Categoria: Pesce In Rete Pagina 64 di 988

Plancton a rischio. È allarme per oceani e pesca

 [[{“value”:”

Plancton a rischio. È allarme per oceani e pesca – Un nuovo studio condotto dall’Università di Bristol, pubblicato su Nature, lancia un segnale d’allarme: se il riscaldamento globale di origine antropica non verrà contenuto, molte forme di vita marina rischiano l’estinzione entro la fine del secolo. La ricerca si concentra sul plancton, minuscoli organismi oceanici fondamentali per l’ecosistema marino, analizzando come hanno risposto a significativi aumenti di temperatura in passato e confrontandoli con le proiezioni future.

Il ruolo cruciale del plancton negli oceani

Il plancton rappresenta il fulcro della catena alimentare marina e svolge un ruolo essenziale nel ciclo del carbonio. Tuttavia, i risultati della ricerca mostrano che questi organismi non riescono a tenere il passo con la velocità dei cambiamenti climatici attuali. Questo mette a rischio non solo la loro sopravvivenza, ma anche quella di molte specie marine che dipendono da essi per il cibo, inclusi numerosi pesci di interesse commerciale.

Lo studio rivela che anche con scenari più ottimistici, come un aumento di temperatura di 2°C, il plankton non sarebbe in grado di adattarsi rapidamente. Il tasso di riscaldamento attuale supera di gran lunga quello osservato durante eventi climatici estremi del passato, come l’ultima Era Glaciale, rendendo impossibile una migrazione o un adattamento sufficiente.

Modelli innovativi per comprendere il passato e prevedere il futuro

Per giungere a queste conclusioni, i ricercatori hanno sviluppato un modello innovativo che combina dati geologici e proiezioni climatiche future. Analizzando il comportamento del plankton di 21.000 anni fa, il modello ha evidenziato che durante l’ultimo grande cambiamento climatico, questa specie era in grado di spostarsi verso aree più fredde per sopravvivere. Tuttavia, il riscaldamento odierno è troppo rapido e intenso per consentire lo stesso processo.

Le implicazioni per gli ecosistemi e le comunità umane

Le conseguenze di questa crisi sarebbero devastanti non solo per la biodiversità marina, ma anche per l’economia globale. Settori come la pesca, che dipendono direttamente dalla salute degli ecosistemi oceanici, potrebbero affrontare sfide senza precedenti. Le comunità costiere e i pescatori, già vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici, rischiano di subire gravi perdite economiche e alimentari.

Un appello all’azione globale

Lo studio sottolinea l’urgenza di limitare il riscaldamento globale a meno di 2°C, come previsto dall’Accordo di Parigi. Tuttavia, un recente report delle Nazioni Unite avverte che, senza interventi più incisivi, la temperatura globale potrebbe aumentare fino a 3,1°C entro la fine del secolo, superando il punto di non ritorno per molte specie e interi ecosistemi.

Questo studio è un monito chiaro: è indispensabile un impegno collettivo per ridurre le emissioni di carbonio e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. La salvaguardia del plankton e, di conseguenza, dell’intero ecosistema marino, è una responsabilità che tutti i governi devono affrontare con urgenza.

Plancton a rischio. È allarme per oceani e pesca

L’articolo Plancton a rischio. È allarme per oceani e pesca proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Lollobrigida: approvati in Cdm importanti provvedimenti economici e sociali per futuro della pesca

 [[{“value”:”

Lollobrigida: approvati in Cdm importanti provvedimenti economici e sociali per futuro della pesca – Il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri sera il disegno di legge sulla Valorizzazione della Risorsa Mare, un passo significativo che include provvedimenti rilevanti per il settore della pesca, di competenza del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste.

“Con questi provvedimenti, fortemente attesi dal settore, forniamo strumenti di sostegno economico e sociale che valorizzano l’occupazione e l’attività produttiva nella pesca, strategica per l’economia italiana”, ha dichiarato il Ministro Francesco Lollobrigida.

“I principali interventi riguardano il regime previdenziale agevolato, che introduce sgravi contributivi del 50% per due anni, destinati alle imprese che assumono lavoratori marittimi precedentemente imbarcati su navi rottamate a seguito di arresto definitivo, fondamentale per preservare i livelli occupazionali nel settore della pesca marittima – ha sottolineato il ministro – e la cassa integrazione agricola, la CISOA, estesa al comparto della pesca, superando così le criticità normative che finora ne avevano ostacolato l’attuazione”.

“Il Governo Meloni risponde con i fatti alle richieste dei nostri pescatori. Dopo la modifica della legge 102 nella scorsa legge di bilancio, in cui finalmente abbiamo messo fine alla disparità tra pescatori e agricoltori, all’interno del sistema della produzione, vengono introdotte misure sociali che possono sostenere la manodopera e arginare la crisi occupazionale, anche per effetto della riduzione della flotta peschereccia nazionale. Ringrazio i colleghi, Nello Musumeci e Marina Elvira Calderone, per il prezioso lavoro svolto a favore di un settore strategico per la Nazione”, ha concluso il Ministro Lollobrigida.

Lollobrigida: approvati in Cdm importanti provvedimenti economici e sociali per futuro della pesca

L’articolo Lollobrigida: approvati in Cdm importanti provvedimenti economici e sociali per futuro della pesca proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

UE seleziona tre progetti siciliani per la tutela di oceani e mari

 [[{“value”:”

UE seleziona tre progetti siciliani per la tutela di oceani e mari – Sono tre e tutti siciliani i progetti che sono stati selezionati dall’Unione Europea, nell’ambito della missione “Ripristinare i nostri oceani e le nostre acque“, per ricevere assistenza da parte di esperti internazionali per la loro realizzazione.

Una delle tre proposte fa capo alla Regione Siciliana ed è stata presentata dal dipartimento Ambiente, guidato da Patrizia Valenti: si intitola “Decarbonizzazione del trasporto marittimo tra la Sicilia e le isole minori” e mira a ridurre la produzione di carbonio nei collegamenti e, di conseguenza, l’inquinamento dei nostri mari. L’obiettivo del progetto è, infatti, condurre analisi di fattibilità tecnico-economica per valutare la fattibilità di istituire servizi di trasporto marittimo a emissioni zero per la Regione Siciliana al servizio dei collegamenti con le 11 isole minori.

Gli altri due progetti selezionati sono del Comune di Marsala, “Indagini batimetriche e correntometriche e realizzazione di interventi di protezione e ripascimenti del litorale dall’area di colmata a torre Sibiliana“, e del Comune di Palermo, “Mare nostrum“.

«Su 20 progetti finanziati in tutta Europa – dice l’assessore regionale al Territorio e all’ambiente Giusi Savarino – la Sicilia si è aggiudicata tutti e tre i posti che ogni Stato membro aveva a disposizione. Questo è il segno di quanto seriamente la nostra terra, e la nostra Regione in particolare, ha a cuore la salvaguardia dell’ambiente. Un impegno costante che portiamo avanti con lo sguardo rivolto al futuro».

L’iniziativa dell’Unione Europea, oggi nella fase della selezione dei progetti cui dare assistenza attraverso valutazioni tecniche e studi di fattibilità, è stata messa a punto per conseguire entro il 2030 gli obiettivi di protezione e ripristino degli ecosistemi e della biodiversità, di inquinamento zero, decarbonizzazione e riduzione delle emissioni di gas a effetto serra con lo scopo di arrivare alla neutralità climatica negli oceani, nei mari e nelle acque europee.

UE seleziona tre progetti siciliani per la tutela di oceani e mari

L’articolo UE seleziona tre progetti siciliani per la tutela di oceani e mari proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Gli audit di certificazione: un viaggio dietro le quinte della qualità

Gli audit di certificazione: un viaggio dietro le quinte della qualità

 [[{“value”:”

Gli audit di certificazione: un viaggio dietro le quinte della qualità – Immagina di trovarti in un mercato affollato, con decine di prodotti esposti: etichette colorate, slogan che gridano qualità e promesse di sostenibilità. Ma come fai a sapere se tutto questo è vero? È qui che entrano in gioco gli audit, quei processi quasi “detectiveschi” che garantiscono che un prodotto sia davvero all’altezza delle aspettative. Non sono solo noiose ispezioni burocratiche: gli audit sono il dietro le quinte della credibilità, il passaporto di qualità per i prodotti che finiscono nelle nostre mani e sulle nostre tavole.

Gli audit sono, in sostanza, controlli strutturati che valutano la conformità di un prodotto o di un processo rispetto a standard specifici. Nel settore ittico, per esempio, questi controlli possono garantire che il pesce surgelato che hai appena acquistato provenga da pratiche sostenibili certificate o che il tuo tonno in scatola rispetti rigidi protocolli di sicurezza alimentare. Certificazioni come l’Aquaculture Stewardship Council (ASC) o la ISO 22000 non appaiono magicamente su un’etichetta: sono il risultato di un lavoro scrupoloso, condotto da esperti con occhio clinico e penna affilata.

 

Chi sono questi esperti? Gli audit sono realizzati da enti terzi indipendenti, una sorta di giudici imparziali del mondo produttivo. Pensa a organizzazioni come Bureau Veritas, SGS o DNV: non lavorano per l’azienda certificata, e questo è essenziale per assicurare che il processo sia obiettivo e trasparente. Immaginali come investigatori neutri, inviati per scoprire se davvero ogni promessa sul prodotto è mantenuta.

Il processo di audit è un po’ come un esame scolastico, solo che al posto di studenti e professori abbiamo aziende e auditor. Prima della “verifica”, l’azienda deve preparare un corposo dossier, una sorta di “tesina” sui propri processi produttivi e sui controlli interni. Gli auditor, armati di checklist e spirito critico, analizzano ogni dettaglio, dalla documentazione ai macchinari, passando per interviste al personale e sopralluoghi nei siti produttivi. Alla fine, come in ogni buon esame, si riceve un verdetto: o si passa, oppure si dovranno correggere le non conformità prima di ottenere l’agognata certificazione.

Perché tutto questo è così importante? Perché viviamo in un mondo dove fidarsi delle apparenze non è più sufficiente. Una certificazione ottenuta tramite audit non solo garantisce qualità e sicurezza, ma può anche rappresentare un biglietto d’ingresso nei mercati internazionali. Nel settore ittico, ad esempio, certificazioni di sostenibilità o tracciabilità attirano consumatori sempre più attenti a ciò che mettono nel piatto.

Gli audit, però, non sono solo un timbro di approvazione: sono un’opportunità per le aziende di migliorarsi. Attraverso le verifiche, molte imprese scoprono aree in cui possono ottimizzare i processi, ridurre gli sprechi o adottare pratiche più sostenibili. Certo, i costi per affrontare un audit non sono trascurabili, ma i vantaggi, in termini di reputazione e fiducia dei consumatori, superano di gran lunga l’investimento.

Quindi, la prossima volta che noterai una certificazione su un prodotto, ricordati del viaggio che c’è dietro: sopralluoghi, report, correzioni e approvazioni. Gli audit sono il “dietro le quinte” della qualità, e senza di essi, il mercato sarebbe molto meno trasparente. Per noi consumatori, sapere che esistono è una garanzia in più, un modo per scegliere con maggiore consapevolezza ciò che portiamo sulle nostre tavole.

Gli audit di certificazione: un viaggio dietro le quinte della qualità

L’articolo Gli audit di certificazione: un viaggio dietro le quinte della qualità proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Più sicurezza alimentare con un’acquacoltura equa e sostenibile

 [[{“value”:”

Più sicurezza alimentare con un’acquacoltura equa e sostenibile – La crescente richiesta di prodotti dell’acquacoltura impone un’attenzione sempre maggiore alla sicurezza alimentare, un elemento fondamentale per tutelare la salute dei consumatori e garantire la qualità lungo tutta la filiera produttiva. Questo aspetto, oltre a essere essenziale per la fiducia dei consumatori, rappresenta anche un punto cruciale per la competitività delle imprese in un settore in rapida evoluzione.

In Europa, la regolamentazione della produzione ittica è tra le più rigide al mondo. Questo rigore garantisce controlli accurati lungo ogni fase del processo produttivo, ma pone anche il settore di fronte a sfide significative, soprattutto considerando l’ampia quota di prodotti importati che arriva da contesti normativi meno stringenti.

La dipendenza dell’Europa dalle importazioni per coprire la domanda interna ha generato, nel tempo, uno scenario complesso, in cui le differenze nei controlli e negli standard di produzione creano disparità tra produttori locali e operatori internazionali. Questo scenario non solo penalizza il comparto europeo, ma pone interrogativi anche sul fronte della sicurezza alimentare.

Il sistema normativo europeo

La filiera produttiva europea si basa su un sistema normativo pensato per assicurare la massima trasparenza e sicurezza. Ogni passaggio, dalla produzione alla distribuzione, è monitorato attraverso obblighi di tracciabilità e rigidi protocolli igienici. Questo permette di garantire che i prodotti rispettino elevati standard di qualità, a beneficio di tutti gli attori coinvolti, dai produttori ai consumatori.

Ad esempio, i produttori europei seguono controlli regolari che coprono ogni aspetto della produzione, dall’utilizzo di mangimi fino al monitoraggio delle condizioni ambientali. In alcuni casi, le verifiche includono anche parametri specifici legati alla sicurezza delle acque o alla gestione di eventuali contaminanti, per evitare che prodotti non conformi raggiungano i mercati.

Importazione: controlli diversi per gli stessi mercati

Diversamente da quanto avviene per i produttori europei, i prodotti importati sono soggetti a controlli principalmente all’arrivo nei mercati di destinazione. Sebbene questi controlli siano efficaci nel rilevare eventuali problemi, non possono garantire la stessa trasparenza lungo tutta la catena produttiva. Ciò può comportare difficoltà nel rintracciare l’origine di eventuali problematiche, con possibili ricadute sulla fiducia dei consumatori.

Verso un futuro più equo

Per affrontare queste sfide e ridurre le disparità, è necessario lavorare verso un sistema più armonizzato che equilibri le esigenze di sicurezza e competitività. Alcune delle possibili soluzioni includono:

  • Uniformità negli standard internazionali: allineare le normative globali per ridurre le disuguaglianze tra prodotti europei e importati.
  • Tecnologie innovative per la tracciabilità: strumenti come la blockchain possono offrire maggiore trasparenza lungo tutta la filiera, facilitando il controllo in ogni fase della produzione.
  • Rafforzamento dei controlli nei paesi di origine: audit periodici nei principali paesi esportatori potrebbero garantire standard di sicurezza comparabili a quelli europei, aumentando la fiducia nei prodotti importati.
  • Accesso facilitato alle certificazioni: rendere le certificazioni di qualità più accessibili, sia a livello economico che operativo, favorirebbe una concorrenza più leale tra piccoli produttori e grandi operatori.

Garantire sicurezza alimentare, sostenibilità e competitività è una sfida che richiede un impegno collettivo. Promuovere standard comuni e rafforzare la trasparenza lungo la filiera sono passi fondamentali per assicurare che i prodotti ittici, indipendentemente dalla loro origine, rispondano alle aspettative dei consumatori.

Un sistema più equo non è solo una questione di regole: è un’opportunità per valorizzare le eccellenze produttive e promuovere un settore ittico capace di rispondere alle sfide globali. Investire in sicurezza e innovazione significa garantire un futuro sostenibile per l’acquacoltura e per chi ne fa parte.

Più sicurezza alimentare con un’acquacoltura equa e sostenibile

L’articolo Più sicurezza alimentare con un’acquacoltura equa e sostenibile proviene da Pesceinrete.

“}]] ​ 

Pagina 64 di 988

Made with & by Matacotti Design

Privacy & Cookie Policy