Categoria: Pesce In Rete Pagina 7 di 1002

Un impulso alla lotta globale contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata

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Un impulso alla lotta globale contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata – Gli sforzi per combattere la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) hanno ricevuto un impulso dalla Repubblica Popolare Cinese, il più grande produttore di pesca di cattura al mondo, che è diventato il 108° Stato membro dell’Accordo della FAO sulle misure di competenza dello Stato di approdo per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (PSMA) .

Il PSMA promuove la pesca sostenibile garantendo che solo il pescato legale, regolamentato e dichiarato venga sbarcato nei porti e commercializzato. A tal fine, consente alle Parti di negare l’accesso o l’utilizzo del porto alle imbarcazioni straniere sospettate di praticare la pesca INN, impedendo così alle catture derivanti da tali pratiche illecite di raggiungere mercati e consumatori.

“L’adesione della Cina al PSMA rappresenta una pietra miliare nell’impegno globale verso una governance responsabile e uno sviluppo sostenibile della pesca”, ha dichiarato QU Dongyu, Direttore Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO). “Questo passo riflette il crescente impegno di tutti gli Stati che hanno preceduto e di quelli che seguiranno la Cina nell’unirsi per combattere la pesca INN attraverso il quadro del PSMA”.

La forza dei numeri

La decisione della Cina di aderire al PSMA rappresenta un importante passo avanti nell’attuazione dell’accordo, in quanto il Paese rappresenta una delle nazioni più importanti nel settore della pesca.

Secondo la FAO, la Cina è il principale produttore mondiale di animali acquatici nella pesca di cattura in mare, che rappresenterà circa il 15 percento del totale globale nel 2023. Si stima che la flotta peschereccia cinese sia composta da oltre 500.000 pescherecci, 342.000 dei quali a motore , il che la colloca tra i primi tre paesi in termini di capacità di pesca.

Prima della Cina, Ucraina e Arabia Saudita sono stati gli ultimi Stati ad aderire al PSMA nel marzo 2025. Altri Stati sono in una fase avanzata di adesione all’accordo.

Il numero delle Parti del PSMA è ora pari a 82, inclusa l’Unione Europea che è Parte a nome dei suoi Stati membri, portando il numero totale di Stati ora vincolati dall’accordo a 108. Il PSMA ha il tasso di adesione più elevato tra tutti gli strumenti internazionali relativi alla pesca e agli oceani.

L’implementazione del PSMA è supportata da strumenti complementari, come il Registro Globale dei Pescherecci e il Sistema Globale di Scambio di Informazioni (GIES) del PSMA , che aiutano le autorità degli Stati portuali a verificare l’identità delle imbarcazioni e a condividere le informazioni sulla conformità con gli Stati portuali, di bandiera e costieri e con altre entità interessate. Queste tecnologie consentono una collaborazione transfrontaliera in tempo reale, garantendo il tracciamento delle imbarcazioni impegnate nella pesca INN, potenziando gli sforzi globali di applicazione della legge per preservare gli ecosistemi marini e garantire una pesca sostenibile.

Informazioni sul PSMA

Il PSMA è entrato in vigore nel 2016. Le Parti si riuniscono ogni due anni per discutere e prendere decisioni sulla sua attuazione e individuare modalità per aumentarne l’efficacia nella lotta alla pesca INN. La quinta riunione delle Parti si terrà dal 21 al 25 aprile a Manta, in Ecuador.

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Agroalimentare, Lollobrigida: “Colonna portante della nostra economia”

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Agroalimentare, Lollobrigida: “Colonna portante della nostra economia” – “L’agroalimentare italiano continua a dimostrarsi una colonna portante della nostra economia e i dati relativi al 2024 ce lo confermano con chiarezza. Il nuovo Report Agrimercati di ISMEA sul quarto trimestre dell’anno restituisce un quadro incoraggiante, che premia il lavoro, la dedizione e la qualità che da sempre contraddistinguono le nostre filiere agricole e alimentari”.
Lo ha dichiarato il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, a commento dell’ultima pubblicazione dell’ISMEA che analizza l’andamento dell’agroalimentare italiano nel quarto trimestre del 2024.

I numeri raccontano un comparto che, nonostante le complessità economiche globali, continua a performare con risultati rilevanti. La produzione dell’industria alimentare ha segnato una crescita dell’1,8% rispetto al 2023, in netta controtendenza con il calo generalizzato del manifatturiero (-3,7%). Un dato che testimonia la resilienza e la dinamicità del settore.

Particolarmente significativa la performance dell’export: le esportazioni di alimenti e bevande nel 2024 hanno raggiunto quasi 70 miliardi di euro, segnando un incremento del 7,5% rispetto al 2023 e superando la crescita dell’export nazionale nel suo complesso, che è rimasto pressoché stabile. Tra i settori di punta dell’export figurano il vino, la pasta, l’olio extravergine d’oliva, i formaggi stagionati e il caffè torrefatto.

Anche sul piano occupazionale il comparto si conferma strategico, con 930 mila lavoratori impiegati, di cui 441 mila dipendenti e 489 mila indipendenti.

“Questi risultati sono frutto dell’impegno dei nostri imprenditori, ma anche di un Governo – quello guidato da Giorgia Meloni – che crede nel settore primario e lo sostiene con azioni concrete. L’agroalimentare non è solo economia: è identità, è territorio, è orgoglio italiano. E noi continueremo a valorizzarlo, in Italia e nel mondo”, ha concluso il Ministro Lollobrigida.

Anche il settore ittico, pur non rappresentando una voce di primo piano nel report ISMEA, si inserisce in questo quadro di rinnovata attenzione al sistema agroalimentare nazionale. In particolare, la spesa domestica per i prodotti ittici, pur mostrando un lieve calo nel 2024 (-0,5%), si conferma rilevante nel paniere delle famiglie italiane. Un dato che invita a nuove riflessioni sulle strategie di promozione, valorizzazione e differenziazione dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura italiana, anche in chiave export.

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Granchio Blu. Nuovo progetto pilota da 1,5 milioni

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Granchio Blu. Nuovo progetto pilota da 1,5 milioni – “Questo nuovo progetto da 1,5 milioni di euro, vede nuovamente la Regione impegnata nel campo della strategia di risposta all’emergenza granchio blu assieme a Veneto Agricoltura e Università di Padova. Accanto al progetto di mappatura della specie invasiva già avviato in collaborazione con Arpav, Veneto Agricoltura, le Università di Padova e Ca’ Foscari, col sostegno di Fondazione Cariparo, oggi prende il via una nuova fase che ha l’obiettivo di incentivare la cattura di esemplari di Granchio blu e di studiare i possibili sbocchi commerciali per quella frazione di catture non idonee al consumo alimentare. Solo puntando su nuove filiere è possibile favorire la competitività delle piccole imprese della pesca costiera, un mondo per noi strategico perché rappresenta una parte importante della nostra economia, della nostra identità, della nostra cultura. Per i due progetti in corso di realizzazione quest’anno sono stati investiti in tutto tra risorse pubbliche, fondi europei e risorse private, 3 milioni di euro, una dimostrazione dell’importanza che l’amministrazione regionale attribuisce al mondo della pesca e dell’acquacoltura”.

L’assessore della Regione del Veneto alla Pesca, Cristiano Corazzari, presenta l’accordo interistituzionale, approvato con delibera di Giunta, per il Progetto pilota finalizzato a sostenere i pescatori per incentivare le catture di Granchio Blu, nonché all’individuazione di filiere destinate all’utilizzazione della frazione di catture della specie aliena granchio blu non idonee all’alimentazione e per favorire la competitività delle imprese della piccola pesca costiera. Il progetto del valore di 1.574.700 euro è finanziato risorse PN Feampa 2021-2027 per 1,5 milioni e per la parte restante è a carico dei tre partner: Regione del Veneto, Veneto Agricoltura e Università di Padova. La durata prevista è di 18 mesi con termine ultimo del 31 dicembre 2026.

“Il punto da cui partire sono i numeri delle catture– spiega Corazzari-. Nel 2024 i dati ufficiali dei sei Mercati ittici veneti e del Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine contano 714 tonnellate di granchio blu commercializzate perché destinate al consumo alimentare e 1.180 tonnellate di prodotto non commercializzabile tra femmine ed esemplari giovanili. Qui si potrebbero aprire scenari interessanti per le imprese, indagando nuove filiere alternative alla commercializzazione a uso alimentare in particolare la produzione di mangimi per animali, la produzione di fertilizzanti, la bioenergia, l’estrazione di composti bioattivi come la chitina e la valorizzazione della componente carbonacea”.

Il progetto si propone di valutare la scala di produzione potenzialmente interessata dalle filiere alternative al consumo grazie a una campagna pilota di catture realizzata con il supporto delle imprese della piccola pesca costiera. La potenziale dimensione di produzione sarà studiata con l’aiuto dei pescatori, con una campagna di catture nel periodo che va da marzo a ottobre nelle lagune del Delta del Po, di Venezia e Caorle. I pescatori riceveranno un sostegno economico per il noleggio delle imbarcazioni con relativo equipaggio, per l’acquisto di attrezzi di prelievo selettivo, cioè le nasse e avranno un compenso di 1 euro per ogni chilogrammo di prodotto conferito e non commestibile. I risultati saranno raccolti e analizzati e, ultima fase, verranno condivisi con i portatori di interesse, il Commissario straordinario all’emergenza granchio blu, il Masaf, il Ministero dell’Ambiente.

Granchio Blu. Nuovo progetto pilota da 1,5 milioni

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L’informazione di settore che fa la differenza

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L’informazione di settore che fa la differenza – C’è una risorsa che non si pesca in mare ma che può cambiare il futuro di un’impresa ittica: si chiama informazione.
Spesso sottovalutata, a volte data per scontata, l’informazione nel mondo della pesca e dell’acquacoltura è molto più che un’opzione: è uno strumento strategico. E chi la utilizza con regolarità, ha già un vantaggio competitivo.

Nel nostro settore, dove l’innovazione si fa strada con più fatica rispetto ad altri comparti, esiste ancora una certa ritrosia a informarsi in modo continuativo. Troppo spesso l’aggiornamento viene vissuto come qualcosa di accessorio, quasi una perdita di tempo. Ma la realtà è esattamente l’opposto. Chi si informa ogni giorno, anche solo per dieci minuti, sviluppa una visione più ampia, capace di collegare ciò che accade sul proprio banco o nel proprio impianto con ciò che accade nel mondo.

Leggere un articolo di settore, conoscere una nuova normativa, scoprire le tendenze dei consumatori o l’apertura di un nuovo mercato estero può influenzare le decisioni strategiche di un’azienda. E farlo prima degli altri, quando gli altri ancora ignorano che qualcosa stia cambiando, può fare la differenza tra subire o cavalcare il cambiamento.

L’informazione ha una forza silenziosa. Non trasforma da sola un’impresa, ma getta le fondamenta per una trasformazione vera. Ed è ciò che distingue un operatore che si limita a reagire da chi invece anticipa le sfide. Un’azienda che sa dove sta andando il settore si prepara per tempo, investe con lucidità, comunica meglio, valorizza la propria identità e si muove con più sicurezza.

Chi si informa con continuità sviluppa una mentalità aperta, dinamica, ricettiva. È in grado di leggere tra le righe, di individuare segnali deboli che altri non colgono, di agire invece di rincorrere. E in un mercato sempre più competitivo, questo può fare la differenza.

La cultura dell’informazione non nasce da una norma, ma da una scelta individuale. Ogni giorno.
E da quella scelta passa il futuro del settore. Chi decide di restare aggiornato, sceglie di farsi trovare pronto.
Non per seguire la corrente, ma per guidarla.

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Milano chiama il mondo del food: l’ittico risponde presente

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Milano chiama il mondo del food: l’ittico risponde presente – Milano torna al centro del mondo agroalimentare e lo fa in grande stile, con un’edizione di Tuttofood 2025 che promette di superare ogni aspettativa. Oltre 4.700 aziende, dieci padiglioni, 90mila visitatori attesi e oltre 3mila top buyer internazionali pronti a esplorare tendenze, stringere accordi e scoprire le nuove frontiere del food. Tra queste, l’industria ittica italiana si prepara a emergere con voce forte e chiara, portando il proprio contributo in termini di sostenibilità, tecnologia e innovazione.

In un momento storico in cui le filiere agroalimentari devono rispondere a sfide ambientali e nuove abitudini di consumo, il settore ittico si mostra reattivo, moderno, sempre più orientato alla tracciabilità e alla qualità. Tuttofood rappresenta l’arena perfetta per raccontare questo cambiamento, offrendo un’occasione unica di contatto diretto tra produttori, trasformatori, distributori e buyer. E se l’Italia continua a eccellere nell’offerta di prodotti ittici a valore aggiunto, la fiera sarà il luogo in cui queste eccellenze troveranno il palcoscenico ideale.

A rendere ancora più strategica la partecipazione è il Buyers Program, pensato per far incontrare domanda e offerta in modo mirato, con percorsi guidati e momenti di matching business studiati su misura. Ma Tuttofood 2025 non sarà solo fiera: il debutto della Tuttofood Week – Nutrire il futuro, un fuori salone diffuso in città, trasformerà Milano in un vero hub internazionale del cibo. Degustazioni, talk, eventi culturali e presentazioni coinvolgeranno anche il mondo del pesce, spingendolo fuori dagli stand per abbracciare un pubblico sempre più ampio e curioso.

A poche settimane dall’apertura, i numeri parlano chiaro: il settore agroalimentare guarda a Milano come al centro nevralgico per il business, l’aggiornamento e il networking globale. Per l’industria ittica italiana, questa è l’occasione di raccontare al mondo una nuova idea di pesca e acquacoltura, fatta di prodotti innovativi, rispetto dell’ambiente e valorizzazione della filiera corta.

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