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Crisi e rinascita del mercato ittico europeo – Il 2024 si è chiuso con numeri in calo per il settore ittico europeo, ma dietro le statistiche si nasconde un mercato che sta mutando pelle, sospinto da nuove esigenze dei consumatori e dalla necessità di adattarsi a un contesto macroeconomico sempre più volatile. Lo dimostra l’ultima pubblicazione del Monthly Highlights (n.3/2025) di EUMOFA – l’Osservatorio europeo dei mercati per i prodotti della pesca e dell’acquacoltura – che racconta, con precisione e profondità, l’anno appena trascorso.
Il quadro è chiaro: rispetto al 2023, il valore complessivo delle prime vendite nei Paesi UE è diminuito del 3%, mentre i volumi sono scesi del 10%. Un dato che si aggrava se confrontato con il 2022, anno di ripresa post-pandemia: -10% sul valore e -9% sui volumi. In un mercato europeo che vale 3,8 miliardi di euro, ogni punto percentuale è significativo. E mentre alcuni Paesi come Bulgaria, Irlanda e Regno Unito registrano crescite interessanti, per altri – Italia inclusa – la frenata è netta.
A colpire non è solo la contrazione, ma anche la sua distribuzione: quasi tutti i principali gruppi merceologici subiscono cali, talvolta pesanti. I bivalvi, ad esempio, perdono il 10% in valore e il 7% in volume. Ancora peggio platessa e sogliola, con un -10% sul valore e -18% sui volumi. I cefalopodi tengono solo sul fronte economico, mentre calano nei quantitativi sbarcati. Una delle poche eccezioni è rappresentata dai crostacei, in crescita del 7% in valore e addirittura del 18% in volume, trainati da granchi e gamberetti.
Nel frattempo, i consumatori sembrano rivedere le proprie priorità. L’indagine Eurobarometro, citata nel rapporto EUMOFA, fotografa una riduzione della frequenza di consumo dei prodotti ittici rispetto al 2021. Prezzi percepiti in aumento, incertezza economica e distanza dal mare sono i principali freni, mentre si conferma la centralità dell’etichettatura come guida nelle scelte d’acquisto: nome della specie, metodo di produzione e origine sono le informazioni più ricercate.
Interessante anche il timido debutto di un nuovo attore sulla scena alimentare europea: alghe e prodotti a base di alghe, ancora lontani dalla grande distribuzione, ma già sperimentati da due terzi degli intervistati nell’ultimo anno. Un indizio, forse, di come il concetto di “prodotto ittico” si sta allargando, aprendo spiragli a nuovi mercati.
A completare un quadro già complesso si aggiungono i fattori macroeconomici. Il prezzo medio del carburante marino nei principali porti europei ha visto un incremento del 6,8% rispetto al mese precedente, mentre i prezzi al consumo dei prodotti ittici, in particolare quelli freschi, restano elevati (+37,5% per il pesce fresco rispetto a gennaio 2024).
Per l’Italia, i dati non sono confortanti. Primo paese produttore di molluschi bivalvi in Europa, registra un calo del 14% in valore e del 15% in volume nelle vendite. Tra le specie più colpite figurano acciughe, gamberi rosa e polpi, tutti al centro della dieta mediterranea e della tradizione gastronomica locale.
Eppure, non tutto è in declino. L’avvio del nuovo Dialogo sulla pesca e sugli oceani da parte del Commissario europeo Kadis rappresenta un passo concreto verso una governance più sostenibile degli oceani e un rilancio della blue economy. Tra gli obiettivi, rafforzare le comunità costiere e creare nuove opportunità di crescita e occupazione legate al mare.
Il 2025 sarà dunque un anno cruciale per ripensare strategie, innovare i modelli di filiera e restituire centralità al consumo consapevole del pescato europeo.
Crisi e rinascita del mercato ittico europeo
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