[[{“value”:”
Dazi USA, terremoto nei mercati ittici globali – Le nuove tariffe imposte dagli Stati Uniti stanno riscrivendo le dinamiche del commercio internazionale dei prodotti ittici, con conseguenze che vanno ben oltre le previsioni di mercato. Secondo Rabobank, le barriere introdotte dall’amministrazione Trump penalizzano fortemente Europa e Asia, aprendo spazi inediti per l’America Latina. Si prospetta una revisione completa delle strategie di export, con effetti diretti sulla competitività e sulla sostenibilità delle forniture mondiali.
Gorjan Nikolik, sottolinea che questa nuova stagione di dazi è solo l’inizio. L’eventualità di misure di ritorsione da parte di Unione Europea, Cina e Giappone rischia di aggravare ulteriormente la situazione. L’intero comparto si trova sotto pressione, dai produttori fino ai consumatori finali americani, che inevitabilmente subiranno l’aumento dei prezzi.
Il comparto del salmone è uno degli osservati speciali. Il Cile, con quasi il 50% delle forniture dirette agli Stati Uniti, beneficia di dazi contenuti al 10%, riuscendo così a mantenere stabilità nelle esportazioni. Il Canada, protetto dall’accordo commerciale USMCA, esporta principalmente salmone fresco ed è attualmente esente da imposte. Tuttavia, un’eventuale modifica della politica commerciale americana potrebbe colpire duramente anche Ottawa. La Norvegia, invece, fatica a reggere la concorrenza a causa di tariffe comprese tra il 15 e il 20%, e l’Unione Europea si trova in una posizione ancora più sfavorevole, priva di accordi specifici. Islanda e Isole Faroe, pur avvantaggiate da costi doganali più bassi, non dispongono dei volumi necessari per incidere significativamente sul mercato.
Lo scenario dei gamberi segue una traiettoria simile, ma con impatti ancora più marcati per i paesi asiatici. L’India, primo fornitore mondiale per gli Stati Uniti, è gravata da una tariffa combinata di circa il 34%, mentre Vietnam, Indonesia e Thailandia devono confrontarsi con imposte che possono superare il 46%. In questo contesto, l’Ecuador si posiziona come potenziale vincitore, a condizione di rafforzare la propria capacità di trasformazione e di sfruttare la domanda crescente sul mercato nordamericano. Non si esclude, nel medio periodo, una strategia orientata a ricevere materia prima asiatica da lavorare localmente prima di esportarla verso gli Stati Uniti.
Per quanto riguarda i pesci d’acqua dolce, il mercato attende un riorientamento deciso. La Cina, leader nelle esportazioni di filetti di tilapia congelati con oltre l’80% del mercato USA, si trova ad affrontare dazi fino al 76%. Anche il Vietnam, candidato alla sostituzione di Pechino, è appesantito da tariffe del 46%. Emergono così opportunità per paesi come Brasile, Honduras e Colombia, che però devono investire in maniera sostanziale in infrastrutture e capacità produttive per colmare il vuoto lasciato dai concorrenti asiatici.
Nel complesso, l’impatto delle nuove politiche commerciali americane spinge a una rivalutazione globale delle strategie di approvvigionamento. I prezzi in aumento dei prodotti ittici rischiano di dirottare i consumatori statunitensi verso fonti proteiche alternative, come manzo e pollo, mentre i paesi asiatici sono chiamati a rafforzare i mercati domestici o a ristrutturare le proprie catene di distribuzione internazionali, magari attraverso triangolazioni commerciali con paesi terzi.
La situazione è fluida e in continuo aggiornamento. Gli operatori della filiera ittica dovranno muoversi con estrema attenzione per intercettare le nuove opportunità e mitigare le criticità emergenti, in uno scenario che premia chi saprà anticipare le prossime mosse.
Dazi USA, terremoto nei mercati ittici globali
L’articolo Dazi USA, terremoto nei mercati ittici globali proviene da Pesceinrete.
“}]]