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Merluzzo, l’Italia tra consumi in crescita e dipendenza dalle importazioni

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L’ultimo case study EUMOFA mette in evidenza una realtà ormai consolidata: l’Italia è uno dei principali mercati europei per il merluzzo, ma non dispone di stock propri e deve affidarsi in larga parte alle importazioni.

Il consumo di questa specie, che nel nostro Paese affonda le radici nella tradizione gastronomica del baccalà e dello stoccafisso, si è evoluto negli ultimi anni, adattandosi alle abitudini moderne. Oggi i filetti congelati e i prodotti trasformati a base di merluzzo sono una presenza costante nei supermercati italiani, segno di un apprezzamento che va oltre la stagionalità e tocca ogni fascia di consumo.

Secondo EUMOFA, i flussi che alimentano questo mercato provengono quasi interamente dal Nord Atlantico. La Norvegia è il partner più importante, in grado di garantire continuità e qualità, grazie a una gestione sostenibile degli stock che ha reso il merluzzo norvegese un marchio di affidabilità in tutta Europa. Il Norwegian Seafood Council, che monitora costantemente questi trend, conferma l’Italia come uno dei mercati più dinamici e ricettivi, con una domanda stabile e diversificata.

Il quadro che emerge è quello di un Paese che consuma molto, ma che resta fortemente dipendente dall’estero. Una dipendenza che può rappresentare una vulnerabilità se le rotte globali si fanno più instabili, ma che al tempo stesso diventa un’opportunità quando il legame con fornitori come la Norvegia garantisce sicurezza e continuità.

L’Italia, dunque, non è produttore di merluzzo ma resta uno snodo cruciale della filiera europea: un mercato in cui tradizione e modernità convivono, e che trova nel Nord Atlantico la chiave per soddisfare la propria domanda.

Foto: Norwegian Seafood Council

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Creatività nel settore ittico: da strumento di marketing a leva strategica

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Nel dibattito economico globale, la creatività è sempre più vista come motore di valore. Anche il settore ittico si trova oggi a dover affrontare questa sfida: la creatività non è più una dimensione accessoria, ma un fattore determinante per rafforzare la reputazione, costruire fiducia e distinguersi in un mercato competitivo.

Perché la creatività è diventata urgente

A Milano, durante l’ultima edizione di Creativity4Better, esperti internazionali hanno evidenziato come innovazione, narrazione e inclusione siano leve in grado di trasformare le aziende in organizzazioni resilienti. Una lezione che riguarda da vicino la filiera ittica.

Il consumatore contemporaneo, infatti, non si accontenta della qualità intrinseca del prodotto. Vuole conoscere la provenienza, i processi di lavorazione, l’impatto ambientale e sociale delle produzioni. In questo contesto, la creatività nel settore ittico è chiamata a costruire un racconto coerente e verificabile, capace di affiancare i dati alla capacità di coinvolgere emotivamente.

Storytelling e packaging: quando la forma diventa sostanza

Negli ultimi anni alcuni player della filiera hanno già sperimentato con successo percorsi narrativi. Pensiamo al caso delle aziende di conserve spagnole che hanno puntato su packaging distintivi e storytelling territoriale, trasformando un prodotto tradizionale in un oggetto di lifestyle.

Anche in Italia emergono segnali interessanti. Alcune cooperative siciliane hanno valorizzato la storia dei pescatori e la tracciabilità delle catture come elementi centrali della comunicazione. Qui la creatività non è decorazione, ma strumento operativo per trasmettere trasparenza e identità culturale.

Accessibilità e fiducia: non più opzioni

La spinta verso l’inclusione e l’accessibilità non riguarda solo le big tech, ma investe anche il settore agroalimentare. Etichette leggibili, informazioni chiare sul metodo di pesca e indicazioni pratiche di utilizzo diventano fattori competitivi.

Il packaging inclusivo, ad esempio, non serve solo a rispondere a requisiti normativi, ma amplia il bacino di consumatori, rafforza la fiducia e riduce i rischi di incomprensione. Nel settore ittico, dove trasparenza e sicurezza alimentare restano temi centrali, la creatività diventa un supporto per rafforzare la fiducia del consumatore..

Dal digitale al banco del pesce: continuità necessaria

La comunicazione non si gioca più su un unico canale. La filiera ittica deve saper integrare strategie digitali, campagne social e presenza fisica nei punti vendita. Video brevi che mostrano il lavoro a bordo, QR code che rimandano a schede dettagliate, narrazioni coordinate tra online e scaffale della GDO: tutto questo contribuisce a creare un’esperienza coerente.

Un consumatore che riconosce il marchio sullo smartphone e poi lo ritrova al banco, con le stesse informazioni chiare e rassicuranti, è più incline alla scelta e al riacquisto. Senza questa continuità, la fiducia si interrompe e l’investimento comunicativo perde efficacia.

Un’agenda per il futuro della filiera

Trasformare queste intuizioni in pratica richiede metodo. La creatività nel settore ittico deve poggiare su tre pilastri: governance dei messaggi lungo tutta la filiera, misurazione dei risultati e investimenti mirati in competenze.

Non servono grandi campagne spot, ma progetti continuativi che parlino di sostenibilità reale, sicurezza alimentare, innovazione nei processi e valore delle comunità locali. Il settore ha storie autentiche e potenti, ma spesso disperse. Organizzarle, raccontarle e sostenerle con dati certificati è oggi la vera sfida competitiva.

La lezione che arriva dal confronto internazionale sulla comunicazione è chiara: creatività, inclusione e narrazione non sono slogan, ma strumenti strategici. Per il settore ittico, il tempo delle sperimentazioni isolate è finito. È il momento di adottare un linguaggio comune, credibile e accessibile, che sappia raccontare la forza della filiera e al tempo stesso generare valore per le imprese, per i territori e per i consumatori.

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Regione Siciliana: bando da 3 milioni per i porti di pesca

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Al via bando da 3 milioni di euro per il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi nei porti di pesca e nei luoghi di sbarco. Il provvedimento, che prevede finanziamenti fino a 1,5 milioni di euro per ogni progetto, si rivolge ai Comuni, alle Autorità di sistema portuale del mare e ai gestori di porti di pesca.

“Questo bando è una risposta concreta alle sfide quotidiane delle marinerie siciliane che da anni chiedono strutture adeguate per lavorare in sicurezza e garantire al consumatore un prodotto di qualità – dice l’assessore all’Agricoltura e alla Pesca Luca SammartinoCon questo intervento, vogliamo non solo potenziare le infrastrutture, ma anche spingere l’innovazione tecnologica per rendere sempre più moderno e sostenibile il settore”.

Il bando rientra nell’ambito del Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (Feampa) 2021-2027 e mira a investire risorse in porti di pesca esistenti e in nuovi luoghi di sbarco. Si intende migliorare la tracciabilità delle produzioni, potenziare la gestione delle attività di pesca e ridurre l’impatto ambientale, mentre vengono garantite migliori condizioni di lavoro e sicurezza per gli operatori. Il fine è rafforzare la competitività del settore siciliano, che si inserisce nel quadro degli obiettivi europei di sostenibilità e innovazione.

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Italo-Libyan Joint Fishing Venture: Jisr Almutawasit

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With the birth of Jisr Almutawasit Company, the Italo-Libyan joint fishing venture takes on the contours of a strategic project that goes beyond simple industrial cooperation. The joint venture was established through a presidential decree of the Libyan Government of National Unity and was officially presented with the support of Ambassador Gianluca Alberini and Dr. Fabio Giudice, head of the Economic Office, alongside Nicola Giacalone, owner of Medina Srl in Mazara del Vallo.

The project, which has been welcomed and praised by the Libyan Minister of Fisheries, stems from the collaboration between Medina and Al Robyan Fishing Company of Misurata. The agreement marks a turning point in Mediterranean cooperation, connecting an Italian company with established international experience and a Libyan partner eager to align its fishing sector with global standards.

The new company will not be limited to commercial fishing. A broad research and development program is planned, with the transfer to Libya of the most advanced technologies owned by Medina, holder of the Rosso di Mazara brand. Among the innovations are the recovery of crustacean waste for the production of chitosan, a key substance in the biomedical field, and the extraction of hyaluronic acid from tuna eyes, a valuable component for cosmetics and medicine.

In this area, the Italo-Libyan joint fishing venture can make a tangible impact: reducing waste, increasing traceability, and generating new upstream and downstream production chains. This path may have effects not only on fish markets but also in collateral sectors such as biotechnology, pharmaceuticals, and cosmetics. A perspective that gives the Mediterranean a central role as a shared space of innovation and sustainable development.

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Omega-3 e zinco: la nuova frontiera nell’alimentazione del salmone

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Un recente progetto di ricerca guidato da Nofima ha dimostrato che omega-3 e zinco nell’alimentazione del salmone costituiscono un binomio essenziale per garantire robustezza, adattabilità e qualità del filetto.

Nutrienti in sinergia

Gli scienziati hanno analizzato il ruolo delle interazioni nutrizionali, mettendo in evidenza due aspetti chiave: da un lato la sinergia tra zinco e omega-3 EPA e DHA, dall’altro l’importanza di colesterolo e grassi saturi. Questi ultimi, spesso associati a rischi per la salute umana, sono risultati invece cruciali per la consistenza e la colorazione del filetto di salmone.

Nini Sissener, ricercatrice Nofima, ha ricordato che il passaggio da olio e farina di pesce a oli vegetali nei mangimi ha ridotto il livello di grassi saturi e colesterolo. Le prove sperimentali hanno mostrato conseguenze dirette: filetti meno compatti, con maggior perdita di liquidi in fase di scongelamento e con una colorazione rossa attenuata.

Zinco e omega-3: fondamentali dalla fase giovanile

Nella fase di acqua dolce, i salmoni giovani hanno mostrato benefici significativi con livelli adeguati di zinco e omega-3: maggiore densità ossea, migliore cicatrizzazione cutanea e crescita più equilibrata. La presenza di omega-3 favorisce anche l’assimilazione dello zinco, confermando la natura sinergica di questo rapporto.

Per gli allevamenti a terra, il 6% di omega-3 sugli acidi grassi totali risulta sufficiente. Ma nelle gabbie marine, dove i pesci affrontano stress ambientali maggiori, le esigenze cambiano. Qui, un apporto più elevato di omega-3 ha portato a performance migliori: salmoni alimentati con l’11% di omega-3 hanno ripreso a nutrirsi più rapidamente dopo la disinfestazione rispetto a quelli con il 6,5%.

Implicazioni per la filiera

Secondo Bente Ruyter, senior scientist di Nofima, le interazioni nutrizionali influenzano aspetti chiave: dalla salute della pelle al metabolismo energetico, fino alla capacità di adattarsi a condizioni ambientali difficili. Mari più caldi, aumento dei pidocchi di mare e nuove tecniche di produzione richiedono salmoni più resilienti, e la nutrizione rappresenta lo strumento principale per raggiungere questo obiettivo.

Il progetto, finanziato dal Fondo Norvegese per la Ricerca sui Prodotti Ittici (FHF), ha coinvolto numerosi partner accademici e industriali, tra cui l’Istituto di Ricerca Marina, l’Università Norvegese di Scienze della Vita, l’Università di Göteborg e aziende leader come Skretting e Biomar. Le conclusioni offrono al settore indicazioni pratiche per formulare mangimi che coniughino benessere animale, resa produttiva e qualità commerciale.

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