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Acquacoltura globale e sicurezza alimentare. Il futuro passa dall’Africa – L’acquacoltura è ormai uno degli asset strategici fondamentali per garantire la sicurezza alimentare mondiale. Con la popolazione globale in costante crescita e la domanda di proteine sempre più elevata, il settore è chiamato a fornire risposte concrete, efficienti e sostenibili. Eppure, mentre nel Nord del mondo fioriscono progetti RAS (Recirculating Aquaculture Systems) dai costi esorbitanti e dai risultati discutibili, in Africa l’approccio alla produzione ittica dimostra un’efficacia straordinaria con investimenti molto più contenuti.
Un esempio lampante è Tropo Farms, azienda ghanese specializzata nella produzione di tilapia. Con una gestione oculata e strategie mirate, è riuscita a raddoppiare la sua capacità produttiva senza un aumento proporzionale dei costi infrastrutturali. Un risultato che dimostra come, spesso, la crescita sostenibile non sia necessariamente legata a investimenti sproporzionati, ma a un’intelligente gestione delle risorse disponibili.
Il paradosso degli investimenti globali
Francisco Murillo, ex CEO di Tropo Farms, evidenzia un paradosso allarmante: mentre aziende nordamericane ed europee investono centinaia di milioni di dollari in progetti RAS spesso fallimentari, realtà consolidate in Africa potrebbero aumentare la loro produzione con una frazione di tali somme. I numeri parlano chiaro: Tropo Farms è passata da una produzione di 7.200 tonnellate nel 2021 a 15.000 nel 2024, senza ampliare le proprie infrastrutture e facendo leva su una maggiore efficienza operativa.
Di contro, progetti RAS come Atlantic Sapphire, nonostante investimenti colossali di oltre 700 milioni di dollari, hanno prodotto risultati deludenti, mettendo a rischio la sostenibilità finanziaria dell’intero modello. Lo stesso vale per iniziative come Soul of Japan, che ha recentemente attirato investimenti per 460 milioni di dollari per una produzione ancora tutta da dimostrare.
L’Africa come nuovo orizzonte dell’acquacoltura
Guardando al futuro, diventa evidente che il continente africano rappresenta un’opportunità straordinaria per lo sviluppo dell’acquacoltura. Il Ghana, con i suoi 33 milioni di abitanti e un consumo pro capite di pesce di circa 25 kg all’anno, offre un mercato interno florido e in espansione. Eppure, la produzione nazionale è ancora lontana dal soddisfare la domanda: mentre si consumano circa 800.000 tonnellate di pesce all’anno, l’acquacoltura e la pesca locale riescono a fornirne solo 40.000-50.000 tonnellate.
Le potenzialità sono enormi, eppure le difficoltà di accesso al credito e le condizioni macroeconomiche instabili rendono complesso lo sviluppo su larga scala. Nel caso di Tropo Farms, un finanziamento di 10 milioni di dollari da parte di AgDevCo nel 2024 ha permesso di introdurre innovazioni tecnologiche cruciali, come sensori ambientali avanzati e impianti di lavorazione più efficienti. Tuttavia, il settore ha bisogno di ulteriori investimenti per crescere e consolidarsi.
Un cambio di rotta necessario
L’errore strategico degli investitori globali, fa notare Murillo, è evidente: mentre i sistemi chiusi come i RAS promettono produzioni ipercontrollate, si scontrano con costi di gestione proibitivi e fragilità operative. L’Africa, invece, offre condizioni naturali favorevoli e mercati pronti ad assorbire la produzione locale, con minori rischi e una maggiore sostenibilità economica e ambientale.
Se il mondo vuole davvero affrontare la sfida della sicurezza alimentare con soluzioni efficaci e accessibili, è tempo di guardare oltre i confini delle tecnologie iper-ingegnerizzate e di investire in modelli produttivi più resilienti. L’acquacoltura africana potrebbe essere la chiave per un futuro più sostenibile, e gli investitori attenti alle reali opportunità non dovrebbero lasciarsi sfuggire questa occasione.
Acquacoltura globale e sicurezza alimentare. Il futuro passa dall’Africa
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