Cina rimodula le tariffe sui prodotti ittici

 

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Il 2025 è l’anno della ripresa per l’acquacoltura

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Il 2025 è l’anno della ripresa per l’acquacoltura – Dopo un 2024 caratterizzato da una domanda debole e prezzi in calo, il settore dell’acquacoltura globale si prepara a una crescita significativa nel 2025. Secondo il report elaborato da Rabobank in collaborazione con la Global Seafood Alliance (GSA), la produzione di salmone atlantico, gamberi e specie d’acqua dolce come pangasio e tilapia dovrebbe registrare incrementi, con alcune aree più promettenti di altre.

La Norvegia si conferma leader nella produzione di salmone atlantico, con una crescita annua stimata del 2,2% nel 2025 e del 5,3% nel 2026. Nonostante la battuta d’arresto registrata nel biennio precedente, il miglioramento delle condizioni biologiche e il raggiungimento di pesi di raccolta più elevati offrono nuove prospettive per il settore. Anche il Cile, pur con ritmi più lenti, riprende una traiettoria positiva con un incremento dell’1,4% atteso per il 2025. Tuttavia, i volumi cileni non supereranno i livelli pre-pandemia prima del 2026.

Sul fronte dei gamberi, la situazione si presenta più complessa. Dopo anni di crescita robusta, il 2024 ha segnato un rallentamento significativo, con un aumento della produzione globale di appena l’1%. Le prospettive per il 2025 indicano un timido +2%, trainato dalla stabilizzazione dei mercati chiave. In America Latina, in particolare, la crescita rimane frenata dai prezzi bassi e dall’eccesso di offerta, con segnali di ripresa attesi solo nel medio termine.

Le specie d’acqua dolce come pangasio e tilapia si distinguono invece per il loro dinamismo. La produzione globale di pangasio è prevista in aumento del 7%, grazie alla crescente domanda cinese e alla leadership del Vietnam. La tilapia, con un incremento stimato del 5%, supererà i 7 milioni di tonnellate metriche, consolidando la propria posizione tra le proteine più richieste nei mercati asiatici.

Nonostante le prospettive incoraggianti, il settore resta esposto a sfide significative. L’incertezza geopolitica potrebbe influenzare i flussi commerciali, in particolare con gli Stati Uniti, dove la vittoria presidenziale di Donald Trump potrebbe portare a nuove tariffe sulle importazioni di frutti di mare. Con gli USA che dipendono per oltre l’80% delle loro forniture ittiche dall’estero, qualsiasi restrizione commerciale potrebbe avere ripercussioni a livello globale.

Inoltre, la lenta ripresa della domanda nei mercati europei, giapponesi e cinesi rappresenta un ulteriore elemento di incertezza. Il ritorno ai prezzi pre-pandemia per molte specie resta incerto, sebbene l’ottimizzazione dei costi di mangime e l’innovazione nelle tecnologie di allevamento possano offrire un sollievo ai produttori.

Il 2025 si profila quindi come un anno di opportunità e sfide. L’acquacoltura globale potrà riprendere slancio, ma sarà necessario affrontare con determinazione le incognite legate a mercato, costi e regolamentazioni per garantire una crescita sostenibile.

Il 2025 è l’anno della ripresa per l’acquacoltura

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Tracciabilità: un passo necessario per un settore ittico sostenibile

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Tracciabilità: un passo necessario per un settore ittico sostenibile – La crescente domanda globale di prodotti ittici sta trasformando le filiere di approvvigionamento in strutture sempre più complesse e transnazionali, spesso caratterizzate da un’opacità che genera conseguenze significative. Pesca illegale, violazioni dei diritti umani, sfruttamento del lavoro forzato e gli impatti sempre più evidenti del cambiamento climatico sono solo alcune delle problematiche che emergono in un settore che deve necessariamente affrontare queste sfide per garantire la propria sostenibilità a lungo termine.

La tracciabilità rappresenta uno strumento fondamentale per aumentare la trasparenza e mitigare questi rischi. Sapere esattamente dove, come e da chi un prodotto ittico viene pescato o prodotto consente alle aziende di identificare e affrontare criticità lungo la catena di approvvigionamento. La trasparenza, tuttavia, non si limita a essere un obbligo etico o una richiesta sempre più pressante dei consumatori, ma è anche una leva competitiva che permette di rispondere alle esigenze di un mercato globale sempre più regolamentato.

Secondo un recente report  realizzato da FAIRR, in collaborazione con realtà come WWF-US e Planet Tracker, solo due di sette aziende analizzate hanno implementato un sistema di tracciabilità completo e a livello di gruppo. Questo dato dimostra quanto lavoro ci sia ancora da fare. La dipendenza dalle certificazioni di sostenibilità, pur rappresentando un punto di partenza, non garantisce infatti una tracciabilità completa, digitale e interoperabile, necessaria per affrontare i problemi strutturali del settore.

Le difficoltà non mancano. La mancanza di dati affidabili, l’uso ancora diffuso di documenti cartacei, l’invecchiamento della forza lavoro e la necessità di investimenti tecnologici rappresentano barriere che le aziende devono superare. Inoltre, la collaborazione tra diversi attori della filiera resta un elemento cruciale per creare standard condivisi e sistemi interoperabili. Strumenti come il Global Dialogue on Seafood Traceability e il Seafood Business for Ocean Stewardship stanno già contribuendo in questa direzione, ma è evidente che c’è bisogno di un impegno collettivo più ampio.

In questo contesto, la tracciabilità non è solo una questione di conformità normativa, ma anche di fiducia. I consumatori sono sempre più attenti all’origine dei prodotti che acquistano, e le aziende che investono in trasparenza guadagnano un vantaggio competitivo, posizionandosi come leader di un settore in evoluzione. Inoltre, la tracciabilità consente agli investitori di avere una visione più chiara dei rischi associati alla filiera, migliorando la capacità decisionale e riducendo l’esposizione a potenziali scandali o problematiche ambientali.

Se da un lato il cammino verso una filiera completamente trasparente è ancora lungo, dall’altro la necessità di agire è sempre più urgente. Solo attraverso un impegno deciso e collaborativo sarà possibile trasformare le sfide attuali in opportunità per costruire un’industria ittica più sostenibile, etica e resiliente. La tracciabilità, dunque, non è solo un’opzione, ma una responsabilità condivisa che deve essere al centro delle strategie future del settore.

Tracciabilità: un passo necessario per un settore ittico sostenibile

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