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Esclusione dell’acquacoltura dalla direttiva Bolkestein – Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha recentemente chiarito che l’acquacoltura, come attività produttiva, non rientra nell’ambito applicativo della direttiva Bolkestein. Questa precisazione fornisce una conferma decisiva sulla natura e la regolamentazione delle concessioni per le aziende di maricoltura, portando sollievo e nuove opportunità per il settore ittico nazionale.

La direttiva Bolkestein, focalizzata sulla liberalizzazione dei servizi nell’Unione Europea, ha sollevato preoccupazioni tra i maricoltori italiani riguardo le possibili implicazioni per le concessioni di acquacoltura. Tuttavia, con l’ultima dichiarazione del Ministero, è stato confermato che queste attività produttive sono escluse da tale direttiva, eliminando così un’importante penalizzazione che pesava sul settore.

L’Associazione Piscicoltori Italiani (API) ha espresso soddisfazione per questa chiarificazione. Il presidente dell’API, Pier Salvador, ha evidenziato come in Italia, nonostante l’estesa linea costiera di oltre 8.000 km, siano attive solo 20 concessioni off-shore. Questo ha portato a una situazione in cui solo il 20% del pesce consumato nel paese proviene da produzioni italiane, con una forte dipendenza dall’importazione, soprattutto per specie pregiate come spigole, orate, ombrine e ricciole.

Il mercato ittico italiano, che è il più grande consumatore nel Mediterraneo di tali specie, ha visto una crescente domanda che finora è stata in gran parte soddisfatta attraverso l’importazione. La nuova definizione del Ministero apre la via per un potenziale incremento delle attività di acquacoltura nazionale, che potrebbe ridurre la dipendenza esterna e supportare l’economia locale.

Inoltre, l’API auspica che le pubbliche amministrazioni competenti adottino gli atti necessari per facilitare questo sviluppo, rimuovendo uno dei principali ostacoli allo sviluppo dell’allevamento ittico in strutture off-shore. Salvador ha sottolineato l’alta qualità della produzione ittica italiana, che segue in gran parte il disciplinare “Acquacoltura Sostenibile” del Sistema di Qualità Nazionale Zootecnica, promosso dal Masaf. Questo sistema garantisce standard qualitativi elevati, contribuendo a promuovere pratiche di produzione responsabili e sostenibili.

Questa svolta normativa è una notizia positiva per i maricoltori italiani, che ora possono guardare al futuro con maggiore certezza e con la possibilità di espandere le loro operazioni, sostenendo non solo l’ambiente ma anche l’economia locale attraverso la produzione di pesce di alta qualità e sostenibile. Con una gestione e una regolamentazione adeguate, l’Italia potrebbe aumentare significativamente la sua quota di mercato nel settore ittico, riducendo al contempo l’impatto ambientale associato all’importazione di specie marine.

Esclusione dell’acquacoltura dalla direttiva Bolkestein

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