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Dove finisce il pangasio vietnamita importato in Europa?

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Dove finisce il pangasio vietnamita importato in Europa? – Il pangasio vietnamita si conferma uno dei prodotti ittici più rilevanti per il mercato europeo. I dati doganali del Vietnam relativi alla prima metà di ottobre 2024 mostrano che le esportazioni verso l’UE hanno raggiunto i 7 milioni di dollari, registrando un aumento del 27% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Tuttavia, le esportazioni cumulative fino al 15 ottobre 2024 hanno superato i 134 milioni di dollari, segnando un leggero calo dello 0,01% rispetto al 2023. Questo andamento riflette le oscillazioni del mercato e le sfide legate alla domanda e ai prezzi.

Paesi Bassi: Il cuore del consumo di pangasio in Europa

I Paesi Bassi si confermano il principale mercato europeo per il pangasio vietnamita, rappresentando un esempio di connessione tra scelte alimentari e benessere. Considerati il paese migliore al mondo per qualità e accessibilità alimentare, gli abitanti dei Paesi Bassi adottano uno stile di vita sano che include il consumo regolare di pesce, tra cui il pangasio.

Ad agosto 2024, le esportazioni verso i Paesi Bassi hanno raggiunto 4,4 milioni di dollari, segnando un aumento del 27% rispetto al mese precedente. Nel terzo trimestre del 2024, il valore delle importazioni ha toccato quasi 13 milioni di dollari, con una crescita del 20% rispetto all’anno precedente. Alla fine di settembre 2024, il totale delle esportazioni verso questo mercato ha raggiunto i 36 milioni di dollari, con un incremento del 2% rispetto al 2023.

La popolarità del pangasio nei Paesi Bassi non è casuale. Il pesce vietnamita è apprezzato per il suo equilibrio tra qualità, gusto e valore nutrizionale, che risponde perfettamente alle esigenze di un’alimentazione sana e bilanciata. Essere il maggiore importatore europeo di pangasio testimonia come questo prodotto abbia conquistato un ruolo centrale sulle tavole olandesi.

Il peso dei filetti congelati e dei prodotti a valore aggiunto

Nei primi nove mesi del 2024, i filetti di pangasio congelati hanno rappresentato il 94% del valore delle esportazioni verso l’UE, raggiungendo oltre 120 milioni di dollari, ma registrando un calo dell’1% rispetto all’anno precedente. Gli altri prodotti ittici, inclusi pesci essiccati e congelati, hanno totalizzato più di 5 milioni di dollari, segnando un aumento dell’1%. Tuttavia, i prodotti ad alto valore aggiunto a base di pangasio hanno subito una contrazione del 6%, raggiungendo 2,6 milioni di dollari.

Prezzi medi e volumi in calo

Il prezzo medio di esportazione del pangasio vietnamita verso l’UE continua a rimanere sotto i 3 USD/kg, con una crescita negativa rispetto al 2023. A settembre 2024, il prezzo medio ha toccato i 2,3 USD/kg, con una diminuzione del 13% rispetto allo stesso mese del 2023. Il mese di maggio si è confermato il periodo di punta per i prezzi, con un valore di 2,55 USD/kg, comunque in calo del 5% rispetto all’anno precedente.

Anche i volumi di esportazione hanno subito una contrazione. Nei primi nove mesi del 2024, febbraio è stato il mese peggiore con poco più di 3.000 tonnellate esportate, in calo del 34% rispetto al 2023. Sebbene settembre abbia registrato un incremento del 3% rispetto all’anno precedente, con quasi 6.000 tonnellate esportate, la tendenza generale mostra una diminuzione progressiva.

Crescite sorprendenti in altri mercati

Oltre ai Paesi Bassi, diversi mercati europei hanno registrato una crescita significativa nelle importazioni di pangasio vietnamita. Tra gennaio e settembre 2024, la Lituania ha visto un aumento del 232%, seguita dall’Irlanda con il 227%, l’Italia con il 163%, la Polonia con il 138% e la Spagna con il 133%. Anche Slovenia, Belgio e Ungheria hanno mostrato incrementi a tre cifre.

Di contro, alcuni paesi hanno ridotto le importazioni. La Finlandia ha registrato un calo drastico dell’89%, seguita dalla Lettonia (-66%), Slovacchia (-39%) e Danimarca (-28%).

Le sfide e le opportunità future

Nonostante l’andamento irregolare delle esportazioni di pangasio verso l’UE, l’ultimo trimestre dell’anno potrebbe rappresentare un’opportunità per gli esportatori vietnamiti. Con l’avvicinarsi delle festività natalizie, la domanda di prodotti ittici tende ad aumentare, offrendo alle aziende la possibilità di incrementare i volumi e promuovere attivamente il prodotto nei mercati europei.

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Luglio segna un record per l’importazione di gamberi in UE

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Luglio segna un record per l’importazione di gamberi in UE – L’Unione Europea ha segnato un record nel luglio 2024 con il volume più alto di importazioni di gamberi mai registrato per questo mese, raggiungendo 45.833 tonnellate. Questo rappresenta un aumento del 12% anno su anno, dopo un lieve calo del 2% a giugno. Nel complesso, nei primi sette mesi del 2024, le importazioni hanno registrato una crescita del 5% su base annua, evidenziando la crescente domanda di questo prodotto nel mercato europeo, contrariamente agli Stati Uniti, dove il trend delle importazioni appare in diminuzione.

Sud ed Est dell’UE trainano la crescita

Le aree geografiche che più hanno contribuito all’aumento delle importazioni sono state il sud e l’est dell’UE. Il sud ha registrato una crescita del 6%, confermandosi come il maggiore importatore, con una quota del 64% sul totale delle importazioni dell’UE, in aumento rispetto al 62% del 2023. L’est ha registrato una crescita ancora più significativa, con un incremento del 15%, pur rimanendo una porzione ridotta delle importazioni totali. D’altra parte, l’ovest dell’UE ha visto una riduzione del 4% rispetto all’anno precedente, scendendo al 33% delle importazioni totali, rispetto al 36% del 2023.

Forniture in crescita da America Latina e Asia

Le forniture di gamberi dall’America Centrale e Meridionale sono cresciute del 10% rispetto al 2023, rappresentando il 58% delle importazioni totali dell’UE, un aumento significativo rispetto al 54% dell’anno precedente. Le importazioni dall’Asia sono cresciute dell’1%, mantenendo stabile la loro quota del 30%.

In contrasto, i fornitori più piccoli hanno registrato una contrazione. Le importazioni dall’Africa e dal Medio Oriente sono diminuite del 12%, mentre le forniture di gamberetti d’acqua fredda dal Nord America (USA e Canada) e da altri paesi europei come Norvegia e Regno Unito hanno subito riduzioni rispettivamente del 31% e del 20%.

Un mercato in continua evoluzione

Il mercato europeo dei gamberi continua a dimostrare una forte capacità di crescita, con il sud dell’UE che si conferma come epicentro della domanda. L’aumento delle forniture dall’America Latina risponde a questa esigenza, mentre l’Asia mantiene una presenza stabile. Al contrario, Nord America e fornitori africani devono far fronte a un calo della loro quota di mercato.

Con il trend positivo attuale, ci si aspetta che le importazioni europee di gamberetti continuino a crescere anche nei prossimi mesi, posizionando l’UE come uno dei principali attori globali in questo segmento di mercato.

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Hong Kong non elimina restrizioni su importazioni di prodotti ittici giapponesi

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Hong Kong non elimina restrizioni su importazioni di prodotti ittici giapponesi – Negli ultimi anni, il Giappone ha compiuto progressi significativi per convincere la comunità internazionale a revocare le restrizioni imposte sulle importazioni di prodotti ittici dalle aree colpite dal disastro nucleare di Fukushima del 2011. Ad oggi, 49 dei 55 Paesi che avevano inizialmente adottato misure restrittive hanno rimosso i propri divieti, tra cui anche importanti mercati come l’Unione Europea e la Polinesia francese. Tuttavia, uno degli ostacoli maggiori al completo reintegro commerciale è rappresentato da Hong Kong, che continua a mantenere in vigore rigide restrizioni sull’importazione di pesce giapponese.

Le preoccupazioni di Hong Kong si concentrano principalmente sulla sicurezza delle acque reflue trattate e scaricate nell’oceano dalla centrale nucleare di Fukushima. Nonostante il Giappone abbia dichiarato che il trattamento e lo smaltimento delle acque avvengono secondo standard internazionali e sotto un rigoroso controllo, Hong Kong rimane diffidente. Le autorità locali continuano a nutrire dubbi sui potenziali rischi ambientali e sanitari, alimentati anche da una crescente attenzione mediatica riguardo ai recenti incidenti avvenuti in altri impianti nucleari.

Le autorità giapponesi sostengono che le restrizioni imposte da Hong Kong siano ormai scientificamente ingiustificate, evidenziando che i livelli di radiazioni riscontrati nei prodotti ittici esportati non superano i limiti di sicurezza stabiliti. Negli ultimi dieci anni, nessun prodotto ittico proveniente dal Giappone ha mostrato segni di contaminazione che giustificherebbero un prolungamento delle misure di controllo. Tuttavia, la memoria collettiva del disastro di Fukushima continua a influenzare l’opinione pubblica e politica, in particolare in quei Paesi che, come Hong Kong, dipendono fortemente dalla trasparenza e dalla sicurezza alimentare per mantenere la fiducia dei consumatori.

Il contesto politico e commerciale di Hong Kong rende difficile la situazione per i produttori ittici giapponesi, che vedono un importante mercato di sbocco ridursi notevolmente. L’industria della pesca in Giappone ha bisogno di un rapido recupero commerciale per riprendere fiato dopo anni di difficoltà economiche post-Fukushima. Hong Kong, con il suo fiorente mercato alimentare e una forte domanda di pesce, rappresenterebbe un’opportunità fondamentale per questo settore.

Allo stesso tempo, la questione si inserisce in un quadro più ampio di sfiducia globale verso le tecnologie nucleari, in particolare dopo il disastro di Fukushima, e riflette la crescente consapevolezza pubblica dei rischi ambientali legati all’inquinamento marino. L’argomento non riguarda solo i rapporti tra Giappone e Hong Kong, ma tocca corde più profonde legate alla gestione sostenibile delle risorse marine e alla sicurezza alimentare globale.

Per il Giappone, quindi, ottenere una revoca delle restrizioni da parte di Hong Kong non significa solo risolvere una questione commerciale, ma ristabilire la propria reputazione internazionale come esportatore affidabile di prodotti ittici sicuri e di alta qualità. Sarà necessario un maggiore dialogo diplomatico e l’adozione di misure di trasparenza ancora più stringenti per rassicurare sia le autorità che i consumatori di Hong Kong.

Hong Kong non elimina restrizioni su importazioni di prodotti ittici giapponesi

 

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In Cina boom di importazioni ittiche da Sud America e Asia

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In Cina boom di importazioni ittiche da Sud America e Asia – Negli ultimi anni, il mercato ittico globale ha vissuto significativi cambiamenti, guidati da scelte politiche e commerciali che hanno ridisegnato le rotte dell’import-export. Uno degli sviluppi più rilevanti è stato il divieto cinese sulle importazioni di prodotti ittici dal Giappone, una mossa che ha avuto ripercussioni profonde non solo sul mercato giapponese ma anche su quello internazionale. Questo divieto, imposto a seguito delle preoccupazioni cinesi riguardo ai rilasci di acqua contaminata proveniente dalla centrale nucleare di Fukushima, ha spinto Pechino a riorientare la propria catena di approvvigionamento verso altre regioni del mondo.

Dopo il divieto, le importazioni ittiche cinesi hanno subito un immediato calo del 10%, secondo quanto riportato da Nikkei Asia. In particolare, le importazioni di molluschi, incluse le capesante, hanno visto una diminuzione dell’11%, mentre quelle di pesce fresco hanno registrato un calo del 4%. Questo improvviso deficit ha costretto la Cina a trovare rapidamente alternative per soddisfare la crescente domanda interna di prodotti ittici.

Il Sud America è emerso come una delle principali regioni beneficiarie di questo cambiamento. L’Argentina, in particolare, ha visto una quasi triplicazione delle esportazioni di prodotti ittici verso la Cina tra settembre 2023 e luglio 2024. Anche l’Indonesia ha registrato un notevole incremento del 42% nelle esportazioni verso il mercato cinese, mentre il Regno Unito ha visto un sorprendente aumento di circa il 150%. Questo boom delle importazioni ha portato non solo a un ribilanciamento del mercato ittico globale ma anche a nuove opportunità per i paesi esportatori, che hanno intensificato la produzione e l’export per soddisfare le esigenze cinesi.

Nonostante il divieto giapponese sia stato una risposta a preoccupazioni specifiche, esso ha avuto un effetto domino che ha trasformato le dinamiche del commercio ittico. I ristoranti cinesi, costretti a trovare alternative al pesce giapponese, hanno iniziato a sperimentare con ingredienti provenienti da nuove regioni, contribuendo così alla diversificazione del menu offerto alla clientela. Tuttavia, il divieto ha anche sollevato domande sull’affidabilità delle catene di approvvigionamento globali e sulla capacità dei paesi di adattarsi rapidamente a cambiamenti politici e ambientali.

Il futuro delle importazioni ittiche in Cina resta incerto, con i negoziati tra Pechino e Tokyo che non hanno ancora portato a una soluzione definitiva. Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha ribadito la necessità di un sistema di monitoraggio internazionale per i rilasci di acqua contaminata, una condizione essenziale affinché la Cina possa riconsiderare il divieto sulle importazioni di prodotti ittici giapponesi.

Nel frattempo, l’espansione delle importazioni ittiche cinesi dal Sud America e dall’Asia rappresenta un interessante sviluppo nel panorama commerciale globale. Con la crescente domanda interna e l’apertura a nuovi mercati, la Cina continua a consolidare la sua posizione come uno dei principali attori nel settore ittico mondiale.

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In Italia crescita esponenziale per le importazioni di tonno dal Vietnam

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In Italia crescita esponenziale per le importazioni di tonno dal Vietnam – Le importazioni in Italia di tonno dal Vietnam all’Italia hanno registrato una crescita impressionante dall’inizio del 2024. Solo nel mese di maggio, sono aumentate del 224% rispetto allo stesso periodo del 2023, raggiungendo oltre 4 milioni di dollari. Nei primi cinque mesi del 2024, il valore complessivo delle importazioni ha toccato quasi 15 milioni di dollari, tre volte di più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Secondo i dati della Dogana vietnamita, mentre lo scorso anno il Vietnam non esportava tonno fresco, congelato ed essiccato (escluso il filetto di tonno congelato codice HS03034) in Italia, quest’anno questi prodotti rappresentano il 64% del valore totale delle esportazioni verso il Bel Paese. Anche le esportazioni di tonno in scatola hanno mostrato una crescita rispetto all’anno scorso.

Contrariamente alla crescita delle importazioni dal Vietnam, le importazioni di tonno in Italia da altri paesi sono in diminuzione, con un calo del 19% nel primo trimestre del 2024. Secondo Eurostat, il Vietnam è diventato il principale fornitore di tonno fresco, congelato e secco al di fuori dell’Unione Europea per l’Italia, superando le Filippine e l’Indonesia. Per quanto riguarda il tonno in scatola, il Vietnam si posiziona al settimo posto tra i fornitori, dopo Indonesia, Ecuador, Cina, Isole Salomone, Colombia e Seychelles.

Le aziende chiave e i benefici del trattato EVFTA

Attualmente, circa otto aziende vietnamite partecipano attivamente alle esportazioni verso l’Italia. Yueh Chyang Canned Food e Mariso Vietnam sono i principali esportatori, rappresentando l’86% del valore totale delle esportazioni di tonno. Le aziende vietnamite attribuiscono gran parte del successo alle agevolazioni tariffarie previste dall’Accordo di Libero Scambio tra UE e Vietnam (EVFTA), che rende i prodotti di tonno vietnamiti particolarmente competitivi sul mercato italiano. Se le problematiche relative alle materie prime verranno risolte, le aziende vietnamite avranno maggiori opportunità per aumentare ulteriormente le esportazioni verso l’Italia.

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