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Uno studio IEO conferma l’alta selettività della pesca del polpo con nasse

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Uno studio IEO conferma l’alta selettività della pesca del polpo con nasse – L’Istituto Spagnolo di Oceanografia (IEO) ha diffuso i risultati del progetto Pescapop, un’indagine approfondita sulla biologia e la pesca del polpo comune (Octopus vulgaris) nelle Isole Baleari, finanziata dal Governo delle Isole Baleari. Attraverso l’analisi di oltre 1.300 esemplari, lo studio ha evidenziato significative differenze tra i polpi catturati con nasse e reti a strascico. I polpi catturati con le nasse sono risultati generalmente più grandi e pesanti rispetto a quelli catturati con la rete a strascico, un dato rilevante per la sostenibilità della pesca locale.

Le nasse si confermano uno strumento di pesca selettivo per i polpi di roccia, in quanto permettono la cattura di esemplari più grandi e garantiscono un elevato tasso di sopravvivenza per gli individui rilasciati. In media, il peso dei polpi catturati con le nasse supera il chilogrammo, rispetto ai circa 400 grammi degli esemplari pescati con la rete. Lo studio ha rilevato che le femmine raggiungono la maturità a un peso di 1.400 grammi, mentre i maschi maturano a circa 300 grammi. Inoltre, oltre il 60% dei maschi è maturo durante tutto l’anno, mentre la maggior parte delle femmine mature si concentra tra i mesi di maggio e luglio.

Le nasse si dimostrano dunque uno strumento altamente selettivo, con il 90% delle catture rappresentato da polpi di roccia. Il 59% del peso totale delle catture corrisponde a polpi di peso commerciale, ovvero sopra il chilogrammo, mentre solo il 31% è scartato (peso inferiore a 1 kg), e il 10% delle catture è costituito da altre specie. Di questi scarti, il 94% è stato rilasciato vivo, confermando l’elevata capacità di sopravvivenza degli esemplari catturati con questo metodo.

Nonostante la crescente domanda di polpo nelle Baleari, le catture della flotta artigianale locale rappresentano solo il 12% del totale, una quota nettamente inferiore rispetto al 60-80% registrato in regioni come la Catalogna o la Galizia. La domanda internazionale crescente ha influito sui prezzi, con un incremento del 50% tra il 2021 e il 2023. Questo rialzo è attribuito alla riduzione delle catture e all’aumento della domanda internazionale.

L’analisi sulla popolazione del polpo comune nelle Baleari ha mostrato un declino significativo della biomassa tra il 1977 e il 1987, in concomitanza con un aumento dello sforzo di pesca. Tuttavia, con l’attuazione del piano pluriennale per la pesca demersale nel Mediterraneo occidentale, avviato nel 2022, è stato osservato un recupero degli stock di polpo, segnando un passo positivo per la sostenibilità delle risorse marine.

Uno studio IEO conferma l’alta selettività della pesca del polpo con nasse

 

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Alghe. L’Europa investe in innovazione

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Alghe. L’Europa investe in innovazione  – Il progetto I3-4-Seaweed rappresenta una delle più recenti iniziative europee per favorire lo sviluppo sostenibile del settore delle alghe marine. Con il coinvolgimento di partner provenienti da sei paesi europei – Portogallo, Belgio, Paesi Bassi, Spagna, Irlanda e Germania – il progetto mira a stimolare l’innovazione e rispondere alle esigenze specifiche di ciascuna regione, contribuendo a potenziare l’economia blu.

Una risorsa rinnovabile per numerosi settori

La domanda di prodotti sostenibili continua a crescere a livello globale, e le alghe stanno emergendo come una delle risorse rinnovabili con maggiore potenziale. Oltre al loro ruolo nell’alimentazione, le alghe trovano applicazione nei settori della cosmetica, delle bioplastiche e persino in quello farmaceutico. Il progetto I3-4-Seaweed si propone di sviluppare questa risorsa in maniera sostenibile, creando nuove opportunità per i mercati europei.

I3-4-Seaweed si concentra su sei casi di investimento chiave che coprono una vasta gamma di innovazioni legate alle alghe. Tra i progetti principali, in Irlanda verranno sviluppati nuovi processi per l’estrazione di pigmenti dalle alghe, mentre in Belgio e nei Paesi Bassi si punta a portare sulle tavole dei consumatori nuovi prodotti alimentari a base di alghe.

In Spagna, il progetto svilupperà biostimolanti per favorire la crescita delle colture riducendo al minimo l’impatto ambientale. In Portogallo, invece, verranno promossi cosmetici sostenibili e introdotte nuove tecnologie di monitoraggio per ottimizzare le coltivazioni di alghe. Ogni iniziativa sarà supportata da un approccio collaborativo, che prevede il coinvolgimento di esperti e consulenti dei vari paesi partecipanti.

Il Submariner Network for Blue Growth, con sede a Berlino, è responsabile della comunicazione e della sensibilizzazione del progetto, nonché del coinvolgimento delle parti interessate. “L’adesione al consorzio I3-4-Seaweed rappresenta un passo significativo verso lo sviluppo delle nostre competenze nel settore delle alghe, dando al contempo un forte impulso agli investimenti nelle regioni europee”, ha dichiarato Angela Schultz-Zehden, direttore generale del Submariner Network.

Con un budget di 9 milioni di euro, di cui 6,8 milioni di euro finanziati dal Consiglio europeo per l’innovazione e dall’Agenzia esecutiva per le PMI dell’UE, il progetto I3-4-Seaweed offre una spinta considerevole al settore delle alghe. L’iniziativa supporta anche startup e PMI, le quali potranno accedere a finanziamenti fino a 60.000 euro ciascuna per sviluppare soluzioni sostenibili basate sulle alghe e affrontare le sfide del settore.

Sensibilizzazione e prove di mercato

Nonostante le alghe siano largamente utilizzate in alcune regioni, la loro adozione non è uniforme. Per questo motivo, il progetto lancerà campagne di sensibilizzazione regionali, mettendo in evidenza il potenziale dei prodotti a base di alghe. Le attività comprenderanno sessioni collaborative e casi di studio con leader del settore, per dimostrare l’efficacia e la versatilità delle alghe nei diversi contesti di mercato.

Alghe. L’Europa investe in innovazione 

 

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Il potenziale economico dell’eolico offshore in Sicilia

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Il potenziale economico dell’eolico offshore in Sicilia – L’energia eolica offshore non rappresenta solo una fonte di energia pulita e sostenibile, ma offre anche un’opportunità unica per stimolare la crescita economica, creare posti di lavoro e attirare investimenti significativi. In particolare, la Sicilia, con la sua vasta risorsa di venti marini e la sua posizione strategica nel Mediterraneo, è ben posizionata per trarre vantaggio dall’espansione di questo settore. Il potenziale economico dell’eolico offshore va ben oltre la semplice produzione di energia: riguarda la creazione di un ecosistema industriale che può favorire l’innovazione, l’occupazione e lo sviluppo locale.

Crescita dell’occupazione e sviluppo delle competenze locali

Uno dei maggiori impatti economici dell’eolico offshore è la creazione di nuovi posti di lavoro. Lo sviluppo di un parco eolico offshore richiede una vasta gamma di competenze, che spaziano dall’ingegneria alla costruzione, fino alla manutenzione e alla gestione operativa degli impianti. La costruzione di turbine, fondazioni e infrastrutture di supporto richiede manodopera qualificata, sia per la fase di installazione che per quella di manutenzione continua. Secondo l’International Renewable Energy Agency (IRENA), ogni gigawatt di capacità eolica offshore installata crea migliaia di posti di lavoro diretti e indiretti.
In Sicilia, dove i tassi di disoccupazione, in particolare giovanile, sono elevati, l’eolico offshore potrebbe rappresentare una risposta concreta alle esigenze occupazionali della regione. Le università e i centri di formazione locali potrebbero giocare un ruolo chiave nello sviluppo delle competenze necessarie per supportare questa nuova industria. Corsi di specializzazione in ingegneria eolica, manutenzione di turbine e gestione di progetti offshore potrebbero preparare la forza lavoro siciliana per le opportunità offerte dal settore.
Oltre ai posti di lavoro diretti, l’eolico offshore crea una filiera economica che coinvolge una vasta gamma di settori. Dalla produzione di componenti tecnologiche all’ingegneria civile e navale, passando per i servizi logistici e di trasporto, l’intera economia locale potrebbe beneficiare di una crescita significativa.

Attrazione di investimenti nazionali e internazionali

Il settore dell’energia eolica offshore richiede investimenti massicci, non solo per la costruzione e l’installazione delle turbine, ma anche per le infrastrutture portuali, le reti di trasmissione e i sistemi di gestione dell’energia. Questi investimenti provengono sia da fonti pubbliche che private, e rappresentano un’opportunità per la Sicilia di attirare capitali sia nazionali che internazionali.
I grandi gruppi energetici, sia italiani che stranieri, stanno già mostrando interesse per lo sviluppo di parchi eolici offshore nel Mediterraneo. In Sicilia, progetti come quelli di Renexia, che prevede la costruzione di un parco eolico offshore da 2,9 GW al largo delle coste, sono un esempio dell’attrattiva economica della regione. Questi investimenti non solo stimolano l’economia locale, ma contribuiscono a posizionare la Sicilia come un attore chiave nel settore delle energie rinnovabili in Europa.
Oltre agli investimenti privati, anche il sostegno pubblico è fondamentale per il successo dell’eolico offshore. L’Unione Europea, nell’ambito del Green Deal e del Recovery Fund, ha stanziato fondi significativi per promuovere lo sviluppo delle energie rinnovabili, e la Sicilia potrebbe beneficiare di questi finanziamenti per accelerare la crescita del settore.

Sviluppo di una filiera industriale locale

Uno degli aspetti più interessanti del potenziale economico dell’eolico offshore è la possibilità di creare una filiera industriale locale. Questo settore non si limita alla produzione di energia, ma include la progettazione, la produzione di componenti eoliche, la costruzione e la manutenzione delle infrastrutture, e la fornitura di servizi specializzati.
La Sicilia, con la sua tradizione marittima e le sue competenze nel settore navale, è ben posizionata per sviluppare una filiera industriale legata all’eolico offshore. Cantieri navali, imprese di ingegneria marittima e aziende manifatturiere locali potrebbero trarre vantaggio dalla domanda di infrastrutture e componenti per i parchi eolici offshore. Questo stimolerebbe la nascita di nuove imprese e l’espansione di quelle esistenti, creando un effetto moltiplicatore sull’economia regionale.
Inoltre, lo sviluppo di una filiera industriale locale contribuirebbe a ridurre i costi di produzione, rendendo la Sicilia più competitiva a livello internazionale. L’innovazione tecnologica nel settore eolico offshore potrebbe anche attrarre investimenti in ricerca e sviluppo, favorendo la collaborazione tra università, centri di ricerca e aziende locali.

Ricadute positive per l’economia regionale

Oltre alla creazione di posti di lavoro e alla nascita di una filiera industriale, l’eolico offshore può avere ricadute positive più ampie sull’economia regionale. L’aumento della produzione di energia rinnovabile riduce la dipendenza della Sicilia dalle importazioni di combustibili fossili, diminuendo così il deficit energetico della regione. Ciò si traduce in risparmi economici a lungo termine, poiché l’energia prodotta localmente ha costi di approvvigionamento più bassi rispetto a quella importata.
Inoltre, la produzione di energia eolica offshore potrebbe generare entrate fiscali per le amministrazioni locali, attraverso la tassazione degli impianti e delle attività legate al settore. Queste risorse potrebbero essere reinvestite in infrastrutture pubbliche, servizi e politiche sociali, contribuendo al miglioramento del benessere della popolazione.
Un altro importante beneficio economico riguarda il turismo. La Sicilia è una delle mete turistiche più apprezzate del Mediterraneo, e lo sviluppo dell’eolico offshore potrebbe rafforzare l’immagine dell’isola come una destinazione sostenibile. I turisti, infatti, sono sempre più attenti alle questioni ambientali, e l’impegno della Sicilia nella produzione di energia pulita potrebbe attirare un numero crescente di visitatori interessati al turismo ecologico.

Riduzione dei costi energetici e miglioramento della competitività

Uno degli obiettivi principali dello sviluppo dell’eolico offshore è la riduzione dei costi energetici. L’energia eolica, una volta installati gli impianti, ha costi operativi molto bassi rispetto alle fonti tradizionali come il carbone o il gas naturale. Questo significa che, a lungo termine, la produzione di energia eolica può abbassare il costo medio dell’elettricità, rendendo la Sicilia più competitiva dal punto di vista economico.
La riduzione dei costi energetici ha un impatto diretto sulla competitività delle imprese locali. Settori ad alta intensità energetica, come l’industria manifatturiera e quella agroalimentare, beneficerebbero di tariffe elettriche più basse, riducendo i costi di produzione e migliorando la loro posizione sul mercato nazionale e internazionale. Inoltre, l’accesso a un’energia più economica e sostenibile potrebbe attirare nuove imprese, sia italiane che straniere, che vedono nella Sicilia un luogo strategico per investire e crescere.

Sinergie con altri settori economici

Un altro aspetto importante dell’eolico offshore è la possibilità di creare sinergie con altri settori economici. Il settore marittimo, ad esempio, potrebbe beneficiare direttamente dello sviluppo dell’eolico offshore. Cantieri navali, imprese di trasporto marittimo e aziende di logistica potrebbero essere coinvolti nelle operazioni di installazione, manutenzione e trasporto delle turbine eoliche. Questo creerebbe una maggiore domanda di servizi e competenze nel settore marittimo, stimolando l’economia locale.
Inoltre, l’eolico offshore potrebbe generare opportunità di collaborazione con il settore della pesca e dell’acquacoltura. Studi scientifici hanno dimostrato che le aree intorno ai parchi eolici offshore possono fungere da riserve per la fauna marina, offrendo nuovi habitat per la crescita di specie ittiche. Questo potrebbe portare a un aumento delle risorse ittiche disponibili per i pescatori locali, creando una sinergia tra l’energia eolica e l’industria della pesca.

Sostenibilità economica a lungo termine

L’eolico offshore offre una sostenibilità economica a lungo termine, in quanto utilizza una risorsa rinnovabile e inesauribile: il vento. A differenza delle fonti di energia fossile, che sono soggette a esaurimento e a fluttuazioni di prezzo, l’energia eolica garantisce una produzione costante e prevedibile. Questo offre stabilità economica e sicurezza energetica, due fattori fondamentali per la crescita a lungo termine di una regione.
L’eolico offshore, inoltre, si inserisce perfettamente negli obiettivi di sostenibilità ambientale dell’Unione Europea e dell’Italia. La transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio è una priorità globale, e la Sicilia ha l’opportunità di posizionarsi come un leader nel settore delle energie rinnovabili, beneficiando degli investimenti e delle politiche di sostegno a livello nazionale e internazionale.

Il potenziale economico dell’eolico offshore in Sicilia è enorme. Questa tecnologia non solo offre una soluzione sostenibile per la produzione di energia, ma può anche stimolare la crescita economica, creare posti di lavoro e attirare investimenti significativi. Con il giusto supporto politico e istituzionale, la Sicilia può diventare un centro di eccellenza per l’eolico offshore, generando ricadute positive per l’intera economia regionale e contribuendo alla transizione verso un futuro più sostenibile.

Fonte: GWEC Report on Offshore Wind Growth​(World Economic Forum)

Attraverso il bando regionale “Sicilia che Piace”, promosso dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Siciliana, In Rete SRL ha sviluppato il progetto “Eolico Offshore Sicilia”, un’iniziativa articolata e innovativa che esplora l’energia rinnovabile, con un focus sull’eolico offshore in Sicilia. Questo progetto multidimensionale è strutturato per informare e sensibilizzare il pubblico sui vantaggi delle energie sostenibili, attraverso un approccio multimediale che integra articoli, documentari, e piattaforme online.

Il potenziale economico dell’eolico offshore in Sicilia

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La crisi dei cantieri di costruzione di pescherecci in Italia e la necessità di delocalizzare

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La crisi dei cantieri di costruzione di pescherecci in Italia e la necessità di delocalizzare – Nel nostro Paese vi è una lunga tradizione di cantieri navali adibiti alla costruzione di navi, da quelle militari, alle mercantili, al diporto, alla pesca.
Fra tutti spicca Fincantieri, azienda sotto il controllo di CDP (Cassa Depositi e Prestiti), che ne detiene circa l’80% del capitale, il resto è ad appannaggio del mercato indistinto.

Fiore all’occhiello dell’industria italiana nonostante il pauroso indebitamento, la Fincantieri grazie alle commesse militari ma anche di altra natura, probabilmente è l’unico cantiere che ancora oggi ha continuità e dove gli ordini sembrerebbero essere assicurate ancora per molti anni.
Lo stesso dicasi di cantieri da diporto, un’industria del lusso che resiste anche alle recessioni poiché chi ha i soldi non rinuncia al benessere anche in tempi di crisi.

Gli unici cantieri che sono davvero in difficolta nel nostro Paese sono quelli di costruzioni di pescherecci.
Anche qui una lunga tradizione di rinomati cantieri che hanno fatto la storia delle costruzioni di pescherecci di qualsiasi tonnellaggio.
Si parte dalla piccola pesca per finire a quella oceanica. Cantieri importanti come quelli sulla sponda adriatica, da Ancona, a Rovigo, a Civitanova marche, a Fano, ma anche nel Tirreno, Livorno, Gaeta. In Sicilia, a Palermo ma anche a Messina, Licata, Porto Empedocle, Mazara del Vallo e tanti altri.

Con la perdurante crisi della pesca molti dei cantieri hanno purtroppo dovuto chiudere i battenti ponendo fine ad una storia e soprattutto alla dispersione di maestranze formate in anni e anni di lavoro molte delle quali si sono dovute adattare a fare altro.

Quelli che resistono fanno affidamento ai soli lavori di manutenzione e quando finisce bene a qualche ammodernamento, mentre sempre più si sono convertiti (ma per quanto tempo?) a quello che l’esatto contrario della ragione per cui erano sorti, ovvero alle demolizioni.
Eh, sì proprio alle demolizioni.

La EU ha già definito da tempo la politica della pesca negli anni a venire, orientata alla riduzione dello sfruttamento per le ragioni oramai a tutti evidenti e pertanto gli unici finanziamenti che permette sono quelli legati alle dismissioni dei natanti ma che certamente da sole non garantiscono sostenibilità economica ai cantieri specializzati, a parte per l’esiguità dei pescherecci demoliti (finanziamenti irrilevanti, l’ultimo in Italia è stato di soli 75 milioni di euro per circa 2000 domande presentate, non riuscendo a soddisfare nemmeno il 10% della domanda) ma anche perché non sono attività che possono garantire continuità data l’eccezionalità della misura.

Che fare allora?
Alcuni intraprendenti imprenditori hanno pensato di delocalizzare in Paesi nei quali la pesca ha ancora un senso (Libia, Egitto, Algeria, Marocco, Eritrea, Tunisia) e soprattutto che non hanno limitazioni stringenti così come impone l’Europa, giusto o sbagliato che sia.

Con costi di mano d’opera molto più bassi e con meno limitazioni normative riescono ancora a produrre utili garantendo dei buoni prodotti.
La nuova frontiera di oggi è pertanto quella nordafricana.
Congratulazioni a chi ci ha creduto per prima e ha avuto il coraggio di investire.

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La Commissione propone opportunità di pesca 2025 per Atlantico, Kattegat e Skagerrak

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La Commissione propone opportunità di pesca 2025 per Atlantico, Kattegat e Skagerrak – La Commissione Europea ha presentato la proposta per i limiti di cattura (TAC) del 2025, che riguardano dieci stock ittici nelle acque dell’Atlantico, Kattegat e Skagerrak, gestiti esclusivamente dall’UE. Questa proposta, basata su dati scientifici forniti dal Consiglio Internazionale per l’Esplorazione del Mare (ICES), si propone di assicurare la sostenibilità a lungo termine degli stock ittici europei.

Limiti di cattura per il 2025 e obiettivi di Massima Sostenibilità (MSY)

Seguendo le raccomandazioni dell’ICES, la Commissione ha stabilito i limiti di cattura per otto stock in linea con l’obiettivo di Massima Sostenibilità (MSY). L’MSY rappresenta la quantità massima di pesce che può essere prelevata senza compromettere la rigenerazione e la produttività futura dello stock. In aggiunta, per uno stock è stato proposto un TAC di cattura accessoria superiore al MSY, per permettere il proseguimento della pesca mista. Il numero di TAC per il 2025 è inferiore rispetto all’anno precedente grazie all’introduzione dei TAC pluriennali, con alcuni stock già definiti dai Paesi membri a fine 2023.

Aumento dei limiti di cattura e protezione per alcune specie

Per il 2025, la Commissione ha proposto un aumento dei limiti di cattura per cinque specie: rana pescatrice, rombo e sugarello nelle acque iberiche atlantiche, scampo nel Golfo di Biscaglia e nel Mar Cantabrico, e sogliola comune nel Golfo di Biscaglia.

Per il nasello nelle acque iberiche atlantiche, è stato proposto di mantenere il TAC del 2024 di 17.445 tonnellate, posizionandolo tra il valore di riferimento MSY (15.105 tonnellate) e il limite superiore del MSY (20.404 tonnellate). Il nasello è una specie limitante nelle attività di pesca mista, poiché viene catturato incidentalmente con altre specie. Questa proposta cerca di trovare un equilibrio tra la protezione del nasello a lungo termine e la possibilità per i pescatori di operare.

Anche per la sogliola nello Skagerrak-Kattegat e nel Mar Baltico occidentale, la Commissione propone di sospendere la pesca mirata, stabilendo un TAC di cattura accessoria per le attività rivolte allo scampo. Secondo le previsioni ICES, questa misura contribuirà a stabilizzare la biomassa della sogliola, pur non permettendo di raggiungere il MSY.

Misureprecauzionali per specie in condizioni critiche

In linea con l’approccio precauzionale dell’ICES, la Commissione propone TAC pluriennali a basso livello per alcune specie in condizioni critiche, come il granatiere nella zona di Skagerrak-Kattegat, per il quale sono consigliati zero catture per il 2025 e il 2026.

Per quanto riguarda l’anguilla europea, specie in stato critico, la Commissione propone di mantenere le misure di protezione esistenti, inclusa una chiusura obbligatoria della pesca di sei mesi e il divieto di pesca ricreativa nelle acque marine e salmastre del Nord-Est Atlantico.

Consultazioni in corso e prospettive future

Le proposte della Commissione saranno aggiornate dopo le consultazioni in corso con Norvegia e Regno Unito e sulla base delle decisioni delle organizzazioni di gestione della pesca regionale. Al momento, dodici stock sono ancora in attesa di una consulenza scientifica e sono stati segnalati nella proposta come ‘pro memoria’, inclusi l’acciuga nel Golfo di Biscaglia, il merluzzo nel Kattegat e altri stock critici.

Il Consiglio discuterà la proposta della Commissione il 9 e 10 dicembre, stabilendo le opportunità di pesca per il 2025, e in alcuni casi anche per il 2026. Il regolamento entrerà in vigore a partire dal 1 gennaio 2025.

La Commissione propone opportunità di pesca 2025 per Atlantico, Kattegat e Skagerrak

 

 

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