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In Europa meno pesce fresco, più prodotti trasformati e nuove abitudini di consumo – L’industria ittica europea sta vivendo una trasformazione senza precedenti, spinta da fattori economici, culturali e ambientali. Il nuovo Special Eurobarometer 558, pubblicato dalla Commissione Europea, offre uno sguardo approfondito sulle abitudini dei consumatori di prodotti della pesca e dell’acquacoltura (FAPs) nei 27 Stati membri. I dati raccolti tra settembre e ottobre 2024 rivelano tendenze chiave che potrebbero ridefinire il mercato nei prossimi anni.
Meno pesce fresco, più prodotti trasformati: il cambiamento nei consumi
I prodotti della pesca e dell’acquacoltura rimangono un pilastro della dieta europea, ma le modalità di consumo stanno cambiando. Il pesce fresco è sempre meno presente sulle tavole, con il 27% degli europei che lo consuma almeno una volta a settimana (8 punti percentuali in meno rispetto al 2021).
Al contrario, crescono le preferenze per i prodotti congelati e in scatola: il 28% dei consumatori europei sceglie questi formati settimanalmente, mentre il 35% li consuma almeno una o due volte al mese. Questa tendenza riflette un desiderio crescente di convenienza e praticità, oltre a un inevitabile impatto dell’inflazione sui consumatori.
I dati mostrano una netta differenza geografica. Spagna e Portogallo guidano il consumo di prodotti freschi, con rispettivamente 63% e 57% di cittadini che li consumano settimanalmente. Dall’altro lato, in Paesi come Ungheria e Austria, il consumo di pesce fresco è drasticamente inferiore, con solo il 10-11% dei consumatori che lo mangia una volta a settimana.
Dove comprano il pesce gli europei? Supermercati in testa, online irrilevante
La distribuzione dei prodotti ittici continua a essere dominata dai supermercati. Il 74% dei consumatori europei compra pesce nei supermercati e ipermercati, mentre solo 44% si affida a pescherie e mercati specializzati.
L’acquisto online, che in altri settori alimentari ha registrato una crescita significativa, rimane marginale per il pesce: appena il 2% dei consumatori acquista prodotti ittici sul web. Questo dato suggerisce che, nonostante la digitalizzazione, la fiducia e la necessità di vedere il prodotto prima dell’acquisto restano fattori determinanti per il consumatore europeo.
Prezzo e aspetto: le due leve dell’acquisto
L’indagine ha evidenziato che il costo è diventato il primo fattore determinante per l’acquisto, superando l’aspetto estetico. Il 55% degli europei mette il prezzo al primo posto, con un incremento di un punto percentuale rispetto al 2021. Subito dopo viene l’aspetto visivo (52%), mentre l’origine del prodotto si conferma al terzo posto con il 46% delle preferenze.
Un trend interessante riguarda la crescente attenzione alla sostenibilità. Sebbene ancora marginale, l’interesse per prodotti certificati con un basso impatto ambientale è in crescita (+1 punto rispetto al 2021), con il 17% dei consumatori che indica la sostenibilità come fattore chiave nella scelta del pesce.
Pesce selvaggio Vs acquacoltura: i consumatori restano diffidenti
Nonostante i progressi dell’acquacoltura sostenibile, il pesce selvaggio continua a essere la scelta preferita. Il 36% degli europei dichiara di preferire prodotti pescati in mare, mentre solo l’8% opta consapevolmente per il pesce allevato. Tuttavia, un sorprendente 31% dei consumatori dichiara di non avere una preferenza tra le due opzioni, segnalando una possibile opportunità per il settore dell’acquacoltura nel migliorare la percezione dei propri prodotti.
Le differenze tra i vari Paesi sono significative. Nei Paesi costieri come Spagna, Portogallo e Italia, il pesce selvaggio è nettamente preferito, mentre nei Paesi senza sbocco sul mare, come Austria e Ungheria, l’indifferenza tra le due opzioni è più marcata.
Un consumatore più informato: etichette e tracciabilità sempre più importanti
L’etichettatura trasparente è un elemento cruciale per il consumatore europeo. Il 63% degli acquirenti ritiene fondamentale l’indicazione della data di scadenza, mentre il 50% vuole conoscere la specie del pesce acquistato. Cresce l’interesse per la provenienza geografica: il 39% vuole sapere in quale mare è stato pescato il prodotto, mentre il 41% considera importante conoscere il Paese di origine per i prodotti di acquacoltura.
Le certificazioni ambientali e sociali, invece, restano secondarie: solo il 36% dei consumatori vorrebbe informazioni sull’impatto ambientale del pesce acquistato. Tuttavia, la percentuale è in aumento, segnalando una lenta ma costante crescita della consapevolezza ecologica.
Alga e sushi: nicchia in espansione tra i giovani europei
Infine, il report evidenzia un trend emergente: l’interesse per le alghe e i prodotti a base di alghe, soprattutto tra i giovani e gli abitanti delle grandi città. Solo il 7% dei consumatori europei mangia alghe almeno una volta a settimana, ma il 24% degli under 25 le consuma almeno una volta al mese. Il principale driver di questo trend è il sushi, che rappresenta il 41% del consumo di alghe in Europa.
Un mercato in evoluzione tra convenienza, qualità e sostenibilità
Il mercato dei prodotti ittici in Europa è in piena evoluzione. L’inflazione ha portato a una maggiore attenzione ai costi, con i consumatori che privilegiano prodotti più economici come il pesce surgelato e in scatola. Allo stesso tempo, la sostenibilità e la trasparenza stanno acquisendo maggiore rilevanza, suggerendo un futuro in cui i produttori dovranno bilanciare convenienza, qualità e impatto ambientale.
L’industria ittica europea dovrà rispondere a queste nuove esigenze con strategie innovative: investire in etichette chiare e trasparenti, valorizzare il pesce d’allevamento con un’efficace comunicazione sulla qualità e differenziare l’offerta con prodotti pratici e sostenibili.
Se il 2024 ha segnato una svolta nei consumi, i prossimi anni saranno decisivi per delineare il futuro del settore.
In Europa meno pesce fresco, più prodotti trasformati e nuove abitudini di consumo
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