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Prosegue il botta e risposta tra BlOOM e ANCIT

Prosegue il botta e risposta tra BlOOM e ANCIT

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Prosegue il botta e risposta tra BlOOM e ANCIT – Martedì 29 ottobre, le ONG BLOOM e Foodwatch hanno lanciato l’allarme sulla contaminazione sistemica del tonno con il mercurio, un potente neurotossico definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una delle dieci sostanze chimiche più preoccupanti per la salute pubblica, insieme all’arsenico e all’amianto. Questa comunicazione ha fatto seguito alle rivelazioni di BLOOM, pubblicate lo stesso giorno nel rapporto Toxic Tuna, su questa contaminazione e sui retroscena della produzione degli standard europei sul mercurio.

In seguito al comunicato stampa diffuso da ANCIT (Associazione Nazionale dei Conservieri Ittici e delle Tonnare) in reazione al rapporto sul tonno contaminato, BLOOM desidera rispondere punto per punto alle affermazioni più problematiche contenute in questo comunicato stampa, che distorcono e travisano alcuni dei contenuti della nostra ricerca e, così facendo, minimizzano la gravità dello scandalo di salute pubblica rivelato da BLOOM.

Innanzitutto, ANCIT afferma che “non c’è nessun rischio di non conformità da mercurio nel tonno in scatola commercializzato sul mercato italiano”. Parleremo della questione della non conformità nel prossimo paragrafo. Tuttavia, per quanto riguarda l’affermazione “sul mercato italiano”, riteniamo essenziale sottolineare che le analisi commissionate da BLOOM e realizzate da un laboratorio universitario specializzato su 148 scatole di tonno mostrano che il 100% del tonno in scatola è contaminato da mercurio, indipendentemente dalla specie, dalla zona di pesca o dal Paese in cui il tonno viene venduto.

Queste informazioni sono corroborate da numerosi comunicati stampa dell’industria del tonno (Petit Navire, FIAC, ecc.) che indicano che, secondo i loro controlli, il contenuto di mercurio del loro tonno è compreso tra 0,2 e 0,3 mg/kg (il che significa da due a tre volte di più per il tonno in scatola, che è più concentrato) – confermando così la presenza di mercurio in tutte le loro scatole.

I livelli di contaminazione riscontrati nelle lattine acquistate nei supermercati italiani non differivano significativamente da quelli analizzati in Francia, Regno Unito, Germania o Spagna. In totale, 5 delle 28 lattine analizzate in Italia superavano la soglia di 1mg/kg di mercurio per il tonno fresco, e nessuna era esente da contaminazione. Il consumo di una singola lattina da 100 grammi contaminata a 1 mg/kg causa il superamento certo della dose settimanale tollerabile definita dall’EFSA per le persone di meno di 70 kg.

Bisogna anche ricordare che i rischi associati all’esposizione al mercurio non sono tanto legati alla contaminazione acuta (consumo di una scatoletta di tonno con alti livelli di mercurio) quanto all’esposizione cronica al mercurio.

In secondo luogo, l’ANCIT afferma anche che “Il tonno in scatola sul mercato italiano, rispetta la legislazione dell’Unione Europea in materia di sicurezza alimentare e per la possibile presenza del mercurio risponde ai requisiti di legge imposti dall’Unione Europea”. L’informazione più importante che emerge dalla nostra indagine è giustamente che gli attuali standard europei sono totalmente inadeguati e non permettono di minimizzare il rischio di contaminazione per i consumatori. Il tonno, il pesce più consumato in Europa, ha limiti di contaminazione accettati (1mg/Kg) tre volte superiori a quelli di altri pesci come l’aringa o il merluzzo (0,3mg/Kg). Questa deroga non è giustificata da ragioni sanitarie valide. Queste soglie sono definite utilizzando il metodo ALARA (as low as reasonably achievable), che prevede la definizione del limite massimo di contaminazione ad una soglia che abbia il minor impatto possibile sulle vendite. In genere, si utilizza un tasso di rifiuto del 5%: la salute pubblica può essere protetta finché il 95% dei prodotti coperti dallo standard può essere immesso sul mercato. Inoltre, questo limite massimo si applica al tonno fresco e non a quello in scatola, che è il più commercializzato. Tuttavia, durante il processo di lavorazione e inscatolamento, la concentrazione di mercurio può essere da due a tre volte superiore. Il tonno in scatola può quindi essere commercializzato con livelli massimi di mercurio nove volte superiori a quelli di sardine, merluzzo o aringhe.

In terzo luogo, il comunicato stampa di ANCIT sostiene anche che l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) afferma che ” un consumo di pesce nel range di 2-4 porzioni settimanali fornisce benefici netti per la salute, indipendentemente dal rischio derivante dall’esposizione al metilmercurio “. Questa affermazione è falsa, in quanto l’EFSA raccomanda sì il consumo di 1-4 porzioni di pesce e altri prodotti ittici, ma suggerisce anche di limitare il consumo di specie ricche di metilmercurio, in particolare il tonno e altri pesci predatori, soprattutto nel caso di bambini e donne in gravidanza, al fine di prevenire gli effetti di questo contaminante sullo sviluppo neuronale. La nostra indagine rivela anche che la lobby del tonno ha montato un’intensa “fabbrica del dubbio” per evitare qualsiasi restrizione alle vendite di tonno. Questa “fabbrica del dubbio” si è basata sul principio beneficio-rischio: insistendo sui famosi benefici degli omega-3, i rappresentanti dell’industria del tonno si sono assicurati che i rischi generati dal metilmercurio, la forma più tossica di mercurio e anche quella maggiormente presente nel tonno, fossero dimenticati. Tuttavia, come ha riferito BLOOM nella sua indagine, i tonni utilizzati per le scatolette vendute in Europa provengono da specie poco ricche in omega-3. Sono in compenso ricche di metilmercurio. Quindi, affermare che è sano e sicuro mangiare pesce fino a 4 volte a settimana per giustificare il consumo frequente di tonno è uno sproposito che mette a rischio la salute dell’intera popolazione italiana, soprattutto quella di feti e bambini.

In quarto luogo, l’ANCIT sostiene anche che il selenio, un oligoelemento naturalmente presente nel tonno, è un antagonista del mercurio, che impedisce che questo contaminante venga assorbito dal corpo umano. Il selenio è il nuovo argomento faro dell’industria del tonno: secondo alcuni rappresentanti dell’industria, questo elemento contrasta gli effetti del metilmercurio. Ma non c’è consenso nella comunità scientifica su questa affermazione. Philippe Grandjean, Direttore del Dipartimento di Medicina Ambientale presso la University of Southern Denmark e Professore Associato presso la Harvard School of Public Health (USA), è una delle principali autorità mondiali sugli effetti neurotossici del mercurio. Spiega: “Abbiamo misurato il selenio nei nostri studi e non abbiamo trovato che riducesse la tossicità del mercurio. [Quindi non credo che abbiamo un buon approccio per prevenire la tossicità del mercurio. La soluzione migliore è evitarla”. (intervista con BLOOM del 16 ottobre 2024).

Per concludere, il comunicato stampa di ANCIT afferma che l’industria italiana del tonno in scatola privilegia “le specie di tonno (come il tonno pinna gialla e il tonnetto striato) che vivono in ambienti non inquinati, come gli oceani tropicali”. Ancora una volta, questa affermazione è fallace: non esistono regioni o bacini oceanici sicuri e privi di contaminazione, come è stato confermato anche da un recente studio scientifico indipendente. Il mercurio è per definizione altamente volatile: una volta emesso nell’atmosfera, si disperde in tutto il mondo e contamina l’intero oceano, dove viene trasformato dai batteri in metilmercurio, prima di entrare nella catena alimentare marina. È inoltre importante notare che anche il tonnetto striato, sebbene sia una specie di piccole dimensioni, ha mostrato livelli preoccupanti di mercurio. La contaminazione al metilmercurio nel tonno è riscontrata in tutti i bacini oceanici, tutti i produttori e tutte le specie, compreso il tonno pinna gialla e il tonnetto striato.

BLOOM chiede a tutti i giornali che possono aver diffuso le informazioni fuorvianti di ANCIT di concederci un diritto di replica / di rettificare le informazioni pubblicate al fine di proteggere la salute dei consumatori.

Per maggiori informazioni, consultate l’inchiesta Toxic Tuna di BLOOM.

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In calo le esportazioni di gamberi dall’Ecuador

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In calo le esportazioni di gamberi dall’Ecuador  – Nel terzo trimestre del 2024, le esportazioni di gamberi dall’Ecuador hanno registrato una lieve flessione del 3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, segnando un cambio di passo rispetto alla performance record del trimestre precedente. Nonostante un inizio promettente nel secondo trimestre, in cui le esportazioni avevano raggiunto quasi 350.000 tonnellate metriche (MT), il terzo trimestre ha visto un calo sotto le 300.000 MT. Tuttavia, il bilancio annuale rimane in linea con i volumi complessivi del 2023.

Un trimestre altalenante

L’andamento mensile delle esportazioni è stato variabile. A luglio 2024, si è registrato un calo del 3% su base annua, seguito da un incremento del 6% ad agosto, il che sembrava anticipare un terzo trimestre superiore rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, il mese di settembre ha deluso le aspettative, con una contrazione dell’11% anno su anno che ha riportato il bilancio trimestrale a una diminuzione complessiva del 3%.

Diversificazione dei mercati

Il calo delle esportazioni verso Cina e Stati Uniti, rispettivamente del 7% e del 19% rispetto all’anno scorso, ha spinto gli esportatori ecuadoriani a esplorare nuovi mercati, ottenendo risultati rilevanti in alcune aree geografiche. L’Unione Europea ha registrato una crescita dell’8%, mentre incrementi notevoli sono stati osservati in Russia (+108%), Giappone (+114%) e Taiwan (+114%).

Questa diversificazione ha determinato un cambiamento nella distribuzione relativa delle esportazioni: la quota di esportazioni verso la Cina è scesa dal 56% nel 2023 al 53% nel 2024, mentre quella verso gli Stati Uniti è passata dal 19% al 16%. Al contrario, la quota dell’UE è cresciuta dal 17% al 19% e la somma dei mercati restanti è salita dall’8% al 12%.

Stabilizzazione dei prezzi e tendenze al rialzo

L’andamento dei prezzi medi ha evidenziato dinamiche diverse nei vari mercati. Il prezzo medio per la Cina è rimasto stabile attorno ai 4,50 dollari per libbra sin da gennaio 2024. Negli Stati Uniti, il valore medio era sceso da 6,00 dollari a gennaio a 5,69 dollari a maggio, ma è poi risalito a 6,35 dollari ad agosto, prima di tornare a 6,18 dollari a settembre. In Spagna, il prezzo medio è aumentato da 4,58 dollari a gennaio a 4,75 dollari a settembre.

Questa stabilizzazione dei prezzi ha impedito ulteriori ribassi e ha generato un lieve rialzo, specialmente nei mercati principali per le esportazioni di gamberi ecuadoriani.

In sintesi, mentre le esportazioni di gamberi dall’Ecuador hanno mostrato segni di rallentamento nel terzo trimestre del 2024, la diversificazione dei mercati e la stabilizzazione dei prezzi indicano che gli esportatori ecuadoriani stanno affrontando con successo le sfide attuali. La riduzione della dipendenza dai mercati cinesi e statunitensi e l’aumento delle esportazioni verso l’UE, la Russia e altri mercati promettenti rappresentano una strategia solida per mantenere la competitività nel lungo termine.

In calo le esportazioni di gamberi dall’Ecuador 

 

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Ieri l’audizione del Commissario designato Costas Kadis

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Ieri l’audizione del Commissario designato Costas Kadis – Ieri, il Comitato per la Pesca del Parlamento Europeo ha audito Costas Kadis, candidato cipriota per il portafoglio della Pesca e degli Oceani, su alcune delle questioni più urgenti per il futuro del settore. Kadis ha evidenziato la necessità di garantire la redditività delle attività di pesca, promuovere la crescita dell’economia blu e proteggere gli ecosistemi marini, delineando una visione che abbraccia la sostenibilità e la resilienza come pilastri fondamentali.

Nella sua presentazione, Kadis ha dichiarato il proprio impegno per la creazione di un settore della pesca e dell’acquacoltura sostenibile e competitivo. Al centro delle sue iniziative vi è l’economia blu, che punta a creare crescita e occupazione nei settori marini e marittimi, mantenendo l’equilibrio tra sfruttamento delle risorse e tutela degli oceani. A tale scopo, il candidato ha sottolineato che il punto di partenza sarà la revisione della Politica Comune della Pesca (PCP), la cui valutazione è in corso e si concluderà entro il 2025.

Kadis non esclude la possibilità di modifiche legislative per rispondere ai cambiamenti e alle esigenze della flotta peschereccia dell’UE. Il candidato ha posto enfasi sull’importanza dei dati di alta qualità per gestire meglio l’obbligo di sbarco, ribadendo che la riduzione degli scarti rappresenta un passaggio cruciale sia per la sostenibilità marittima che per la redditività del settore.

Con uno sguardo rivolto al futuro, Kadis ha promesso di realizzare una roadmap per la transizione energetica, proiettata al 2050, per il settore della pesca e dell’acquacoltura. Questo percorso, atteso entro la fine del 2025, si propone di garantire un futuro sostenibile, tenendo conto delle differenze tra la pesca su larga e piccola scala e delle particolarità delle diverse aree di pesca. Inoltre, Kadis ha sottolineato l’importanza di sostenere le comunità costiere, affrontando problematiche come l’invecchiamento delle imbarcazioni, la carenza di manodopera qualificata, e l’insufficiente ricambio generazionale.

Protezione della biodiversità e benefici economici

Riguardo alla biodiversità marina, Kadis ha espresso la volontà di favorire soluzioni basate su solide evidenze scientifiche per rispondere alle sfide del settore, coinvolgendo stakeholder e comunità locali. Ha poi ricordato l’importanza del mare come “serbatoio di carbonio” e ha sottolineato il ruolo cruciale delle aree marine protette, non solo per la conservazione della biodiversità, ma anche per l’aumento delle entrate derivanti dalla pesca.

Sfide nel Mar Baltico e nei rapporti con i Paesi terzi

In risposta ai deputati europei, Kadis ha difeso un approccio integrato per affrontare il degrado del Mar Baltico, sottolineando il coinvolgimento di tutte le parti scientifiche e ambientali. Relativamente alla rinegoziazione delle quote di pesca con il Regno Unito nel 2026, Kadis si è impegnato a garantire che le imbarcazioni dell’UE mantengano l’accesso alle aree di pesca storiche.

Inoltre, Kadis ha manifestato la volontà di affrontare la problematica della pesca illegale e non regolamentata, migliorare l’autonomia alimentare dell’Unione Europea e garantire che gli accordi di partenariato per una pesca sostenibile stabiliscano un quadro equo per i Paesi terzi.

Prossimi passi: la valutazione del Comitato e l’approvazione finale

I coordinatori dei gruppi politici si riuniranno per valutare la performance e le competenze del candidato Kadis. La decisione finale spetterà alla Conferenza dei Presidenti il 21 novembre, e l’elezione dell’intero collegio dei Commissari da parte degli eurodeputati è prevista per la sessione plenaria del 25-28 novembre a Strasburgo.

Ieri l’audizione del Commissario designato Costas Kadis

 

 

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Ruolo delle comunità locali e partecipazione pubblica

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Ruolo delle comunità locali e partecipazione pubblica – Lo sviluppo di progetti di energia rinnovabile, come l’eolico offshore, non può prescindere dal coinvolgimento delle comunità locali. In Sicilia, una regione con una lunga tradizione marittima e una forte identità locale, il ruolo delle comunità costiere è fondamentale per il successo dei progetti di energia eolica offshore. Il coinvolgimento attivo delle popolazioni locali non solo può garantire una maggiore accettazione dei progetti, ma può anche creare opportunità economiche, educative e sociali per le comunità stesse.

 

L’importanza del consenso locale

Il consenso delle comunità locali è un elemento cruciale per il successo dei progetti di energia rinnovabile. La costruzione di parchi eolici offshore può generare preoccupazioni tra la popolazione, legate all’impatto visivo, alla possibile interferenza con le attività economiche tradizionali (come la pesca) e all’effetto sull’ambiente marino. Senza un dialogo aperto e trasparente, queste preoccupazioni possono trasformarsi in una forte opposizione ai progetti, rallentandone o addirittura bloccandone lo sviluppo.
In questo contesto, la partecipazione pubblica gioca un ruolo fondamentale. Coinvolgere le comunità locali fin dalle prime fasi di progettazione consente di creare un dialogo costruttivo e di affrontare le preoccupazioni in modo tempestivo. Le consultazioni pubbliche, i forum aperti e i processi partecipativi possono aiutare a costruire un consenso intorno ai benefici dell’eolico offshore, evidenziando i vantaggi ambientali, economici e sociali dei progetti.

Opportunità economiche per le comunità locali

Lo sviluppo dell’eolico offshore offre numerose opportunità economiche per le comunità locali. La costruzione, l’installazione e la manutenzione delle turbine offshore richiedono una forza lavoro qualificata, e questo può tradursi in nuove opportunità di occupazione per i residenti delle aree costiere. Le comunità locali possono beneficiare anche della creazione di nuove imprese che forniscono servizi correlati, come la logistica, la manutenzione o la fornitura di materiali.
Inoltre, l’energia eolica offshore può generare entrate fiscali per le amministrazioni locali, che possono essere reinvestite in servizi pubblici e infrastrutture per migliorare il benessere della popolazione. Le partnership pubblico-private possono contribuire a garantire che una parte dei profitti derivanti dai progetti eolici offshore venga reinvestita nelle comunità locali, attraverso la creazione di fondi per lo sviluppo comunitario o iniziative di formazione professionale.

Progetti educativi e sensibilizzazione ambientale

Un altro aspetto importante del coinvolgimento delle comunità locali riguarda l’educazione e la sensibilizzazione ambientale. I progetti di energia eolica offshore offrono un’opportunità unica per promuovere la consapevolezza sulle questioni ambientali e sui benefici delle energie rinnovabili. Le scuole, le università e i centri di formazione locali possono integrare nei loro programmi didattici tematiche legate all’eolico offshore, formando una nuova generazione di cittadini consapevoli e professionisti qualificati.
In particolare, le comunità costiere siciliane, che hanno una lunga storia di interazione con il mare, possono essere coinvolte in iniziative educative che sottolineano il valore della sostenibilità e della protezione dell’ambiente marino. La creazione di programmi di educazione ambientale per bambini e giovani potrebbe rafforzare il legame tra le comunità locali e il mare, promuovendo al contempo una maggiore accettazione dei progetti di energia eolica offshore.
Le visite guidate ai parchi eolici offshore o la creazione di centri didattici interattivi dedicati all’energia rinnovabile potrebbero diventare strumenti efficaci per sensibilizzare la popolazione e i turisti sui benefici ambientali ed economici dell’eolico offshore.

Il dialogo tra settori economici: pesca, turismo e energia

Il coinvolgimento delle comunità locali non può prescindere dal dialogo tra i diversi settori economici che operano nelle aree costiere. In particolare, il settore della pesca e quello del turismo rivestono un’importanza cruciale per l’economia siciliana, e lo sviluppo dell’eolico offshore deve essere compatibile con le esigenze di questi settori.
La pesca è una delle principali attività economiche delle comunità costiere siciliane, e qualsiasi progetto di sviluppo offshore deve tenere conto delle esigenze dei pescatori locali. Il dialogo tra gli sviluppatori dei progetti e i rappresentanti del settore ittico è essenziale per identificare soluzioni che consentano di minimizzare l’impatto delle turbine sulle aree di pesca. In alcuni casi, le aree intorno ai parchi eolici offshore possono essere designate come zone di pesca protetta, favorendo il ripopolamento ittico e creando nuove opportunità per i pescatori locali.
Anche il settore turistico può beneficiare dello sviluppo dell’eolico offshore. Sempre più turisti sono interessati a visitare destinazioni che dimostrano un impegno concreto per la sostenibilità ambientale. Le turbine eoliche offshore potrebbero essere percepite come un simbolo di innovazione e sostenibilità, attirando visitatori interessati a scoprire come la Sicilia sta contribuendo alla transizione energetica. Inoltre, le aree costiere attorno ai parchi eolici potrebbero essere valorizzate attraverso la creazione di percorsi turistici o attività ricreative, come escursioni in barca o snorkeling, che combinano l’esperienza turistica con l’educazione ambientale.

Il ruolo delle istituzioni locali nel garantire la partecipazione pubblica

Le istituzioni locali hanno un ruolo chiave nel garantire il successo della partecipazione pubblica nei progetti di eolico offshore. Le amministrazioni comunali e regionali devono essere proattive nel promuovere il dialogo tra le comunità locali e gli sviluppatori dei progetti, garantendo che i cittadini abbiano l’opportunità di esprimere le loro opinioni e di partecipare ai processi decisionali.
In particolare, le istituzioni locali possono facilitare la creazione di tavoli di confronto tra i diversi attori coinvolti, inclusi i rappresentanti del settore ittico, turistico e energetico. Questi tavoli di confronto possono diventare luoghi di dialogo e cooperazione, dove le parti possono discutere delle potenziali problematiche e identificare soluzioni condivise.
Le amministrazioni locali devono anche garantire che i benefici economici derivanti dallo sviluppo dell’eolico offshore siano equamente distribuiti tra le comunità. Questo può essere realizzato attraverso la creazione di fondi per lo sviluppo comunitario, che utilizzano una parte dei profitti generati dall’energia eolica per finanziare progetti locali, come la costruzione di infrastrutture, la creazione di centri educativi o il sostegno a iniziative di sviluppo economico sostenibile.

Promuovere una visione condivisa di sostenibilità

Uno degli obiettivi principali del coinvolgimento delle comunità locali deve essere la promozione di una visione condivisa di sostenibilità. L’eolico offshore rappresenta una straordinaria opportunità per dimostrare come l’innovazione tecnologica e la protezione dell’ambiente possano andare di pari passo. Le comunità locali possono essere partner attivi in questa transizione, contribuendo a definire strategie di sviluppo sostenibile che tengano conto delle specificità culturali, sociali ed economiche del territorio.
Le consultazioni pubbliche non devono limitarsi a fornire informazioni sui progetti, ma devono essere un’opportunità per raccogliere suggerimenti e proposte dalla popolazione. Le comunità locali possono offrire una prospettiva unica su come integrare l’eolico offshore con le attività tradizionali, contribuendo a rendere i progetti più inclusivi e sostenibili.

Il successo dello sviluppo dell’energia eolica offshore in Sicilia dipende in larga misura dal coinvolgimento delle comunità locali. Un dialogo aperto e trasparente, basato sulla partecipazione attiva delle popolazioni costiere, è essenziale per garantire una transizione energetica equa e sostenibile. Le comunità locali, se adeguatamente coinvolte, possono diventare protagoniste di questo processo, beneficiando delle opportunità economiche, educative e sociali offerte dall’eolico offshore. Con il giusto approccio, la Sicilia può trasformare l’energia eolica offshore in un motore di sviluppo sostenibile per le generazioni future.

Fonte: Offshore Wind Outlook 2019 – IEA​(IEA)
World Economic Forum – Offshore Wind and Communities​(World Economic Forum)

Ruolo delle comunità locali e partecipazione pubblica

Attraverso il bando regionale “Sicilia che Piace”, promosso dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Siciliana, In Rete SRL ha sviluppato il progetto “Eolico Offshore Sicilia: energia e sviluppo”, un’iniziativa articolata e innovativa che esplora l’energia rinnovabile, con un focus sull’eolico offshore in Sicilia. Questo progetto multidimensionale è strutturato per informare e sensibilizzare il pubblico sui vantaggi delle energie sostenibili, attraverso un approccio multimediale che integra articoli, documentari, e piattaforme online.

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Entro il 30 novembre è possibile presentare la candidatura per il STECF

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Entro il 30 novembre è possibile presentare la candidatura per il STECF – C’è tempo fino al 30 novembre per presentare la candidatura per diventare uno dei nuovi membri del Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (STECF), l’organismo che offre alla Commissione europea consulenze scientifiche e socioeconomiche sulle politiche di pesca, acquacoltura e sugli aspetti correlati. I membri, che saranno nominati per un periodo di tre anni, contribuiranno con il loro supporto alla definizione delle proposte legislative e alla supervisione della politica comune della pesca (PCP).

La Commissione cerca professionisti con competenze a livello europeo o internazionale, incluse le regioni ultraperiferiche, in vari ambiti: dalla biologia marina applicata alla conservazione, all’approccio ecosistemico nella gestione della pesca, alla gestione di ecosistemi marini, aree protette e alla gestione delle catture accessorie di specie sensibili. Saranno particolarmente apprezzate le competenze tecniche nelle attrezzature di pesca, nell’acquisizione di dati scientifici utili alla PCP, nella valutazione dei piani di gestione a lungo termine, e nelle analisi economiche e sociali per i settori della pesca e dell’acquacoltura.

Gli interessati devono poter partecipare attivamente alle tre riunioni annuali del comitato, contribuendo alle discussioni, preparandosi in anticipo e rivedendo i documenti di lavoro. Qui tutte le informazioni.

Entro il 30 novembre è possibile presentare la candidatura per il STECF

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