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Innovazione e sostenibilità al servizio della lotta all’inquinamento marino – L’ingegno siciliano si fa strada nell’ambito della sostenibilità ambientale: Federico Camilleri, collaboratore di Pesceinrete, è autore di un’idea progettuale innovativa che ha ottenuto il prestigioso riconoscimento del Comitato Tecnico Scientifico alla recente edizione di ECOMONDO a Rimini. Il progetto è stato presentato come poster congressuale e ha ricevuto un’ampia descrizione negli Atti Ufficiali pubblicati da Maggioli Editore.
L’idea di Camilleri affronta una delle sfide ambientali più urgenti, l’inquinamento marino da plastica, con un approccio basato su tecnologie innovative e metodologie di project management. Sviluppato in collaborazione con realtà locali e internazionali, il progetto prevede la bonifica dei fondali marini attraverso l’uso di attrezzature specializzate e la successiva riconversione della plastica raccolta in materiali riutilizzabili.
In questa intervista esclusiva, Camilleri ci racconta i dettagli di questa straordinaria iniziativa, il ruolo cruciale del porto di Mazara del Vallo, e come il suo lavoro potrebbe rappresentare un modello replicabile su scala internazionale per combattere l’inquinamento marino.
A che cosa è dovuto questo prestigioso risultato?
Il segreto di questo studio progettuale è quello di basarsi su innovazioni tecnologiche recenti o in fase di definizione che era poi il tema del congresso internazionale al quale ho partecipato e cioè lo sviluppo di nuove tecnologie da applicare sul campo dei rifiuti sia in fase preventiva che in fase di riciclaggio. Nel mio caso ho affrontato a 360 gradi il problema dell’inquinamento marino dovuto alla presenza massiccia di plastica nei nostri mari soprattutto nei fondali al largo delle coste. In aggiunta, lo sviluppo del progetto, data la grande ampiezza delle varie fasi di attuazione, è impostato su un’azione più incisiva utilizzando le tecniche del project management.
Ci può spiegare meglio di cosa si tratta?
In definitiva si tratta di una forma di bonifica di fondali marini dai rifiuti attraverso l’impiego di particolari reti a strascico e la plastica raccolta viene stoccata in porto per poi essere avviata ad un impianto che ne curerà il processo di riconversione.
La Comunità Internazionale da tempo si sta prodigando per fermare l’inquinamento marino da rifiuti di plastica tuttavia a mio avviso occorre occuparsi in maniera più incisiva di quanto fatto finora anche alla pulizia su larga scala dei mari perché le notevoli quantità di plastica già presenti continuano e continueranno a provocare effetti altamente nocivi per la salute dei mari stessi.
Quindi verranno utilizzati pescherecci a strascico per queste operazioni?
Esattamente. Questo rappresenta il punto di partenza imprescindibile dell’intero sviluppo del progetto e per fare ciò ho scelto il porto di Mazara del Vallo sia perché ospita la più importante flotta a strascico del Mediterraneo sia perché la locale Amministrazione Comunale si è brillantemente già attivata per realizzare all’interno del porto, attingendo ai Fondi Comunitari per la Pesca, una vasta isola ecologica in grado di ospitare grosse quantità di tutti i tipi di rifiuti prodotti o raccolti dai pescherecci. Da questo punto di vista ho incontrato un’ottima disponibilità alla collaborazione sia da parte delle locali associazioni armatoriali e Organizzazione di Produttori sia da parte del Sindaco di Mazara del Vallo. Ma il punto cruciale è quello di mettere a punto una tecnica di raccolta che, pur garantendo l’efficacia dell’azione, da un lato potesse essere agevolmente utilizzata dai capitani dei pescherecci dall’altro lato avesse un impatto minimo sulle risorse ittiche. Un’azienda marchigiana, che ho direttamente coinvolto in questo studio, è già attiva nella sperimentazione di questa attrezzatura che, sotto la supervisione e per conto di un importante Organizzazione Mondiale, è stata già testata in Adriatico e attualmente si sta testando nel medio Tirreno per operare in profondità maggiori. Comunque bisogna evidenziare che i pescherecci d’altura di Mazara del Vallo già raccolgono e sbarcano consistenti quantità di plastica, che è il target del progetto, durante le normali attività di pesca. Qui si tratta invece di effettuare mirate attività di raccolta nei fondali laddove sarà possibile, anche oltre i 300 metri, con queste attrezzature che impatteranno il meno possibile sulle risorse ittiche.
Ha detto che poi questa plastica raccolta sarà riconvertita?
È lo scopo finale dello studio. Perché il concetto è che va bene se si riuscirà a togliere quanta più plastica possibile dal mare ma se poi la destinazione è l’inceneritore, perché al momento è questa l’unica strada percorribile data la tipologia di questa plastica che non consente il riciclaggio meccanico per dare vita a nuovi materiali, non si è dato un completo contributo dal punto di vista ambientale. Fortunatamente sono in atto dei laboratori di sperimentazione per la riconversione energetica attraverso la depolimerizzazione termica da parte di un importante Ente di Ricerca Nazionale e con il quale ho già avviato gli opportuni contatti. Proprio alla Ecomondo tuttavia sono venuto a conoscenza di una tecnologia praticamente già pronta che consentirebbe l’utilizzo di questa plastica per la produzione di un olio ad uso successivo delle industrie chimiche. L’impianto totalmente innovativo ed unico in Italia è in costruzione nel Molise ed anche in questo caso sto mantenendo i contatti con l’azienda proprietaria dell’impianto.
Per la realizzazione di questo progetto saranno utilizzati fondi pubblici?
Ci si augura che le Istituzioni appoggino concretamente l’iniziativa. Come già detto l’Amministrazione Comunale di Mazara del Vallo ha già fatto indipendentemente la sua parte con la realizzazione di un’isola ecologica sul porto. Inoltre ho un dialogo aperto con l’Amministrazione Regionale Siciliana ma anche in un’altra Regione sono interessati a questo tipo di intervento nel loro territorio. Poi sto coinvolgendo pure alcuni Istituti Universitari che dovrebbero occuparsi del monitoraggio scientifico ed anche qui ho riscontrato un certo interesse. Le aree marine sulle quali si sta valutando di intervenire sono state individuate al largo della costa di Mazara del Vallo e nei pressi di Pantelleria e Lampedusa e se tutto dovesse funzionare alla perfezione, ci potrebbe essere la possibilità di esportare questo modello per utilizzarlo ad esempio per la bonifica dei mari dei Paesi del Nord Africa.
Innovazione e sostenibilità al servizio della lotta all’inquinamento marino
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