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Pesce si, ma non in confezioni di plastica

Pesce si, ma non in confezioni di plastica – La maggior parte dei consumatori preferisce consumare del pesce che non sia in confezioni di plastica. È quanto emerge da un interessante studio condotto dal Norwegian Seafood Council (NSC) che ha coinvolto, in 15 paesi diversi, ben 15.000 consumatori.

Il 70% degli intervistati ha affermato di preferire prodotti ittici confezionati con materiali riciclabili, un buon 60% ha invece affermato di evitare l’acquisto di pesce in confezioni di plastica. Nel dettaglio in Tailandia, il 77% dei consumatori ha dichiarato di evitare l’acquisto di prodotti ittici in confezioni di plastica, il 76% in Cina, il 70% in Germania, il 58% nel Regno Unito, il 35% in Svezia, il 31% in Norvegia e il 17% in Giappone.

Cresce la consapevolezza del consumatore dell’impatto delle loro scelte sul pianeta

“Negli ultimi decenni, ci siamo rapidamente adattati ad uno stile di vita usa e getta. Tuttavia, il cambiamento climatico e i problemi con i rifiuti di plastica sono fortunatamente entrati in cima all’agenda dei leader mondiali”, ha affermato Lark Moksness, del Norwegian Seafood Council.

“I consumatori stanno riconoscendo l’impatto che la loro vita quotidiana ha sul pianeta, qualcosa che si applica sempre più alle loro scelte alimentari e alle loro scelte di pesce. Abbiamo visto un aumento positivo delle persone che pensano alla provenienza del loro pesce. E ora stanno anche considerando la confezione in cui arrivano i loro prodotti ittici, con molti che cercano di evitare pesce e frutti di mare avvolti nella plastica e cercano invece opzioni riciclabili”, ha sottolienato Moksness.

Ogni anno al mondo proodotti circa 400 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica

Secondo i dati diffusi dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), circa 400 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica vengono prodotti ogni anno in tutto il mondo. Secondo l’NSC, circa il 36% di tutta la plastica prodotta viene utilizzata negli imballaggi, compresi i prodotti in plastica monouso per contenitori per alimenti e bevande.

“Come suggerisce il nostro sondaggio, il desiderio dei consumatori di cambiare sta crescendo, tutto va nella giusta direzione ed è per questo che incoraggiamo le industrie a tenerne conto e a lavorare insieme per un futuro più verde”, ha aggiunto Moksness.

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La sostenibilità ambientale ed economica dell’acquacoltura passa dalle tecnologie

La sostenibilità ambientale ed economica dell’acquacoltura passa dalle tecnologie – Entra nel vivo l’attesa per la sesta edizione di AquaFarm, la fiera di riferimento nel Mediterraneo e nel Sud-Europa per l’acquacoltura, la molluschicoltura e la pesca sostenibile organizzata da Pordenone Fiere con la collaborazione di API e AMA.

Nell’agenda delle conferenze, non poteva mancare l’attenzione alle tecnologie, uno dei pilastri da cui dipende la sostenibilità ambientale, economica e sociale dell’acquacoltura.

Come in molti settori, anche in acquacoltura si fa sempre più spesso ricorso ai droni, tecnicamente ROUV (remotely operated underwater vehicle) che affiancano i sommozzatori nei lavori subacquei tipici dell’acquacoltura marina ma anche nella vallicoltura e nella molluschicoltura. I più recenti sviluppi, riguardano la sostituzione completa dell’intervento umano in alcune categorie, come le ispezioni e la conta dei pesci, grazie a sensori a sempre maggiore fedeltà. Nella stessa direzione vanno sviluppi più radicali, che permettono di fare a meno del collegamento via cavo con la stazione di comando, sia attraverso l’uso di connessioni senza fili di diversi tipi (ottico, ultrasonico, radiofrequenza) che dotando i veicoli di un certo grado di autonomia e di intelligenza.

L’applicazione dei diversi tipi di intelligenza artificiale all’acquacoltura non si ferma qui. Un campo di grande interesse è la conta dei pesci contenuti in una gabbia ancorata al largo, che oggi avviene con metodi empirici, e vede l’unione di sensori con un algoritmo IA. In questo modo è possibile pianificare meglio l’utilizzo delle risorse eliminando, per esempio, gli sprechi di mangime, che oggi rappresenta circa la metà dei costi di un allevamento. Sempre unendo sensori con l’IA si riesce a tenere sotto controllo le condizioni dell’acqua negli allevamenti, o intervenire su di esse. Come? Verificando per esempio l’ossigenazione, la torbidità, la presenza di composti dannosi, in modo che i sistemi di depurazione, disinfezione e aerazione operino sempre al meglio.

Il campo dei sensori per l’acquacoltura è in grande sviluppo e la quantità e pervasività dei dati raccolti consente di andare oltre il monitoraggio e il controllo dell’ambiente di allevamento fino a realizzare veri e propri gemelli digitali dello stesso, che permette di effettuare simulazioni e capire in anticipo come determinati interventi si potrebbero sviluppare nella realtà. Queste tecnologie consentono anche di progettare in modo ottimizzato l’allevamento, sia in mare che su terra, tenendo conto delle condizioni ambientali su cui si va a operare ed escogitando migliori soluzioni per il benessere degli animali, funzionali e di ergonomia del lavoro degli addetti. Senza dimenticare la possibilità di dimensionare in modo preciso i sistemi di depurazione e ricircolo dell’acqua con conseguente riduzione al minimo dell’impatto sull’ambiente circostante.

Per il programma completo delle conferenze e per i dettagli sulla partecipazione ad AquaFarm è disponibile il sito all’indirizzo www.aquafarm.show.

La sostenibilità ambientale ed economica dell’acquacoltura passa dalle tecnologie

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10 pesci costosi e prelibati (parte 1)

10 pesci costosi e prelibati (parte 1)

10 pesci costosi e prelibati (parte 1) – I benefici che il pesce apporta alla salute sono numerosi, sicuramente in quanto ricco di acidi grassi omega-3 sani. Ma chi è alla ricerca di una cena di lusso a base di pesce potrebbe voler mettere da parte i filetti in scatola e optare per un prodotto più gustoso e di alta qualità.

Spoiler: il pesce più costoso è il tonno rosso, in particolare gli esemplari catturati al largo delle coste del Giappone. Un singolo tonno rosso può essere venduto per più di 2,5 milioni di euro.

Perché alcuni pesci sono costosi?

I classici filetti di tonno, sgombro ed altre specie comuni sono disponibili sul mercato a circa 5 € a confezione ma per un’esperienza più raffinata e piacevole per il palato si deve essere disposti a pagare decisamente di più.

È lecito domandarsi: quali sono le caratteristiche che rendono un pesce così costoso?

In genere, i tre fattori che contribuiscono al costo di un pesce edibile includono:

Rarità/disponibilità
Forte domanda di mercato
Restrizioni legali

Perché questi aspetti influenzano il costo?

Rarità/disponibilità

I pesci rari sono spesso i più costosi, poiché gli acquirenti sono disposti a pagare un prezzo elevato per godersi qualcosa che pochi riescono a gustare. Ma un pesce raro e anche gustoso è sicuramente più costoso.

La scarsa disponibilità da sola non rende costoso un pesce commestibile. L’elevata domanda è altrettanto cruciale per definire il prezzo di un pesce.

Forte domanda di mercato

Più è buono un prodotto, più persone vorranno provarlo.

I tipi di pesce più costosi hanno sapori e consistenze unici, che li rendono delizie culinarie. A differenza di un filetto di merluzzo fritto, questi gustosi pesci vengono spesso serviti leggermente cotti o totalmente crudi per garantire ai commensali un’esperienza originale ed essenziale.

Restrizioni legali

Nel bene e nel male, alcuni dei pesci più costosi del mondo sono in pericolo o quasi.

Alcune regioni del mondo hanno normative stringenti su specie ittiche specifiche, che stabiliscono quote di pesca e restrizioni totali. Ovviamente tali normative rendono determinate specie ittiche più preziose e desiderabili.

Ecco alcune delle specie più costose e prelibate presenti sul mercato:

10. Salmone Sockeye (Salmone rosso)

Salmone Sockeye (Salmone rosso)

 

Il salmone in genere è una delle specie ittiche più costose al mondo, anche se alcuni tipi sono accessibili e meno costosi di altri. Il Sockeye può rientrare in una fascia “bassa” di prezzo, nonostante la sua carne sia molto gustosa e pregiata.

Possiede squame color rosso vivo quasi su tutta la pelle. È un prodotto di base estremamente saporito anche se spesso viene affumicato per accentuarne il gusto.

Selvaggio e al naturale è disponibile anche a 50€ al kg, non sarà il salmone più costoso, ma lo è sicuramente più comuni sgombro e merluzzo.

Perché è costoso?

Quello selvaggio tende ad avere grandi dimensioni e prezzi più alti. Esemplari più grandi si prestano ad una migliore lavorazione e a porzioni più abbondanti. Tuttavia, l’elevata domanda e la gestione dei costi di trasporto hanno contribuito a rendere questo pesce relativamente accessibile.

9. Sogliola di Dover

Sogliola di Dover

La sogliola di Dover è differente dalla sogliola Mediterranea. È molto più grande, condizione determinata dalla temperatura dell’acqua. Ha un corpo marrone e piatto. Ma ha un sapore unico e dolce che viene spesso paragonato al pollo.

Questo sapore è insolito, poiché le sogliole di Dover sono pesci d’acqua salata. Tuttavia, è il tipo di pesce “che meno sa di pesce”, rendendolo una scelta ideale per coloro che tendono a evitare il deciso sapore del mare.

E con un prezzo di circa 60€ al kg (fresco), questo pesce è molto più costoso di altre specie di pesci commestibili.

Perché è costoso?

Il motivo principale per cui le sogliole di Dover sono costose è la loro prelibatezza. Questa specie è anche facile da preparare, sia per gli chef professionisti che per i cuochi casalinghi. Poiché hanno un sapore delicato, sono i preferiti tra i commensali che apprezzano i benefici del mangiare pesce ma non il sapore deciso del pesce.

8. Halibut (Ippoglosso)

Halibut (Ippoglosso)

L’halibut è un tipo di pesce piatto e può crescere fino a dimensioni molto importanti. Ad esempio, l’ippoglosso del Pacifico può pesare più di 180 kg.

Questa specie si distingue anche per il suo basso contenuto di grassi e il sapore dolce. I filetti di halibut sono ideali per hamburger di pesce.

Tuttavia è una specie sempre più scarsa in natura, rendendola particolarmente costosa. In generale, puoi aspettarti di spendere circa 60€ al kg (fresco) per goderti questo pesce d’acqua salata.

Perché è costoso?

L’halibut è diventato uno dei pesci più popolari in tutto il mondo. La forte domanda ha aumentato il prezzo dei filetti di halibut e ha reso scarsi gli esemplari selvatici.

7. Salmone Chinook (Salmone Red King)

Salmone Chinook (Salmone Red King)

A differenza del Salmone Sockeye, il salmone Chinook ha un colore bianco-verdastro con piccole pennellate di rosso lungo l’addome. Possono essere enormi, il che li rende facili di affettare e porzionare.

Originari dell’Oceano Pacifico, questi pesci sono apprezzati per il loro sapore “burroso” e la consistenza morbida. Ma la sua prelibatezza ha reso il salmone Chinook a rischio di estinzione in alcune zone e raro in altre.

Per un esemplare selvaggio si spendono almeno 70€ al kg.

Perché è costoso?

Anche il salmone Chinook è minacciato dalla pesca eccessiva, che lo rende sempre più scarso. Rarità e gusto superiore lo rendono più costoso di altri pesci anadromi (che vivono in ambienti di acqua salata e d’acqua dolce).

6. Tonno pinna gialla (Ahi)

Tonno pinna gialla (Ahi)

I tonni pinna gialla ahi sono splendidi pesci con pance argentee scintillanti. Originari delle acque tropicali, in particolare quelle al largo delle coste delle Hawaii, questi pesci tendono a crescere fino a diventare enormi. Non è raro vedere i pescatori catturare esemplari di tonno pinna gialla di circa 180 kg.

Questi pesci possono raggiungere dimensioni impressionanti e vengono spesso utilizzati per la preparazione del sushi. Il gusto delicato e la praticità del porzionamento lo rendono una scelta popolare. In genere costa circa 60€ al kg, ma i prezzi possono essere decisamente più alti per coloro che vivono lontano dalle regioni tropicali.

Perché è costoso?

Il tonno pinna gialla è più costoso di altri tipi di pesce perché è gigantesco (questo inevitabilmente incide sul prezzo), gustoso e molto richiesto. Inoltre, acquirenti di alcune parti del mondo potrebbero pagare di più a causa degli elevati costi di trasporto.

L’elenco (non vuole essere una classifica) per il momento si interrompe qui. Prossimamente sarà disponibile la seconda parte di “10 pesci costosi e prelibati (parte 1)”.

10 pesci costosi e prelibati – (parte 1)

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Acquacoltura. Ricerca italiana su mangimi ricci di mare

Acquacoltura. Ricerca italiana su mangimi ricci di mare

Acquacoltura. Ricerca italiana su mangimi ricci di mare- La parte edibile di Paracentrotus lividus, sempre più apprezzata dai consumatori, è rappresentata dalle gonadi, più comunemente chiamate uova, uova di riccio.

Oggi l’esuberante richiesta di uova di riccio da ogni parte del mondo ha causato una forte pressione sugli stock selvatici e la conseguente necessità di sviluppare sistemi di acquacoltura per produrne a sufficienza. Uno degli ostacoli maggiori nell’allevamento di Paracentrotus lividus è la messa a punto di mangimi efficaci per le varie fasi della vita della specie.
È su questa necessità che un gruppo di studiosi italiani ha condotto una ricerca, pubblicata sul Journal of Marine Science and Engineering, che mira a sviluppare mangimi artificiali per le post-larve di Paracentrotus lividus, passo fondamentale per migliorarne le capacità produttive e la crescita post-larvale.

Ricercatori italiani lavorano allo sviluppo di mangimi post-larvali

Maissa Gharbi, Francesca Glaviano, Serena Federico, Bruno Pinto, Anna Di Cosmo, Maria Costantino e Valerio Zuppo, nel loro studio hanno testato vari componenti naturali e preparati per accelerare la crescita e migliorare i tassi di sopravvivenza delle post-larve, tenendo conto dei fattori abiotici e biotici che influenzano le condizioni di coltura in tre serie replicate di vasche, caratterizzate da diversi volumi.

Schema sperimentale della prova di alimentazione con dieta di controllo e diete A e B, a partire dalla fecondazione in vitro

Spirulina e Ulva rigida

Sono stati testati i mangimi formulati e confrontati con l’effetto dei cibi freschi nel quadro delle pratiche colturali canoniche. I risultati della ricerca hanno indicato l’efficacia di un mangime composto da spirulina e Ulva rigida. Le analisi statistiche hanno dimostrato l’impatto positivo di questa dieta sulla crescita delle post-larve, sul comportamento e sui tassi di sopravvivenza. Inoltre, i ricercatori hanno dimostrato l’efficacia dei mangimi preparati nel sistema di acquacoltura dei ricci di mare, perché hanno facilitato la manipolazione e il controllo delle procedure di coltura per la crescita soddisfacente di Paracentrotus lividus post-larve.

Acquacoltura. Ricerca italiana su mangimi ricci di mare Qui è possibile leggere lo studio dal titolo Scale-Up of an Aquaculture Plant for Reproduction and Conservation of the Sea Urchin Paracentrotus lividus: Development of Post-Larval Feeds

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Piano triennale 2022: Legacoop Agroalimentare in sintonia con il ministero

Piano triennale 2022: Legacoop Agroalimentare in sintonia con il ministero  – Diffondere la filosofia di Legacoop Agroalimentare in tema di pesca sostenibile lungo tutta la filiera, dal mare al piatto che sia al ristorante o a casa. Sostenibilità ambientale ed ecologica, in prima posizione, ma anche economica per la sopravvivenza delle marinerie.

Sono i temi dei lavori sviluppati nel piano triennale di Legacoop Agroalimentare che ha portato a ricerche, studi ed analisi, a progetti concreti dove i veri protagonisti sono i pescatori e i consumatori. Il punto sul piano triennale è stato fatto nei giorni scorsi in un incontro online tra i vari attori della filiera e la rappresentante del ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare e delle Foreste (Masaf), Eleonora Iacovoni.

Progetti per dare redditività ai pescatori e sostenibilità ai consumatori. Come sottolinea il presidente di Legacoop Agroalimentare Cristian Maretti.

«Abbiamo svolto un lavoro per arrivare a stabilire standard di pesca sostenibile. Lavoriamo con il mercato che ha bisogno di comparare i prezzi e con i consumatori che chiedono sostenibilità. Un lavoro in sintonia con le linee di indirizzo politico con il Masaf a dimostrazione che si fanno le cose sul serio, progetti veri fatti da chi la pesca la vive». Progetti veri, tanto che, continua Maretti «il ministro Lollobrigida ha già verificato nella riunione a Bruxelles di dicembre quanto sia difficile invertire le tendenze a ridurre lo sforzo di pesca. Questi lavori saranno sicuramente un supporto a sostegno dei suoi obiettivi di ridare al settore un futuro migliore».

Anche per Eleonora Iacovoni, dirigente Pemac IV del Masaf c’è bisogno di dare un futuro migliore alla pesca. «È un settore che si trova ad affrontare grandi sfide, che ha bisogno di studi, di ricerche, di continua evoluzione per migliorare la redditività dei pescatori e per tutelare il mare. La pesca è un settore strategico per l’Italia tanto che il ministero ha già avviato importanti investimenti».

Studi e ricerche per dare un futuro alla pesca. Tra i progetti presentati ci sono quelli legati alla presenza in mare di parchi eolici e impianti di rigassificazione. «Le piattaforme eoliche possono essere un problema per la rotta delle barche, ma anche una opportunità per chi alleva mitili. Con il nostro studio abbiamo analizzato la posizione in mare delle pale e visto se intralciavano le rotte. Un lavoro che sarà di aiuto alle istituzioni quando ci sarà da stabilire dove collocare parchi e piattaforme», ha spiegato Maretti.

Altri progetti riguardano le catture accidentali come la verdesca nella pesca al pesce spada. Il progetto di ricerca realizzato ha evidenziato ottimi risultati nella sopravvivenza (oltre 80%) degli esemplari catturati se trattati con le corrette modalità a bordo prima di essere rilasciati in acqua. Temi di sostenibilità ambientale, ma anche di mercato. Tra cui l’analisi di aperture di ristoranti gestiti con la sensibilità e secondo i valori dei pescatori in una grande città come Milano. O lo studio sulla percezione della pesca da parte dei cittadini per avviare un percorso di valorizzazione del mestiere di pescatore e conoscere le abitudini e le opinioni dei cittadini su pesca, pescaturismo e ittiturismo.

Progetti hanno riguardato la fattibilità di reti di impresa nei settori della pesca, della cultura e del turismo, ma anche la riduzione dei consumi energetici e la promozione dell’economia circolare nelle imbarcazioni al servizio degli impianti di maricoltura/molluschicoltura offshore.

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