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Innovazione e sostenibilità al servizio della lotta all’inquinamento marino

Innovazione e sostenibilità al servizio della lotta all’inquinamento marino

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Innovazione e sostenibilità al servizio della lotta all’inquinamento marino – L’ingegno siciliano si fa strada nell’ambito della sostenibilità ambientale: Federico Camilleri, collaboratore di Pesceinrete, è autore di un’idea progettuale innovativa che ha ottenuto il prestigioso riconoscimento del Comitato Tecnico Scientifico alla recente edizione di ECOMONDO a Rimini. Il progetto è stato presentato come poster congressuale e ha ricevuto un’ampia descrizione negli Atti Ufficiali pubblicati da Maggioli Editore.

L’idea di Camilleri affronta una delle sfide ambientali più urgenti, l’inquinamento marino da plastica, con un approccio basato su tecnologie innovative e metodologie di project management. Sviluppato in collaborazione con realtà locali e internazionali, il progetto prevede la bonifica dei fondali marini attraverso l’uso di attrezzature specializzate e la successiva riconversione della plastica raccolta in materiali riutilizzabili.

In questa intervista esclusiva, Camilleri ci racconta i dettagli di questa straordinaria iniziativa, il ruolo cruciale del porto di Mazara del Vallo, e come il suo lavoro potrebbe rappresentare un modello replicabile su scala internazionale per combattere l’inquinamento marino.

A che cosa è dovuto questo prestigioso risultato?
Il segreto di questo studio progettuale è quello di basarsi su innovazioni tecnologiche recenti o in fase di definizione che era poi il tema del congresso internazionale al quale ho partecipato e cioè lo sviluppo di nuove tecnologie da applicare sul campo dei rifiuti sia in fase preventiva che in fase di riciclaggio. Nel mio caso ho affrontato a 360 gradi il problema dell’inquinamento marino dovuto alla presenza massiccia di plastica nei nostri mari soprattutto nei fondali al largo delle coste. In aggiunta, lo sviluppo del progetto, data la grande ampiezza delle varie fasi di attuazione, è impostato su un’azione più incisiva utilizzando le tecniche del project management.

Ci può spiegare meglio di cosa si tratta?
In definitiva si tratta di una forma di bonifica di fondali marini dai rifiuti attraverso l’impiego di particolari reti a strascico e la plastica raccolta viene stoccata in porto per poi essere avviata ad un impianto che ne curerà il processo di riconversione.
La Comunità Internazionale da tempo si sta prodigando per fermare l’inquinamento marino da rifiuti di plastica tuttavia a mio avviso occorre occuparsi in maniera più incisiva di quanto fatto finora anche alla pulizia su larga scala dei mari perché le notevoli quantità di plastica già presenti continuano e continueranno a provocare effetti altamente nocivi per la salute dei mari stessi.

Quindi verranno utilizzati pescherecci a strascico per queste operazioni?
Esattamente. Questo rappresenta il punto di partenza imprescindibile dell’intero sviluppo del progetto e per fare ciò ho scelto il porto di Mazara del Vallo sia perché ospita la più importante flotta a strascico del Mediterraneo sia perché la locale Amministrazione Comunale si è brillantemente già attivata per realizzare all’interno del porto, attingendo ai Fondi Comunitari per la Pesca, una vasta isola ecologica in grado di ospitare grosse quantità di tutti i tipi di rifiuti prodotti o raccolti dai pescherecci. Da questo punto di vista ho incontrato un’ottima disponibilità alla collaborazione sia da parte delle locali associazioni armatoriali e Organizzazione di Produttori sia da parte del Sindaco di Mazara del Vallo. Ma il punto cruciale è quello di mettere a punto una tecnica di raccolta che, pur garantendo l’efficacia dell’azione, da un lato potesse essere agevolmente utilizzata dai capitani dei pescherecci dall’altro lato avesse un impatto minimo sulle risorse ittiche. Un’azienda marchigiana, che ho direttamente coinvolto in questo studio, è già attiva nella sperimentazione di questa attrezzatura che, sotto la supervisione e per conto di un importante Organizzazione Mondiale, è stata già testata in Adriatico e attualmente si sta testando nel medio Tirreno per operare in profondità maggiori. Comunque bisogna evidenziare che i pescherecci d’altura di Mazara del Vallo già raccolgono e sbarcano consistenti quantità di plastica, che è il target del progetto, durante le normali attività di pesca. Qui si tratta invece di effettuare mirate attività di raccolta nei fondali laddove sarà possibile, anche oltre i 300 metri, con queste attrezzature che impatteranno il meno possibile sulle risorse ittiche.

Ha detto che poi questa plastica raccolta sarà riconvertita?
È lo scopo finale dello studio. Perché il concetto è che va bene se si riuscirà a togliere quanta più plastica possibile dal mare ma se poi la destinazione è l’inceneritore, perché al momento è questa l’unica strada percorribile data la tipologia di questa plastica che non consente il riciclaggio meccanico per dare vita a nuovi materiali, non si è dato un completo contributo dal punto di vista ambientale. Fortunatamente sono in atto dei laboratori di sperimentazione per la riconversione energetica attraverso la depolimerizzazione termica da parte di un importante Ente di Ricerca Nazionale e con il quale ho già avviato gli opportuni contatti. Proprio alla Ecomondo tuttavia sono venuto a conoscenza di una tecnologia praticamente già pronta che consentirebbe l’utilizzo di questa plastica per la produzione di un olio ad uso successivo delle industrie chimiche. L’impianto totalmente innovativo ed unico in Italia è in costruzione nel Molise ed anche in questo caso sto mantenendo i contatti con l’azienda proprietaria dell’impianto.

Per la realizzazione di questo progetto saranno utilizzati fondi pubblici?
Ci si augura che le Istituzioni appoggino concretamente l’iniziativa. Come già detto l’Amministrazione Comunale di Mazara del Vallo ha già fatto indipendentemente la sua parte con la realizzazione di un’isola ecologica sul porto. Inoltre ho un dialogo aperto con l’Amministrazione Regionale Siciliana ma anche in un’altra Regione sono interessati a questo tipo di intervento nel loro territorio. Poi sto coinvolgendo pure alcuni Istituti Universitari che dovrebbero occuparsi del monitoraggio scientifico ed anche qui ho riscontrato un certo interesse. Le aree marine sulle quali si sta valutando di intervenire sono state individuate al largo della costa di Mazara del Vallo e nei pressi di Pantelleria e Lampedusa e se tutto dovesse funzionare alla perfezione, ci potrebbe essere la possibilità di esportare questo modello per utilizzarlo ad esempio per la bonifica dei mari dei Paesi del Nord Africa.

Innovazione e sostenibilità al servizio della lotta all’inquinamento marino

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Migliorare la sicurezza in mare in un periodo di cambiamenti climatici

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Migliorare la sicurezza in mare in un periodo di cambiamenti climatici – La pesca svolge un ruolo cruciale nella sicurezza alimentare globale, ma resta una delle attività più pericolose al mondo, con circa 100.000 vittime ogni anno.

Mentre è in corso la conferenza sui cambiamenti climatici COP29 e l’ONU celebra la Giornata mondiale della pesca il 21 novembre, il Direttore generale aggiunto e Direttore della Divisione pesca e acquacoltura della FAO, Manuel Barange, discute dei pericoli che i cambiamenti climatici rappresentano per i pescatori e di come la FAO stia lavorando per migliorare la sicurezza in mare.

In che modo il cambiamento climatico influisce sulla sicurezza dei pescatori, in particolare della pesca su piccola scala?

Il cambiamento climatico avrà un impatto significativo sulla sicurezza in mare, rendendo più pericoloso operare in mare e rendendo in particolare i pescatori su piccola scala più vulnerabili agli incidenti. Un oceano caldo genera più tempeste di maggiore frequenza e intensità, e uragani che abbiamo visto di recente in diverse parti del mondo. A volte i pescatori non hanno tempo di tornare al porto. Il cambiamento climatico sta anche influenzando la distribuzione delle risorse, e quindi è molto probabile che alcuni pescatori debbano andare più al largo per trovare il pesce, diventando quindi più esposti. Tutti questi elementi rendono la pesca molto pericolosa, ed è molto importante che forniamo supporto ai pescatori per ridurre il tasso di vittime.

In che modo la FAO utilizza la tecnologia e l’innovazione per salvaguardare le vite umane in mare?

Aiutiamo i paesi a progettare imbarcazioni inaffondabili, più resistenti e durature, così da ridurre la vulnerabilità dei pescatori su piccola scala. Abbiamo ingegneri navali che lavorano con noi, alcuni dei migliori esperti al mondo, che dedicano la loro attenzione a questa importante attività che deve essere protetta meglio.

Di recente, abbiamo lavorato con lo Sri Lanka su imbarcazioni in plastica, il che ne aumenta la durata di vita, e sulla progettazione di imbarcazioni in modo da renderle inaffondabili. È anche possibile nascondersi sotto la prua in caso di tempesta.

Questi progetti sono forniti gratuitamente ai paesi e sono disponibili sul nostro sito web. A volte offriamo due o tre modelli per iniziare, per farli testare, e poi spetta a loro iniziare a costruirli, seguendo quei progetti.

Esistono altre iniziative della FAO che aiutano i pescatori a migliorare gli standard di sicurezza e a prevenire gli incidenti?

Il nostro portafoglio di lavori è molto diversificato. Gestiamo un corso di formazione per formatori che è stato condotto nei Caraibi, nell’Africa orientale, nel Golfo del Bengala, in Asia e nella regione del Vicino Oriente. In caso di emergenza, forniamo ai pescatori su piccola scala giubbotti di salvataggio, boe e apparecchiature vocali e radio per metterli al passo con i tempi e tornare operativi.

Collaboriamo inoltre con altre agenzie delle Nazioni Unite, come l’Organizzazione Internazionale del Lavoro e l’Organizzazione Marittima Internazionale, per garantire che la sicurezza in mare sia correlata alle condizioni di lavoro di coloro che vi operano.

Migliorare la sicurezza in mare in un periodo di cambiamenti climatici

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Accordo storico per la gestione sostenibile dei tonni tropicali

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Accordo storico per la gestione sostenibile dei tonni tropicali – In occasione della riunione annuale della Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell’Atlantico (ICCAT), tenutasi a Cipro, l’Unione Europea ha svolto un ruolo cruciale nell’adozione di un accordo per la gestione sostenibile dei tonni tropicali, segnando un importante passo avanti per la tutela delle risorse ittiche e il sostegno agli stati costieri in via di sviluppo.

L’accordo prevede un incremento del Total Allowable Catch (TAC) per il tonno obeso, con benefici significativi per gli stati costieri in via di sviluppo e miglioramenti nelle opportunità di pesca per la flotta europea. Un elemento di rilievo è l’introduzione obbligatoria di Fish Aggregation Devices (FAD) biodegradabili e non aggroviglianti, accompagnata da una riduzione della chiusura della pesca FAD a 45 giorni. Queste misure non solo garantiscono maggiore equità tra le flotte, ma migliorano anche le condizioni socioeconomiche della pesca europea nell’Atlantico.

Inoltre, è stata adottata una raccomandazione per una valutazione della strategia di gestione dei tonni tropicali. Questo approccio basato sulla scienza consentirà di gestire in modo sostenibile le popolazioni di tonno obeso, tonnetto striato e tonno pinna gialla, preservando la salute e l’abbondanza di queste specie.

Per il pesce spada del Nord Atlantico, l’ICCAT ha introdotto una procedura di gestione che include un TAC rivisto e un aumento di 1.569 tonnellate per l’UE rispetto al limite precedente. L’accordo garantisce che le catture siano allineate ai limiti fissati, riflettendo l’impegno per la gestione sostenibile degli stock ittici.

L’UE ha inoltre promosso diverse proposte per la protezione degli squali, tra cui l’avvio di una valutazione strategica per la gestione dello squalo blu.

Per il tonno rosso, l’ICCAT ha adottato misure volte a semplificare la gestione e ridurre gli oneri amministrativi, garantendo al contempo un controllo più rigoroso. Queste disposizioni favoriscono anche le flotte su piccola scala operanti nel Golfo del Leone, migliorando l’efficienza delle loro attività.

Un’innovazione importante riguarda l’introduzione di un quadro completo per l’acquacoltura del tonno rosso, progettato per garantire la tracciabilità e sostenere lo sviluppo sostenibile del settore.

Il ruolo delle RFMO nella gestione globale della pesca

Le Organizzazioni regionali per la gestione della pesca (RFMO), tra cui l’ICCAT, sono strumenti chiave per garantire che le attività di pesca siano sostenibili e non danneggino la biodiversità marina. Queste organizzazioni utilizzano strategie come limiti di cattura, restrizioni tecniche e misure di monitoraggio per gestire le risorse ittiche in modo responsabile.

L’UE, rappresentata dalla Commissione europea, partecipa attivamente a 18 RFMO, 5 delle quali dedicate ai tonni. Questo impegno la rende uno dei principali attori globali nella gestione della pesca.

 

La riunione ICCAT a Cipro ha confermato il ruolo di leadership dell’UE nella promozione di una gestione basata sulla scienza per la pesca sostenibile. Con misure innovative per i tonni tropicali, il pesce spada e il tonno rosso, l’UE consolida il suo impegno per la sostenibilità e la protezione degli ecosistemi marini.

Accordo storico per la gestione sostenibile dei tonni tropicali

 

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Intervista a David Parreno Duque: sostenibilità e innovazione nel settore ittico europeo

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Intervista a David Parreno Duque: sostenibilità e innovazione nel settore ittico europeo – In questa intervista esclusiva di Pesceinrete, David Parreno Duque, EU Markets Specialist per la Sustainable Fisheries Partnership (SFP), ci parla dell’approccio unico di SFP per promuovere la sostenibilità lungo l’intera catena di approvvigionamento ittico. Condividerà come l’organizzazione affronta sfide complesse, dalla trasparenza e tracciabilità alla gestione dei rischi ambientali e sociali, e come progetti innovativi come l’iniziativa Target 75 stanno guidando il settore verso un futuro più responsabile. Inoltre, esploreremo il ruolo chiave dei rivenditori, dei consumatori e delle normative europee in questa transizione.

Come noto SFP ha un approccio unico che coinvolge tutta la catena di approvvigionamento ittico per promuovere la sostenibilità sotto tutti i punti di vista. Può dirci come funziona concretamente questa strategia e quali sono gli obiettivi principali che vi guidano?

SFP adotta un approccio globale per promuovere la sostenibilità lungo l’intera catena di approvvigionamento dei prodotti ittici. Collaborando con le parti interessate a tutti i livelli della filiera, SFP promuove pratiche che favoriscono il miglioramento continuo della produzione ittica.

L’approccio di SFP si basa sulla collaborazione e sulla condivisione dei dati in tutto il settore, coinvolgendo attivamente i fornitori in questo sforzo. Stabilendo obiettivi misurabili e monitorando i progressi, SFP consente alle aziende e alle attività di pesca di identificare le aree di miglioramento e di affrontare sfide specifiche. Questa strategia è progettata non solo per migliorare le singole operazioni, ma anche per guidare un più ampio cambiamento del settore verso pratiche sostenibili, contribuendo a garantire la salute a lungo termine delle risorse marine.

In che modo il vostro lavoro si distingue da quello di organizzazioni che si concentrano esclusivamente sulle certificazioni? 

La sostenibilità è un concetto ampio che richiede un approccio olistico per affrontare le sfide che presenta. Nel settore ittico, la complessità delle catene di approvvigionamento rende la tracciabilità e la trasparenza sfide importanti per le aziende. L’opacità di alcune attività di pesca e le relative questioni di diritti umani in vari punti della catena di approvvigionamento sono problemi critici che richiedono un’attenzione immediata.

Sebbene le certificazioni siano preziose per definire gli standard, spesso si concentrano sul rispetto di criteri specifici in un singolo momento, il che può lasciare irrisolti problemi persistenti in più cicli di certificazione. È qui che interviene la Sustainable Fisheries Partnership (SFP) con un approccio più dinamico e reattivo, mettendo l’accento sul miglioramento continuo dell’intera catena di approvvigionamento. Questo approccio garantisce miglioramenti duraturi e tangibili in termini di sostenibilità, affrontando sfide che le certificazioni da sole fanno fatica a risolvere.

L’approccio basato sul rischio di SFP aiuta le aziende a pianificare e orientare le proprie strategie di acquisto valutando la sostenibilità delle attività di pesca nelle loro catene di approvvigionamento. Questo metodo proattivo consente alle aziende di identificare le attività di pesca che rischiano di perdere la certificazione o quelle che si approvvigionano da aree ad alto rischio. Integrando considerazioni sociali, tra cui un indicatore (Human Rights Risk Indicator, HRRI) che abbiamo sviluppato basato su diversi parametri legati ai diritti umani, questo approccio affronta in modo integrato sia i rischi ambientali che quelli sociali.

Recentemente avete raggiunto obiettivi che convalidano la vostra mission?

Sì, abbiamo fatto passi da gigante nel portare avanti la nostra missione. Un esempio chiave è l’iniziativa Target 75 (T75), che mira a garantire che il 75% della produzione globale dei prodotti del mare sia sostenibile o stia apportando miglioramenti misurabili e coerenti. Il nostro ultimo aggiornamento sullo stato di avanzamento dell’iniziativa T75 ha rivelato promettenti progressi nella sostenibilità in settori quali il tonno (+29.7%), i calamari (+25.9) e il salmone (+32.9%).

Questi progressi non solo rafforzano l’efficacia del nostro approccio, ma sottolineano anche il ruolo fondamentale dell’impegno costante di dettaglianti e importatori. Il loro coinvolgimento attivo nel monitoraggio delle attività di pesca da cui si riforniscono è essenziale, poiché continuano a emergere nuove sfide e rischi. Per ottenere miglioramenti duraturi nel settore della pesca è necessario un impegno costante, e la partecipazione continua è fondamentale per promuovere un cambiamento positivo.

Quali sono le sfide più grandi che il settore ittico europeo deve affrontare per diventare davvero sostenibile?

Il settore della pesca europeo deve affrontare una serie di sfide per diventare veramente sostenibile, molte delle quali sono radicate nella pesca eccessiva, nei cambiamenti climatici e nell’applicazione delle normative. La pesca eccessiva ha storicamente messo a dura prova gli stock ittici e, sebbene le politiche dell’UE come la Politica Comune della Pesca (PCP) abbiano fatto passi avanti nel limitare le catture a livelli sostenibili, la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) rimane un ostacolo. Per affrontare questo problema, il settore ha bisogno di sistemi di monitoraggio più rigorosi e di catene di approvvigionamento trasparenti per garantire che i prodotti ittici che entrano nel mercato provengano da fonti sostenibili.
Il cambiamento climatico esacerba queste sfide alterando i modelli di migrazione dei pesci e le condizioni degli habitat, che possono compromettere la stabilità degli stock ittici e la prevedibilità delle stagioni di pesca. Questo aggiunge complessità alle autorità di regolamentazione e ai gestori della pesca nella definizione di quote che siano in linea con le realtà ambientali. Inoltre, l’attuazione di pratiche sostenibili comporta oneri per molti pescatori su piccola scala, che possono non avere le risorse necessarie per soddisfare i requisiti di sostenibilità. Modelli di finanziamento innovativi, incentivi e partenariati strategici sono fondamentali per sostenere queste transizioni, insieme a un impegno più forte da parte dei politici per far rispettare le normative sulla sostenibilità e fornire sostegno economico alle comunità che dipendono dalla pesca.

Secondo lei, le normative europee sono abbastanza forti per garantire una gestione sostenibile della pesca?

Le normative europee si sono evolute in modo significativo per sostenere la gestione sostenibile della pesca. Le direttive recentemente proposte dall’UE, come la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDD), la Green Claims (Greenwashing) Directive e la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), mirano a elevare gli standard ritenendo le aziende maggiormente responsabili del loro impatto ambientale e sociale.

Insieme, queste direttive potrebbero migliorare notevolmente la sostenibilità del settore ittico europeo, riducendo il greenwashing, imponendo un approvvigionamento responsabile e promuovendo la trasparenza.

L’approccio basato sul rischio di SFP fornisce alle aziende gli strumenti per valutare i rischi di sostenibilità e adottare misure proattive, aiutandole a soddisfare gli standard normativi e a costruire la resilienza delle loro catene di approvvigionamento per garantire la sostenibilità ambientale e sociale a lungo termine.

Alcune aziende fanno fatica a diventare sostenibili. Quali sono, a suo avviso, gli ostacoli principali che possono incontrare in questo processo di miglioramento e come SFP le supporta?

Gli strumenti di SFP creano un solido quadro di riferimento per promuovere la sostenibilità, la responsabilità e la fiducia nella catena di approvvigionamento dei prodotti ittici. Tuttavia, barriere come le carenze nella gestione e nella raccolta dei dati ostacolano ancora una più ampia adozione di pratiche responsabili.

SFP fornisce strumenti essenziali per aiutare le aziende a rispettare gli impegni ambientali e sociali. Per esempio, la nostra piattaforma Seafood Metrics e basata sui dati che consente alle aziende di valutare e gestire i rischi di sostenibilità nelle loro catene di approvvigionamento, prendere decisioni informate, e migliorare le prestazioni ambientali. Un altro strumento chiave (pubblico e gratuito), FishSource, fornisce informazioni dettagliate sugli stock ittici e sulla gestione della pesca, aiutando le aziende a identificare i rischi, a monitorare i progressi e a individuare le aree da migliorare.

Per migliorare la trasparenza, l’Ocean Disclosure Project (ODP) consente alle aziende di rivelare pubblicamente l’origine e la sostenibilità dei loro prodotti ittici, favorendo la fiducia degli stakeholder. Inoltre, il sistema FishSource ID, sviluppato in collaborazione con la FAO, standardizza gli identificatori di pesca per migliorare la trasparenza e garantire l’accuratezza dei dati sia nella pesca su piccola scala che in quella su larga scala.

Finalmente, le nostre tavole rotonde della catena di approvvigionamento (Supply Chain Roundtables) sono fondamentali per promuovere la sostenibilità nel mercato dei prodotti ittici, favorendo la collaborazione tra trasformatori, importatori e altri acquirenti diretti di specifici settori della pesca. Convocate e facilitate da SFP, queste tavole rotonde creano uno spazio pre-competitivo in cui le parti interessate possono mettere in comune le loro conoscenze, competenze e risorse per promuovere miglioramenti misurabili lungo tutta la catena di approvvigionamento. I rivenditori che si riforniscono da fornitori che partecipano attivamente a queste tavole e investono in progetti di miglioramento amplificano ulteriormente questo impatto, accelerando i progressi verso una pesca più sostenibile.

Per spingere l’intero settore verso la sostenibilità è innegabile l’importanza del ruolo dei rivenditori tanto quanto quello dei consumatori. In che modo questi attori possono fare davvero la differenza?

I rivenditori e i consumatori svolgono ciascuno un ruolo critico nel guidare l’industria ittica verso la sostenibilità, fungendo spesso da catalizzatori del cambiamento lungo tutta la catena di approvvigionamento. I rivenditori, in particolare, esercitano una notevole influenza grazie alle loro politiche di approvvigionamento e alle relazioni a lungo termine con i fornitori, che consentono loro di modellare il comportamento del settore promuovendo pratiche responsabili. La trasparenza in questi rapporti non solo crea fiducia, ma incoraggia anche i fornitori ad adottare pratiche più sostenibili, sapendo che i distributori si impegnano a offrire solo prodotti di provenienza responsabile.

I consumatori, a loro volta, svolgono un ruolo cruciale nel promuovere la sostenibilità attraverso scelte d’acquisto consapevoli e una crescente domanda di prodotti provenienti da fonti responsabili, supportati da solide politiche di approvvigionamento sostenibile.

I consumatori europei sono abbastanza consapevoli del ruolo che rivenditori e buyer giocano nella sostenibilità? Come possiamo fare per sensibilizzarli di più?

I consumatori europei sono sempre più consapevoli del ruolo che i rivenditori e gli acquirenti svolgono nel promuovere la sostenibilità dei prodotti ittici. Tuttavia, molti non hanno ancora una piena comprensione dell’impatto che questi attori hanno sulla catena di approvvigionamento. Sebbene i consumatori siano spesso alla ricerca di marchi o certificazioni sostenibili, potrebbero non rendersi conto dei notevoli sforzi che rivenditori e acquirenti compiono dietro le quinte per garantire un approvvigionamento responsabile. Questi sforzi includono il sostegno ai progetti di miglioramento della pesca (FIP), l’incoraggiamento dei fornitori ad adottare pratiche sostenibili e l’investimento in sistemi di tracciabilità per aumentare la responsabilità in tutto il settore.

Il gran numero di marchi e certificazioni ecologiche presenti sul mercato può rendere tutto questo ancora più difficile. Con così tante etichette da consultare, i consumatori possono sentirsi sopraffatti o diventare scettici, il che può erodere la fiducia e ridurre l’efficacia di queste certificazioni nel promuovere un cambiamento significativo.

Cosa spinge, oggi, le aziende del settore ittico a diventare più sostenibili? È più una questione di reputazione, di domanda dei consumatori o di regolamenti?

Oggi le aziende del settore ittico sono sempre più motivate ad adottare pratiche sostenibili a causa di un mix di pressioni normative, aspettative dei consumatori e necessità di proteggere la propria reputazione. Le normative più severe sono un potente motore, che richiede alle aziende di migliorare la trasparenza della catena di approvvigionamento e di affrontare i rischi ambientali e sociali che potrebbero influire sulle vendite e sull’immagine del marchio.

Per i rivenditori, che sono molto visibili al pubblico, allinearsi ai valori dei consumatori attraverso un approvvigionamento sostenibile è essenziale per rimanere competitivi sul mercato. Impegnandosi nella sostenibilità, le aziende non solo rafforzano la loro reputazione, ma costruiscono anche la fiducia degli stakeholder, compresi gli investitori che danno sempre più importanza ai criteri ambientali, sociali e di governance (ESG).

Rispetto ad altri mercati globali, come si posiziona l’Europa nel percorso verso la sostenibilità del settore ittico?

L’UE è leader mondiale nella promozione della sostenibilità nel settore della pesca. Le recenti direttive dell’UE rafforzano ulteriormente l’impegno della regione verso elevati standard ambientali e sociali, incoraggiando le aziende ad adottare pratiche trasparenti e responsabili lungo le loro catene di approvvigionamento.

L’UE ha anche assunto un ruolo guida nell’adozione di standard di importazione più severi rispetto ad altre regioni, rendendola una forza influente nella promozione della sostenibilità al di là dei suoi confini. I fornitori globali che mirano a entrare nel mercato europeo spesso adattano le loro pratiche per soddisfare questi standard elevati. Di conseguenza, l’UE continua a essere un punto di riferimento nella sostenibilità della pesca, stabilendo parametri che influenzano standard e pratiche a livello internazionale. Tuttavia, cambiamenti nelle tendenze politiche e l’ascesa di alcuni movimenti populisti che negano l’evidenza scientifica potrebbero mettere a rischio questo impegno verso la sostenibilità.

Cosa possiamo fare, come settore e come organizzazioni come la vostra, per accelerare la transizione verso un mercato completamente sostenibile?

Per accelerare la transizione verso un mercato dei prodotti ittici pienamente sostenibile, l’industria deve adottare un approccio globale e multilivello incentrato sul rafforzamento della tracciabilità, della trasparenza e della responsabilità lungo tutta la catena di approvvigionamento. Stabilire percorsi chiari e tracciabili per i prodotti ittici dalla fonte al consumatore è essenziale per creare fiducia e garantire che le dichiarazioni di sostenibilità siano supportate da dati.

Le partnership svolgono un ruolo cruciale in questa trasformazione. Le nostre collaborazioni con organizzazioni influenti come Thai Union, Walmart, Migros o McDonald’s dimostrano il potere dell’azione collettiva nel promuovere un cambiamento a livello industriale. Molti dei nostri partner dispongono già di reti di fornitori ben consolidate, compresi i collegamenti con mercati come quello italiano, che ci permettono di sfruttare queste relazioni per promuovere ulteriormente le pratiche sostenibili.

Per espandere e accelerare questi sforzi, invitiamo nuovi partner a unirsi a noi in questa missione. Lavorando insieme, possiamo creare un effetto a catena in tutta l’industria, consentendo a un maggior numero di fornitori di adottare pratiche responsabili e rendendo un mercato ittico pienamente sostenibile una realtà condivisa.

Intervista a David Parreno Duque: sostenibilità e innovazione nel settore ittico europeo

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Federpesca: bene impegno del governo a difesa del settore pesca

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Federpesca: bene impegno del governo a difesa del settore pesca – Apprezziamo l’impegno del Ministro Lollobrigida e del Governo a difesa del settore ittico italiano, per scongiurare ulteriori riduzioni delle giornate di pesca nel 2025, in particolare nel Mediterraneo Occidentale. Il documento congiunto promosso dall’Italia, insieme a Francia e Spagna diventa così fondamentale per arrivare con una posizione più forte e comune al Consiglio Agrifish di dicembre che deciderà le possibilità di pesca per il prossimo anno.

Il 16 settembre, la Commissione europea ha pubblicato la sua Proposta per le possibilità di pesca 2025. Per il Mediterraneo Occidentale prevede di entrare in una “fase permanente” dopo gli ultimi anni di “fase transitoria”, che hanno visto misure per ridurre le possibilità di pesca del 40%. “Tuttavia, non si è mai parlato di un piano a due fasi, del quale non si conosce il futuro delle decisioni prese per gestire la pesca in quest’area, che potrebbe comportare ancora una riduzione dello sforzo di pesca. Un approccio intollerabile che umilia ancora una volta il nostro comparto.” dichiara Francesca Biondo, direttrice di Federpesca. “Come Federpesca, ci siamo impegnati fin da subito a sostenere questo approccio, sottoscrivendo due lettere unitarie, insieme alle rappresentanze datoriali e sindacali di Francia e Spagna, per rafforzare la posizione dell’Italia in vista del Consiglio Agrifish di fine anno e non trovare compromessi su ulteriori riduzioni delle possibilità di pesca”.

Il documento congiunto promosso dall’Italia rappresenta pertanto una volontà comune da parte di più Paesi membri nel garantire che le misure che andranno ad avere un impatto su migliaia di pescatori e famiglie vengano prese in modo equo e basate su un processo decisionale trasparente, partecipativo e efficace. Non pertanto costruito su scelte improvvisate all’ultimo momento, ma fondato su una riflessione attenta e pianificata, capace di considerare tutti gli aspetti e le implicazioni a lungo termine. Diventa dunque fondamentale non prevedere ulteriori riduzioni nel 2025, per lasciare il tempo di valutare i risultati degli scorsi anni e prendere decisioni per garantire un futuro al settore, che sia sostenibile a livello economico, ambientale e sociale.

Federpesca: bene impegno del governo a difesa del settore pesca

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