Il Piano d’azione proposto dalla Commissione Europea rappresenta un grave rischio per il settore ittico italiano. Ne è convinto il Presidente di Agripesca, Mario Serpillo, il quale esprime profondo dissenso contro il progetto del Commissario Europeo alla Pesca e all’ Ambiente, il lituano Sinkevicius.
La proposta prevede una forte limitazione della pesca a strascico in tutta Europa entro il 2030 e l’istituzione di ulteriori aree marine protette, sollevando serie preoccupazioni circa gli effetti negativi sulle imprese, i lavoratori, i territori e l’economia del nostro Paese.
Il Piano, i rischi per l’Italia
“L’obiettivo del settore ittico italiano è la salvaguardia di un sistema che garantisce sicurezza alimentare e un approvvigionamento equo, salutare e sostenibile di prodotti ittici freschi, rispettando gli elevati standard di qualità, tracciabilità e certificazione europea”, le parole del Presidente Serpillo. “Tuttavia, con il Piano proposto, migliaia di lavoratori, cooperative, imprese, famiglie e territori rischiano di essere privati del loro futuro”.
Il settore si solleva
Ma il nostro presidente non è solo. Associazioni e i sindacati di settore mettono in evidenza il fatto che il piano non considera adeguatamente l’impatto sociale ed economico di tali misure. La principale preoccupazione riguarda la totale dipendenza che si verrebbe a creare dall’estero per l’approvvigionamento di prodotti ittici, minando così la sovranità alimentare dell’Italia. Con l’attuazione di questo piano, migliaia di lavoratori, cooperative, imprese, famiglie e territori rischiano di subire conseguenze disastrose.
Le marinerie italiane, infatti, sottolineano che lo smantellamento indiscriminato della pesca a strascico comporterebbe un aumento delle importazioni da Paesi in cui la pesca non rispetta la legislazione italiana ed europea in materia di ambiente, sicurezza e diritti dei lavoratori. Tale situazione rischia di creare una concorrenza sleale per il settore ittico nazionale, compromettendo la sostenibilità economica delle imprese locali e mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro.
Pesca a strascico, i numeri in Italia
In Italia, la pesca a strascico rappresenta il 20% della flotta totale peschereccia, con 2.088 unità e circa 7.000 lavoratori impiegati. Inoltre, contribuisce al 30% degli sbarchi e al 50% dei ricavi del settore ittico nazionale. A livello europeo, questo tipo di pesca costituisce il 25% degli sbarchi totali di prodotti ittici e genera il 38% dei ricavi, coinvolgendo oltre 7.000 imbarcazioni.
È essenziale che l’Italia si opponga a tali misure, difendendo il proprio settore ittico e preservando la sovranità alimentare del Paese. Il Presidente dell’UCI e di Agripesca, Mario Serpillo, invita le Istituzioni nazionali ed europee a considerare attentamente le conseguenze economiche e occupazionali di questo Piano, al fine di adottare soluzioni che siano sostenibili dal punto di vista sociale, economico ed ambientale.