Categoria: Pesce In Rete Pagina 49 di 927

Sushi: come proteggere i consumatori

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Sushi: come proteggere i consumatori – L’industria del sushi è in costante espansione, grazie alla crescente popolarità che questa prelibatezza giapponese ha guadagnato a livello globale. Con vendite annuali che superano i 10 miliardi di dollari e una domanda sempre più elevata, la sicurezza alimentare nel settore del sushi è diventata una priorità non solo per i consumatori, ma anche per gli operatori del settore. La recente istituzione del Sushi Council da parte del National Fisheries Institute (NFI) rappresenta un passo decisivo verso il miglioramento degli standard di sicurezza e la protezione della salute pubblica.

Il Sushi Council, nato nel 2023, si pone l’obiettivo di promuovere pratiche collaborative tra tutti gli attori della filiera del sushi, dagli allevatori di pesce ai ristoratori. L’iniziativa mira a sviluppare e implementare linee guida rigorose che garantiscano la qualità e la sicurezza del pesce crudo utilizzato per il sushi, un prodotto che, per sua natura, comporta rischi significativi se non trattato e conservato correttamente.

Uno degli aspetti più critici riguarda la tracciabilità del pesce, una misura fondamentale per prevenire contaminazioni e garantire la freschezza degli ingredienti. Grazie all’introduzione di normative come il Food Safety Modernization Act (FSMA) 204 negli Stati Uniti, è ora obbligatorio mantenere registri elettronici dettagliati lungo tutta la filiera, dall’origine alla distribuzione finale. Questo sistema permette di intervenire rapidamente in caso di contaminazioni, riducendo al minimo i rischi per i consumatori e proteggendo l’integrità dei prodotti ittici.

Il Sushi Council non si limita a promuovere la sicurezza alimentare. Si prefigge anche di definire standard chiari per ciò che può essere considerato “pesce di qualità sushi o sashimi“, una classificazione che attualmente manca di uniformità a livello globale. La mancanza di standardizzazione ha portato a una variabilità nelle pratiche di sicurezza tra i diversi fornitori e ristoranti, aumentando il rischio di frodi alimentari e compromettendo la fiducia dei consumatori.

Oltre alla tracciabilità, il Sushi Council si concentra sull’educazione degli operatori del settore riguardo alle pratiche migliori per la manipolazione e la conservazione del pesce crudo. L’obiettivo è ridurre i casi di contaminazione batterica, istamina e parassiti, che rappresentano alcune delle minacce più comuni per la sicurezza del sushi. Attraverso l’adozione di tecnologie avanzate, come la blockchain e le linee guida GS1, si mira a creare una filiera più trasparente e sicura, in grado di rispondere rapidamente a eventuali emergenze.

In un mercato in rapida crescita, il ruolo del Sushi Council è cruciale per mantenere alti standard di qualità e sicurezza. La collaborazione tra governo, industria e accademia è essenziale per affrontare le sfide future e garantire che il sushi, in tutte le sue forme, possa continuare a deliziare i palati di milioni di persone senza compromettere la salute pubblica.

L’iniziativa del National Fisheries Institute rappresenta un modello da seguire per l’industria alimentare globale, dimostrando che la sicurezza dei consumatori può e deve essere al centro di ogni decisione strategica. Con l’espansione continua del mercato del sushi, solo attraverso la cooperazione e l’innovazione si potranno mantenere e rafforzare gli standard di sicurezza necessari per proteggere i consumatori e garantire il successo a lungo termine del settore.

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Adattamento dell’industria ittica ai cambiamenti climatici

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Adattamento dell’industria ittica ai cambiamenti climatici – L’industria ittica globale si trova a un punto di svolta cruciale di fronte ai rapidi cambiamenti climatici. Un recente report pubblicato da Seafish, frutto della collaborazione tra il settore accademico e associazioni di settore, evidenzia come le trasformazioni ambientali, in corso e previste, possano influenzare profondamente la produzione e la sostenibilità dei prodotti ittici di cattura. Il documento, aggiornato dopo un decennio dal primo studio di settore, fornisce una panoramica dettagliata sui rischi emergenti e le potenziali risposte che l’industria deve adottare per rimanere competitiva e sostenibile.

Il cambiamento climatico ha effetti diretti e indiretti sulle risorse ittiche, tra cui l’aumento delle temperature oceaniche, l’acidificazione dei mari e le variazioni nei modelli di precipitazione. Questi fattori non solo modificano gli habitat naturali delle specie marine, ma influiscono anche sulla loro distribuzione geografica e sulla disponibilità. Per il mercato del Regno Unito, che dipende in gran parte da specie come coregoni, pesci pelagici e molluschi, queste alterazioni rappresentano una sfida significativa. La necessità di un approvvigionamento responsabile e la gestione dei rischi climatici sono diventate priorità fondamentali.

La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN), aggravata dai cambiamenti climatici e geopolitici, rappresenta un ulteriore ostacolo per il settore. Le fluttuazioni nelle temperature e nei livelli del mare rendono infatti più difficile il monitoraggio delle attività di pesca, facilitando pratiche non sostenibili che minacciano la biodiversità marina e compromettono la stabilità economica delle comunità che dipendono dalla pesca.

Il report sottolinea l’importanza di adottare strategie di adattamento efficaci per affrontare queste sfide. Tra le azioni suggerite, vi sono l’implementazione di tecnologie avanzate per il monitoraggio ambientale, l’adozione di pratiche di pesca più sostenibili e l’intensificazione degli sforzi per la protezione degli ecosistemi marini. Inoltre, il documento evidenzia come la resilienza della filiera di approvvigionamento sia stata messa alla prova dalla pandemia di COVID-19, fornendo insegnamenti preziosi su come prepararsi ai futuri impatti climatici.

L’obiettivo finale della ricerca è fornire all’industria ittica gli strumenti necessari per affrontare e mitigare le conseguenze del cambiamento climatico, trasformando queste sfide in opportunità per innovare e crescere in un contesto globale sempre più competitivo e in evoluzione. La capacità del settore di adattarsi a queste nuove realtà sarà determinante per garantire la sostenibilità e la prosperità a lungo termine dei prodotti ittici.

L’adattamento al cambiamento climatico non è più una scelta, ma una necessità. Le decisioni prese oggi plasmeranno il futuro della pesca e dell’acquacoltura, influenzando non solo l’economia, ma anche la salute degli ecosistemi marini e delle generazioni future.

Adattamento dell’industria ittica ai cambiamenti climatici

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Il 4 settembre la prima riunione della Commissione Pesca

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Il 4 settembre la prima riunione della Commissione Pesca – La Commissione per la Pesca dell’Unione Europea si prepara a riprendere l’attività con un’agenda ricca di questioni cruciali per il futuro del settore ittico. Il 4 settembre, dalle 9:00 alle 12:30, i membri del Parlamento Europeo discuteranno le nuove linee guida sulle possibilità di pesca per il 2025, nel contesto della prima riunione di questa legislatura. Questo incontro segna un momento chiave per definire il percorso verso una pesca sempre più sostenibile all’interno dell’Unione Europea, affrontando le sfide attuali e preparando il terreno per un futuro in cui le risorse marine saranno gestite in modo responsabile e resiliente.

L’obiettivo principale di questa discussione sarà la sostenibilità a lungo termine delle specie ittiche nei diversi bacini marittimi europei. Sebbene la sostenibilità della pesca nell’UE abbia mostrato segni di miglioramento, con un numero crescente di stock che non sono più sovrasfruttati, la strada da percorrere è ancora lunga. La Commissione Europea ha infatti evidenziato la necessità di intensificare gli sforzi per garantire che l’equilibrio tra la domanda di mercato e la preservazione degli ecosistemi marini venga mantenuto e rafforzato.

Uno degli aspetti centrali di questa riunione sarà la presentazione della comunicazione “Pesca sostenibile nell’UE: situazione e linee guida per il 2025″. Questo documento offre una panoramica dettagliata delle attuali condizioni delle risorse alieutiche e delinea le proposte della Commissione Europea riguardanti le future possibilità di pesca. La consultazione con gli attori del settore, che rimarrà aperta fino al 31 agosto, rappresenta un’opportunità per tutti i soggetti coinvolti di esprimere le proprie opinioni e contribuire alla definizione di politiche più efficaci e sostenibili.

Durante la stessa seduta, i membri della Commissione discuteranno anche il bilancio generale dell’UE per tutte le sue sezioni, con particolare attenzione ai finanziamenti destinati al settore della pesca. Inoltre, saranno presentati due importanti accordi di partenariato nel settore ittico: uno con la Repubblica di Capo Verde e l’altro con la Repubblica di Guinea-Bissau. Questi protocolli, validi dal 2024 al 2029, rappresentano un passo fondamentale per rafforzare la cooperazione internazionale nel campo della pesca e per garantire una gestione sostenibile delle risorse ittiche nei rispettivi territori.

La nuova presidente della Commissione Pesca, Carmen Crespo, sarà alla guida di queste discussioni. Crespo, ex Ministro dell’Agricoltura, dell’Acqua e dello Sviluppo Rurale della Junta de Andalucía, affronterà per la prima volta i temi legati agli orientamenti per l’analisi dell’equilibrio dei segmenti di flotta nelle regioni ultraperiferiche, una questione di particolare rilevanza ai sensi del regolamento (UE) n. 1380/2013.

Questa riunione segna l’inizio di un periodo di lavoro intenso per la Commissione Pesca, con altri due incontri già fissati per settembre, rispettivamente il 16 a Strasburgo e il 23 a Bruxelles. L’attenzione sarà rivolta alla definizione di politiche che possano garantire la sostenibilità del settore ittico europeo, in un’ottica di lungo termine e con una particolare enfasi sulla conservazione delle risorse marine.

Il 4 settembre la prima riunione della Commissione Pesca

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Malta esplora la percezione pubblica dell’acquacoltura

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Malta esplora la percezione pubblica dell’acquacoltura – Il Dipartimento della Pesca e dell’Acquacoltura del Governo della Repubblica di Malta ha recentemente avviato un sondaggio rivolto alla popolazione residente, con l’obiettivo di raccogliere dati fondamentali sulla conoscenza, sensibilità e percezione del settore dell’acquacoltura nel Paese. Questa iniziativa si inserisce in un contesto di crescente importanza per l’industria dell’acquacoltura, che rappresenta una componente chiave dell’economia maltese.

L’acquacoltura a Malta ha visto un significativo sviluppo negli ultimi anni, con una produzione domestica che nel 2020 ha raggiunto le 19.829 tonnellate, per un valore complessivo di 215,447 milioni di euro. La maggior parte di questa produzione è rappresentata dal tonno rosso, seguito da spigole, orate e altre specie. Nonostante questi numeri, la percezione pubblica del settore gioca un ruolo cruciale nel suo sviluppo futuro.

Il sondaggio del Dipartimento ha lo scopo di esplorare vari aspetti del settore, ponendo domande ai residenti su diversi argomenti chiave. Uno degli obiettivi principali è comprendere il livello di conoscenza della popolazione riguardo l’acquacoltura e l’impressione generale che ne hanno. Si chiede anche quale sia il modo migliore per ottenere informazioni sul settore, e quali aspetti – ambientali, economici, di governance, sociali ed etici – dovrebbero essere prioritari nello sviluppo futuro dell’acquacoltura maltese.

Un altro tema cruciale è l’identificazione dei fattori che dovrebbero essere presi in considerazione per la selezione di nuove ubicazioni per gli impianti di acquacoltura. La scelta di queste aree è infatti delicata e richiede un attento bilanciamento tra le esigenze di produzione e la protezione dell’ambiente marino.

Il sondaggio esplora anche il livello di consapevolezza dei residenti riguardo alle iniziative sostenibili già in atto nel settore. Queste iniziative, che mirano a ridurre l’impatto ambientale dell’acquacoltura e a promuovere pratiche più etiche, sono fondamentali per migliorare la reputazione del settore agli occhi della popolazione.

Infine, il sondaggio affronta le preferenze dei consumatori in merito all’acquisto di pesce, distinguendo tra prodotti provenienti dalla pesca tradizionale e quelli da acquacoltura. I fattori decisivi nella scelta dei prodotti ittici – come la freschezza, il prezzo, la sostenibilità e l’origine del pesce – sono fondamentali per comprendere le dinamiche di mercato e orientare le strategie di produzione e marketing.

Questo sforzo di coinvolgimento della popolazione non solo mira a raccogliere dati utili per il governo e gli operatori del settore, ma serve anche a sensibilizzare i residenti sull’importanza di un settore che contribuisce in modo significativo all’economia nazionale. L’acquacoltura a Malta, con il suo potenziale di crescita sostenibile, potrebbe diventare un modello di riferimento nel Mediterraneo, purché venga gestita con attenzione ai feedback della popolazione e agli imperativi ambientali.

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In Germania cresce la spesa per l’acquisto di pesce

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In Germania cresce la spesa per l’acquisto di pesce – Nel 2023, nonostante l’aumento del costo della vita, il pesce e i frutti di mare hanno mantenuto un posto centrale nella dieta dei consumatori tedeschi. Secondo i dati preliminari forniti dal Fish Information Center e.V. (FIZ), il consumo pro capite di pesce in Germania si è attestato a 12,5 kg, leggermente inferiore rispetto all’anno scorso. Tuttavia, il dato più sorprendente è stato l’aumento delle spese per pesce e frutti di mare del 3,7%, segno che i tedeschi continuano a investire in questi prodotti nonostante la diminuzione del consumo.

Nel 2023, i tedeschi hanno speso oltre 5 miliardi di euro per acquistare pesce e frutti di mare, con un prezzo medio che ha raggiunto i 12,13 euro al chilogrammo. Questa cifra rappresenta un nuovo massimo storico, in gran parte dovuto all’inflazione che ha colpito anche il settore ittico. Il pesce affumicato, in particolare, ha subito un’impennata nei prezzi, arrivando a costare in media 22,56 euro al chilogrammo nel dicembre 2023. Nonostante queste difficoltà, la domanda di prodotti ittici rimane robusta, riflettendo l’alto apprezzamento dei consumatori tedeschi per la qualità e i benefici per la salute offerti da questi alimenti.

Il salmone è tornato in cima alla lista delle specie di pesci più consumate, con un consumo pro capite di 2,4 kg, superando il merluzzo dell’Alaska, che occupa ora la seconda posizione. Seguono tonno, aringhe e gamberetti. Queste preferenze indicano una crescente consapevolezza dei consumatori riguardo ai benefici per la salute, come l’alto contenuto di acidi grassi omega-3 del salmone, e una maggiore attenzione al gusto.

Il consumo di pesce varia significativamente tra i diversi Länder tedeschi. Lo Schleswig-Holstein guida la classifica con un consumo pro capite di 6,7 kg, seguito da Brema e Amburgo. Questa tendenza è in parte dovuta alla vicinanza delle regioni costiere, che influisce positivamente sul consumo di pesce. Al contrario, il Baden-Württemberg si colloca all’ultimo posto con un consumo pro capite di 4,7 kg.

La sostenibilità continua a essere una priorità per i consumatori tedeschi. Il FIZ, da oltre 25 anni, promuove il consumo di pesce pescato in modo sostenibile, sottolineando come questa scelta non solo migliori la salute, ma contribuisca anche alla riduzione dell’impronta ecologica. Questa attenzione alla sostenibilità è destinata a crescere, man mano che i consumatori diventano sempre più consapevoli dell’impatto delle loro scelte alimentari sull’ambiente.

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