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La British Columbia investe nel settore delle alghe

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La British Columbia investe nel settore delle alghe – Il North-Island College, situato nella regione della British Columbia, ha recentemente annunciato un ambizioso programma di formazione da 1,2 milioni di dollari, destinato a sviluppare una forza lavoro qualificata nel settore delle alghe. Questo progetto pilota rappresenta una significativa opportunità per i residenti locali e per l’intera economia regionale, che mira a posizionarsi come leader nell’industria emergente delle alghe.

Con l’obiettivo di preparare fino a 80 studenti, il programma coprirà una vasta gamma di competenze richieste per il futuro della coltivazione delle alghe. Dalla coltivazione sostenibile alla lavorazione e commercializzazione delle alghe, l’istituto si propone di fornire una formazione completa e all’avanguardia, in linea con le esigenze di un settore in rapida espansione.

L’iniziativa riflette un approccio lungimirante alla formazione professionale, concentrandosi non solo sulle tecniche tradizionali, ma anche su metodi sperimentali che potrebbero aprire nuove frontiere industriali. Un esempio è l’estrazione di coloranti dalle alghe, che ha potenziali applicazioni nel settore tessile, o lo sviluppo di bio-imballaggi, un campo in crescita grazie alla crescente domanda di soluzioni sostenibili.

Secondo le dichiarazioni del ministro Lisa Beare, il progetto non solo offrirà nuove opportunità di lavoro ai residenti, ma contribuirà anche a rafforzare la resilienza economica della Columbia Britannica. Questa iniziativa si inserisce in un più ampio contesto di sviluppo economico, volto a diversificare le fonti di reddito e a promuovere un’economia più verde e sostenibile.

La British Columbia investe nel settore delle alghe

 

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Dalla Commissione UE le proposte di pesca nel Mar Baltico

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Dalla Commissione UE le proposte di pesca nel Mar Baltico – La Commissione europea ha presentato la sua proposta per le opportunità di pesca nel Mar Baltico per il 2025, un documento cruciale che delinea i Totali Ammissibili di Cattura (TAC) e le quote per nove dei dieci stock gestiti dall’Unione Europea in questa area marina. Questa proposta, basata sui migliori pareri scientifici del Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare (CIEM), risponde all’urgenza di affrontare il declino di diverse specie ittiche in un ambiente già gravemente compromesso da molteplici fattori di stress.

Aumenti e riduzioni delle quote: un equilibrio delicato

Tra le principali raccomandazioni, la Commissione propone un aumento significativo delle quote per l’aringa del Baltico centrale (+108%) e per l’aringa nel Golfo di Riga (+10%), segnalando un lieve miglioramento di questi stock. Tuttavia, la cautela rimane la parola d’ordine per altre specie, con drastici tagli alle quote di pesca per il salmone nel bacino principale (-36%) e nel Golfo di Finlandia (-20%), così come per lo spratto (-42%). La pesca della platessa resterà invariata, ma le catture accessorie di merluzzo bianco del Baltico occidentale e orientale subiranno riduzioni rispettivamente del 73% e del 68%, riflettendo la preoccupazione per lo stato critico di questi stock.

La sfida della gestione sostenibile degli stock ittici

Il piano della Commissione si basa sul principio della sostenibilità a lungo termine, cercando di rispettare il rendimento massimo sostenibile (MSY) concordato nella politica comune della pesca dell’UE. Nonostante le misure di protezione implementate dal 2019, lo stato del merluzzo nel Mar Baltico non è migliorato in modo significativo, rendendo necessarie ulteriori restrizioni per prevenire un ulteriore deterioramento.

Per l’aringa del Baltico occidentale, la situazione è altrettanto preoccupante, con lo stock che rimane ben al di sotto dei livelli minimi. Per questo motivo, la Commissione propone di eliminare l’esenzione per la pesca costiera su piccola scala e di limitare il TAC alle sole catture accessorie inevitabili.

L’impatto ambientale e la necessità di azioni concertate

Il Mar Baltico rappresenta uno degli ecosistemi più vulnerabili d’Europa, segnato da una biodiversità in declino, cambiamenti climatici, eutrofizzazione e livelli elevati di contaminanti. La proposta della Commissione non solo mira a proteggere gli stock ittici, ma anche a preservare l’equilibrio ecologico di questo mare, che continua a subire le conseguenze di pratiche di pesca non sostenibili e dell’inquinamento.

Gli stati membri dell’UE saranno ora chiamati a prendere una decisione definitiva su queste proposte durante la riunione del Consiglio prevista per ottobre 2024. Sarà essenziale un approccio concertato che non solo rispetti le quote proposte, ma che sia accompagnato da un rafforzamento delle politiche di protezione ambientale e da un impegno concreto per la sostenibilità delle attività di pesca nel lungo termine.

La proposta della Commissione europea per le opportunità di pesca nel Mar Baltico per il 2025 è una risposta necessaria e ponderata alla complessa situazione degli stock ittici in questa regione. Mentre alcuni stock mostrano segnali di ripresa, altri necessitano di una protezione rigorosa per evitare un collasso irreversibile. Il futuro della pesca nel Mar Baltico dipenderà dalla capacità degli stati membri dell’UE di implementare efficacemente queste raccomandazioni, con l’obiettivo comune di garantire la sostenibilità ambientale e il benessere delle comunità costiere.

Dalla Commissione UE le proposte di pesca nel Mar Baltico

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Partecipazione da record al Seafood Expo Asia 2024

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Partecipazione da record al Seafood Expo Asia 2024 – Il Seafood Expo Asia 2024, organizzato da Diversified Communications, si appresta a diventare l’evento più rilevante del settore ittico a livello globale. Dal 4 al 6 settembre, il Sands Expo Convention Centre di Singapore ospiterà una rappresentanza internazionale senza precedenti, con espositori provenienti da 46 paesi, pronti a mostrare le ultime innovazioni e tendenze del settore.

L’edizione di quest’anno vedrà la partecipazione di nuove nazioni, tra cui Azerbaigian, Brasile, Danimarca, Marocco, Nuova Caledonia, Qatar, Scozia, Sri Lanka e Venezuela, che contribuiranno a rendere questo evento ancora più ricco di contenuti e opportunità. Inoltre, saranno presenti nuovi padiglioni regionali e nazionali da Giappone, Marocco e Arabia Saudita, segnando un ulteriore passo avanti nella diversificazione e nell’internazionalizzazione dell’Expo.

L’importanza strategica di questo evento è evidenziata dalla partecipazione di aziende leader nel settore ittico e della lavorazione, come AquaChile, Blumar Seafoods e Hofseth International AS, solo per citarne alcune. Queste aziende metteranno in luce le loro migliori pratiche in materia di sostenibilità e innovazione, in grado di rispondeere alle esigenze sempre crescenti del mercato globale.

Uno degli aspetti distintivi del Seafood Expo Asia 2024 sarà il programma di business matchmaking, un’opportunità unica per gli acquirenti di grandi volumi di entrare in contatto diretto con i principali fornitori di pesce e tecnologie per l’acquacoltura. Tra i partecipanti a questo programma spiccano nomi di rilievo come Big C Supercenter Co., Ltd e CJ Freshway, segno dell’interesse crescente per soluzioni efficienti e sostenibili nel settore.

Le tecnologie d’avanguardia giocheranno un ruolo centrale, con aziende come Alpha Aqua A/S, che presenterà i suoi sistemi di acquacoltura a ricircolo (RAS), e FrostiX Co., Ltd., che introdurrà la tecnologia di congelamento HybridICE, studiata per migliorare la qualità e la sicurezza alimentare a livello cellulare.

Oltre alle esposizioni, il Seafood Expo Asia 2024 offrirà una serie di eventi speciali, tra cui la Young Chef Challenge e l’Oyster Challenge, che metteranno alla prova le abilità culinarie dei partecipanti in sfide creative e competitive. Non mancheranno i premi, con i Seafood Excellence Asia Awards che riconosceranno i migliori nuovi prodotti ittici dell’anno.

Questo evento si conferma così come una tappa obbligata per professionisti del settore ittico, distributori, ristoratori e decision makers, che potranno esplorare nuove tendenze, stabilire contatti strategici e scoprire innovazioni che definiranno il futuro del mercato.

Partecipazione da record al Seafood Expo Asia 2024

 

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L’Italia il sushi, il sashimi e il pesce crudo che ha cambiato le nostre abitudini alimentari

L’Italia il sushi, il sashimi e il pesce crudo che ha cambiato le nostre abitudini alimentari

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L’Italia il sushi, il sashimi e il pesce crudo che ha cambiato le nostre abitudini alimentari – Negli ultimi anni, sushi e sashimi (fettine sottili di pesce crudo) sono riusciti a conquistare i palati degli italiani, andando ben oltre le mode del momento, collocandosi al terzo posto delle nostre preferenze culinarie da ordinare sulle piattaforme, subito dopo pizza e hamburger. Questo fenomeno è confermato dal fatto che oltre il 56% degli italiani considera, soprattutto il sushi, un piatto abituale dei loro pranzi e cene. Inoltre, un italiano su cinque ne consuma regolarmente, ogni giorno o più volte alla settimana, con una particolare incidenza nella fascia d’età tra i 25 e i 54 anni.

Questo fenomeno ha suscitato un notevole interesse tra gli operatori del settore ittico, che hanno colto l’opportunità di diversificare le proprie attività. Molti fornitori di prodotti ittici hanno iniziato a offrire ingredienti specifici per la preparazione del sushi e del sashimi, mentre altri hanno avviato nuove attività parallele alla vendita tradizionale, come l’apertura di corner dedicati nei centri commerciali o l’inserimento di uramaki e hosomaki nei menu dei ristoranti di pesce. Diverse aziende si sono anche organizzate per la produzione e distribuzione di vaschette take away, sia congelate che in ATP, che offrono ai consumatori la possibilità di gustare sushi e sashimi anche a casa. Tra le specie ittiche più richieste per la preparazione troviamo il salmone e il tonno a pinne gialle ed ancora mazzancolle, branzino, orata e ricciola.

Essendo pugliese e cresciuto lungo le coste del Mar Adriatico, mi sono sempre chiesto: è meglio mangiare sushi e sashimi o un bel piatto di crudo di mare? Ricordo ancora la mia prima esperienza con il pesce crudo: era estate, e mio nonno, con un coltellino, staccò da uno scoglio una patella e me la fece assaggiare, avevo solo cinque anni, ma quel momento rimane impresso nella mia memoria come l’inizio di una passione per i sapori del mare, un’esperienza che oggi, per diversi motivi, non sarebbe più possibile.

Oggi i ristoranti con cucina giapponese sono diffusi in tutta Italia e molti consumatori scelgono sushi e sashimi attratti anche dall’estetica orientale dei locali, ma è essenziale fare attenzione alla provenienza del pesce utilizzato nelle preparazioni, poiché un prezzo troppo basso potrebbe sollevare dubbi sulla qualità del prodotto.

Tornando al crudo di mare pugliese, si tratta di una tradizione antica che affonda le sue radici nel Neolitico, quando i primi molluschi bivalvi venivano consumati lungo la costa barese. Oggi questa specialità è apprezzata non solo nei ristoranti, ma anche nelle pescherie e, per i più avventurosi, direttamente sugli scogli. Per consumare il pesce crudo in sicurezza, è fondamentale che i prodotti siano correttamente depurati, al fine di evitare intossicazioni. Per i carpacci crudi, è altrettanto importante l’abbattimento preventivo per scongiurare il rischio di anisakis.

Sushi

Ritornando al sushi, le sue origini, risalgono al V secolo a.C., quando in Asia sudorientale si utilizzava la fermentazione del riso per conservare il pesce in salamoia. Questa tecnica arrivò in Giappone nel VII secolo d.C. grazie ai monaci che viaggiavano in Cina per studiare. Il pesce fermentato veniva inviato a Kyoto come tributo fiscale e così nacque il nare zushi, un piatto preparato con carpe salate e riso cotto che aveva una lunga conservazione e di cui si mangiava solo il pesce. Successivamente, nel XV secolo, si sviluppò il nama nari zushi, una versione che richiedeva solo un mese di fermentazione, consentendo di consumare anche il riso insieme al pesce.

Nel XVII secolo, con l’introduzione dell’aceto di riso, i tempi di preparazione del sushi si ridussero ulteriormente, portando alla nascita del hako zushi e, nel 1800, del nigiri zushi grazie a Hanaya Yohei, che lo vendette nelle bancarelle di Tokyo, anticipando il moderno fast-food.
La diffusione del sushi in Occidente iniziò nel 1953, quando il principe Akihito lo servì durante un ricevimento a Washington. Da allora, il sushi ha conquistato il mondo grazie al suo gusto unico e alle sue proprietà salutari.

Per preparare il sushi, sono necessari alcuni strumenti e ingredienti fondamentali come la stuoia (makisu), essenziale per creare i rotoli di sushi; il riso, che deve essere colloso e compatto, ma non troppo duro, con il riso Japonica come ideale; l’alga nori, ricca di proteine, vitamine, sali minerali e Omega 3; l’aceto di riso, indispensabile per condire il riso e con proprietà antibatteriche; il gari, zenzero marinato, utilizzato per pulire il palato tra un tipo di sushi e l’altro; il wasabi, una pasta verde dal sapore intenso, con proprietà antibatteriche e digestive; e la salsa di soia, perfetta per accompagnare il sushi e il sashimi.

Tra i tipi di sushi più comuni in commercio trovaiamo il futomaki, rotoli larghi con alga nori all’esterno e ripieni di pesce; hosomaki, rotoli sottili con un solo ripieno di pesce; uramaki, rotoli con alga nori all’interno e riso all’esterno, guarniti con uova di pesce o semi di sesamo; onigiri, polpette di riso con ripieno, spesso avvolte da alga nori.

Sashimi

Il sashimi è spesso servito come prima portata o piatto principale in un pranzo giapponese formale, accompagnato da riso, zuppa di miso o altre pietanze. Il pesce viene tagliato a fette sottili e adagiato su una guarnizione di daikon e foglia di perilla. Solitamente viene servito con salsa di soia e wasabi, sebbene i puristi critichino questa combinazione perché attenua il sapore del wasabi. Il wasabi e il gari, zenzero sottaceto, sono usati anche per le loro proprietà antibatteriche, specialmente con pesce crudo. Il sashimi può essere servito anche insieme al sushi.

Non smetterò mai di concludere ricordando che il consumo consapevole e sostenibile del pesce è essenziale per preservare l’equilibrio degli ecosistemi marini e garantire che le future generazioni possano continuare a godere delle meraviglie del mare spesso troppo sfruttate e trascurate. La tutela delle risorse ittiche è un dovere che non possiamo ignorare, poiché la salute del nostro pianeta dipende dalle scelte che facciamo ogni giorno.

L’Italia il sushi, il sashimi e il pesce crudo che ha cambiato le nostre abitudini alimentari

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Cresce del 40% la produzione di farina di pesce

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Cresce del 40% la produzione di farina di pesce  – Nel primo semestre del 2024, la produzione di farina di pesce e olio di pesce ha registrato una crescita significativa a livello globale, secondo i dati rilasciati dall’IFFO (International Fishmeal and Fish Oil Organization). Questo aumento, rispettivamente del 40% e del 10%, riflette una serie di dinamiche complesse, che spaziano dall’incremento delle catture in Perù alle variazioni delle quote di pesca nell’Europa settentrionale. Tuttavia, non mancano le preoccupazioni, in particolare riguardo alla sostenibilità a lungo termine di questa crescita e all’evoluzione della domanda, soprattutto in Cina.

Produzione in aumento, ma con limitazioni regionali

L’aumento della produzione di farina e olio di pesce è stato guidato principalmente dall’incremento delle catture nella zona centro-settentrionale del Perù. Questo paese, uno dei principali produttori mondiali, ha visto un’impennata nelle catture che ha compensato parzialmente le limitazioni imposte dalle autorità locali. Attualmente, è in vigore un divieto di pesca nelle regioni settentrionali, mentre solo le zone meridionali sono aperte, con il 15% della quota annuale già sbarcata.

In Cile, la situazione appare più eterogenea: mentre il sud del paese ha registrato un calo degli sbarchi, il nord ha visto un aumento, evidenziando un andamento contrastante che riflette le differenti condizioni ambientali e gestionali delle risorse marine.

Sfide in Europa e Stati Uniti

In Europa settentrionale, il volume delle materie prime disponibili per la produzione di farina e olio di pesce è in diminuzione rispetto all’anno scorso. Questo calo era previsto, data la riduzione delle quote di pesca assegnate per il 2024. Le risorse ittiche nella regione continuano a essere gestite con attenzione, ma le limitazioni imposte dalle nuove politiche potrebbero avere un impatto sulla capacità di soddisfare la domanda crescente.

Negli Stati Uniti, le catture di menhaden (Alaccia americana), un pesce chiave per la produzione di farina e olio, continuano a progredire, ma i volumi rimangono al di sotto dei livelli del 2023. Questo suggerisce una certa stabilità nella produzione, ma anche la necessità di monitorare attentamente le risorse per evitare sovrasfruttamenti.

La situazione in Cina e le implicazioni globali

La Cina, tradizionalmente uno dei maggiori importatori e produttori di farina e olio di pesce, ha visto una diminuzione della domanda interna. Sebbene il divieto di pesca sia stato revocato a metà agosto, i produttori locali rimangono cauti riguardo ai livelli di produzione per il 2024. L’alto costo della produzione e la debole domanda di mangimi per acquacoltura stanno influenzando negativamente il mercato.

Le statistiche cinesi mostrano una riduzione annuale delle importazioni cumulative fino a giugno. Questa tendenza ribassista potrebbe perdurare fino al 2024, influenzando l’intero settore globale. Al contrario, il settore suinicolo cinese, che aveva diminuito l’uso di farina di pesce negli ultimi anni, sta mostrando segnali di ripresa, con un aumento costante dei prezzi dei suini.

Il settore della farina e dell’olio di pesce è in una fase di trasformazione influenzata da fattori geopolitici, regolamentari e di mercato. La crescita della produzione, seppur significativa, deve essere valutata alla luce delle limitazioni regionali e della domanda globale. La sostenibilità a lungo termine rimane una priorità, e sarà essenziale monitorare attentamente le dinamiche future per garantire l’equilibrio tra produzione e conservazione delle risorse marine.

Cresce del 40% la produzione di farina di pesce 

 

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