Per raggiungere una crescita blu la pesca in Mediterraneo necessita di una politica e una visione condivisa tra tutti
i Paesi del bacino. Secondo la FAO oltre il 90% degli stock ittici commerciali in Mediterraneo sono sovra-sfruttati anche se, probabilmente, sarebbe più opportuno parlare di depauperamento in quanto sullo stato delle risorse ittiche gravano anche impatti indipendenti dalla pesca come il cambiamento climatico, le specie aliene, i rifiuti marini, l’inquinamento e l’occupazione antropica del mare. Lo sviluppo della pesca deve quindi avere un approccio precauzionale e adattativo valorizzando anche le opportunità economiche per il settore ittico al di fuori dalla sola cattura commerciale. Il Cluster BIG, nell’ambito della traiettoria risorse biotiche marine, ha identificato tra le priorità la salvaguardia del patrimonio culturale della pesca, il recupero commerciale delle specie dimenticate, la sicurezza alimentare dei consumatori, il risparmio energetico e una pesca zero waste. Temi questi che il Cluster BIG ha inserito nella Smart Specialisation Strategy della Regione Siciliana. In questa direzione particolare importanza assume il
rapporto sinergico tra la pesca e il turismo nello sviluppo del “turismo azzurro”, concretizzato in Sicilia attraverso la Legge Regionale 20 giugno 2019, n. 9: Norme per la salvaguardia della cultura e delle identità marine e per la promozione dell’economia del mare. Disciplina della pesca mediterranea in Sicilia.
Questo processo integra il pescaturismo e l’ittiturismo, già sviluppati in alcune marinerie, con la valorizzazione patrimonio culturale della pesca che viene custodito nel “Registro delle identità della pesca mediterranea e dei borghi marinari”. Il Registro raccoglie quegli elementi strutturali e immateriali della pesca che appartengono al territorio che vanno custoditi, preservati i e restituiti alla memoria come i profili antropologi delle marinerie, le tradizioni, i canti le feste religiose, l’etno-gastronomia, gli aspetti architettonici connessi alle strutture da pesca come quelli delle antiche tonnare, gli attrezzi e le antiche tecniche di pesca.
Ciò pone i borghi marinari al centro dello sviluppo di questo progetto che vuole garantire l’economia e l’occupazione al settore senza implementare lo sforzo di pesca anzi valorizzando risorse tradizionali massive oggi sottoutilizzate.
La riscoperta e la salvaguardia degli antichi mestieri e delle tecniche di pesca non ha solo un valore culturale ma rappresenta anche la possibilità di restituirli all’attività commerciale se, come auspicabile, la pesca artigianale acquisirà un ruolo più rilevante nell’adattamento al cambiamento climatico grazie al suo opportunismo e alla sua polivalenza.
E‘ importante che questo percorso non sia sviluppato solo a livello regionale ma possa rappresentare un modello esportabile ad altre aree mediterranee come le marinerie della Tunisia che cono custodi di antiche tradizioni e che giàstanno sviluppando attività di pescaturismo.
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