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Interazioni delfini-pesca, progetto Life Delfi: l’11 dicembre la conferenza ad Ancona

Interazioni delfini-pesca, progetto Life Delfi: l’11 dicembre la conferenza ad Ancona

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Ridurre le interazioni tra delfini e pescatori con l’obiettivo di giungere a una convivenza possibile. Da troppo tempo questi splendidi mammiferi marini e la pesca professionale sono entrati in competizione nelle stesse aree e per lo stesso motivo: il pescato. E con conseguenze gravi in termini di conservazione della biodiversità ed economiche per il settore della pesca professionale. Le indagini parlano chiaro: una media di circa 200 cetacei spiaggiati ogni anno.

Di questi, molti mostrano segni di interazione con le attività di pesca (ingestione di pezzi di rete o bycatch), come testimoniano i risultati delle decine di necroscopie condotte dall’Università di Padova. Ma queste interazioni fra pesca e delfini determinano anche perdite economiche, stimate dal progetto dai mille ai diecimila euro ogni anno per ciascuna imbarcazione, in alcune aree.

La pesca con le reti dette volanti (usate in Adriatico per la cattura di acciuga e sardina) è risultata essere la pratica più rischiosa per i delfini, in termini di possibile bycatch, insieme alle reti da posta (soprattutto nel periodo primavera-estate) usate in tante aree in Italia.

È per questo che il team del progetto europeo Life Delfi, cofinanziato dal Programma LIFE dell’UE e coordinato da CNR-IRBIM, ha lavorato negli ultimi

Ma il progetto, con una ricerca innovativa, è riuscito a sviluppare, primo nel mondo, smart pinger basati sull’intelligenza artificiale, per ovviare al potenziale rischio di assuefazione dei delfini al suono emesso dai dispositivi tradizionali (con conseguente ridotta efficacia) e per ridurre l’inquinamento acustico in mare.

Nel corso di Life Delfi il CNR-IRBIM di Ancona, in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche, ha predisposto nuovi e più efficaci dispositivi in grado di percepire la presenza di delfini in ambiente marino attraverso l’analisi delle loro emissioni acustiche, analizzate per mezzo di intelligenza artificiale. I nuovi pinger sono quindi capaci di attivarsi solo in caso di reale presenza dei delfini, riducendo così minimo l’impatto acustico per l’ambiente marino. I primi prototipi sono già stati testati e a breve si procederà alla fase di diffusione ai pescatori.

Deterrenti visivi (- 42% di interazioni con le reti da posta) e nasse alternative (interazioni azzerate durante il loro utilizzo). Le soluzioni proposte da Life Delfi non si sono fermate alla distribuzione di dissuasori acustici. Sono stati consegnati ai pescatori anche 400 deterrenti visivi, come le lampade a LED UV e altri tipi di luci, utilizzate per rendere le reti da pesca più visibili ai delfini, riducendo così la probabilità di interazione.

Il progetto ha infatti dimostrato che le relazioni fra delfini e reti da traino non si limitano al tentativo di alimentazione su pesci già catturati (depredazione) ma hanno anche una componente ludica (i delfini sembrano letteralmente giocare con le reti). Inoltre, nel mar Adriatico e in Sicilia le lampade sono risultate efficaci anche per migliorare il pescato di gamberi bianchi e mazzancolle.

Nel corso delle attività sono state testate e proposte ai pescatori attrezzature alternative, più selettive e a basso impatto ambientale, come nuovi tipi di nasse (900 attualmente in dotazione in varie parti d’Italia), grazie alle quali il tasso di interazione è stato azzerato oltre che impedire la depredazione del pescato.
Cetacei spiaggiati: rescue team e nuovo protocollo diagnostico.

Life Delfi, grazie al supporto del partner Università di Padova, ha ottenuto due importanti risultati: dal punto di vista operativo, una rete di rescue team, 8 squadre di salvataggio da 90 operatori – tra cui anche personale della Guardia Costiera – in grado di intervenire in caso di cetacei spiaggiati o in difficoltà in mare; dal punto di vista scientifico, un nuovo protocollo diagnostico per definire le interazioni con la pesca, uno strumento creato in collaborazione con gli istituti zooprofilattici italiani e croati e il C.re.di.ma. adottato a livello nazionale e internazionale. Inoltre, l’attività di foto-identificazione, svolta da tutti i partner nelle aree pilota, ha permesso di catalogare e studiare le abitudini di comportamento di oltre 1300 cetacei.
Dolphin watching. Nel percorso di engagement e sensibilizzazione i pescatori sono stati coinvolti – nell’ambito delle azioni coordinate dall’Università degli studi di Siena insieme alle Aree Marine Protette e associazioni ambientaliste partner del progetto – in 18 Corsi di formazione per diffondere la pratica eco-friendly del dolphin watching, ovvero l’osservazione dei delfini in mare, che nelle aree a maggior affluenza turistica può diventare una fonte di reddito reale. Il dolphin watching sostenibile è stata illustrato e adottato da 74 pescatori mentre, in totale, sono stati 500 i partecipanti ai corsi a cui hanno preso parte anche altri operatori marittimi.

Il Codice di condotta firmato e adottato da 160 pescatori. Il documento, propedeutico all’avvio della realizzazione di un marchio “Dolphin Safe” per il pescato, delinea le migliori pratiche per la

conservazione della biodiversità dei mari e il mantenimento della redditività a lungo termine delle imprese del settore pesca. Il Codice elenca le misure alternative che possono essere messe in campo, come le nasse o il dolphin watchig, e i modelli di gestione sostenibile sperimentati dal progetto, ad esempio le procedure in caso di catture accidentali per minimizzare il danno agli animali e rilasciarli in modo sicuro.

Linee guida sulle misure di compensazione nell’ambito del Fondo Europeo per gli Affari Marittimi, per la Pesca e l’Acquacoltura (FEAMPA). Il documento, presentato al Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF) si propone di suggerire all’Autorità di Gestione una serie di interventi, basati sulle migliori conoscenze scientifiche acquisite durante il progetto, che favoriscano la riduzione delle interazioni, come le misure di mitigazione e diversificazione.

Le Linee Guida potranno – anche dopo la fine del progetto -supportare l’attività delle autorità regionali e nazionali nel promuovere e sostenere la protezione di alcune specie sensibili, e fornire gli elementi per identificare nuove aree protette, in linea anche con quanto richiesto dalla Strategia Europea per la biodiversità.

Sensibilizzazione: App Marine Ranger e il documentario. L’attività di citizen science ha coinvolto centinaia di studenti e studentesse e turisti nelle diverse aree pilota del progetto che sono stati impegnati in 14 bioblitz con l’uso dell’APP Marine Ranger (sviluppata dall’istituto croato Blue World Institute): più di mille avvistamenti sono stati segnalati all’applicazione contribuendo al monitoraggio e alla ricerca scientifica.

Oltre 250 eventi sono stati dedicati alla sensibilizzazione del grande pubblico, mentre 70 sono stati i meeting tra nazionali e internazionali dedicati alla comunità scientifica. Più di 100 i laboratori di educazione ambientale organizzati da Legambiente nelle scuole italiane con il percorso “Dolphin as a friend” e a bordo della Goletta Verde (che nel 2022 è stata ribattezzata la “Goletta dei delfini”), mentre, il documentario “Life DELFI, un conflitto da risolvere”, realizzato dal regista Roberto Lo Monaco e raccontato dal divulgatore scientifico Barbascura X, è stato presentato e proiettato in molti contesti internazionali (FAO-Fish Forum) vincendo diversi concorsi cinematografici. Nel 2024 è stato proiettato anche durante “AntropoCine”, un festival sulla sostenibilità con il patrocinio della Festa del Cinema di Roma.

“Siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti dalle azioni del progetto Life Delfi, nonostante le difficoltà incontrate durante questi 5 anni di lavoro, non ultimi il covid e il caro gasolio generato degli eventi bellici, che ovviamente hanno generato altre emergenze per i pescatori. Nonostante queste difficoltà siamo riusciti a portare soluzioni concrete al mondo della pesca professionale per ridurre il fenomeno delle interazioni con i delfini. Chiudiamo il progetto con una grande notizia: con Life Delfi e la collaborazione dell’Universita Politecnica delle Marche diffonderemo gli smart pinger, i dissuasori acustici basati sull’intelligenza artificiale, cercando di abbassare sempre più la frequenza di interazione tra delfini e reti da pesca. Si tratta di una soluzione nuovissima e pionieristica tanto che siamo già stati contattati da diverse realtà da tutto il mondo. Un grande ringraziamento va ai partner e a quanti hanno preso parte alle attività di Life Delfi dando il loro fondamentale contributo”, dichiara Alessandro Lucchetti di CNR-IRBIM coordinatore di Life Delfi.

“Life Delfi è stato un progetto molto importante, non solo perchè è stato di mettere in campo attività innovative anche da punto di vista tecnologico, ma perchè ha contribuito a raggiungere obiettivi di conservazione concreti per le specie sensibili, collaborando con mondo della pesca nella promozione di pratiche sostenibili; ha aumentato la consapevolezza degli operatori economici, delle istituzioni e dei cittadini; ed ha proposto misure alle amministrazioni regionali e nazionali per una transizione blu e per il raggiungimento delle politiche europee, come quello di avere il 30% di territorio protetto a terra e a mare entro il 2030 e favorire il conseguimento e mantenimento del buono stato ambientale dell’ecosistema marino secondo quanto previsto dalla Direttiva Quadro sulla Strategia per l’Ambiente Marino 2008/56/CE”, dichiara Federica Barbera dell’ufficio biodiversità di Legambiente

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Pesca: Righini, ‘grazie a impegno governo ottime notizie per imprese del settore’

Pesca: Righini, ‘grazie a impegno governo ottime notizie per imprese del settore’

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“Grazie all’impegno del Governo, e in particolare alla determinazione del ministro Lollobrigida, arrivano ottime notizie per il settore pesca della Regione. È di poco fa, infatti, la notizia che i negoziati del Consiglio Europeo dell’agricoltura si sono conclusi con una grande vittoria per l’Italia: il nostro Paese ha ottenuto che per tutto il 2025 non ci sarà alcuna riduzione dei giorni di pesca per le flotte a strascico”. Lo dichiara l’assessore all’Agricoltura, alla Pesca e al Bilancio della Regione Lazio, Giancarlo Righini.

“Un risultato straordinario che rappresenta una svolta importante per le imprese del settore ittico e che testimonia, ancora una volta, la capacità del Governo Meloni di saper dare risposte concrete alle istanze e alle problematiche della marineria nazionali. Anche il Lazio farà la sua parte per sostenere il settore che nel nostro territorio rappresenta un comparto vitale dal punto di vista economico e imprescindibile per la difesa dell’ecosistema. È nostro dovere difendere e far valere le ragioni delle imprese della pesca che hanno bisogno di scelte ponderate e non dettate dal furore ideologico per guardare al futuro con maggiore fiducia e poter programmare politiche di sviluppo e stabilità”, aggiunge l’assessore Giancarlo Righini.

(Sib/Adnkronos)

ISSN 2465 – 1222

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Pesca: Procaccini (Fdi/Ecr), ‘bloccata riduzione giorni a strascico’

Pesca: Procaccini (Fdi/Ecr), ‘bloccata riduzione giorni a strascico’

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“Grazie alla posizione assunta dall’Italia, e in particolare all’impegno del ministro Francesco Lollobrigida, il Consiglio Agricoltura ha bloccato per tutto il 2025 la riduzione dei giorni di pesca per la flotta a strascico italiana”. Lo afferma l’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini, Co-presidente del gruppo dei Conservatori.

“Per la prima volta – continua Procaccini – l’Italia ha imposto alla Commissione Ue di evitare tagli dannosi per la stessa sopravvivenza della mostra flotta peschereccia, con forte impatto economico e occupazionale”.

“I pescatori italiani hanno già dato, facendo i sacrifici richiesti. Ora è fondamentale tutelare un settore che in Italia vede impegnate più di 2000 imbarcazioni nella pesca a strascico, per quasi il 50% del fatturato totale del settore pesca, e così non favorire l’arrivo di pesce da altri mari pescato da imbarcazioni che non devono sottostare ad alcun divieto” conclude.

(Tog/Adnkronos)

ISSN 2465 – 1222

fonte ADNKRONOS

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Pesca: Legacoop, con nuovi 84 progetti eolico offshore -21,6% pesca a strascico

Pesca: Legacoop, con nuovi 84 progetti eolico offshore -21,6% pesca a strascico

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La pesca italiana si trova alle prese con una nuova questione: l’eolico off-shore che porterebbe ad una riduzione del 21,6% delle capacità operative della pesca a strascico, oltre ad impatti non trascurabili ad altri segmenti professionali quali la pesca con i palangari e con reti fisse.

Oggi di impianti eolici ne è presente soltanto uno nella rada esterna del porto di Taranto. Ma nell’ultimo anno ha avuto un notevole incremento il numero di progetti presentati al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase).

Si tratta di 84 nuovi impianti (Sardegna 23, Sicilia 22, Puglia 20, Lazio 7, Calabria 6, Emilia Romagna 3, Abruzzo, Basilicata e Toscana 1) contro i 66 previsti nel 2023.

E dallo “Studio di ricognizione e approfondimento sullo sviluppo delle attività legate alle risorse energetiche alternative (impianti eolici off-shore) e delle interazioni con le attività di pesca e acquacoltura”, realizzato dal Consorzio Mediterraneo, struttura di ricerca aderente a Legacoop Agroalimentare, avranno un consistente impatto sulla pesca.

Effetti che si sommano ad altre criticità legate alla navigazione e alla presenza dei cavidotti per il trasporto dell’energia a terra e alla maricoltura.

Wind turbine farm power generator in beautiful nature landscape for production of renewable energy.

“Occorre ridefinire la collocazione degli impianti”, commenta Cristian Maretti presidente di Legacoop Agroalimentare. “Chiediamo, infatti, di inserire gli impianti eolici nelle aree di protezione ambientale per raggiungere il 30% delle aree marine protette richiesto dall’Ue entro il 2030. Inoltre riteniamo di dover interrare e proteggere i cavi di trasporto dell’energia elettrica a terra, in modo da consentire alle imbarcazioni a strascico di non interrompere le cale in loro prossimità”, commenta Maretti. “Ma devono essere previste anche norme e strategie per consentire la piccola pesca artigianale con attrezzi fissi, all’interno delle aree occupate dagli impianti eolici. E progettare canali per la navigazione ed eventualmente anche per la pesca a strascico all’interno delle aree occupate dagli impianti eolici». A questo si somma la richiesta di “promuovere attività di maricoltura all’interno delle aree occupate dagli impianti eolici”.

Lo studio del Consorzio Mediterraneo calcola che con i nuovi 84 impianti sarebbe sottratta una superficie di circa 17.511 km² alle attività di pesca professionale, in particolare lo strascico, e di maricoltura. Questo porta a inevitabili ripercussioni sulla loro sostenibilità economica, in relazione ai volumi del pescato e all’occupazione. Lo studio, infatti, stima una perdita di oltre 4mila addetti, senza tenere conto del ridimensionamento che subirebbe l’ampio indotto industriale e commerciale. I maggiori effetti negativi sarebbero particolarmente pesanti per le marinerie della Puglia Centrale e meridionale, della Sardegna Meridionale e della Sicilia Sud-Occidentale. L’impatto occupazionale sarebbe concentrato soprattutto nella Sicilia Sud-Occidentale (oltre 2mila addetti in meno), in Puglia centrale e meridionale (-1.000), Sardegna meridionale (-500). Seguono Romagna (-300), Lazio (-200), Calabria e Sicilia Ionica (-200).

Minor superficie di mare a disposizione per i pescatori, -21,6%. Sempre secondo lo studio del Consorzio Mediterraneo, gli effetti sarebbero sulla superficie marittima utilizzabile per la pesca a strascico. Attualmente di poco più di 100mila km², ovvero meno del 32% della superficie complessiva delle acque marine italiane (oltre 350 mila km², dei quali quasi 200 mila interdetti alla pesca a strascico), gli impianti off-shore porterebbero ad una riduzione di 17.511 km², -21,6% della superficie di mare utilizzabile. Un valore che può apparire trascurabile su scala nazionale, ma che assume ben altro rilievo se si considera che gli impianti progettati non sono uniformemente distribuiti lungo le coste italiane, ma fortemente concentrati, sovrapponendosi su zone di mare fortemente sfruttate dalla pesca professionale.

Le regioni più colpite dagli effetti degli impianti eolici. Dallo studio emerge come la riduzione della pesca a strascico sia particolarmente allarmante soprattutto in alcune zone. Nell’area marina della costa meridionale della Sicilia (Gsa 16) la riduzione della superficie per la pesca a strascico sarebbe del 73,5%, nel mare Adriatico lungo le coste della Puglia (Gsa 18) del 58,4% e in Sardegna (Gsa 11) del 24,6%. A farne le spese sarebbero aree frequentate da marinerie di estrema rilevanza per la pesca nazionale. In Sicilia, ad esempio, le marinerie di Mazara del Vallo, Sciacca, Marsala, Trapani, dovrebbero fare i conti con una riduzione della superficie disponibile per le proprie attività di circa 2.800 Km2, per la localizzazione di 12 dei 22 impianti previsti.

Dove sono previsti gli impianti. In Puglia, i 21 impianti progettati, distinti in tre raggruppamenti (9 localizzati al largo delle coste del Gargano, del Golfo di Manfredonia e dei Comuni costieri della Puglia centro-settentrionale; 5 al largo delle coste dei Comuni costieri della Puglia centro-meridionale; 6 al largo delle coste più meridionali della Puglia e nel Golfo di Taranto) determinerebbero una riduzione della superficie disponibile di circa 5.300 km². A risentirne sarebbero le attività di marinerie di grande rilievo. Per la Puglia settentrionale e centrale, quelle di Manfredonia, Barletta, Molfetta, Bari, Mola di Bari, Monopoli e Brindisi (379 imbarcazioni, pari al 28,8% del registro delle barche da pesca e al 35,46% di quelle da strascico). Per la Puglia meridionale si determinerebbe un intralcio pesante alle attività di Otranto, Gallipoli, Santa Maria di Leuca e Porto Cesareo. In Sardegna, dei 23 impianti progettati, 16 interesseranno soprattutto le acque prospicienti la costa meridionale dell’isola e formano una cintura di sbarramento di 1.572 km², pressoché continua, per importanti marinerie, come quella di Cagliari e quella di Sant’Antioco (la parte nettamente preponderante delle 541 imbarcazioni iscritte al registro della pesca, che rappresentano il 43% delle imbarcazioni da pesca dell’isola e il 54% di quelle da strascico).

(Red-Lab/Labitalia)

ISSN 2499 – 3166

FONTE ADNKRONOS

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Pesca: Fedagripesca, sospiro sollievo per settore con norme Ue meno dure  

Pesca: Fedagripesca, sospiro sollievo per settore con norme Ue meno dure  

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La pesca italiana tira un sospiro di sollievo perché le nuove norme di riduzione dell’attività di pesca previste in ambito europeo saranno meno pesanti del previsto.

Lo rende noto Confcooperative Fedagripesca che ha seguito da vicino i lavori del Consiglio Ue agricoltura e pesca.

“Dopo un lungo e complesso negoziato, grazie a un eccellente lavoro diplomatico del ministro Lollobrigida, supportato dal lavoro dello staff della Direzione generale e dei tecnici presenti a Bruxelles, abbiamo potuto evitare il peggio. Una vittoria dell’Italia sostenuta anche dai colleghi spagnoli e francesi che hanno condiviso la nostra stessa battaglia”. Così il vicepresidente Confcooperative Fedagripesca Paolo Tiozzo al termine del Consiglio Ue Agrifish che si è concluso nella notte.

Paolo Tiozzo, vicepresidente Confcooperative Fedagripesca

La proposta messa sul tavolo dall’Esecutivo Ue prevedeva il 38% di riduzione dei giorni di pesca per il 2025 per l’intera area coperta dalle Gsa 9, 10 e 11 (da Imperia a Trapani, Sardegna inclusa) per gli attrezzi trainati, ovvero lo strascico.

Era inoltre previsto un taglio della quota gambero viola e del gambero rosso rispettivamente del 18% e del 29% rispetto al livello 2024. S

empre a difesa del nasello, erano poi previste altre misure che interessano alcuni sistemi di pesca, introducendo per la prima volta un limite di cattura. Al termine del Consiglio, invece, sottolinea Fedagripesca, il risultato ottenuto è positivo ed è stato possibile contenere i danni. Grazie ad un articolato set di misure di compensazione, fa sapere l’associazione, incrementato rispetto al 2024, l’Italia potrà di fatto annullare l’intero taglio proposto dalla Commissione Ue.

Sarà solo del 6% il taglio della quota di gamberi di profondità, sia viola che rosso.

“Una riduzione che in queste percentuali avrà un impatto pressoché neutro sulla flotta coinvolta visto che già la quota 2024 non è stato interamente consumata e che entro il luglio cesserà l’attività di circa il 15% dell’intera capacità della flotta che effettua questo tipo di pesca per effetto del bando delle demolizioni”, precisa Tiozzo.

Sarà solo del 13%, invece del 25% proposto, il taglio dei giorni di pesca per i palangari. Per il nasello, pescato con diversi sistemi di pesca, dal 2025 ci sarà un tetto alle catture pari a 261,5 tonnellate rispetto alle 215,5 tonnellate proposte in partenza dalla Commissione europea. Quanto alle altre aree di pesca (Adriatico, Ionio, canale di Sicilia e mare di levante) restano valide le decisioni assunte in ambito Fao/Gcpm adottate un mese fa.

(Red-Lab/Labitalia)

ISSN 2499 – 3166

FONTE ADNKRONOS

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