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AMA prende posizione sull’aliquota IVA delle ostriche al 22% – L‘Associazione Mediterranea Acquacoltori prende posizione sull’aliquota IVA delle ostriche al 22%: “Frutto di un vecchio retaggio culturale non aderente allo stato dei fatti” e chiede di sopprimere le parole “e ostriche” al punto 10-bis della Tabella A, Parte III, del Decreto del Presidente della Repubblica del 26 ottobre 1972, n. 633.
5,5; 9 e 4,8. non sono le temperature medie autunnali, ma le aliquote IVA delle ostriche in Francia, Olanda e Irlanda. L’Italia è l’unico paese membro U.E. che rimane al 22%, quando, dati EUROSTAT alla mano, il prezzo medio alla produzione in Italia si attesta sui 7-10 €/kg, prezzi più che popolari e non certo di lusso.
“Le ostriche italiane – commenta Federico Pinza Presidente A.M.A. – sono oramai un prodotto allevato e ampiamente disponibile sui mercati e quindi vanno inserite nel gruppo dei comuni prodotti ittici e alimentari in genere, assoggettati all’aliquota IVA del 10%”.
“Un simile adeguamento – continua Alessandro Gorla Consigliere A.M.A. con delega all’ostricoltura – andrebbe a vantaggio in primis al potere di acquisto dei consumatori, e in secondo luogo sarebbe una forte motivazione a investire da parte degli agricoltori del mare, come amano chiamarsi i molluschicoltori”.
“Negli ultimi anni – conclude Eraldo Rambaldi Direttore A.M.A. – c’è stata una costante crescita della produzione nazionale di ostriche, e questo trend andrà a compensare il paventato mancato introito dovuto all’adeguamento dell’aliquota, oltre che a sostenere un segmento produttivo, quello della molluschicoltura, di recente particolarmente compromesso dai cambiamenti climatici in atto “.
AMA prende posizione sull’aliquota IVA delle ostriche al 22%
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