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Baltico: Europêche chiede soluzioni oltre i tagli alle quote pesca

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Baltico: Europêche chiede soluzioni oltre i tagli alle quote pesca – “Per affrontare veramente la crisi, dobbiamo concentrarci sulle questioni ambientali di fondo che interessano l’ecosistema del Mar Baltico, piuttosto che concentrarci esclusivamente sul settore della pesca”.

Questo è il messaggio lanciato dall’associazione europea di pesca Europêche dopo la pubblicazione della proposta di TAC e quote per il Baltico per il 2025, recentemente lanciata dalla Commissione europea e che sarà discussa dai ministri della Pesca degli Stati membri il mese prossimo. Europêche insiste sul fatto che il settore della pesca è quello maggiormente colpito dalle condizioni ambientali del Baltico, che hanno portato la Commissione europea a proporre nuovi tagli alle possibilità di pesca entro il 2025, anticipando i tagli attuati negli ultimi anni e ponendo il settore in una situazione delicata. “Le prospettive per il 2025 sono fosche”, afferma l’organizzazione. Europêche sottolinea che la “situazione difficile” nel Mar Baltico non è dovuta alla pesca eccessiva, ma alle complicate condizioni ambientali e ai fattori naturali del mare stesso, e chiede alla Commissione misure efficaci, oltre a concentrarsi esclusivamente sulla pesca.

Europêche ha reagito espressamente alla proposta di continuare a ridurre le quote di catture accessorie di merluzzo bianco. L’organizzazione rivela che i tassi di mortalità naturale del merluzzo sono molte volte superiori a quelli causati dalla pesca. Nuovi dati scientifici suggeriscono che “alti livelli di predazione”, soprattutto da parte dei cormorani, possono spazzare via intere classi di età del merluzzo nel Baltico occidentale. Altri fattori aggiuntivi, come le scarse condizioni di ossigeno, la migrazione delle specie che costituiscono la base alimentare del merluzzo o gli alti livelli di infestazioni parassitarie legate alle popolazioni di foche, “rendono ancora più difficile il recupero delle popolazioni”, sottolinea Europêche . Per questo motivo, il settore europeo mette in dubbio l’efficacia di continuare a ridurre le quote di catture accessorie. “Sembra che queste riduzioni siano più simboliche che effettive, poiché le quote attuali sono già minime”, ha indicato l’organizzazione nelle dichiarazioni fornite a Euractiv.

La proposta del settore è quella di adottare un’estensione delle quote sia per il merluzzo bianco che per l’aringa occidentale. “Sebbene il CIEM riporti lievi miglioramenti in tutti e tre gli stock, ulteriori riduzioni delle quote potrebbero portare a sfide significative”, afferma Europêche, citando come esempi complicazioni nell’assegnazione delle quote tra Stati membri, tensioni tra pescatori e una riduzione della cattura di altre specie. “Il mantenimento delle quote attuali è essenziale per bilanciare il progresso ecologico con la stabilità economica nel settore della pesca”, conclude l’organizzazione.

Baltico: Europêche chiede soluzioni oltre i tagli alle quote pesca

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In Cina boom di importazioni ittiche da Sud America e Asia

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In Cina boom di importazioni ittiche da Sud America e Asia – Negli ultimi anni, il mercato ittico globale ha vissuto significativi cambiamenti, guidati da scelte politiche e commerciali che hanno ridisegnato le rotte dell’import-export. Uno degli sviluppi più rilevanti è stato il divieto cinese sulle importazioni di prodotti ittici dal Giappone, una mossa che ha avuto ripercussioni profonde non solo sul mercato giapponese ma anche su quello internazionale. Questo divieto, imposto a seguito delle preoccupazioni cinesi riguardo ai rilasci di acqua contaminata proveniente dalla centrale nucleare di Fukushima, ha spinto Pechino a riorientare la propria catena di approvvigionamento verso altre regioni del mondo.

Dopo il divieto, le importazioni ittiche cinesi hanno subito un immediato calo del 10%, secondo quanto riportato da Nikkei Asia. In particolare, le importazioni di molluschi, incluse le capesante, hanno visto una diminuzione dell’11%, mentre quelle di pesce fresco hanno registrato un calo del 4%. Questo improvviso deficit ha costretto la Cina a trovare rapidamente alternative per soddisfare la crescente domanda interna di prodotti ittici.

Il Sud America è emerso come una delle principali regioni beneficiarie di questo cambiamento. L’Argentina, in particolare, ha visto una quasi triplicazione delle esportazioni di prodotti ittici verso la Cina tra settembre 2023 e luglio 2024. Anche l’Indonesia ha registrato un notevole incremento del 42% nelle esportazioni verso il mercato cinese, mentre il Regno Unito ha visto un sorprendente aumento di circa il 150%. Questo boom delle importazioni ha portato non solo a un ribilanciamento del mercato ittico globale ma anche a nuove opportunità per i paesi esportatori, che hanno intensificato la produzione e l’export per soddisfare le esigenze cinesi.

Nonostante il divieto giapponese sia stato una risposta a preoccupazioni specifiche, esso ha avuto un effetto domino che ha trasformato le dinamiche del commercio ittico. I ristoranti cinesi, costretti a trovare alternative al pesce giapponese, hanno iniziato a sperimentare con ingredienti provenienti da nuove regioni, contribuendo così alla diversificazione del menu offerto alla clientela. Tuttavia, il divieto ha anche sollevato domande sull’affidabilità delle catene di approvvigionamento globali e sulla capacità dei paesi di adattarsi rapidamente a cambiamenti politici e ambientali.

Il futuro delle importazioni ittiche in Cina resta incerto, con i negoziati tra Pechino e Tokyo che non hanno ancora portato a una soluzione definitiva. Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha ribadito la necessità di un sistema di monitoraggio internazionale per i rilasci di acqua contaminata, una condizione essenziale affinché la Cina possa riconsiderare il divieto sulle importazioni di prodotti ittici giapponesi.

Nel frattempo, l’espansione delle importazioni ittiche cinesi dal Sud America e dall’Asia rappresenta un interessante sviluppo nel panorama commerciale globale. Con la crescente domanda interna e l’apertura a nuovi mercati, la Cina continua a consolidare la sua posizione come uno dei principali attori nel settore ittico mondiale.

In Cina boom di importazioni ittiche da Sud America e Asia

 

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La collaborazione migliora il settore delle alghe in Europa

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La collaborazione migliora il settore delle alghe in Europa – Il settore delle alghe in Europa sta rapidamente evolvendo grazie a una nuova collaborazione strategica tra due leader del settore: Arctic Seaweed e The Seaweed Company. Questa alleanza promette di trasformare l’industria emergente delle alghe, portandola verso una crescita sostenibile e su larga scala.

Arctic Seaweed, con sede in Norvegia, è rinomata per la sua avanzata tecnologia di coltivazione delle alghe, mentre The Seaweed Company, fondata nei Paesi Bassi, è specializzata nello sviluppo di prodotti alimentari a base di alghe. La sinergia tra queste due realtà mira a superare le sfide del settore, come la stagionalità della raccolta e la mancanza di tecnologie di conservazione scalabili.

Kim Kristensen, CEO di Arctic Seaweed e Joost Wouters, CEO di The Seaweed Company, condividono una visione comune: costruire un’industria delle alghe solida e sostenibile, capace di raggiungere una massa critica. Entrambi gli imprenditori, con oltre 15 anni di esperienza combinata nel settore, sono convinti che la collaborazione sia la chiave per mantenere lo slancio necessario per il successo.

La partnership si basa su un memorandum d’intesa che permette a ciascuna azienda di concentrarsi sui propri punti di forza. Arctic Seaweed continuerà a sviluppare e perfezionare le sue tecnologie di coltivazione, mentre The Seaweed Company si focalizzerà sulla lavorazione e sulla commercializzazione dei prodotti a base di alghe. Questo approccio specializzato non solo ottimizza le risorse, ma riduce anche i rischi associati alla gestione integrata di tutta la filiera.

Un esempio tangibile di questa collaborazione è la recente spedizione di alghe coltivate nelle acque fredde della Norvegia verso il nuovo stabilimento di lavorazione della The Seaweed Company in Irlanda. Qui, le alghe sono state lavorate e trasformate in prodotti alimentari pronti per il mercato, dimostrando l’efficacia della sinergia tra le due aziende.

Wouters vede nel settore alimentare la maggiore opportunità di crescita per le alghe, con progetti come SeaMeat, un prodotto ibrido che combina carne macinata con alghe, riducendo l’impatto ambientale senza compromettere gusto e consistenza. Questo tipo di innovazione potrebbe rivoluzionare il mercato alimentare, offrendo soluzioni sostenibili alle aziende che cercano di ridurre le loro emissioni di carbonio.

Nonostante le numerose sfide, tra cui la stagionalità della produzione e la necessità di sviluppare metodi di conservazione più efficienti, la collaborazione tra Arctic Seaweed e The Seaweed Company sta già mostrando risultati promettenti. Con l’aumento della domanda di alghe e l’espansione del mercato, entrambe le aziende sono fiduciose che il settore raggiungerà presto una massa critica, trasformandosi in un’industria fiorente e sostenibile.

Foto: The Seaweed Company 

La collaborazione migliora il settore delle alghe in Europa 

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Indipendenza dai prodotti ittici possibile per gli USA

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Indipendenza dai prodotti ittici possibile per gli USA  – Gli Stati Uniti, tra i maggiori produttori e importatori di prodotti ittici al mondo, si trovano oggi di fronte a una possibilità significativa: raggiungere l’indipendenza dai prodotti ittici. Un recente studio dell’Università del Maine suggerisce che la nazione ha il potenziale per soddisfare internamente l’intero fabbisogno di prodotti ittici, ma ciò richiederebbe cambiamenti radicali in diversi settori.

Analisi della capacità di autosufficienza ittica

Lo studio analizza 50 anni di dati relativi alla produzione e al consumo di pesce negli Stati Uniti, rivelando che, nonostante un’elevata capacità produttiva, solo il 76% della domanda nazionale è stato soddisfatto internamente tra il 2012 e il 2021. L’Alaska emerge come la regione più autosufficiente, con una produzione che supera di gran lunga la domanda regionale, mentre altre aree come il Medio Atlantico faticano a soddisfare anche una minima parte del loro fabbisogno.

Le opportunità dell’indipendenza ittica

Raggiungere l’indipendenza dai prodotti ittici non rappresenta solo un traguardo economico, ma offre anche benefici significativi in termini di sicurezza alimentare e salute pubblica. Incrementare l’autosufficienza potrebbe infatti migliorare l’accesso a un’alimentazione più equilibrata e sostenibile, riducendo la dipendenza dalle importazioni e l’esposizione a interruzioni nelle catene di approvvigionamento globali.

Le sfide

Per realizzare questo obiettivo, è necessario un cambiamento nelle abitudini alimentari degli americani, con un maggiore consumo di specie meno richieste come aringhe e acciughe, che sono ricche di nutrienti essenziali. Inoltre, l’industria ittica dovrà investire in infrastrutture, come celle frigorifere e reti di distribuzione, per migliorare l’accesso ai mercati locali e regionali, e sviluppare l’acquacoltura su piccola scala per aumentare la produzione di molluschi.

Impatto del cambiamento climatico

Qualsiasi strategia volta ad aumentare l’autosufficienza dovrà tenere conto delle sfide poste dal cambiamento climatico. Le variazioni nelle temperature oceaniche e l’acidificazione dei mari rappresentano minacce significative per la pesca e l’acquacoltura. Investire nella resilienza delle infrastrutture e adattare le pratiche di pesca sarà cruciale per garantire una produzione sostenibile a lungo termine.

Gli Stati Uniti insomma hanno il potenziale per raggiungere l’indipendenza dai prodotti ittici, ma per farlo sarà necessario un impegno coordinato che coinvolga produttori, consumatori e istituzioni. Investire in tecnologie sostenibili, modificare le preferenze alimentari e rafforzare le infrastrutture locali rappresentano passi fondamentali per raggiungere questo ambizioso obiettivo.

Indipendenza dai prodotti ittici possibile per gli USA

 

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Sempre più speditamente verso la tracciabilità globale

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Sempre più speditamente verso la tracciabilità globale – Nel contesto del settore ittico globale, la tracciabilità dei prodotti è diventata un elemento cruciale non solo per garantire la sicurezza alimentare, ma anche per mantenere la fiducia dei consumatori e facilitare le operazioni commerciali internazionali. Dal 2017, il Global Dialogue on Seafood Traceability (GDST) si è impegnato a standardizzare e rendere più efficaci i sistemi di tracciabilità lungo tutta la catena di approvvigionamento. La sua missione è semplice: creare un ecosistema di tracciabilità continuo, sicuro e interoperabile che possa essere adottato su scala globale.

Sempre più paesi stanno riconoscendo l’importanza di armonizzare i loro sistemi di raccolta dati con gli standard GDST. Questa integrazione non solo migliora la tracciabilità e la trasparenza, ma apre nuove opportunità commerciali e facilita la conformità alle normative internazionali. Attraverso l’adozione di elementi di dati chiave (KDE) e eventi chiave di monitoraggio (CTE), il GDST sta ponendo le basi per una tracciabilità che coinvolge ogni attore della catena di approvvigionamento, dai pescatori agli esportatori.

Uno degli aspetti fondamentali per raggiungere questi obiettivi è la creazione di sistemi digitalizzati che permettano uno scambio di informazioni fluido e sicuro. Le aziende, per essere competitive, devono essere in grado di inviare e ricevere dati in modo efficiente, rispondendo rapidamente alle esigenze del mercato e garantendo la qualità e la sicurezza dei loro prodotti. Questo richiede l’adozione di soluzioni software avanzate, progettate per essere compatibili e interoperabili a livello globale.

Il GDST, consapevole delle sfide tecniche e normative che le aziende devono affrontare, ha recentemente pubblicato nuovi documenti guida per supportare la transizione verso un sistema di tracciabilità standardizzato. Questi strumenti, disponibili gratuitamente, mirano a semplificare l’implementazione delle nuove tecnologie e a garantire che ogni attore, indipendentemente dalla dimensione o dalla localizzazione geografica, possa beneficiare dei vantaggi di un mercato ittico globale tracciabile.

L’evoluzione del GDST e l’espansione delle partnership globali sono vitali per superare le barriere tecnologiche e garantire che la tracciabilità nel commercio dei prodotti ittici diventi una realtà consolidata. Le basi poste entro il 2024 rappresentano un passo decisivo verso un futuro in cui la tracciabilità non è solo una necessità, ma uno standard internazionale condiviso, che porta benefici tangibili ai consumatori, alle imprese e ai governi di tutto il mondo.

Questa trasformazione, sostenuta dall’adozione globale degli standard GDST, non solo migliorerà la trasparenza e l’affidabilità del settore ittico, ma rafforzerà anche la fiducia dei consumatori, facilitando relazioni commerciali più solide e sostenibili. In definitiva, il successo del GDST rappresenta una rivoluzione silenziosa che sta cambiando il modo in cui il mondo percepisce e gestisce i prodotti ittici.

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