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Il futuro della pesca al centro dell’incontro tra Europêche e gli Stati membri – Il settore della pesca europea alza la voce e lo fa con decisione, chiedendo all’Europa meno promesse e più risultati concreti. A guidare questa richiesta è Europêche, che ha convocato una riunione strategica con gli Stati membri per fare il punto sui primi mesi di lavoro della nuova Commissione e mettere sul tavolo priorità non più rinviabili. L’urgenza è palpabile: servono scelte rapide, coraggiose e finalmente efficaci per evitare che la competitività del settore venga soffocata sotto il peso di norme rigide e una burocrazia sempre più asfissiante.

Europêche ha riconosciuto il rinnovato slancio politico dato dalla Commissione europea, ma ha sottolineato come le buone intenzioni non bastino. L’organizzazione ha ribadito la necessità di trasformare le parole in azioni tangibili, a partire dalla revisione di una legislazione ormai incapace di rispondere alle vere esigenze dei pescatori. La richiesta è chiara: semplificare le regole, tagliare la burocrazia e garantire una reale sostenibilità che tenga conto della dimensione economica e sociale del settore.

Durante la discussione, grande attenzione è stata dedicata al Patto per gli Oceani, una proposta che, pur ambiziosa, solleva interrogativi importanti. Europêche teme che l’iniziativa possa evolversi in un quadro legislativo troppo stringente, rischiando di marginalizzare la pesca all’interno delle politiche marittime. Il messaggio è forte e diretto: la pesca deve rimanere un pilastro centrale, con una strategia autonoma e rispettosa delle competenze degli Stati membri.

Altro tema caldo è l’attuazione del nuovo Regolamento sul controllo della pesca. Europêche ha lanciato l’allarme su bozze di atti di attuazione che rischiano di superare il mandato legale originario, imponendo carichi amministrativi sproporzionati. Il settore chiede una regolamentazione snella e davvero utile, capace di sostenere chi lavora in mare ogni giorno, anziché ostacolarlo con complicazioni inutili.

Il dialogo con la Norvegia è un ulteriore fronte aperto. Europêche sollecita chiarezza sui diritti di pesca e l’accesso alle quote, sottolineando la necessità di un nuovo partenariato equo tra UE e Norvegia, capace di garantire un trattamento giusto per la flotta europea e fermare pratiche non sostenibili nell’Atlantico nord-orientale.

Sul piano finanziario, il settore chiede più coraggio. Aumentare i fondi disponibili, rendere i criteri di accesso più inclusivi e pianificare il rinnovamento della flotta sono passi indispensabili per assicurare al comparto la stabilità necessaria a guardare con fiducia al futuro. Europêche ha accolto positivamente l’impegno della Commissione a ridurre del 25% gli oneri amministrativi, ma ha avvertito che serve ben altro: un processo di consultazione reale e inclusivo che superi la sola revisione della politica comune della pesca.

La posta in gioco è alta. Se l’Europa vuole mantenere viva la sua pesca, deve intervenire subito sulle questioni più urgenti, dalla revisione dei piani pluriennali alle chiusure ingiustificate di zone di pesca, fino all’applicazione di deroghe già previste dalla normativa esistente. Ogni giorno di inattività pesa sulla tenuta economica e sociale delle comunità costiere e degli operatori che rappresentano il cuore pulsante della blue economy europea.

Europêche lancia un appello forte e chiaro: Bruxelles deve cambiare passo. Il futuro della pesca europea non può aspettare oltre.

Il futuro della pesca al centro dell’incontro tra Europêche e gli Stati membri

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