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Pesci predatori e mercurio: nuove scoperte per una dieta sicura

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Pesci predatori e mercurio: nuove scoperte per una dieta sicura – Il consumo di pesce rappresenta una risorsa essenziale per l’alimentazione umana, fornendo nutrienti chiave come proteine, acidi grassi omega-3 e minerali. Tuttavia, l’accumulo di metilmercurio nei pesci predatori, come il pesce spada e i marlin, solleva preoccupazioni crescenti per la salute umana. Un recente studio pubblicato su Environment International evidenzia come le concentrazioni di mercurio, e in particolare di metilmercurio, varino significativamente tra le specie di pesci predatori, aprendo nuove strade per consigliare il consumo sicuro.

Differenze tra specie: il caso del marlin e del pesce spada

Secondo lo studio, il pesce spada e il marlin striato presentano concentrazioni elevate di metilmercurio, rappresentando fino al 90% del mercurio totale nei tessuti muscolari. Al contrario, i marlin blu e nero mostrano una capacità unica di demetilazione del mercurio, con concentrazioni di metilmercurio che rappresentano meno del 15% del totale. Questa scoperta è cruciale, poiché il metilmercurio è la forma più tossica e facilmente assorbibile dal corpo umano.

Gli autori dello studio suggeriscono che la demetilazione sia mediata dal selenio, un elemento presente nei tessuti dei marlin blu e nero. Questo processo riduce la bioaccessibilità del mercurio, rendendo queste specie potenzialmente meno pericolose per il consumo umano rispetto al pesce spada.

Implicazioni per la dieta e la sicurezza alimentare

Il rischio legato al consumo di pesci predatori non dipende solo dalle concentrazioni di mercurio, ma anche dalla frequenza con cui vengono consumati e dalla loro dimensione. Lo studio consiglia di limitare il consumo di pesce spada e marlin striato a porzioni occasionali, specialmente per bambini e donne incinte, mentre i marlin blu e nero possono essere consumati con maggiore frequenza, rispettando comunque linee guida settimanali.

Un appello a linee guida più precise

Le attuali raccomandazioni alimentari spesso trattano i pesci predatori come un’unica categoria, ignorando le significative differenze interspecifiche evidenziate dallo studio. Questo approccio potrebbe portare a linee guida alimentari troppo restrittive o, al contrario, poco sicure. Gli autori propongono di basare le valutazioni di rischio sul metilmercurio piuttosto che sul mercurio totale, per fornire indicazioni più accurate e personalizzate.

Verso una dieta sostenibile e consapevole

L’analisi sottolinea l’importanza di bilanciare i rischi con i benefici del consumo di pesce. Specie come il marlin blu e nero non solo offrono un’alternativa sicura, ma rappresentano anche una fonte preziosa di nutrienti per le comunità costiere. Tuttavia, è fondamentale continuare a monitorare le concentrazioni di mercurio e promuovere una pesca sostenibile, che preservi queste risorse per le generazioni future.

La sicurezza alimentare e la sostenibilità possono coesistere, ma richiedono consapevolezza e ricerca continua. Questo studio segna un passo avanti nella comprensione dei rischi legati al mercurio e delle opportunità per una dieta equilibrata e responsabile.

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Le preferenze dei consumatori guidano l’acquacoltura negli Emirati Arabi Uniti

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Le preferenze dei consumatori guidano l’acquacoltura negli Emirati Arabi Uniti – Negli Emirati Arabi Uniti, la domanda di pesce è in continua crescita, trainata da una popolazione etnicamente diversificata e dal forte settore turistico. I consumatori locali mostrano una marcata preferenza per specie tradizionali come l’hamour (Epinephelus coioides) e il kanaad (Scomberomorus commerson), apprezzate per la freschezza e la qualità percepita. Tuttavia, test sensoriali hanno evidenziato un apprezzamento sorprendente per il barramundi (Lates calcarifer), specie meno nota ma particolarmente gradita per sapore, consistenza e gradimento generale.

Un recente studio, pubblicato su Sience Direct evidenzia come la dipendenza dagli stock selvatici e dalle importazioni rappresenti una sfida critica. Attualmente, il 72% del pesce consumato negli Emirati è importato, mentre le riserve locali di pesce selvatico, come l’Hamour e il Kanaad, sono in declino a causa della pesca eccessiva e del degrado degli habitat. In questo contesto, l’acquacoltura emerge come una soluzione strategica per ridurre l’impatto ambientale e garantire un approvvigionamento costante.

I sistemi di acquacoltura a ricircolo (RAS) stanno giocando un ruolo chiave nel superare le difficili condizioni climatiche locali. Questi impianti, seppur costosi, offrono un controllo totale sulla produzione, consentendo di allevare specie come l’Hamour e il Barramundi con alti standard di qualità. Tuttavia, restano rilevanti le sfide economiche, come i costi elevati e la sostenibilità a lungo termine.

Le preferenze dei consumatori influiscono direttamente sulle scelte produttive. La maggior parte predilige pesce fresco intero, ritenuto un miglior indicatore di qualità e freschezza, rispetto a filetti o prodotti congelati. Anche il prezzo e la percezione del rapporto qualità-prezzo giocano un ruolo cruciale, con una crescente apertura verso prodotti locali di alta qualità.

Gli Emirati puntano ad aumentare di dieci volte la produzione locale, integrando tecnologie innovative e un approccio sostenibile. L’introduzione di sistemi combinati, come RAS e gabbie marine, rappresenta una strada promettente, soprattutto per specie come il Barramundi e il Cobia, adatte a condizioni climatiche difficili. Inoltre, l’espansione dell’acquacoltura potrebbe aprire nuove opportunità di mercato per l’export, posizionando il “Made in UAE” come un marchio di eccellenza.

Il settore ittico negli Emirati Arabi Uniti si trova a un bivio strategico. Innovazione tecnologica, sostenibilità e adattamento alle preferenze dei consumatori saranno fondamentali per garantire il successo di un’industria che mira a soddisfare la domanda interna, ridurre le importazioni e competere nei mercati globali.

Le preferenze dei consumatori guidano l’acquacoltura negli Emirati Arabi Uniti

 

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Promuovere la salubrità del pesce per catturare più clienti

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Promuovere la salubrità del pesce per catturare più clienti – Il 2025 si apre con un invito forte e deciso all’industria ittica: promuovere i benefici del pesce e dei molluschi per la salute dei consumatori. L’iniziativa Seafood for Life, lanciata da Seafish, ente pubblico che supporta il settore ittico del Regno Unito, punta a mettere in luce il potenziale nutrizionale dei prodotti ittici, celebrando al contempo le migliori pratiche delle aziende che li producono.

Tre realtà innovative, Towngate Fisheries nello Yorkshire, Fish City a Belfast e Something Else Fishy nel Dorset, realtà che operano in settori come la ristorazione e i servizi di asporto, stanno dimostrando come un approccio incentrato sulla salute possa trasformare il rapporto con i clienti. Dalle campagne di sensibilizzazione ai menu creati per evidenziare i benefici nutrizionali, queste aziende stanno aprendo nuove strade per ristoranti e punti vendita.

Promuovere i benefici del pesce come alimento sano e naturale si sta rivelando una strategia efficace per rafforzare il rapporto con i consumatori. Le linee guida nutrizionali sottolineano l’importanza di consumare almeno due porzioni di pesce a settimana, una raccomandazione che offre alle aziende un’opportunità unica per catturare l’attenzione di un pubblico sempre più attento alla salute. Questo approccio non solo migliora la reputazione del settore, ma rappresenta anche un vantaggio competitivo significativo.

Seafood for Life fornisce risorse pratiche per supportare le aziende nella comunicazione dei benefici dei frutti di mare. Tra queste, un blog scritto dalla dietista Juliet Kellow e un factsheet scaricabile che illustra dieci benefici per la salute legati al consumo di pesce. Questi materiali sono progettati per aiutare le imprese a comunicare efficacemente il valore dei loro prodotti, con un focus su trasparenza e informazione.

L’iniziativa si inserisce in un contesto in cui l’attenzione verso uno stile di vita più sano è in costante crescita. Il pesce, come fonte di proteine magre, omega-3, vitamine e minerali, è sempre più percepito come una scelta alimentare ideale. Le sue proprietà antinfiammatorie, il supporto al sistema cardiovascolare e la capacità di migliorare la salute cerebrale lo rendono un elemento imprescindibile di una dieta equilibrata.

La promozione dei benefici del pesce non si limita a migliorare la salute dei consumatori, ma ha anche un impatto positivo sulla sostenibilità ambientale. Scegliere specie meno sfruttate e valorizzare le eccellenze locali contribuisce a preservare la biodiversità marina e a sostenere le economie locali. Questo approccio è particolarmente rilevante in un periodo in cui la sostenibilità è al centro delle scelte dei consumatori.

Il 2025 rappresenta un punto di svolta per il settore ittico, offrendo l’opportunità di ridefinire il proprio ruolo come promotore di salute e sostenibilità. Le aziende che abbracciano questa visione possono non solo rafforzare il loro rapporto con i clienti, ma anche contribuire a un futuro più sano e consapevole per tutti.

Promuovere la salubrità del pesce per catturare più clienti

 

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Agricoltura e pesca, Confeuro: “Una legge di bilancio tra luci e ombre”

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Agricoltura e pesca, Confeuro: “Una legge di bilancio tra luci e ombre” – “In questi giorni la nostra Confederazione ha avuto modo di analizzare attentamente la nuova legge di Bilancio 2025, su cui il Parlamento ha dato recentemente il via libera, prevedendo interventi per sostenere il settore primario, tutelare piccole e medie imprese, e rafforzare le filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura. Un provvedimento che, a giudizio di Confeuro, presenta molte luci ma anche alcune ombre. Questo testo legislativo, infatti, stabilisce importanti investimenti nelle eccellenze italiane e cerca di affrontare con pragmatismo e serietà le criticità del comparto. Dall’altra parte, invece, appare ancora troppo debole e carente su un doppio fronte: la mancanza di un importante piano infrastrutturale straordinario per la gestione delle risorse idriche e la aleatoria implementazione e ottimizzazione di un fondo per i ristori ai produttori agricoli, colpiti dalle catastrofi naturali e dal cambiamento climatico. Siamo di fronte a due elementi assai rilevanti per il definitivo rilancio del settore primario e della pesca, su cui ci auguriamo il governo Meloni possa intervenire in maniera rapida e concreta nel corso di questo 2025”.

Così, in una nota stampa, Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro, la Confederazione degli Agricoltori Europei e del Mondo.

Agricoltura e pesca, Confeuro: “Una legge di bilancio tra luci e ombre”

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Salute e sostenibilità. Ogni paese dovrebbe mangiare il proprio pescato

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Salute e sostenibilità. Ogni paese dovrebbe mangiare il proprio pescato – Aringhe, sgombri, salmoni del Regno Unito e alici e sardine italiane. Due nazioni diverse, un unico problema: il pescato locale, pur essendo ricco di nutrienti e sostenibile, non finisce sulle tavole dei consumatori nazionali. Uno studio del Rowett Institute dell’Università di Aberdeen, pubblicato su Nature Food, ha dimostrato che le specie ittiche pescate e allevate nelle acque britanniche potrebbero soddisfare gran parte del fabbisogno di Omega-3 e vitamina B12 della popolazione, ma vengono in gran parte esportate. Nel frattempo, i consumatori inglesi scelgono gamberi, merluzzo, tonno e salmone importati. Una situazione che trova riscontro anche in Italia, dove il pesce azzurro, simbolo del Mediterraneo, è spesso trascurato a favore di prodotti esteri, come il salmone norvegese o il merluzzo nordico.

In entrambi i casi, la scelta di non consumare pesce locale rappresenta un’occasione mancata sotto molti punti di vista. Sul piano nutrizionale, specie come aringhe, sgombri, alici e sardine sono fonti eccellenti di Omega-3, vitamina D e B12, nutrienti essenziali per la salute umana, in particolare nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Dal punto di vista ambientale, il consumo di pesce locale ridurrebbe l’impronta ecologica legata all’importazione, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi climatici. Non ultimo, sul piano economico, promuovere il pescato nazionale significherebbe rafforzare le filiere locali, sostenere le comunità costiere e preservare tradizioni culturali millenarie.

Il caso del Regno Unito, studiato attraverso un database unico che raccoglie oltre un decennio di dati su produzione, commercio e consumo di prodotti ittici, evidenzia come le preferenze dei consumatori e una mancanza di messaggi educativi mirati siano i principali ostacoli. “Non è una questione di carenza di pesce”, ha spiegato la professoressa Baukje de Roos, autrice della ricerca, “ma di una domanda insufficiente da parte dei consumatori”. Lo stesso vale per l’Italia: alici e sgombri, considerati un tempo il pesce del popolo, sono oggi sottovalutati, nonostante il loro eccellente rapporto qualità-prezzo e le infinite possibilità culinarie.

Secondo la dottoressa Anneli Löfstedt, componente del team di ricerca, un modello per il rilancio potrebbe essere il pesce in scatola, capace di coniugare praticità, convenienza e sostenibilità. L’Italia, patria delle conserve ittiche, ha già dimostrato il potenziale di questo approccio con le sue acciughe sott’olio e le sarde in scatola. Tuttavia, per rilanciare davvero il consumo di pesce locale, occorre andare oltre le tradizioni e investire in campagne di sensibilizzazione innovative.

Ogni Paese, dunque, dovrebbe mangiare il proprio pescato. Non si tratta solo di una questione di salute o di clima, ma di equità globale. Ridurre la dipendenza dalle importazioni in nazioni ricche come il Regno Unito e l’Italia significa lasciare più risorse ittiche disponibili per i paesi esportatori più poveri, spesso privati del loro pescato per soddisfare le richieste dei mercati esteri.

Riconnettersi con il mare e con i suoi prodotti è una scelta che guarda al futuro. Per il Regno Unito, potrebbe significare riportare le aringhe sulle tavole, simbolo di una cultura alimentare perduta. Per l’Italia, potrebbe voler dire riscoprire il valore delle specie ittiche locali, dalle alici del Tirreno alle sardine dell’Adriatico. La sfida resta quella di convincere i consumatori, offrendo informazioni chiare e promuovendo le qualità nutrizionali, ambientali e culturali del pesce locale.

L’obiettivo è chiaro: una dieta più sana, un sistema alimentare più sostenibile e una maggiore indipendenza alimentare per ogni nazione. E, nel caso dell’Italia, un’opportunità per valorizzare il legame profondo tra il Mediterraneo e la sua cucina, facendo del mare non solo una risorsa economica, ma un patrimonio da proteggere e condividere.

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