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Accordo OMC sui sussidi pesca: Confeuro plaude alla svolta

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“Accogliamo con favore l’entrata in vigore dell’Accordo dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) sui sussidi alla pesca, un risultato storico che arriva dopo una lunga gestazione e complesse trattative multilaterali. Si tratta di un importante passo avanti per la salvaguardia degli oceani e per la promozione di una pesca più equa e sostenibile”, dichiara Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro.

“Noi sosteniamo con convinzione l’applicazione di questo accordo, che pur non essendo ancora stato recepito da tutti i Paesi interessati, rappresenta comunque una svolta fondamentale per il settore ittico e per l’ambiente marino. Siamo particolarmente d’accordo sul principio di base che prevede l’eliminazione dei sussidi destinati alle attività di pesca eccessiva che gravano su stock ittici già sovrasfruttati, o che si svolgono in acque internazionali, dove la regolamentazione è spesso debole, frammentata o del tutto assente”, prosegue Tiso.

“È un segnale importante anche sul piano ambientale: tutelare gli oceani significa salvaguardare uno dei principali polmoni del pianeta. Rafforzare la pesca sostenibile non è solo una scelta responsabile, ma una necessità per garantire la sicurezza alimentare, la biodiversità marina e il futuro stesso delle comunità costiere. Questo accordo dunque va nella giusta direzione e auspichiamo che tutti i Paesi ancora mancanti si impegnino presto a ratificarlo, per contribuire in maniera concreta alla costruzione di un sistema globale della pesca che sia davvero sostenibile, trasparente e rispettoso delle risorse naturali”, conclude Tiso.

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L’UE accoglie con favore l’entrata in vigore dell’accordo OMC sui sussidi alla pesca

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L’entrata in vigore dell’accordo World Trade Organization’s (Organizzazione Mondiale del Commercio – OMC) sui sussidi alla pesca segna un passaggio storico che ridisegna il quadro internazionale delle politiche di sostegno al settore. Dopo oltre vent’anni di intensi negoziati multilaterali, l’intesa assume un valore cruciale per la gestione sostenibile delle risorse marine, introducendo norme vincolanti che mirano a ridurre gli incentivi dannosi e a promuovere pratiche di pesca più responsabili.

La Commissione Europea ha accolto con favore il traguardo, sottolineando come la nuova cornice normativa rappresenti un tassello fondamentale del suo impegno per la protezione degli oceani e per l’attuazione dell’European Ocean Pact. Il divieto di sovvenzioni che alimentano la pesca illegale, non regolamentata e non dichiarata (IUU), insieme alla soppressione degli aiuti destinati alle attività nelle acque internazionali prive di un regime di gestione, costituisce il cuore dell’accordo.

Un ulteriore passo riguarda le specie già in condizioni di sovrasfruttamento: i nuovi criteri limiteranno il sostegno pubblico per evitare che fondi statali aggravino la pressione sugli stock vulnerabili. Questo punto è particolarmente sensibile per le marinerie europee e mediterranee, chiamate a confrontarsi con la necessità di coniugare competitività e tutela degli ecosistemi.

L’attivazione dell’OMC Fish Fund rafforza la dimensione globale del processo. Il fondo sosterrà i Paesi in via di sviluppo e i meno avanzati nell’adeguamento delle proprie normative, con l’obiettivo di garantire una transizione sostenibile ed equa. L’Unione Europea, insieme agli Stati membri, è tra i principali finanziatori di questo strumento.

Dal punto di vista operativo, i Paesi aderenti dovranno ora recepire le nuove regole nei rispettivi ordinamenti, con un sistema di notifiche e controlli affidato al nuovo Comitato OMC sui sussidi alla pesca. Sebbene l’accordo sia già stato accettato da 111 membri, resta aperta la questione del coinvolgimento di alcune grandi nazioni marittime, la cui adesione sarà determinante per l’efficacia complessiva delle misure.

Implicazioni per l’Italia

Per il comparto ittico italiano, l’entrata in vigore dell’accordo OMC sui sussidi alla pesca rappresenta un passaggio significativo. La maggior parte della flotta nazionale è composta da imbarcazioni di piccola e media dimensione, radicate in comunità costiere che già da tempo affrontano le conseguenze dello stato critico di diversi stock mediterranei, dal nasello al gambero rosso.

L’accordo introduce un vincolo preciso: i sussidi non potranno più sostenere attività che incidono su specie sovrasfruttate, imponendo così un orientamento delle politiche di sostegno verso innovazione tecnologica, selettività degli attrezzi e forme di gestione più sostenibili.

Sebbene l’OMC Fish Fund sia concepito principalmente per assistere i Paesi in via di sviluppo, l’Italia potrà trarre beneficio da un quadro internazionale più equilibrato: la progressiva riduzione dei sussidi dannosi a livello globale attenuerà lo svantaggio competitivo delle nostre marinerie rispetto alle flotte extraeuropee, aprendo spazi di concorrenza più corretta e trasparente.

Per la filiera ittica europea e mediterranea, l’entrata in vigore dell’accordo segna l’inizio di una fase di adattamento che avrà effetti diretti sul quadro competitivo e sulle dinamiche di mercato. L’obiettivo dichiarato è costruire un equilibrio tra esigenze produttive, salvaguardia delle risorse e responsabilità sociale verso le comunità costiere.

In prospettiva, l’accordo OMC sui sussidi alla pesca non è soltanto una vittoria diplomatica, ma un banco di prova per la reale capacità del sistema multilaterale di incidere sulla sostenibilità del settore ittico. La sfida sarà tradurre le regole in risultati tangibili, in grado di assicurare la vitalità degli oceani e la continuità economica delle imprese che dipendono dalla pesca.

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Emilia-Romagna, granchio blu: indennizzi 2023, erogati 3,1 milioni a 282 imprese

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Oltre 3,1 milioni di euro di indennizzi già liquidati a 282 imprese della pesca e dell’acquacoltura per i danni causati dall’emergenza granchi blu nel 2023.

Si tratta dei fondi stanziati dal commissario straordinario nominato dal Governo – pari a 2,9 milioni di euro – e delle risorse erogate dal Masaf, il ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, per 198mila euro, riferiti ai danni da mancata produzione. Le domande presentate tramite la piattaforma Siag, il Sistema informativo agricolo regionale, sono state gestite dalla Regione, che ha avviato la liquidazione non appena i fondi sono stati resi disponibili dal commissario e dal ministero. Restano ancora da corrispondere ulteriori 447mila euro, che saranno liquidati non appena trasferiti dal Governo.

Per quanto riguarda i danni relativi al 2024 e al primo trimestre 2025, la Regione ha già adottato a maggio la delibera di delimitazione delle aree colpite e presentato richiesta al ministero per il riconoscimento della calamità naturale. La proposta è stata approvata in agosto e si è ora in attesa della pubblicazione del decreto ministeriale, che consentirà di aprire sulla piattaforma Siag la raccolta delle nuove domande da parte delle imprese.

“Abbiamo già liquidato gli indennizzi per i danni del 2023 e siamo pronti a completare i pagamenti non appena il ministero trasferirà le risorse ancora mancanti– sottolinea l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi-. Parallelamente abbiamo delimitato i danni del 2024 e del primo trimestre 2025, ottenendo il riconoscimento da parte del ministero: ora attendiamo la pubblicazione del decreto per aprire subito la raccolta delle domande tramite la piattaforma regionale. In questi due anni abbiamo messo in campo un intervento straordinario e continuativo, con ristori alle imprese colpite, indennizzi per chi ha raccolto e smaltito i granchi e per coprire i costi di gestione. È la dimostrazione che la Regione è al fianco delle comunità della costa, con risorse proprie e con una gestione rapida dei fondi statali”.

Per il 2025, inoltre, l’Amministrazione regionale ha messo a disposizione un ulteriore milione di euro di risorse proprie per venire incontro alle spese sostenute dalle imprese di acquacoltura nella gestione e nello smaltimento del granchio blu. Si tratta del terzo stanziamento straordinario previsto dalla Giunta negli ultimi due anni: nel 2023 era stato messo a disposizione 1 milione di euro di ristori per le imprese produttrici di vongole colpite pesantemente dalla crisi e, nel 2024, un indennizzo regionale pari a 1,50 euro al chilo per le imprese che si erano impegnate nella raccolta del granchio.

“Il granchio blu– prosegue Mammi- non è solo un problema ambientale: rappresenta una vera emergenza economica e sociale, che ha colpito in modo particolare le marinerie di Goro e Comacchio e messo sotto pressione centinaia di imprese e cooperative. Per questo chiediamo al governo una strategia nazionale che non si limiti agli indennizzi, ma punti anche a valorizzare nuove opportunità, a partire dalla commercializzazione del granchio blu, per la quale si sta aprendo un interesse crescente anche da parte di mercati esteri. Solo con un’azione strutturale, che unisca ricerca, innovazione e sostegno concreto alle filiere, potremo difendere un comparto unico in Europa e strategico per l’economia regionale e l’occupazione”.

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EU regulation targets food waste cuts in seafood

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The European Parliament has approved a regulation marking a decisive step in the fight against food waste, an issue that also directly affects the seafood sector. With almost 60 million tonnes of food waste generated every year in the EU, a binding approach has become unavoidable.

The law introduces clear targets: a 10% reduction in waste at the production and processing stage, and a 30% per capita reduction across retail, food service and households by 2030, measured against the 2021–2023 average baseline.

For the seafood industry, often challenged by perishability and complex logistics, the regulation represents a structural shift. Meeting the targets requires investment in technology, from cold chain optimisation to advanced packaging solutions, as well as revisiting distribution practices and relationships with large-scale retail.

The Parliament also underlines the need to donate unsold but safe food, strengthening local redistribution networks and coordination with charities — essential to reduce economic and nutritional losses, especially in fresh seafood.

The regulation, already approved by the Council and soon to be published in the EU Official Journal, will give Member States 20 months to transpose the rules into national law.

The fight against food waste is no longer aspirational but a binding framework that could reshape market dynamics and consumption behaviours. For seafood, the challenge is to turn obligation into opportunity — leveraging sustainability, efficiency and social responsibility as competitive assets.

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Rivoluzione tecnologica nel Golfo di Follonica per l’acquacoltura

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Dal primo agosto scorso è pienamente operativo il sistema di monitoraggio subacqueo in tempo reale dei principali parametri di qualità delle acque e del movimento delle correnti sottomarine nel Golfo di Follonica (tra Livorno e Grosseto, sulla costa della Toscana). Nel Golfo sono infatti presenti importanti impianti di piscicoltura e molluschicoltura, che coprono un’area di circa 1.600 ettari, uno dei poli produttivi più importanti dell’acquacoltura nazionale.

Ogni giorno dell’anno verranno trasmessi online tra 1.500 e 2.000 dati circa — contro i 5-6, o poco più, che è possibile rilevare con i metodi tradizionali — grazie alla rete di sensori senza fili sviluppata dalla società italiana WSense e adottata dall’agenzia ambientale ISPRA nell’ambito del piano MER (Marine Ecosystem Restoration) del PNRR.

La rivoluzione in atto

Tutti i giorni, per tutto l’anno, affluiranno in tempo reale sulla piattaforma informativa del progetto MER di ISPRA i parametri rilevati da un sistema di modem sottomarini senza fili dotati di sensori, ripetitori sottomarini e due boe con unità di comunicazione WiFi di superficie. Il sistema è posizionato a profondità tra i tre e i cinque metri, e fino a 28 metri per i dati delle correnti.

Giornalmente sono trasmessi online tra i 1.530 e i 2.040 dati — contro i 5-6, o poco più, che è possibile rilevare con i metodi tradizionali — grazie alla rete di sensori senza fili sviluppata dalla società italiana WSense su incarico dell’ISPRA nell’ambito del progetto PNRR MER (Marine Ecosystem Restoration), per un totale di dati trasmessi di circa 560.600 e 747.500 l’anno.

“Un salto quantico, che apre scenari prima inimmaginabili”, commenta Chiara Petrioli, CEO di WSense. “Si schiude la possibilità di applicare big data e intelligenza artificiale al monitoraggio sottomarino, con un impatto concreto sulla tutela ambientale”.

Come funziona il sistema

Il sistema di monitoraggio è costituito da 9 stazioni di campionamento: in 8 sono installati sensori multiparametrici per la rilevazione di temperatura, ossigeno disciolto, torbidità e conduttività, mentre in 2 di queste – in prossimità delle mitilicolture – sono presenti anche sensori dedicati alla misurazione della clorofilla e dell’attività batterica totale (BOD). La nona stazione ospita, invece, un correntometro che registra intensità e direzione delle correnti lungo l’intera colonna d’acqua, con misurazioni su 14 livelli di profondità, dal fondale alla superficie. I dati forniti nell’unità di tempo sono dunque rilevati su 64 punti.

Il volume di dati così raccolto permetterà ai ricercatori ISPRA di effettuare analisi approfondite al variare delle stagioni, delle condizioni meteo-marine e delle operazioni di gestione degli impianti di acquacoltura, potendo intercettare discontinuità e perturbazioni anomale o impreviste. Queste tecnologie rendono possibile l’applicazione di big data e intelligenza artificiale al settore del monitoraggio sottomarino.

Cosa cambia rispetto al passato

Per comprendere la rilevanza dell’innovazione introdotta da ISPRA con le tecnologie WSense, va ricordato che fino ad oggi il monitoraggio della qualità delle acque viene effettuato con campionamenti ad intervalli di settimane e mesi nell’arco dell’anno e la raccolta di pochi dati puntuali alla volta. L’attività si svolge con l’uso di imbarcazioni, sensori calati in acqua al momento o il prelievo di campioni, l’analisi in laboratorio e la trasmissione ai ricercatori dei limitati dati così ottenuti.

Nel caso del Golfo di Follonica per avere gli stessi dati in diretta online sarebbe stata necessaria la posa sui fondali di chilometri di cavi, con impatto ambientale e costi incomparabili per dato, rispetto all’investimento effettuato da ISPRA di circa 500 mila euro, con un costo per dato del sistema attuale al di sotto dell’euro, calcolato su un solo anno rispetto ai tre anni di previsto funzionamento.

Il ruolo di WSense

L’intero network di comunicazione subacquea e trasmissione nell’etere è stato fornito da WSense, azienda spin off dell’Università di Roma “La Sapienza”, leader nelle comunicazioni subacquee senza fili. WSense ha fornito anche la piattaforma web-cloud che facilita l’analisi e il confronto dei dati con una innovativa interfaccia grafica, la loro archiviazione e la messa a disposizione alle autorità di controllo e agli allevatori, che possono consultarli (a seguito del training formativo). È stato inoltre predisposto un sistema di allarme in tempo reale che consente di impostare, per ciascun parametro, soglie minime e massime e di inviare automaticamente un alert via mail in caso di superamento.

L’uso delle tecnologie WSense pone l’ISPRA all’avanguardia a livello mondiale nel monitoraggio dei parametri di qualità delle acque in prossimità degli impianti di acquacoltura, un settore destinato a crescere significativamente per rispondere alla crescente domanda alimentare globale. Quello di Follonica è anche il maggiore dispiegamento del sistema WSense nel Mediterraneo e nell’Unione Europea. Se necessario i dati forniti possono anche essere trasmessi via satellite in ogni parte del mondo, sempre in diretta e real time.

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