Categoria: Pesce In Rete Pagina 38 di 926

Partenariato della pesca UE-Guinea-Bissau

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Partenariato della pesca UE-Guinea-Bissau – L’Unione Europea e la Guinea-Bissau hanno raggiunto un nuovo accordo che rafforza la gestione sostenibile delle risorse marine nell’Africa occidentale. Questo protocollo di partenariato della pesca, della durata di cinque anni, concede alle navi dell’UE l’accesso alle ricche acque della Guinea-Bissau, con un impatto significativo sull’economia locale e sull’ambiente.

Il protocollo rinnovato rappresenta un’importante pietra miliare, in linea con gli obiettivi della Guinea-Bissau per il rafforzamento del settore ittico e lo sviluppo della sua economia blu. Con l’impegno dell’UE a fornire 85 milioni di euro in cinque anni, questa collaborazione include il supporto finanziario per la gestione, il controllo e la capacità di sorveglianza della pesca in Guinea-Bissau. I proprietari delle navi dell’UE contribuiranno inoltre con il pagamento delle licenze e delle tasse di cattura, portando l’impegno finanziario complessivo a oltre 100 milioni di euro.

L’accordo si concentra su pratiche di pesca sostenibili, ampliando le opportunità per le navi dell’UE di pescare specie multiple, tra cui tonno, cefalopodi, gamberi e specie demersali. Paesi come Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Francia beneficeranno di queste opportunità di pesca, che si inseriscono in una rete più ampia di accordi ittici dell’UE in Africa occidentale.

Un elemento chiave del partenariato è il miglioramento della governance della pesca e la protezione dell’ambiente marino. La Guinea-Bissau non solo beneficerà di un supporto finanziario, ma vedrà anche rafforzate le capacità scientifiche, le competenze di sorveglianza e la creazione di posti di lavoro a livello locale. Il protocollo promette di offrire impieghi per pescatori locali e osservatori a bordo delle navi dell’UE, contribuendo alla crescita occupazionale e allo sviluppo delle competenze locali.

La lotta alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) è centrale in questo accordo. Sono state rafforzate le disposizioni sulla trasparenza e sulla protezione dei dati, assicurando che le attività di pesca vengano monitorate in modo efficace. Questo protocollo include anche il miglioramento delle condizioni di lavoro per i pescatori locali a bordo delle navi dell’UE, in linea con le priorità economiche e sociali.

Guardando al futuro, questo protocollo pone le basi per una cooperazione più forte tra l’UE e la Guinea-Bissau, promuovendo un ambiente di pesca equo e trasparente che avvantaggia tutte le parti coinvolte.

Partenariato della pesca UE-Guinea-Bissau

 

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Trasformare i rifiuti ittici in collagene di alto valore

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Trasformare i rifiuti ittici in collagene di alto valore – Una nuova ricerca della Swinburne University in Australia mette in luce un’innovazione promettente per l’industria ittica: la produzione di collagene di alto valore dai sottoprodotti del settore ittico. Guidata da Nisa Salim della School of Engineering della Swinburne e supportata dal governo dello stato di Victoria, il progetto esplora un metodo sostenibile per estrarre collagene dai materiali di scarto, offrendo un’alternativa etica alle fonti animali.

L’industria ittica è nota per generare grandi quantità di rifiuti, tra cui pelle di pesce, ossa e squame. Questi rifiuti spesso finiscono in discarica o vengono scaricati negli oceani, contribuendo a problematiche ambientali come la riduzione dei livelli di ossigeno e l’alterazione degli ecosistemi marini. Solo in Australia, circa 90.000 tonnellate di rifiuti ittici finiscono ogni anno nelle discariche. La ricerca di Salim offre una nuova via per trasformare questi rifiuti in una risorsa preziosa.

Il collagene è una proteina molto richiesta in vari settori, dalla cosmetica e farmaceutica fino all’alimentare e ai trattamenti medici. Tradizionalmente, il mercato è stato dominato da collagene di origine animale, ma la crescente attenzione verso alternative etiche e sostenibili ha creato la domanda per soluzioni innovative. Con questa ricerca, il collagene derivato dai sottoprodotti ittici potrebbe presto soddisfare questa domanda. Si prevede che il mercato globale del collagene crescerà significativamente, con stime che indicano un aumento da 5 miliardi a 8 miliardi di dollari entro i prossimi cinque anni.

Il metodo sviluppato da Salim rappresenta una soluzione ecologica, in linea con i principi dell’economia circolare. Riproporre i sottoprodotti ittici offre un duplice vantaggio: ridurre i rifiuti e creare una risorsa redditizia per diversi settori. Il progetto dimostra anche potenziali vantaggi economici, soprattutto per le comunità costiere che dipendono dall’industria della pesca. La capacità di generare nuove fonti di reddito dai materiali di scarto potrebbe trasformare il settore, garantendo sostenibilità ambientale e crescita economica.

In collaborazione con l‘End Food Waste Cooperative Research Centre, il team prevede di esplorare ulteriormente le applicazioni commerciali di questa tecnologia. I primi test hanno dimostrato che il collagene derivato dai rifiuti ittici soddisfa gli alti standard richiesti per l’uso sia nell’industria alimentare che cosmetica. Con test di fattibilità e valutazioni di mercato in corso, il futuro del collagene ottenuto dai sottoprodotti della pesca sembra promettente.

Mentre le industrie globali danno sempre più priorità alla sostenibilità, innovazioni come questa potrebbero servire da modello per ridurre l’impatto ambientale e massimizzare l’efficienza delle risorse. Il passaggio dalle fonti tradizionali di collagene a quelle derivate dai sottoprodotti ittici rappresenta una soluzione vantaggiosa sia per il pianeta che per l’economia.

Trasformare i rifiuti ittici in collagene di alto valore

 

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Norvegia sigla accordo per esportare prodotti acquacoltura in Brasile

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Norvegia sigla accordo per esportare prodotti acquacoltura in Brasile – La Norvegia ha ufficialmente siglato un accordo di esportazione con il Brasile, consentendo ai prodotti dell’acquacoltura norvegese, incluso il salmone, di entrare nel mercato sudamericano. Questo sviluppo cruciale arriva dopo anni di negoziazioni avviate nel 2021 e rappresenta un passo importante per il settore ittico norvegese. L’Autorità norvegese per la sicurezza alimentare (Mattilsynet) ha confermato che inizierà a rilasciare certificati sanitari per i prodotti dell’acquacoltura destinati al Brasile. Questi prodotti includono varie forme di conservazione, dai filetti freschi al pesce affumicato.

Questo accordo offre enormi potenzialità per gli esportatori norvegesi. Storicamente, la Norvegia in Brasile ha esportato principalmente seppie. Con questa nuova opportunità, il salmone norvegese entrerà in competizione diretta con i prodotti cileni nel vasto mercato brasiliano. Il Brasile è infatti il secondo maggior importatore di salmone cileno dopo gli Stati Uniti, rendendolo un mercato chiave per i produttori di salmone a livello internazionale.

Il momento è particolarmente favorevole per la Norvegia. Nei primi sette mesi del 2024, il Cile ha esportato 86.074 tonnellate di salmone in Brasile, per un valore di 560 milioni di dollari. Nonostante questo volume significativo, il mercato statunitense ha registrato un calo del 10% nelle importazioni di salmone cileno nello stesso periodo, creando così un’opportunità per i produttori norvegesi di sfruttare i cambiamenti nel panorama del mercato.

Mattilsynet ha delineato un processo semplificato per le aziende norvegesi interessate a esportare in Brasile. L’autorità ha iniziato a certificare queste esportazioni dal 15 settembre, segnando l’inizio di un nuovo capitolo nel commercio ittico norvegese. Questo accordo offre alla Norvegia l’accesso a un mercato di oltre 200 milioni di persone, garantendo una concorrenza agguerrita ma anche un enorme potenziale di crescita per il suo settore dell’acquacoltura.

Norvegia sigla accordo per esportare prodotti acquacoltura in Brasile

 

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Federpesca. Continua Linea Blu Discovery

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Federpesca. Continua Linea Blu Discovery – Continua il viaggio nel mondo della pesca italiana! Appuntamento a questo sabato, 21 settembre, ore 14.00 su Rai 1 per la seconda puntata di Linea Blu Discovery. A condurre il programma ritroveremo Fabio Gallo e Giulia Capocchi, che verranno guidati nel loro viaggio dagli uomini e dalle donne di Federpesca, la Federazione Nazionale delle imprese di Pesca che dal 1961 rappresenta e tutela gli armatori e le imprese della pesca italiana.

“La prima puntata di sabato scorso ha registrato 1.764.000 spettatori con il 13,6% di share. Un record assoluto, di cui siamo orgogliosi e che conferma la nostra intuizione di voler avvicinare i cittadini ad un comparto poco conosciuto attraverso il racconto concreto di un importante settore produttivo del Paese che merita la dignità che gli spetta” ha dichiarato la Direttrice di Federpesca, Francesca Biondo.

La seconda puntata di Linea Blu Discovery unirà Marche e Calabria. Fabio Gallo sarà a San Benedetto del Tronto, borgo marinaro che ha scritto la storia della pesca oceanica. Dopo aver raccontato la tecnica a circuizione per la pesca di alici e sardine, parlerà con una Docente universitaria e biologa dell’Università Politecnica delle Marche di come i cambiamenti climatici stiano avendo un forte impatto sulla diminuzione di questa risorsa ittica e come sia oggi imperativa la collaborazione con i pescatori per trovare soluzioni efficaci. Infine, si parlerà di come il nuovo corso di laurea in gestione della pesca che sarà avviato a San Benedetto del Tronto possa essere uno stimolo per tanti giovani a scoprire e avvicinarsi al mondo della pesca come settore dove poter costruire un futuro di soddisfazioni. Giulia Capocchi sarà invece a Bagnara Calabra, un territorio in cui i monti si gettano a strapiombo nelle acque cristalline del Mediterraneo e in cui la pesca del pesce spada è stata il motore della crescita della marineria. Scoprirà la feluca, tecnica antica e affascinante per la cattura del pesce spada, che ha da sempre promosso selettività, stagionalità e rispetto della risorsa. Attraverso l’incontro con una “bagnarota”, scoprirà come le donne della pesca siano una colonna portante della marineria, capaci ancora oggi, attraverso pescherie mobili, di un continuo sviluppo del comparto ittico per l’economia locale e di valorizzazione del pescato.

Il programma nasce dalla collaborazione tra RAI, TvCom e Federpesca, con il contributo del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. In tre puntate, i conduttori incontreranno i pescatori, li seguiranno nel loro lavoro per mostrare al pubblico la grande ricchezza dei nostri mari e le diverse tecniche di pesca. Racconteranno le loro tradizioni, i progetti per la salvaguardia dell’ambiente, i territori, assaggeranno i piatti tipici della loro cucina, percorreranno tutta la filiera che fa del nostro pescato una vera e propria eccellenza italiana. Per scoprire un settore capace di sapersi innovare per accogliere le sfide odierne e trasformarle in opportunità.

Federpesca. Continua Linea Blu Discovery

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L’impatto del cambiamento climatico sugli stock ittici giapponesi

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L’impatto del cambiamento climatico sugli stock ittici giapponesi – L’industria della pesca in Giappone, un tempo una potenza globale, affronta sfide senza precedenti a causa degli effetti continui del cambiamento climatico. Negli ultimi dieci anni, le catture di specie chiave come il saury del Pacifico e il calamaro volante giapponese sono crollate a minimi storici. I dati della National Pacific Saury Stick Net Fishery Cooperative rivelano un modesto aumento del 36% nelle catture di saury nel 2023 rispetto all’anno precedente, ma questa cifra rimane molto inferiore alla media storica. Nel 2023, il Giappone ha sbarcato solo 9.525 tonnellate metriche di saury, un netto calo rispetto alle 350.000 tonnellate registrate nel 2008.

The Fisheries Research and Education Agency (FRA) sottolinea che la temperatura superficiale del mare gioca un ruolo cruciale nella distribuzione del saury. Questi pesci preferiscono acque intorno ai 15°C, e quando le temperature costiere giapponesi aumentano, il saury viene spinto a nord, in acque internazionali più fresche al di fuori della zona economica esclusiva (ZEE) del Giappone. In queste aree, viene maggiormente pescato dalle flotte cinesi e taiwanesi, riducendo la disponibilità per i pescatori giapponesi.

Anche il calamaro volante giapponese, un’altra specie fondamentale per il settore ittico del Paese, registra significativi cali. La previsione a lungo termine della FRA per il 2024 indica catture di calamari ancora più basse rispetto agli ultimi anni. I dati delle indagini condotte tra giugno e luglio 2024 mostrano un calo significativo nella cattura per unità di sforzo (CPUE), con una media di soli 0,38 calamari catturati all’ora, rispetto alla media quinquennale di 5,95 calamari. Questi numeri riflettono una realtà difficile per i pescatori di calamari in Giappone, che affrontano pressioni simili a quelle dei pescatori di saury.

Mentre le specie di acque fredde soffrono l’aumento delle temperature oceaniche, le specie di acque calde stanno espandendo i loro areali verso nord. Il pesce palla, un tempo pescato prevalentemente vicino a Fukuoka, nel sud del Giappone, viene ora trovato in concentrazioni maggiori vicino a Hokkaido. Tra il 2011 e il 2021, gli sbarchi a Hokkaido sono aumentati di oltre sette volte. Altre specie come lo sgombro, lo sgombro cavallo e il ricciola vengono ora trovate più a nord che mai, alterando il panorama dell’industria della pesca in queste regioni.

La Japan’s Fisheries Agency ha riconosciuto per la prima volta l’impatto diretto del cambiamento climatico sugli stock ittici nel suo Libro Bianco sulla Pesca del 2018. L’aumento delle temperature oceaniche sta alterando in modo permanente la distribuzione delle specie marine, con conseguenze a lungo termine per l’industria della pesca. Le cooperative e i mercati ittici del Giappone settentrionale devono ora adattarsi per gestire specie meno conosciute dai consumatori, affrontando al contempo la possibilità che alcune specie storicamente significative non ritornino mai ai livelli precedenti.

Questa trasformazione degli ecosistemi marini richiede innovazione e resilienza da parte dell’industria della pesca giapponese. Mentre le specie tradizionali diminuiscono, sorgono nuove opportunità, ma questi cambiamenti richiedono un’adattamento rapido. La sfida continua è non solo gestire risorse sempre più scarse, ma anche anticipare e navigare un ambiente marino in trasformazione.

L’impatto del cambiamento climatico sugli stock ittici giapponesi

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