Categoria: Pesce In Rete Pagina 38 di 988

Mangimi responsabili: parte integrante del futuro dell’acquacoltura

Mangimi responsabili: parte integrante del futuro dell’acquacoltura

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Mangimi responsabili: parte integrante del futuro dell’acquacoltura – L’acquacoltura è la fonte di proteine in più rapida crescita a livello globale. La missione di ASC è di indirizzare il settore verso pratiche più responsabili dal punto di vista ambientale e sociale, utilizzando meccanismi di mercato efficienti che creino valore lungo tutta la catena.

Scopo fondamentale di questo processo è garantire la disponibilità di una quantità sufficiente di mangimi (aquafeed) di provenienza responsabile per sostenere questa crescita. Perché la questione ci coinvolge?

  •  Oltre il 70% dei prodotti ittici d’allevamento (escluse le alghe) è alimentato con mangimi.
  • I Life Cycle Assessments indicano che i mangimi possono rappresentare fino al 90% degli impatti ambientali della produzione di acquacoltura alimentata (Little et al 2018).
  • Oltre il 90% di questi impatti si verifica tipicamente durante la produzione e la raccolta delle materie prime per i mangimi attraverso la deforestazione, la conversione dei terreni, la gestione della pesca, le pratiche agricole e altro ancora.
  • Nel 2020, oltre 58 milioni di persone erano impiegate nella pesca e nell’acquacoltura a livello globale (FAO SOFIA Report 2022).

Il Feed Standard di ASC contribuisce a rendere più responsabili le pratiche di allevamento dei prodotti ittici a livello globale, assicurando che ogni ingrediente dei mangimi sia sottoposto a una valutazione del rischio per quanto riguarda l’impatto sulle persone e sul nostro pianeta e che siano riconosciute le “best practices” nelle catene di approvvigionamento dei mangimi.

Con una popolazione che, secondo le stime, raggiungerà i 10 miliardi di persone entro il 2050 e con la pesca selvatica al limite della capacità, l’importanza dell’allevamento di pesce e frutti di mare, comprese le specie alimentate, continua a crescere.

Nel complesso, l’acquacoltura rappresenta una buona alternativa nutrizionale e ambientale rispetto alla produzione di carni come il manzo, il maiale e il pollo(1) – che sono tutte alimentate utilizzando molti degli stessi ingredienti presenti nell’aquafeed.

Quali sono gli ingredienti utilizzati nei mangimi e quali sono i problemi principali?

Ogni prodotto alimentare può contenere fino a 50 ingredienti. In genere si tratta di ingredienti provenienti da proteine marine, vegetali, animali terrestri e da fonti alternative, ognuna delle quali ha una propria catena di approvvigionamento con impatti e rischi potenziali.

Perché concentrarsi sugli ingredienti vegetali e come fa ASC a garantire un approvvigionamento responsabile nelle diverse filiere di ingredienti vegetali?

Spesso si pensa che gli ingredienti marini siano i principali responsabili dell’impatto ambientale e sociale dell’aquafeed, e non la produzione di materie prime vegetali.

“Il nostro obiettivo è che tutti gli ingredienti provengano da fonti responsabili”.

Il Feed Standard di ASC è il primo standard che prende in considerazione gli impatti generati da tutti i gruppi di ingredienti chiave e dall’intera catena di approvvigionamento degli ingredienti. Questo include tutte le principali colture agricole come grano, mais e colza, oltre a soia e olio di palma, e gli ingredienti marini.

Per gli ingredienti vegetali terrestri, proprio come per quelli marini, i mangimifici certificati ASC sono tenuti a registrare e segnalare tutti gli ingredienti che costituiscono più dell’1% del volume annuale acquistato e dovranno adottare misure per garantire che siano stati acquistati in modo responsabile. Allo stesso modo, i mangimifici devono lavorare e impegnarsi per garantire che le loro catene di approvvigionamento siano prive di rischi di deforestazione o conversione dei terreni, sia legali che illegali.

Lo sapevate che il 30% della deforestazione tropicale e della conversione dei terreni è considerata legale?

In che modo l’impatto degli ingredienti vegetali influisce sull’impronta di carbonio delle specie allevate?

Spesso si sostiene che l’impronta di carbonio dei prodotti ittici pescati in natura sia molto inferiore a quella delle specie allevate…

Gran parte dell’impronta di carbonio del salmone d’allevamento, ad esempio, deriva dalla deforestazione per la produzione di soia e dalla conversione dei terreni per la produzione di altri ingredienti alimentari di origine vegetale.

Le emissioni di CO2e del salmone d’allevamento sono stimate in 5,1 kg di CO2e per chilo di alimento (prima del trasporto), mentre il salmone catturato in natura genera 4,9 kg di CO2e per chilo(2).

Lo standard ASC per i mangimi affronta questo problema, imponendo requisiti rigorosi sull’approvvigionamento degli ingredienti dei mangimi e contribuendo a ridurre la deforestazione e la conversione dei terreni all’inizio della catena di approvvigionamento.

Inoltre, i mangimifici certificati ASC dovranno registrare e comunicare il loro utilizzo di energia e le emissioni di gas serra e lavorare per migliorare l’efficienza energetica, l’uso di fonti rinnovabili e l’utilizzo di acqua.

Per stabilire degli obiettivi e progredire verso una produzione di aquafeed più responsabile, è necessaria una maggiore tracciabilità, trasparenza e collaborazione della catena di approvvigionamento. Sono proprio questi i principi fondamentali di ASC e della sua certificazione per il mangime responsabile.

Le aziende ittiche certificate ASC hanno tempo fino al 31 ottobre 2025 per transitare a mangimi conformi agli standard ASC prodotti da mangimifici certificati ASC, al fine di continuare a soddisfare il Farm Standard di ASC e mantenere la certificazione.

Mangimi responsabili: parte integrante del futuro dell’acquacoltura

 

1 - Food and Agriculture Organization of the United Nations (FAO). 2024. The State of World Fisheries and Aquaculture 2024 – Blue Transformation in action

2 - Gephart, J.A., Henriksson, P.J.G., Parker, R.W.R. et al. Environmental performance of blue foods. Nature 597, 360–365 (2021). https://doi.org/10.1038/s41586-021-03889-2

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Il pangasio vietnamita perde quota nel mercato europeo

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Il pangasio vietnamita perde quota nel mercato europeo – Negli ultimi dieci anni, l’industria del pangasio vietnamita ha registrato una crescita significativa, consolidando la sua posizione come uno dei principali settori di esportazione del paese. Tuttavia, il nuovo Vietnam Pangasius Industry Report 2015 – 2024, condotto dall’Associazione vietnamita degli esportatori e produttori di prodotti ittici (VASEP), evidenzia una tendenza preoccupante: il calo costante delle esportazioni verso l’Unione Europea.

Se nel 2015 l’UE era il secondo mercato di destinazione per il pangasio vietnamita, con un fatturato di 285 milioni di dollari, nel 2024 il mercato europeo è sceso al quarto posto, superato da Cina e Hong Kong, Stati Uniti e dal blocco CPTPP. Il fatturato delle esportazioni verso l’UE ha toccato quota 161 milioni di dollari, segnando un calo del 5% rispetto al 2023 e un crollo del 44% rispetto al 2015.

L’analisi dei segmenti di prodotto mostra un declino generalizzato. I filetti di pangasio congelati, che rappresentano la quota maggiore delle esportazioni verso l’UE, sono passati da 285 milioni di dollari nel 2015 a soli 165 milioni di dollari nel 2024. Anche le esportazioni di pangasio con valore aggiunto hanno subito un drastico calo: dagli 8 milioni di dollari del 2015 a 3,5 milioni nel 2024, sebbene con un leggero aumento del 3% rispetto al 2023. I prodotti essiccati e congelati hanno mostrato un timido incremento del 2% rispetto all’anno precedente, ma restano lontani dai picchi registrati nel 2022, quando toccarono i 10 milioni di dollari.

Ma quali sono le cause di questa contrazione del mercato europeo? Il report evidenzia diversi fattori:

  • Barriere commerciali e regolamentazioni stringenti: le normative dell’UE in materia di sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale sono diventate più severe, rendendo più difficile per i produttori vietnamiti mantenere la competitività.
  • Crescente concorrenza internazionale: paesi come l’India e l’Indonesia stanno emergendo come fornitori alternativi di pesce a basso costo, erodendo le quote di mercato del pangasio vietnamita.
  • Fattori geopolitici ed economici globali: l’incertezza economica legata ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente, le difficoltà economiche di Germania e Francia e i dubbi sull’economia cinese stanno influenzando le decisioni di acquisto dei buyer europei.

Guardando al futuro, il 2025 si preannuncia un anno di sfide. L’economia globale è paragonata a una persona in convalescenza dopo il Covid-19: ancora fragile e suscettibile a nuove turbolenze. L’aumento dei conflitti potrebbe influenzare i mercati energetici, minando la fiducia degli investitori e rallentando ulteriormente il commercio.

Per il pangasio vietnamita, il mercato europeo rimane strategico, ma i produttori dovranno affrontare con determinazione i cambiamenti in atto, puntando su certificazioni di sostenibilità, innovazione nei prodotti e strategie di marketing più mirate per riconquistare la fiducia dei consumatori europei.

Il pangasio vietnamita perde quota nel mercato europeo

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FutureFoodS chiude il primo bando per la trasformazione dei sistemi alimentari

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FutureFoodS chiude il primo bando per la trasformazione dei sistemi alimentari – Il progetto FutureFoodS, finanziato con fondi europei, ha chiuso la scadenza del suo primo bando transnazionale, intitolato “Transforming Food Systems: reshaping food system interactions, fostering food innovations and empowering sustainable food choices”. L’iniziativa rientra negli sforzi della partnership per rendere la produzione e il consumo alimentare più resilienti e sostenibili in tutta Europa.

Con una visione ambiziosa, FutureFoodS mira a costruire sistemi alimentari sani, sicuri, rispettosi dell’ambiente ed economicamente sostenibili. La sua missione è mobilitare la ricerca e l’innovazione per accelerare la transizione verso modelli circolari, capaci di funzionare entro i limiti del pianeta.

40 milioni di euro per progetti innovativi

Attraverso questo primo invito, ben trentasei organizzazioni finanziatrici di diciannove paesi europei e la Commissione Europea hanno stanziato fino a 40 milioni di euro a sostegno di progetti di ricerca e sviluppo. I fondi andranno a supportare innovazioni nel settore alimentare che si inseriscono in uno dei seguenti tre ambiti strategici:

  • Sistemi alimentari sostenibili e resilienti: sviluppo di nuovi metodi per riordinare le interazioni tra gli attori della filiera alimentare.
  • Nuovi alimenti e innovazione: promozione di alternative sane, sostenibili e minimamente trasformate, grazie a nuove strategie di progettazione, produzione e distribuzione.
  • Scelte alimentari sostenibili: implementazione di strategie per facilitare la transizione verso diete più responsabili e modelli di consumo eco-compatibili.

I progetti presentati verranno ora valutati da un gruppo di esperti e i beneficiari dei finanziamenti verranno annunciati nei prossimi mesi.

Un impegno decennale per il futuro del cibo

FutureFoodS rappresenta un tassello fondamentale nella strategia europea per il futuro dell’alimentazione. Il programma prevede il lancio di sei bandi cofinanziati nei prossimi dieci anni, con l’obiettivo di promuovere innovazioni capaci di rivoluzionare il settore alimentare globale. Il progetto si concluderà nel 2034, ma i suoi effetti potrebbero influenzare a lungo termine l’industria agroalimentare e le politiche europee sul cibo.

Parallelamente, FutureFoodS è attualmente alla ricerca di esperti qualificati per formare un gruppo internazionale di valutatori, incaricato di esaminare le proposte nei prossimi bandi di finanziamento.

Con un investimento significativo e un piano strutturato su più anni, FutureFoodS si posiziona come un motore di cambiamento per costruire un futuro alimentare più innovativo, sostenibile e resiliente.

FutureFoodS chiude il primo bando per la trasformazione dei sistemi alimentari

 

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Influencer marketing in crescita il futuro passa da AI e personalizzazione

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Influencer marketing in crescita il futuro passa da AI e personalizzazione – Il settore dell’influencer marketing prosegue la sua espansione e si consolida come strategia fondamentale per i brand che desiderano rafforzare la loro presenza online. Secondo un recente report Inflead, si prevede una crescita fino a 26 miliardi di dollari entro il 2025, con un incremento significativo degli investimenti in tecnologia e automazione. In Italia, la spesa per l’influencer marketing ha già raggiunto i 352 milioni di euro nel 2024, segnando un aumento del 9% rispetto all’anno precedente. L’andamento positivo suggerisce una crescente centralità di questo settore nelle strategie di comunicazione aziendale.

Instagram e TikTok restano i punti di riferimento per i creator e i brand. Instagram si distingue per la varietà di formati visivi e le funzionalità di shopping integrate, mentre TikTok continua a dominare grazie alla rapidità e immediatezza dei suoi video brevi. Il recente stop temporaneo di TikTok negli Stati Uniti non ha ridimensionato la sua influenza globale, mantenendo tassi di engagement superiori rispetto ad altre piattaforme. Instagram mostra una predilezione per video di durata media tra 20 e 60 secondi, mentre TikTok enfatizza formati più brevi, sotto i 20 secondi, che favoriscono una fruizione immediata e diretta.

L’analisi delle performance tra le due piattaforme evidenzia una chiara differenziazione nei formati di contenuto. Su Instagram, i video restano la scelta principale per nano e micro influencer, mentre i creator più affermati puntano sui caroselli, ideali per trasmettere messaggi più articolati. Su TikTok, il formato video rimane il fulcro delle strategie, garantendo un tasso di engagement più elevato per visualizzazione rispetto a Instagram.

I contenuti organici prevalgono su entrambe le piattaforme, con TikTok che registra oltre il 95% di video non sponsorizzati. Su Instagram, invece, il numero di brand mention è più elevato tra nano e micro influencer, mentre i contenuti sponsorizzati raggiungono un massimo del 4,4% tra i country influencer.

Per quanto riguarda i settori più coinvolti, su Instagram il comparto Food & Beverage domina il panorama delle sponsorizzazioni, mentre su TikTok si osserva una maggiore diversificazione, con particolare attenzione ai settori Lifestyle, Fashion & Beauty e Travel. Le previsioni per il 2025 suggeriscono una progressiva convergenza tra le strategie di contenuto adottate sulle due piattaforme, con un’attenzione crescente alla personalizzazione.

L’adozione dell’intelligenza artificiale si rivela un elemento chiave per l’evoluzione dell’influencer marketing. Secondo le analisi, oltre il 60% dei marketer prevede di integrare l’AI nelle proprie strategie entro il 2025. I principali ambiti di applicazione includono la selezione dei creator più performanti e l’ottimizzazione della distribuzione dei contenuti. L’automazione dei processi di engagement e analisi dati permette di ottenere risultati più precisi e mirati.

Il settore è destinato a trasformarsi ulteriormente con l’avanzare delle tecnologie digitali. La personalizzazione e l’uso intelligente dell’AI saranno determinanti per massimizzare l’efficacia delle campagne e garantire una comunicazione più autentica e coinvolgente.

Influencer marketing in crescita il futuro passa da AI e personalizzazione

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GS1 Italy Servizi dà il via all’edizione 2025 dei percorsi executive dell’Academy

GS1 Italy Servizi dà il via all’edizione 2025 dei percorsi executive dell’Academy

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GS1 Italy Servizi dà il via all’edizione 2025 dei percorsi executive dell’Academy – Formare figure professionali indispensabili per gli operatori del largo consumo e capaci di portare valore nella collaborazione tra industria e distribuzione: ecco cosa rende unici i percorsi di formazione manageriale 2025.
Milano, 21 gennaio 2025 – Soddisfare i consumatori, calibrare l’offerta, migliorare il servizio, efficientare la logistica, ottimizzare i costi, aumentare la sostenibilità: sono molteplici le sfide che la filiera del largo consumo deve affrontare, oltretutto in un momento complicato per la dinamica domanda/offerta e con un’elevata complessità di attori e prodotti. In un contesto tanto complesso è decisivo puntare sulla formazione per far acquisire nuove competenze e introdurre in azienda nuovi saperi, indispensabili per governare uno scenario improntato all’omnicanalità.

«Con i due percorsi formativi, dedicati rispettivamente al Category management e alla logistica collaborativa, ambiti su cui abbiamo una radicata e riconosciuta competenza, Academy vuole affiancare le imprese della produzione e della distribuzione nel raggiungimento di una maggiore efficienza» spiega Ermanno Bertelle, Training Manager di GS1 Italy. «Espressamente sviluppati per rispondere alle esigenze e alle criticità degli operatori del largo consumo e per aiutarli a migliorare competenze e performance, sono corsi già apprezzati e che, edizione dopo edizione, registrano una sempre maggiore partecipazione».

Torna (a grande richiesta) il percorso di Category management

Si avvia alla sua quarta edizione l’ECR Certified Category Management Program, da cui finora sono usciti 30 esperti certificati di questo processo di definizione e gestione di ogni categoria come unità di business, che ha rivoluzionato il mondo del largo consumo e che l’omnicanalità ha reso ancora più indispensabile sia per le imprese dell’industria sia per quelle della distribuzione, coinvolgendo diverse funzioni aziendali.
Il percorso di Category management inizierà l’11 febbraio per concludersi il 1° ottobre 2025 e si articolerà in 11 sessioni formative, parte in presenza e parte online, caratterizzate dal bilanciato mix tra teoria e pratica e da training on the job, nel corso delle quali ogni partecipante elaborerà un project work basato sulla propria esperienza aziendale. Al termine del corso, dopo una prova scritta e la discussione del project work sviluppato, i partecipanti ottengono un attestato digitale (Open Badge), con cui certificare, valorizzare e condividere le competenze acquisite.
Interamente accessibile attraverso i Fondi Paritetici Interprofessionali Nazionali per la Formazione Continua, il corso di Category management è rivolto a funzionari commerciali, responsabili punti vendita, capi reparto e addetti al marketing digitale e di prodotto per i produttori; category manager, responsabili private label, buyer e merchandiser/responsabili di sell-out per i retailer.

Supply chain collaboration fa il bis

Secondo anno di realizzazione per il Percorso certificato di Supply Chain Collaboration per la filiera del largo consumo, che nella sua prima edizione ha avuto ben 21 partecipanti. Una proposta innovativa, perché coniuga le competenze teoriche della Graduate School of Management del Politecnico di Milano con i casi reali estrapolati da progetti collaborativi realizzati in ECR. E perché rappresenta tutti gli attori della filiera del largo consumo: aziende di produzione e distribuzione e operatori della logistica.

Articolato in sette giornate in presenza tra giugno e ottobre 2025, il percorso di Supply chain collaboration proposto da GS1 Italy Servizi permette ai partecipanti di scoprire come ottimizzare i processi interni e di interfaccia attraverso la collaborazione e l’innovazione di filiera. Il percorso prevede test inframodulo e un project work finale, necessario all’ottenimento di un Open Badge che certifica le competenze acquisite in modo pratico, verificabile e spendibile professionalmente a livello internazionale nel ruolo di supply chain collaboration expert/manager in tutte le aziende della filiera del largo consumo.

Formazione su misura e direttamente in azienda

Anche per il 2025, l’Academy continua a portare i contenuti formativi “targati” GS1 Italy e GS1 Italy Servizi direttamente nelle imprese, con progetti costruiti a misura delle specifiche esigenze aziendali sia in termini di contenuti che di modalità di fruizione.

Per maggiori informazioni: https://servizi.gs1it.org/academy/

GS1 Italy Servizi dà il via all’edizione 2025 dei percorsi executive dell’Academy

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