Mese: Marzo 2025

L’imposta aggiuntiva del Norwegian Norm Price Council mina l’acquacoltura sostenibile

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L’imposta aggiuntiva del Norwegian Norm Price Council mina l’acquacoltura sostenibile. ASC avverte sui rischi – Il settore dell’acquacoltura norvegese si trova di fronte a una nuova sfida: l’introduzione di una tassa aggiuntiva sul salmone certificato ASC da parte del Norwegian Norm Price Council. Una decisione che ha sollevato non poche polemiche, soprattutto tra coloro che vedono nella certificazione ASC un pilastro per un futuro più sostenibile.

Secondo il Norwegian Norm Price Council, gli allevamenti che beneficiano di un valore aggiunto grazie alla certificazione dovrebbero contribuire maggiormente in termini fiscali. Una logica che, almeno in apparenza, mira a riequilibrare il mercato. Tuttavia, per Aquaculture Stewardship Council (ASC), questa tassa non è altro che un ostacolo alla transizione verso un’acquacoltura più responsabile. Gli allevamenti certificati ASC rispettano infatti standard ambientali e sociali più rigidi rispetto alle normative nazionali norvegesi e, per questo, già affrontano costi più elevati. Aggiungere un’ulteriore pressione fiscale rischia di scoraggiare l’adozione di pratiche sostenibili, minando anni di progressi.

Il problema si fa ancora più evidente se si considera che la nuova tassa colpisce esclusivamente i produttori certificati ASC, lasciando indenni quelli che seguono schemi di certificazione meno rigorosi o che operano senza alcuna certificazione. Questo crea un evidente squilibrio competitivo, incentivando gli allevatori a rinunciare agli standard più elevati per evitare il peso dell’imposta.

Le preoccupazioni di ASC non si fermano qui. Il rischio più immediato è un danno reputazionale per il salmone norvegese, che potrebbe perdere appeal nei mercati di esportazione, sempre più esigenti in termini di sostenibilità. Inoltre, gli investimenti in innovazione, fondamentali per ridurre l’impatto ambientale dell’acquacoltura, potrebbero subire un brusco rallentamento. Infine, questa decisione rischia di allontanare l’industria dagli obiettivi globali di sostenibilità, in un momento in cui le certificazioni ambientali rappresentano un valore aggiunto cruciale per la competitività internazionale.

ASC ha già tentato di aprire un dialogo con le autorità norvegesi, inviando una lettera al Ministero delle Finanze per sollevare la questione e richiedere un confronto. Tuttavia, la risposta tarda ad arrivare. Questo silenzio istituzionale alimenta ulteriormente il dibattito: si tratta davvero di una misura equa o piuttosto di una strategia che penalizza ingiustamente chi sceglie di operare in maniera più responsabile?

Il futuro del salmone norvegese sostenibile potrebbe essere a rischio. Se questa politica fiscale non verrà rivista, c’è il pericolo concreto che molti allevatori decidano di abbandonare la certificazione ASC, con ripercussioni non solo ambientali, ma anche economiche. Il mercato globale premia la sostenibilità, e la Norvegia rischia di pagare un prezzo molto più alto di una semplice tassa.

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Tonno rosso 2025: nuove regole, nuove opportunità per la filiera italiana

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Tonno rosso 2025: nuove regole, nuove opportunità per la filiera italiana – Il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF) ha introdotto criteri innovativi per la prossima campagna di pesca del tonno rosso. Un sistema che premia chi ha investito in accordi commerciali di filiera e incentiva la crescita di un settore strategico per l’economia ittica nazionale.

Un nuovo sistema di quote per un settore più competitivo

Nel 2025, la gestione delle quote di tonno rosso in Italia sta subendo un’importante trasformazione. Il nuovo decreto del MASAF prevede una riserva premiale di 40 tonnellate, destinata agli operatori che hanno costruito una rete commerciale strutturata. L’obiettivo è valorizzare il pescato attraverso partnership solide capaci di migliorare la competitività del settore.

Gli operatori che hanno sottoscritto un Accordo Commerciale di Filiera entro il 31 ottobre 2024 hanno tempo fino al 17 marzo 2025 per presentare la documentazione necessaria al MASAF e accedere alla quota premiale. Un passaggio che segna una svolta strategica per il mercato, incentivando collaborazioni più strette tra i diversi attori della filiera.

Marchio condiviso: un’opportunità in più per distinguersi

Un altro aspetto rilevante riguarda la possibilità di creare un marchio condiviso tra gli operatori della filiera. Chi ha scelto questa strada non solo riceverà la quota premiale standard, ma potrà accedere a un bonus aggiuntivo di 2 tonnellate. Questo incentivo favorisce un branding più efficace e un posizionamento di mercato più forte, elementi sempre più decisivi nella commercializzazione del tonno rosso.

L’adozione di un marchio comune rappresenta un vantaggio strategico, perché consente di aumentare la riconoscibilità del prodotto, rafforzando la percezione di qualità e tracciabilità. La creazione di un’identità di filiera chiara e riconoscibile può rivelarsi un asset chiave per competere sui mercati nazionali e internazionali.

L’introduzione di queste nuove regole rappresenta una sfida e un’opportunità per la pesca del tonno rosso in Italia. La gestione più mirata delle risorse e la promozione di reti commerciali integrate permettono di ottimizzare il valore del pescato e migliorare l’intero comparto.

Con la domanda di tonno rosso in continua crescita, gli operatori italiani che hanno aderito a questi nuovi criteri avranno un vantaggio competitivo significativo. Il 2025 segna quindi l’inizio di una nuova fase, con un settore pronto a essere più innovativo, più organizzato e più redditizio.

Tonno rosso 2025: nuove regole, nuove opportunità per la filiera italiana

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Nuovo studio conferma il krill come ingrediente ad alte prestazioni per l’orata

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Nuovo studio conferma il krill come ingrediente ad alte prestazioni per l’orata – Un recente studio condotto dall’Università di Las Palmas de Gran Canaria, in collaborazione con Aker QRILL Company e l’Università di Stirling, evidenzia i benefici dell’inclusione del pasto di krill nella dieta delle orate (Sparus aurata) in fase giovanile. Lo studio, finanziato dal programma TNA di AQUAEXCEL3.0, dimostra che il pasto di krill può migliorare l’utilizzo dei nutrienti, ottimizzare l’efficienza alimentare e aumentare la resistenza allo stress ossidativo, contribuendo a un’alimentazione per l’acquacoltura più efficace.

I risultati dello studio rivelano che l’inclusione del pasto di krill nella dieta migliora significativamente la salute del pesce e la sua capacità di resistere allo stress, in particolare in situazioni di sovraffollamento. Questi risultati si allineano a precedenti studi sugli alimenti per acquacoltura contenenti krill, rafforzando il potenziale di questo ingrediente nell’ottimizzazione della sostenibilità e dell’efficienza nel settore dell’acquacoltura.

QRILL Aqua: una soluzione sostenibile per le sfide dell’acquacoltura

L’orata è una specie di grande valore per l’acquacoltura, ma le condizioni di allevamento intensivo possono provocare stress ossidativo, con impatti negativi sulla salute e sulla crescita dei pesci. Tradizionalmente, la farina di pesce è stata la base degli alimenti per acquacoltura, ma la sua disponibilità e il costo variabile stanno spingendo il settore a ricercare alternative più sostenibili.

“Il pasto di krill QRILL Aqua è una fonte ricca di nutrienti essenziali, tra cui fosfolipidi e acidi grassi omega-3, fondamentali per la salute e la crescita di specie marine come l’orata. Questo studio dimostra che l’inclusione del pasto di krill può migliorare la robustezza dei pesci, specialmente in condizioni di stress. Ciò aiuta gli allevatori a ottenere performance migliori e a operare in modo più sostenibile,” afferma Kiranpreet Kaur, Direttore R&D Aquaculture di Aker QRILL Company.

Test sull’efficienza nutrizionale e la risposta allo stress del pasto di krill

Lo studio ha previsto un test di 12 settimane, seguito da una prova di stress da sovraffollamento di sette giorni, per valutare gli effetti di diverse percentuali di pasto di krill (3%, 5% e 7%) su crescita, utilizzo dei nutrienti e risposta allo stress ossidativo. I ricercatori hanno scoperto che il pasto di krill può sostituire fino al 47% della farina di pesce nella dieta, mantenendo le stesse prestazioni di crescita e migliorando l’indice di conversione alimentare (FCR), con un utilizzo più efficiente di lipidi e proteine nelle orate.

Inoltre, i pesci alimentati con diete contenenti il 5% e il 7% di pasto di krill hanno mostrato livelli più elevati di omega-3 nei globuli rossi, migliorando la loro capacità di resistere allo stress ossidativo da sovraffollamento. Sebbene un aumento dell’indice omega-3 sia stato osservato anche con il 3% di pasto di krill, gli effetti sono stati più pronunciati con le percentuali del 5% e del 7%.

Principali risultati dello studio

  • Efficienza alimentare: le orate alimentate con pasto di krill QRILL Aqua hanno mantenuto la stessa crescita, ma con un miglioramento dell’indice di conversione alimentare (FCR), dimostrando che il pasto di krill può parzialmente sostituire la farina di pesce, migliorando l’utilizzo dei nutrienti.
  • Resistenza allo stress: i pesci alimentati con il pasto di krill hanno mantenuto livelli più elevati di omega-3 nel sangue in condizioni di stress, suggerendo che QRILL Aqua potrebbe favorire un recupero più rapido e limitare i danni cellulari indotti dallo stress.
  • Valore nutrizionale: gli omega-3 facilmente digeribili e i nutrienti naturali del pasto di krill hanno aiutato i pesci a utilizzare l’energia in modo più efficiente e a sviluppare difese più forti contro lo stress.

“Uno degli aspetti più interessanti di questo studio è il ruolo del pasto di krill nel mantenere elevati i livelli di omega-3 durante e dopo una condizione di stress, riducendo l’attivazione dei geni di difesa antiossidante. Ciò migliora la resilienza del pesce in condizioni tipiche di allevamento,” afferma Silvia Torrecillas, PhD, dell’Istituto di Ricerca Agroalimentare e Tecnologia (IRTA, Spagna).

Sulla base dei risultati di questo studio, i ricercatori consigliano l’inclusione del 5%-7% di pasto di krill nelle diete per orata, per massimizzare l’utilizzo dei nutrienti e supportare la salute dei pesci nelle fasi critiche della crescita. La sostituzione parziale della farina di pesce con il pasto di krill può migliorare le prestazioni, ottimizzare il FCR e contribuire a pratiche di alimentazione più sostenibili nel settore dell’acquacoltura.

Nuovo studio conferma il krill come ingrediente ad alte prestazioni per l’orata

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Salmone selvatico o allevato? Il DNA svela la verità sull’etichettatura

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Salmone selvatico o allevato? Il DNA svela la verità sull’etichettatura – La crescente richiesta di prodotti ittici e la complessità della filiera rendono il mercato vulnerabile a errori e frodi legate all’etichettatura. Il salmone, uno dei pesci più consumati al mondo, è spesso al centro di queste pratiche, con casi in cui la provenienza dichiarata non corrisponde alla realtà. Questo fenomeno non solo danneggia la fiducia dei consumatori, ma ha anche implicazioni ambientali ed economiche rilevanti.

Grazie al DNA barcoding, una tecnologia avanzata di analisi genetica, oggi è possibile distinguere con assoluta certezza il salmone selvatico da quello allevato, garantendo ai consumatori la libertà di scegliere in modo informato cosa portare in tavola.

Un problema diffuso: l’etichettatura errata del salmone

Uno studio condotto dall’Università di Seattle ha rivelato che l’errata etichettatura del salmone è particolarmente diffusa nei ristoranti di sushi, dove i consumatori hanno meno strumenti per verificare la veridicità delle informazioni. Analizzando campioni provenienti sia da supermercati che da ristoranti, i ricercatori hanno scoperto che il 23% del salmone analizzato era stato etichettato in modo errato.

Questa situazione solleva interrogativi sulla tracciabilità del prodotto e sulla necessità di sistemi di controllo più rigorosi. La differenza tra un salmone selvatico del Pacifico e un salmone allevato in acquacoltura è sostanziale, sia in termini di caratteristiche nutrizionali che di sostenibilità ambientale. Il consumatore ha il diritto di sapere cosa sta acquistando e quali sono le implicazioni della sua scelta.

DNA barcoding: la rivoluzione nella tracciabilità ittica

Il DNA barcoding rappresenta una delle soluzioni più efficaci per garantire l’autenticità dell’etichettatura del salmone. Questa tecnica consente di identificare con precisione la specie anche dopo la lavorazione del prodotto, evitando che differenze tra allevato e selvatico vengano nascoste o alterate lungo la filiera.

Lo stato di Washington, per esempio, ospita cinque specie autoctone di salmone selvatico del Pacifico: Oncorhynchus tshawytscha, O. keta, O. kisutch, O. nerka e O. gorbuscha. Il salmone atlantico (Salmo salar), invece, è esclusivamente allevato, poiché la sua pesca commerciale è vietata negli Stati Uniti. Distinguere queste specie attraverso l’analisi del DNA consente di verificare la veridicità dell’etichettatura, offrendo ai consumatori una garanzia di trasparenza.

Perché la trasparenza è fondamentale

L’etichettatura errata del salmone non riguarda solo la frode commerciale, ma influisce direttamente sulla capacità del consumatore di effettuare scelte consapevoli. Molti acquirenti preferiscono il salmone selvatico per motivi nutrizionali, ambientali o etici, mentre altri optano per quello allevato per ragioni economiche o di disponibilità. In entrambi i casi, la trasparenza è essenziale per evitare che il consumatore venga ingannato.

L’adozione su larga scala di strumenti come il DNA barcoding potrebbe ridurre drasticamente le frodi, migliorare la sostenibilità del settore e rafforzare la fiducia dei consumatori nei confronti dei prodotti ittici. Solo attraverso una tracciabilità efficace si può garantire un mercato più equo, dove il diritto di scegliere consapevolmente diventi una certezza e non un’illusione.

Il settore ittico ha bisogno di maggiore trasparenza per garantire che il consumatore possa acquistare il prodotto che desidera, senza rischiare di essere ingannato da un’etichettatura fuorviante. L’uso della tecnologia genetica nella certificazione delle specie ittiche potrebbe rappresentare una svolta per il mercato, rendendo più difficile la pratica di sostituzione fraudolenta delle specie.

Scegliere tra salmone selvatico o allevato deve essere una decisione informata, basata su dati certi e verificabili. Grazie al DNA barcoding, questo obiettivo è finalmente alla portata del settore ittico, ponendo le basi per un futuro più trasparente e sostenibile.

Salmone selvatico o allevato? Il DNA svela la verità sull’etichettatura

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Sfide e opportunità nel nuovo Monthly Highlights di EUMOFA

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Sfide e opportunità nel nuovo Monthly Highlights di EUMOFA – L’industria della pesca e dell’acquacoltura nell’Unione Europea sta attraversando una fase di cambiamento profondo. Secondo il report Fishers of the Future presentato dalla Commissione UE e i dati raccolti nel Monthly Highlights 2/2025 di EUMOFA, il settore dovrà adattarsi a scenari che variano in base a due fattori chiave: i cambiamenti climatici e la domanda del mercato. A questi si aggiunge la pressione economica derivante dall’aumento dei costi operativi e dalle nuove regolamentazioni ambientali.

La transizione energetica e l’impatto sui costi operativi

Uno dei temi centrali è la transizione energetica. L’Energy Transition Partnership per la pesca e l’acquacoltura dell’UE ha nominato 10 coordinatori per guidare il processo verso un settore più sostenibile e a basse emissioni di carbonio. Tuttavia, il costo del carburante marino, aumentato del 6,8% a gennaio rispetto al mese precedente, rimane una sfida per molte flotte europee, incluse quelle italiane. Nei porti di Ancona e Livorno, il prezzo medio del diesel marino ha raggiunto i 0,72 €/litro, registrando un incremento dell’11% rispetto a dicembre 2024. Questo impatta direttamente la competitività dei pescatori italiani, che già affrontano una riduzione delle catture.

Italia: vendite in calo, ma con segnali di ripresa

L’analisi delle vendite di primo livello in Italia, come riportato nel Monthly Highlights 2/2025, mostra una contrazione sia in valore (-16%) che in volume (-17%) tra gennaio e novembre 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023. I prodotti più colpiti sono stati acciughe, naselli, gamberi rosa e polpo. Tuttavia, il mercato ha dato segnali di ripresa a novembre, con una crescita nelle vendite di sardine e calamari, indicando una possibile inversione di tendenza.

Parallelamente, le importazioni italiane di prodotti ittici extra-UE sono aumentate dell’8% in volume e del 4% in valore nei primi nove mesi del 2024. Ciò suggerisce che la domanda dei consumatori italiani si sta spostando sempre più verso prodotti di importazione, un segnale che il settore locale deve interpretare con attenzione per rimanere competitivo.

Innovazione e sostenibilità: la chiave per il futuro

Se da un lato le restrizioni normative pongono sfide significative, dall’altro offrono opportunità per chi investe in innovazione. Un esempio è il nuovo centro di acquacoltura in Lettonia, che sta diventando un hub di eccellenza per la ricerca e la formazione. L’Italia potrebbe seguire modelli simili, puntando sulla valorizzazione delle proprie specie autoctone e sull’adozione di tecnologie a basso impatto ambientale.

Anche le nuove strategie di pesca sostenibile, come l’introduzione di dispositivi per ridurre le catture accidentali di delfini nella Baia di Biscaglia, potrebbero diventare un modello applicabile alle flotte italiane. Questi strumenti non solo migliorano la sostenibilità, ma offrono ai pescatori nuove possibilità di accedere a fondi europei dedicati alla transizione ecologica.

Il settore ittico europeo, e in particolare quello italiano, si trova a un bivio. Da un lato, l’aumento dei costi e le restrizioni ambientali pongono sfide immediate. Dall’altro, l’innovazione tecnologica, le nuove politiche di sostenibilità e l’adattamento alle dinamiche di mercato offrono opportunità di crescita. L’Italia ha le competenze e le risorse per affrontare questa trasformazione, ma sarà fondamentale un approccio proattivo, che combini tradizione e innovazione per garantire un futuro competitivo al settore.

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