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Consumi 2025, l’Italia spende di più ma cambia il carrello

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La Nota di aggiornamento sui consumi delle famiglie 2025 diffusa da Confcommercio fotografa un’Italia che spende di più, ma con margini ridotti per le scelte discrezionali. La spesa reale pro capite è stimata in 22.114 euro, +239 euro rispetto al 2024, con una crescita dei consumi dell’1% in termini reali. Il dato resta tuttavia al di sotto dei livelli pre-crisi 2007.

All’interno della spesa totale, la voce “pasti in casa e fuori casa” raggiunge i 5.097 euro pro capite. Di questi, 3.395 euro sono destinati ad alimentari e bevande a casa, in flessione strutturale, mentre 1.702 euro ai pubblici esercizi, con un recupero che porta la quota al 7,7% del budget familiare. Un segnale chiaro: il fuoricasa torna a crescere, pur senza aver colmato il divario con i livelli pre-pandemici.

Determinante è il peso delle spese obbligate, che nel 2025 salgono al 42,2% del totale, pari a oltre 9.300 euro pro capite. Abitazione, assicurazioni, carburanti ed energia sottraggono risorse alla spesa “commercializzabile”, imponendo alle famiglie scelte più selettive e pragmatiche.

Per la filiera ittica, il quadro presenta opportunità e vincoli. Nel canale retail, la riduzione del consumo domestico impone assortimenti funzionali: confezioni porzionate, prodotti ready-to-cook, shelf-life estesa. Le famiglie premiano l’utilità e riducono lo spreco, ma restano disposte a riconoscere valore ad attributi come origine certificata, sostenibilità e praticità.

Nel fuoricasa, il recupero dei pubblici esercizi richiede strategie di menu engineering basate su una doppia leva: piatti di punta ad alto margine e proposte accessibili in grado di garantire frequenza di consumo. La valorizzazione delle specie locali e stagionali rafforza identità e competitività, soprattutto nelle aree a vocazione turistica, dove la spesa per tempo libero e viaggi mostra segnali di dinamismo.

In prospettiva, il 2025 conferma una polarizzazione: famiglie vincolate dalle spese obbligate e, al tempo stesso, desiderose di esperienze di qualità nel tempo libero. Per il settore ittico, intercettare questo equilibrio significa ripensare assortimenti e proposte gastronomiche, coniugando convenienza, fiducia e identità territoriale.

La Nota di aggiornamento sui consumi delle famiglie 2025 di Confcommercio evidenzia un’Italia che cresce lentamente nei consumi, ma con il 42,2% del budget assorbito da spese obbligate. Per la filiera ittica la sfida è duplice: utilità e valore certificato nel retail, identità e margini costruiti nel fuoricasa.

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Tre giorni T.I.D.E.: idee, prodotti e priorità per il turismo del mare

Tre giorni T.I.D.E.: idee, prodotti e priorità per il turismo del mare

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Tutto è andato secondo programma. Per tre pomeriggi Mazara del Vallo ha fatto da cantiere aperto del progetto T.I.D.E. – Tradition, Inclusivity, Diversification, and Ecotourism for Sustainable Seas, dove pescatori, imprese, associazioni e nuovi aspiranti operatori hanno messo sul tavolo esperienze, criticità e visioni. Il risultato è stato un dialogo concreto che ha unito il sapere del mare con le esigenze del mercato e dell’accoglienza.

Accanto al lavoro di co-progettazione, gli incontri hanno dato spazio a sapori e identità locali: il Ritunnu salatau rattatu de La Tramontana, le olive verdi da aperitivo di Sicily Food Belice Valley, la pasta Donna Titì, i vini Terre Siciliane, l’olio Sicilian Nonni, i dolci de Le torte di Cati e la Colatura di Gambero Rosso® di Mazara del Vallo. Prodotti che non sono semplici “comparse”, ma tasselli di un racconto di destinazione: arricchiscono l’esperienza del visitatore e accompagnano anche le uscite in barca con qualità riconoscibile e narrazioni autentiche.

Dal confronto sono emerse con chiarezza alcune priorità operative indicate da chi già lavora sul campo. La prima riguarda l’accessibilità locale: servono collegamenti agili tra strutture ricettive e punti di imbarco, soluzioni di micro-mobilità o navette dedicate, segnaletica e informazioni unificate per rendere semplice e fluido l’arrivo del turista al mare. La seconda è la messa in rete della filiera: operatori nautici, guide, ristorazione, produttori, artigiani e strutture ricettive chiedono di cooperare in modo stabile, condividendo calendari, standard di qualità e strumenti comuni di promozione e prenotazione. Terza priorità, la valorizzazione coordinata delle coste siciliane: non solo singole esperienze, ma un sistema di offerte integrate capace di aumentare l’attrattività complessiva del territorio, allungare la stagione e distribuire i flussi in modo sostenibile.

Queste indicazioni non restano appunti di lavoro: diventano la bussola per le prossime tappe del percorso. T.I.D.E. prosegue nel raggiungimento del suo obiettivo: costruire e consolidare un turismo costiero autentico, inclusivo e rigenerativo, che sappia valorizzare le comunità locali, le competenze del mare e le eccellenze siciliane, traducendo le idee emerse in pacchetti esperienziali pronti per il mercato.

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Pesca sportiva e pesca commerciale: due mondi complementari uniti dalla sostenibilità

Pesca sportiva e pesca commerciale: due mondi complementari uniti dalla sostenibilità

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La pesca, in tutte le sue forme, rappresenta molto più di un’attività legata al mare: è cultura, tradizione, socialità ed economia. Due volti che sembrano distanti – la pesca sportiva e quella commerciale – sono in realtà legati da un filo comune: la passione per il mare e la responsabilità di tutelarne le risorse.

La pesca sportiva, praticata da migliaia di appassionati in tutta Italia, non è soltanto un hobby ma un’esperienza di vita che unisce attesa, emozione e condivisione. Chi la pratica sa che la cattura non è l’unico fine: la vera ricompensa è nel contatto diretto con la natura, nella capacità di leggere i segnali del mare e nella possibilità di socializzare con altri appassionati. In questo senso, realtà come l’A.S.D. GAM Pesca Sportiva Messina dimostrano quanto il movimento sia radicato e capace di promuovere non solo la tecnica ma anche valori di aggregazione e rispetto ambientale.

“Per noi la pesca sportiva non è soltanto competizione – afferma Michele Ricosta, presidente dell’A.S.D. GAM – ma un percorso di crescita che insegna disciplina, rispetto per il mare e attenzione alle specie. Educare i giovani a queste pratiche significa garantire un futuro sostenibile non solo per lo sport, ma per tutta la comunità”.

A sottolineare il legame tra sport e sostenibilità è anche Tony Panico, Campione del Mondo di Drifting e presidente del Vesuvio Fishing Club: “Lo sport della pesca è emozione pura, ma oggi non può prescindere da un approccio responsabile. Il rispetto delle taglie, la salvaguardia delle specie e la consapevolezza che il mare è una risorsa limitata devono essere la base su cui costruire il futuro di questa disciplina. Solo così la pesca sportiva può camminare accanto a quella professionale, in un percorso comune di sostenibilità”.

Dall’altro lato, la pesca commerciale costituisce la base economica e culturale di intere comunità costiere. I pescatori professionali vivono il mare come risorsa primaria di sostentamento e si confrontano quotidianamente con sfide cruciali: garantire un reddito stabile, valorizzare il pescato locale e allo stesso tempo rispettare le regole di sostenibilità. Non si tratta soltanto di una necessità normativa, ma di un principio che oggi condiziona la competitività stessa del settore, sempre più attento alle certificazioni, alle buone pratiche e alla tracciabilità.

Seppur diversi negli obiettivi – la ricerca della cattura emozionale per gli sportivi, il sostegno economico per i professionisti – i due mondi condividono un elemento chiave: la consapevolezza che il mare non è una risorsa infinita. Da qui nasce la responsabilità comune di rispettare le specie, le taglie minime, i periodi di riproduzione, così come l’adozione di pratiche a basso impatto sugli ecosistemi.

Il dialogo tra pesca sportiva e pesca professionale può e deve trasformarsi in una sinergia. La prima ha la capacità di diffondere una cultura di rispetto e sensibilizzazione, soprattutto tra i giovani. La seconda porta con sé secoli di tradizione, conoscenze tecniche e un ruolo strategico nell’economia nazionale ed europea. Insieme, rappresentano due facce della stessa medaglia: una passione che diventa lavoro, un mestiere che non può prescindere dall’amore per il mare.

Guardando al futuro, la sfida comune sarà quella di continuare a coniugare emozione e professionalità, passione e responsabilità. Solo così la pesca, in tutte le sue forme, potrà garantire la continuità di un patrimonio che appartiene non solo a chi la pratica, ma all’intera società.

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EUMOFA report on preserved anchovies: tradition shaping the European seafood chain

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The latest EUMOFA analysis on preserved anchovies offers a clear picture of how tradition continues to shape the European seafood value chain. The comparison between Italy, Spain and Croatia reveals different approaches, all driven by the same goal: transforming a humble Mediterranean fish into an economic and cultural resource.

Italy: craftsmanship as a cultural brand

In Italy, preserved anchovies remain strongly linked to artisanal know-how. Salting, maturation and manual filleting are still central, ensuring a perception of authenticity that the market rewards. Even the evolution of packaging — from wood and terracotta to glass jars and tins — reflects the balance between innovation and heritage. For Italian companies, preserved anchovies are more than a product: they are a cultural brand reinforcing the positioning of Mediterranean fisheries.

Spain: synergy between tradition and industry

Spain has built a different model where artisanal tradition coexists with large-scale industry. Manual salting and filleting are the foundation, but integrated into an industrial process able to support exports and global distribution. This model shows how cultural heritage can merge with industrial efficiency, ensuring international competitiveness without losing gastronomic roots.

Croatia: Adriatic identity and resilience

In Croatia, anchovy preservation is closely tied to the Adriatic and the historical need for coastal communities to ensure food security. Salting and aging were once survival strategies but have become markers of national identity. Today, despite a smaller production scale compared to Italy and Spain, these practices contribute to a distinctive presence in the European seafood market.

A shared Mediterranean heritage

Across these countries, a common thread emerges: preserved anchovies are not just food products but carriers of collective memory and strategic assets for the seafood chain. Italy highlights craftsmanship, Spain demonstrates industrial integration, and Croatia preserves cultural resilience. Together, they show how the Mediterranean unites local practices with a shared European perspective.

For EUMOFA, the interest goes beyond tradition. Studying products like preserved anchovies helps understand how the seafood sector can combine identity, competitiveness and innovation. In today’s European market, where demand for authenticity and traceability is rising, these local specificities become strategic levers to strengthen the value of Mediterranean fishery products.

The EUMOFA study confirms that preserved anchovies are a perfect example of how the Mediterranean seafood chain blends cultural heritage with market potential. Italy, Spain and Croatia showcase different yet complementary models, proving the potential of a European strategy that values local identitiesSubscribe to the Pesceinrete weekly newsletter to receive exclusive seafood industry news and insights.

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Arabia Saudita. Ittico in crescita tra Vision 2030 e hi-tech

Arabia Saudita. Ittico in crescita tra Vision 2030 e hi-tech

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Il mercato ittico dell’Arabia Saudita ha raggiunto i 3,3 miliardi di dollari nel 2024 e, secondo le stime, arriverà a 4,3 miliardi entro il 2033, con una crescita media annua del 2,5% tra il 2025 e il 2033.

La traiettoria di sviluppo è parte integrante di Vision 2030, il piano strategico nazionale lanciato nel 2016 dal principe ereditario Mohammed bin Salman. L’obiettivo è ridurre la dipendenza dal petrolio e rafforzare settori alternativi come turismo, energie rinnovabili e filiere alimentari. Nel comparto ittico la Vision ha fissato un traguardo chiaro: raggiungere 600.000 tonnellate annue di produzione acquicola entro il 2030, rispetto a una capacità che nel 2018 era di appena 80.000 tonnellate.

L’acquacoltura rappresenta il motore della crescita. Nel 2024 la produzione ha superato le 450.000 tonnellate e la proiezione al 2033 è di oltre 800.000 tonnellate. Per sostenere questo salto, il governo saudita ha avviato un piano di investimenti da 4,7 miliardi di dollari, che include hatchery hi-tech, sistemi RAS, gabbie offshore e certificazioni di qualità come il marchio nazionale SAMAQ.

Parallelamente, la domanda interna evolve. I consumatori sauditi chiedono proteine più salutari, ricche di omega-3, e formati pratici per il consumo domestico. La distribuzione moderna – dai banchi frozen e chilled dei supermercati all’e-grocery – sta accelerando l’accesso a prodotti pronti e confezionati in modo innovativo. La sostenibilità, confermata come priorità anche a livello globale, spinge l’adozione di pratiche efficienti e tracciabili lungo tutta la filiera.

Per l’Italia si aprono prospettive concrete. Il know-how nazionale in hatchery, automazione, packaging sostenibile e trasformazione a valore aggiunto è in linea con le priorità saudite. Non si tratta soltanto di esportare prodotti, ma di proporre partnership industriali e tecnologiche in grado di contribuire alla competitività del settore locale.

Il mercato ittico dell’Arabia Saudita cresce con una traiettoria ordinata ma ambiziosa. Vision 2030 e tecnologia stanno ridisegnando la filiera, offrendo all’Italia la possibilità di inserirsi come partner industriale e innovativo.

Foto: National Aquaculture Group (NAQUA)

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